(Quando per) l'economia politica... ci sono troppi uomini...
persino l'esistanca umana è un puro lusso".*
K Marx
*Questo passo non è contenuto nell'edizione francese.
La stampa dl sinistra ci mostra nuovamente che il razzismo, ed
essenzialmente l'antisemitismo, costituisce in un certo senso
il Grande Alibi dell'antifascismo: è la sua bandiera favorita
e al tempo stesso ii suo ultimo rifugio nella discussione. Chi
resiste all'evocazione dei campi di sterminio e dei forni crematori?
Chi non si inchina davantl ai sel milloni di ebrei assassinatl?
Chi non freme davanti al sadismo dei nazisti? Pertanto è
questa una delle più scandalose mistificazioni dell'antifascismo,
e noi dobbiamo smontarla.
Un recente manifesto dei M.RA.P. (Movimento contro il Razzismo, "Antisemitismo e per la Pace) attribuisce ai nazismo la responsabilità della morte di cinquanta milioni di esseri umani di cui sei milioni di ebrei. Questa posizione, identica a quella dei "fascismo fautore di guerra" dei sedicenti comunisti, è tipicame borghese.
Rifiutandosi di vedere nel capitalismo stesso la causa delle crisi e dei cataclismi che sconvolgono periodicamente il mondo, gli ideologi borghesi e riformistl hanno sempre preteso spiegare cio con la malvagità degli uni o degli altri. S! vede qui l'identità fondamentale tra ideologi (se cosi si può dire) fascisti e antifascisti: tutti e due proclamano che sono i pensieri, le idee, le volontà dei gruppi umani che determinano i fenomeni sociali. Contro questi ideologi, che noi chiamiamo borghesi perche sono gli ideologi di difesa del capitalismo, contro tuttl questi "idealisti" passati, presenti e futuri, il marxismo ha dimostrato che sono al contrario, i rapporti sociali, che determinano i movimenti ideologici. E qui la base stessa del marxismo, e per rendersi conto di fino a che punto i nostri pretesi marxisti l'hanno rinnegato, è sufficiente vedere che per loro tutto passa attraverso le idee: il colonialismo, I'imperialismo, il capitalismo stesso, non sono che degli stati mentali.
Cosicchè tutti I mall di cui soffre l'umanità sono dovuti a fautori malvagi: fautori di miseria, fautori d'oppressione, fautori di guerra, etc. Il marxismo ha dimostrato che, al contrario, la miseria, I'oppressione, le guerre e le distruzioni, lungi dall'essere dovute a delle volontà deliberate e malefiche, fanno parte del funzionamento "normale" del capitalismo. Ciò si applica in particolare alle guerre della epoca imperialista. Vi è ora un punto che svilupperemo a causa della importanza che presenta per il nostro soggetto: è quello della distruzione. Anche quando i nostri borghesi e riformisti riconoscono che le guerre imperialiste sono dovute a dei conflitti di interessi, essi restano larnamente al di quà della comprensione del capitalismo. Si veda la loro incomprensione del senso del la distruzione. Per loro il fine della guerra è la Vittoria, e le distruzioni di uomini e di installazioni dell avversario non sono che dei mezzi per giungere a questo fine. Tanto che degli ingenui prevedono delle guerre fatte a colpi di narcotico! Noi abbiamo dimostrato che, al contrario, la distruzione è il fine principale della guerra. Le rivalità imperialiste che sono la causa diretta del le guerre, non sono esse stesse che la conseguenza della sovraproduzione sempre crescente. La produzione capitalistica è in effettli costretta a saltare (de s'emballer) a causa della caduta del saggio di profitto e la crisi nasce dalla necessità di accrescere senza posa la produzione e dall'impossibilità di smaltire i prodotti. La guerra è la soluzione capitalistica della crisi; la distruzione massiccia d'installazioni, di mezzi di produzione e di prodotti permetta alla produzione di riprendersi, e la distruzione massiccia di uomini rimedia alla "sovrapopolazione" periodica che va di pari passo con la sovraproduzione. Bisogna essere proprio un illuminato piccolo-borghese per credere che i conflitti imperialisti possano sistemarsi bellamente giocando a carte attorno ad una tavoia rotonda, e che le enormi distruzioni e la morte di decine di milioni di uomini siano dovute all'ostinazione degli uni, alla malvagità degli altri e alla cupidigia di altri ancora. Già nel 1844, Marx. rimproverava agli economisti borghesi di considerare la cupidigia come innata invece di spiegare e dimostrare perchè i cupidi erano costretti ad essere tali. E dal 1844 che il marxismo ha dimostrato quall sono le cause della "sovrapopolazione". "La domanda di uomini regola necessariamente la produzione di uomini, come di ogni altra merce" (K. Marx, Manoscritti , p. 153 ed. ital.).
