Il recente arresto di David
Irving in Austria ha oscurato le vicissitudini di altre vittime,
meno conosciute, della repressione poliziesca contro la libera
ricerca storica e la libertà di opinione e di espressione.
René-Louis Berclaz, fondatore della dissolta associazione
"Vérité & Justice", il 4 novembre
ha finito di scontare in Svizzera 344 giorni di carcere per discriminazione
razziale", cioè per aver diffuso volantini revisionistici.
Ernst Zündel, nato in Germania, risiedeva da molti anni in
Canada, dove aveva fondato una casa editrice che diffondeva materiale
revisionistico a livello mondiale. Nel 1985 fu processato e condannato
per "pubblicazione di false notizie", ossia per aver
ripubblicato il libretto Did Six Million Really Die.
Tre anni dopo, nel processo di appello, per il quale fece preparare
il ben noto rapporto
Leuchter, Zündel fu condannato a nove mesi di carcere,
ma nel 1992 la Corte Suprema del Canada dichiarò la vecchia
legge sulle "false notizie" contraria alla carta dei
diritti. Nel 2000 Zündel si trasferì negli Stati Uniti,
dove sposò Ingrid Rimland, che curava il sito www.zundelsite.org.
Il 5 febbraio 2003 egli fu arrestato col pretesto di aver violato
le leggi sull'immigrazione e due settimane dopo fu estradato in
Canada. A Toronto fu tenuto in carcere dalla metà di febbraio
al 1° marzo 2005 perché, secondo i giudici, costituiva
una pericolosa minaccia per la sicurezza nazionale! Il 1°
marzo Zündel è stato estradato in Germania e rinchiuso
nel carcere di Mannheim, dove si trova tutt'ora. L'accusa contro
di lui, formalizzata il 29 giugno 2005, è l'incitamento
all'odio razziale, vale a dire la negazione della realtà
storica dell'Olocausto. Il processo è iniziato l'8 novembre.
Siegfried Verbeke è un revisionista belga, promotore nel
1983 della Fondazione per la libera ricerca storica (VHO)
ed editore di libri revisionistici, tra cui Auschwitz: Nackte
Fakten, una confutazione collettiva del secondo libro di Jean-Claude
Pressac. Dopo vari incontri ravvicinati con la polizia belga,
Verbeke è stato arrestato in Belgio il 27 novembre 2004
e di nuovo, ad Amsterdam, il 3 agosto 2005 e in novembre è
stato estradato in Germania in base a un mandato di arresto internazionale
emesso dalla magistratura tedesca per negazione dell'Olocausto.
Attualmente è detenuto in carcere a Heidelberg.
Germar Rudolf è stato la colonna portante dell'editoria
e della storiografia revisionstica dell'ultimo decennio, editore
delle due riviste revisionistiche più imporanti a livello
mondiale, The Revisionist e Vierteljahreshefte für
freie Geschichtsforschung, che hanno pubblicato molti articoli
di alto livello, editore e autore di numerosi studi scientifici
sia in inglese sia in tedesco. Menziono per tutti due classici
come Dissecting the Holocaust (612 pagine) e Lectures
on the Holocaust (566 pagine), vere e proprie enciclopedie
del revisionismo.
Tra l'altro, grazie a lui sono potuti apparire in tedesco e in
inglese tre libri, su Majdanek, Stutthof e Treblinka, che ho scritto
in collaborazione con Jürgen Graf, sei miei studi su Auschwitz
e uno su Belzec. Le disavventure giudiziarie di Germar Rudolf
sono cominciate in Germania, dove risiedeva, negli anni 1994-1995,
con una sua condanna a 14 mesi di carcere per aver redatto tra
il 1991 e il 1993 una perizia sugli aspetti chimici e tecnici
delle presunte camere a gas di Auschwitz che gli era stata richiesta
dai difensori del maggiore a riposo Ersnt Otto Remer. Nel 1994
apparve l'opera collettiva Grundlagen zur Zeitgeschichte,
curata da Germar Rudolf con lo pseudonimo di Ernst Gauss. La magistratura
tedesca fece confiscare e distruggere tutte le copie del libro,
sebbene due noti storici ne avessero attestato il valore scientifico.
Germar Rudolf riparò in Inghilterra poco prima dell'inizio
del processo. Lì fondò la casa editrice Castle Hill
Publishers. Nel 1999 le pressioni esercitate dalla Germania lo
costrinsero a lasciare il paese e a rifugiarsi negli Stati Uniti,
dove chiese asilo politico.
Ma l'Ufficio di immigrazione e naturalizzazione statunitense considerò
la sua richiesta "frivola", perché la Germania
non può (= non deve) essere un paese che attua persecuzioni
politiche, e voleva estradarlo nel suo paese; egli però
si appellò alla Corte Federale e rimase negli Stati Uniti
in attesa della sua decisione. Nel frattempo in Germania subì
una lunga serie di azioni legali contro i suoi "crimini di
pensiero", culminate all'inizio del 2004 nel sequestro del
suo patrimonio. Lo stesso anno si è sposato con una cittadina
statunitense e nel febbraio 2005 ha avuto un figlio. Il 19 ottobre
2005
Germar Rudolf e sua moglie sono stati convocati dall'Ufficio immigrazione
e naturalizzazione di Chicago, indi egli è stato arrestato.