Se l'offerta supera largamente la domanda una parte dei lavoratori cade nella mendicità o muore di fame scrive Marx. Ed Engels: "La popolazione è troppo grande soltanto là dove la forza di produzione in generale è troppo grande... e che la proprietà privata ha fatto dell'uomo una merce, la cui produzione e la cui distruzione dipendono pure dalla domanda, come il sistema della concorrenza in questo modo abbia assassinato e quotidianamente assassini milioni di uomini..." (F. Engels, "Abbozzo di una critica della economia politica", pp. 170-172 ed. ital.).
L'ultima guerra imperialista lungi da smentire il marxismo e da giustificare la sua " revisione" (remise à jour) ha confermato l'esattezza delle nostre analisi. Era necessario ricordare questi punti prima di occuparci dello sterminio degli ebrei. Questo fatto ha avuto luogo non in un periodo qualunque ma in piena crisi e guerra imperialista. E dunque all'interno di questa gigantesca impresa di distruzione che bisogna spiegarlo. In questo modo il problema puo essere chiarito; non abbiamo da spiegare il "nichilismo distruttore" dei nazisti, ma perchè la distruzione si è concentrata in parte sugli ebrei. Su questo punto nazisti e antifascisti sono d'accordo: è il razzismo, l'odio per gli ebrei, è una "passione" libera e feroce, che ha causato la loro morte. Ma noi marxisti sappiamo che non vi è una passione sociale libera, che nulla è più determinato che questi grandi movimenti di odio collettivo. Abbiamo visto che lo studio dell'antisemitismo della epoca imperialista non fa che illustrare questa verità. E in questo senso che noi diciamo: l'antisemitismo dell'epoca imperialista, perchè per quanto gli idealisti di ogni tipo, dai nazisti ai teorici "giudaici", considerino che l'odio per gli ebrei è stato lo stesso in tutti i tempi e in tutti i luoghi, noi sappiamo che cio non è affatto vero. L'antisemitismo dell'epoca attuale è totalmente differente da quello dell'epoca feudale. Non possiamo sviluppare qui la storia degli ebrei, che il marxismo ha interamente interpretato. Noi sappiamo perchè la società feudale ha mantenuto gli ebrei come tali; noi sappiamo che se le borghesie più forti, quelle che hanno potuto fare presto la loro rivoluzione politica (Inghilterra, Stati Uniti, Francia) hanno quasi interamente assimilato i loro ebrei, Ie borghesie più deboli non hanno potuto farlo. Non si tratta di spiegare la sopravvivenza degli "ebrei", ma l'antisemitismo dell'epoca imperialista. Ciò non sarà difficile se, al posto di occuparcl della natura degli ebrei o degil antisemiti, noi considarerno la loro posizione nella società. In seguito alla loro storia gli ebrei si trovano oggi esssenzialmente nella media e piccola borghesia. Ora questa classe è condannata dall'avanzata irresistibile della concentrazione del capitale.
E cio che ci spiega l'origine dell'antisemitismo, il quale non è, come ha detto Engels, "null'altro che una reazione di strati sociali feudali, votati a scomparire, contro la società moderna che si compone essenzialmente di capitalisti e di salariati. Non serva dunque che degli obiettivi reazionari sotto un veto apparentemente socialista." La Germania tra le due guerre ci mostra questa situazione ad uno stadio particolarmente acuto. Il capitalismo tedesco, scosso dalla guerra, dalla pressione rivoluzionaria del 1918-1928, sempre minacciato dalla lotta del proletariato, subisce profondamente la crisi mondiale del dopoguerra. Mentre le borghesie vittoriose più forti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia) furono colpite relativamente poco, e superarono facilmente, la crisi del "riadattamento dell'economia alla pace", il capitalismo tedesco cadde nel marasma completo. Si può dire che furono la piccola e media borghesia a patirne maggiormente, come in tutte le crisi che conducono alla proletarizzazione delle classi medie e a una concentrazione del capitale, con "eliminazione di una parte delle piccole e medie imprese. Mia qui la situazione era tale che i piccoli borghesi, rovinati, falliti, spossessati, liquidati, non potevano finire nel proletariato, in quanto esso stesso era duramente investito dalla disoccupazione (7 milioni di disoccupati ai culmine della crisi): essi allora caddero direttamente nella condizione di miserabili, condannatl a morire di fame appena esaurite le loro riserve. La reazione a questa terribile minaccia porta la piccola borghesla a "inventare" l'antisemitismo. Non già, come dicono i metafisici, per spiegare le disgrazie che la colpiscono, quanto tentando di salvarsi scaricandole su uno dei suoi gruppi.
All'orribile pressione economica. alla minaccia di distruzione estesa che rende incerta l'esistenza di ogni suo membro, la piccola borghesia reagisce sacrificando una delle sue parti sperando cosi di salvare e di assicurare l'esistenza alle altre. L'antisemitismo non risulta da un "piano machiavellico" o da "idee perverse": scaturisce precisamente dalla costrizione economica. L'odio per gli ebrei è ben lontano dall'essere la causa prima della loro distruzione, non è che l'espressione del desiderio di delimitare e di concentrare su di loro ia distruzione. Si puo giungere perfino al fatto che gli operai si inseriscano nel razzismo. Sono le minacce di disoccupazione massiccia che li portano ad attaccare certi gruppi: italiani, polacchi o altri "stranieri" (métèques), bicots, negri, etc. Ma nel proletariato queste tendenze hanno luogo nel peggiori momenti di demoralizzazione, e non possono durare. Quando lotta egli vede chiaramente e concretamente dove è il suo nemico: il proletariato è una classe omogenea che ha una prospettiva e una missione storica. La piccola borghesia, al contrarlo, è una classe condannata. Ed essa non solo non è in grado di comprenderlo, ma neppure è capace di lottare: non può che dibattersi ciecamente nella macchina che la stritola. Il razzismo non è una aberrazione dello spirito: e o sarà la reazione piccolo-borghese alla pressione del grande capitale. La scelta della "razza", vale a dire del gruppo sul quale svolgere l'opera di distruzione, dipende evidentemente dalle circostanze. In Germania gli ebrei presentavano i "requisiti" del caso ed erano i soli ad averli: essi erano quasi esclusivamente dei piccoli-borghesl, e in questa piccola borghesia il solo gruppo sufficientemente identificabile. Solamente su loro la piccola borghesia poteva concentrare la catastrofe. Era in effetti necessario che l'identificazione non presentasse difficoltà: bisognava potere definire esattamente chi sarebbe stato distrutto e chi risparmiato. D'altra parte, una massa di uomini battezzati, in flagrante contraddizione con le teorie della razza e del sangue, bastava a dimostrare l'incoerenza. Ma non si trattava di logica!
Il democratico che si accontenta di dimostrare l'assurdità e l'ignominia del razzismo si pone, come d'abitudine, a lato del la questione. Tormentata dal capitale, la piccola borghesia tedesca ha dunque gettato gli ebrei ai lupi per alleggerire la propria slitta e cosi salvarsi. Naturalmente non in maniera cosciente, ma era questo il significato del suo odio per gli ebrei e la sua soddisfazione per la chiusura e il saccheggio delle loro botteghe. Per parte sua il grande capitale era felicissimo di quanto accadeva: egli poteva liquidare una parte della piccola borghesia grazie ad essa stessa inoltre era la stessa piccola borghesia che si incaricava di questa liquidazione. Ma questa maniera "personalizzata" di presentare il capitale non è che una carttiva immagine: come la piccola borghesia, il capitalismo non sa cio che fa. Egli subisce la stretta economica e segue passivamente le linee di minor resistenza.
Non abbiamo parlato del proletariato tedesco. Cio perchè non è intervenuto direttamente in questa faccenda. Egli era stato sconfitto e, ben inteso, la liquidazione deg l i ebrei, non poteva essere realizzata che dopo la sua sconfitta. Le grandi forze sociali che hanno condotto a questa liquidazione esistevano prima della disfatta del proletariato. E questa disfatta lasciando le mani libere ai capitalismo, ha permesso il realizzarsi del la liquidazione. Da questo momento inizia la distruzione economica degli ebrei: espropriazione in tutte le forme, interdizione dalle professioni liberali, dall'amministrazione, etc.
Poco a poco gli ebrei vengono privati di tutti i mezzi di esistenza: essi possono vivere solo con le riserve che hanno potuto salvare. Durante tutto questo periodo, che va fino alla vigilia della guerra, la politica nazista verso gli ebrei si riassume in due parole: Juden raus! Ebrei fuori! Si cerca con tutti i mezzi di favorire l'emigrazione.
Ma se i nazistl non cercavano che di sbarazzarsi degli ebrei di cui non sapevano che farsene, e se gli ebrei, dal canto loro, non domandavano altro che di andarsene dalla Germania, nessuno altrove li voleva accogliere. Cio non è sorprendente, perchè nessuno poteva accoglierli: non vi era un solo paese capace di assorbire e di mantenere diversi milioni di piccoli-borghesi rovinati. Solo una piccola parte degli ebrei poté partire. I più rimasero, loro malgrado e malgrado i nazisti. In un certo senso, sospesi in aria. La guerra imperialista aggravo la situazione sia quantitativamente che qualitativamente. Quantitativamente perchè il capitalismo tedesco, obbligato a ridurre la piccola borghesia per accentrare nelle sue mani il capitale europeo, intraprese la liquidazione degli ebrei di tutta l'Europa centrale. L'antisemitismo aveva già fatto le sue prove; non c'era che da continuare. Ciò rispondeva, d'altronde, all'antisemitismo indigeno dell'Europa centrale (una orribile mistura di antisemitismo feudale e piccolo-borghese, la cui analisi non possiamo qui svolgere).
Al tempo stesso la situazione si era aggravata qualitativamente. Le condizioni di vita erano rese assai più dure dalla guerra; le riserve degli ebrei si esaurirono: essi erano condannatl a morire di fame in breve tempo. In tempi "normali", e quando sl tratta di un piccolo numero, il capitalismo lascia crepare da soli gli uomini respinti dal processo di produzione. Ma fare ciò era impossibile in piena guerra e per milioni di uomini: un tale "disordine" avrebbe paralizzato tutto. Bisognava che il capitalismo "organizzasse" la loro morte. D'altronde non li uccise di colpo. Per cominciare furono ritirati dalla circolazione, raggruppati, concentrati. Li fece lavorare sottoalimentandoli; vale a dire con un sovrasfruttamento mortale. Uccidere l'uomo di lavoro è un vecchio metodo del capitale. Marx scriveva nel 1844: "Per essere condotta con successo. la guerra industriale esige numerose armate che essa ammassa in un punto e può largamente decimare" ("Manoscritti", p. 164 ediz. ital.).
Occorre bene che questa gente sostenga le spese della propria vita, finchè vive, e per quando morirà. E che produca piusvalore fino a che ne è in grado. Perchè il capitalismo non puo eliminare gli uomini che ha condannato se non ricava profitto da questa stessa morte. Ma l'uomo è coriaceo. Anche se ridotti allo stato di scheletri non morivano abbastanza in fretta. Bisognava massacrare quelli che non potevano più lavorare, poi quelli di cui non si aveva più bisogno perchè gli sviluppi della guerra rendevano la loro capacità d i lavoro inutilizzabile. Il capitalismo tedesco si è, d'altra parte, rassegnato a fatica all assassinio puro e semplice. Non certo per umanitarismo, ma perchè non ricavava nulla. E cosi che è nata la missione di Joél Brand (1) di cui parleremo perche mette bene in luce la responsabilità del capitalismo mondiale. Joël Brand era uno dei dirigentl di una organizzazione semiclandestina degli ebrei ungheresi. Ouest'organizzazione cercava di salvare gli ebrei con tutti i mezzi: nascondigli, emigrazione clandestina, e anche corruzione di SS. Le SS del Juden-Kommando tolleravano queste organizzazioni in quanto tentavano più o meno di utilizzarle come "ausillarie" per le operazioni di rastrellamento e di smistamento. Nell'aprile del 1944, Joël Brand fu convocato ai JudenKommando di Budapest per incontrare Eichmann, che era il capo della sezione ebrea delle SS.
Eichmann, con l'accordo di Himm l er, l'incaricò di questa missione: andare dagli anglo-americani per negoziare la vendita di un milione di ebrei. Le SS domandavano in cambio 10.000 camions, ma erano pronte a tutti i mercanteggiamenti, tanto sul tipo che sulla quantita del le merci . D i più prop os er o la liberazione immediata di 10 0.000 ebrei a l momento dell'accordo per dimostrare la loro ser i et à . Era un'affare serio. Disgraziatamente se l'offerta esisteva, non esisteva la domanda! Non solamente gli ebrei ma anche le SS si erano lasciate prendere dalla propaganda umanitaria degli Alleati. Gli Alleati non volevano questo milione di ebrei. Né per 10.000 camions, né per 5.000, né per nulla! Q ui non possiamo entrare nei dettagli delle disa vv enture di Jo ë l Brand. Egl i parti per la Turchia e si trovò nelle prigioni inglesi dei vicino Oriente. Gli Alleati rifiutarono di " prendere sul ser i o quest'affare " , facendo di tutto per screditarlo e soffocarlo. Finalmente Jo ël Brand incontra al Cairo Lord Moyne, ministro di Stato britannico per il vicino Oriente. Egli lo supplica di conseguire almeno un accordo scritto, non per questo impegnativo: c io avrebbe permesso la salvezza di 100.000 per s one.
"Q uale sarà il numero totale? -- Eichmann ha parlato di un milione. -- Come potete immaginare una cosa simile, mister Brand? Che farè di questo milione di ebrei? Dove li metterè? Chi li accoglierà? -- Già sulla terra non c'è più posto per noi, non ci resta che lasciarci sterminare" disse Brand disperato.
Le SS furono più lente a capire: esse credevano agli idea l i dell'Occidente! Dopo lo scacco della missione di Jo ë l Brand e in mezzo allo sterminio, esse tentarono a ncora di vendere degli ebrei all 'Joint ( organi z zazione degli ebrei americani), versando subito un "acconto" di 1.700 ebrei in Svizzera. Ma a parte loro, nessuno ci teneva a concludere questo affare. Jo ë l Brand aveva compreso, o quasi. Comprese dove portava la situazione, ma non perchè. Non era la terra a respingerli ma la società capitalistica. Non in quanto ebrei, ma perchè respin ti dal processo di produzion e , inutill alla produzione. Lord Moyne fu assassinato da due terroristi ebrei, J o ë l Brand apprese più tardi che costui aveva s o vente compatito il tragico destino degli ebrei. " La sua politica era dettata dall'amministrazione inumana di Londra.. Ma Brand, che noi abbiamo citato per l'ultima volta, non aveva compreso che questa amministrazione inumana non è che l'amministrazione inumana del capitale, e c he è il capitale ad sesere inum ano. Il capitale non sapeva che fare di questa gente. Non sapeva che fare e dove sistemare neppure i rari sopra vv issut i e i "ri fugiati politici. "
Oggi gli ebrei sopra vv issut i sono r i uscit i finalmente a trovarsi un posto. Con la forza, e approfittando della congiuntura internazionale, lo Stato d'lsraele è stato costituito. Ma anche ciò è stato possibile solo " spodestando " altre popoiazioni: centinaia di migliaia d i rifugiati arabi menano la loro inutile esistenza ( al capitale!) nei camp i di raccolta . Abbiamo visto come il capital ismo ha condannato a morte milioni di uomini respin gendoli dalla produzione. Abb i amo visto come li abbia massacrati spremendo loro tutto i! piusval ore possibile. Cí resta da vedere come li sfrutti ancora dopo mort i . come sfrutti l a loro stessa morte. Sono soprattutto gli imperialisti del campo alleato che se ne sono serviti per giustificare la loro guerra e per giustifi care dopo la vittoria il tratta mento infame inflitto al popolo tedesco. Si sono precipitati sui campi e sui cadaveri diffondendo ovunque orribili fotografe ed esclamando: guardate che porci sono questi Boches! Come abbia mo avuto ragione di combatterli! E come abbiamo ora ragione ad ammazzarli! (leur faire passer le go ü t du pai n! )
Quan do sl pensa ai crimini internarzio nali dell'imperialismo, quando si pensa, ad esempio, che nello stesso momento (1945) in cui i nostri Thorez cantavano vittoria sul fascismo, 45.000 algerini (provocatori fascisti!) cadevano sotto i colpi della repressione; quando si pensa che è il capitalismo mondiale il responsabile di quest i massacri, l 'ignobile cinismo di questa soddisfazione dà veramente la nausea. Tu tti i nostri bravi demo cratici antifascisti si sono gettati sui cadaveri degli ebrei. E poi li hanno agitati sotto il naso del proletariato. Per fargli sentire l'infamia del capitalismo? No, al contrarl i, per fargli apprezzare, per contrasto, la vera democrazia, il vero progresso, il benes s ere di cui egli gode nella società capitalistica! Gli orror i della morte capitalista dovevano far dimenticare gli orrori della vita capitalist a e il fatto che entrambi sono i n dissolubilmente legati! G!i esperimenti dei medici SS dovevano far dimenticare che il capitalismo sperimenta i n grande i prodotti cancerogeni, gli effetti dell'alcoolismo, la radioat ti vità delle bombe "democratiche" .
Se si mostrarono le "abat- jour " di pelle umana fu per far dimenticare che il capi talismo ha trasformato l'uomo vivent e in abat -j our. Le montagne di capelli, i denti d'oro, i cadaveri divenuti merce, dovevano far dimenticare che l'uomo vivente è una merce. E il lavoro, la vit a stessa dell'uomo, che il capitalismo ha trasformato in merce.
E questo le fonte di tutti i mali. Utilizzare i cadaveri delle vittime del capitale per tentare di nascondere questa verità, servirsi di questi cadaveri per proteggere il capitale stesso, è il modo più ínfame di struttarli sino alla fine.
1) A. Weissberg, La storia di Joël Brand .
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Gruppo della sinistra communista (Torino,
ca. 1971), in Bordiga, Vae victis Germania -- [Anonimo]:
Auschwitz ovvero il Grande Alibi. L'autore era un ebreo francese
exponente dello gruppo "Programme communiste". Il suo
nome era Axelrod. Pubblicato in Programme communiste, No
11, 1960. Vedi il
testo originale. (<http://aaargh-international.org/ital/fran/archVT/vt97/TI970310.html)
L'indirizzo elettonico (URL) di questo documento è: <http://aaargh-international.org/ital/alibi.html>