Il 14 novembre è stato estradato senza clamore in Germania
dove sarà condannato - a quanto pare - ad una pena di almeno
cinque anni di carcere. Al momento Germar Rudolf è imprigionato
a Mannheim. Vari intellettuali, anche "impegnati", hanno
giustamente condannato l'arresto di David Irving come un attentato
alla libertà di pensiero e di espressione, pur considerando
aberrante il suo pensiero
(semi)revisionistico. Ma se il revisionismo storico è aberrante,
che bisogno c'è di ricorrere ai tribunali per sgominarlo?
Perché vari paesi civili e democratici, come la Francia,
la Germania, la Svizzera e l'Austria impongono per legge una interpretazione
storica - la credenza olocaustica - e condannano chiunque
storicamente la contesti? La risposta a questa domanda fu data
in modo chiaro e inequivocabile dallo storico e romanziere francese
Jacques Baynac, non certo sospetto di simpatie revisionistiche,
in due articoli apparsi nel
settembre 1996 su Le Nouveau Quotidien di Losanna, i cui
titoli sono tanto eloquenti da costituire già essi stessi
una risposta: "Come gli storici delegano alla giustizia
il compito di far tacere i revisionisti" e "In
mancanza di documenti probanti sulle camere a gas, gli storici
schivano il dibattito" [1].
Baynac scrisse che la storiografia, in quanto tale, «è
revisionista per natura, ossia negazionista» e aggiunse
che «dal momento in cui si è sul terreno scientifico,
è vietato vietare di rivedere o negare.
Farlo significa uscire dal campo scientifico». E, volendo
contraddire i revisionisti sul piano scientifico, «li si
induce a gridare: "Storici, i vostri documenti" - e
bisogna stare zitti in mancanza di documenti». In conclusione:
«O si abbandona il primato dell'archivio a favore della
testimonianza e, in questo caso, bisogna squalificare la storia
in quanto scienza per riqualificarla
immediatamente in quanto arte. Oppure si mantiene il primato dell'archivio
e, in questo caso, bisogna riconoscere che la mancanza di tracce
[documentarie] comporta l'incapacità di stabilire
direttamente la realtà dell'esistenza delle camere a gas
omicide».
In altri termini, le due basi sulle quali la storiografia olocaustica
dice di fondarsi - le testimonianze e i documenti - sono del tutto
inconsistenti, perché le une, dal punto di vista scientifico,
non valgono nulla, gli altri, i documenti probatori, non
esistono. Allora che fare per mantenere in piedi in qualche modo
la traballante credenza olocaustica? L'unica scappatoia era il
ricorso ai tribunali. É noto che la prima legge antirevisionistica,
la famigerata Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990, è una
legge ad personam, creata appositamente contro il prof.
Robert Faurisson dopo che gli storici francesi avevano tentato
vanamente di confutare sul piano storico le sue affermazioni.
Ecco dunque quali sono le motivazioni e lo scopo delle leggi antirevisionistiche.
Resta da spiegare
l'attuale recrudescenza della loro applicazione. Negli ultimi
dieci anni la storiografia olocaustica è stata travolta
da una serie di studi scientifici revisionistici che ne hanno
messo in luce il carattere propagandistico e la metodologia superficiale
e dilettantesca. La perizia scientifica di Germar Rudolf [2] non
è stata minimamente scalfita dalle fisime contestatorie
di qualche accanito oppositore, puntualmente da lui confutato
e riconfutato [3].
Per avere un'idea di quanto la storiografia revisionistica surclassi
quella olocaustica sulla questione delle presunte camere a gas
omicide, basti considerare che nell'opus magnum del Museo
di Auschwitz in cinque volumi (Auschwitz 1940-1945), pubblicato
in polacco nel 1995 e poi tradotto
in inglese e in tedesco, le fasi preparatorie delle presunte gasazioni
in massa ad Auschwitz (prima gasazione, gasazioni nel crematorio
I e gasazioni nei "Bunker" di Birkenau) sono esposte
dall'esperto mondiale Franciszek Piper in poco più di 24
pagine. Su queste stesse fasi Germar Rudolf ha pubblicato tre
mie monografie che ammontano complessivamente a circa 600 pagine
[4].
Per non infierire troppo, aggiungo soltanto che sulla presunta
equivalenza tra il termine Sonderbehandlung (trattamento
speciale) e gasazione omicida ad Auschwitz, uno dei cardini della
storiografia olocaustica cui gli storici più valenti hanno
dedicato cinque o sei righe, Germar Rudolf ha pubblicato un mio
studio specifico di oltre 140 pagine [5]. Infine, anche su un
altro aspetto essenziale della storia di Auschwitz, le presunte
fosse di cremazione nel 1944, - che Franciszek Piper ha trattato
in ben tre righe! - Germar Rudolf ha pubblicato un mio studio
di oltre 130 pagine [6]. Per non parlare del mio studio in due
volumi sui forni crematori di Auschwitz, che sarà finalmente
pubblicato nei prossimi mesi, i cui risultati, già anticipati
da Germar Rudolf [7], hanno
sconvolto gli storici olocaustici inducendo qualcuno ad una reazione
tanto rabbiosa quanto insignificante, con immancabile fuga ingloriosa
finale. Qualcun'altro (Fritjof Meyer), invece, li ha addirittura
assunti a base delle sue ricerche. Che cosa possono opporre gli
storici olocaustici alla documentazione e al rigore scientifico
degli storici revisionistici se non i tribunali?
Le leggi antirevisionistiche che hanno colpito David Irving, René-Louis
Berclaz, Ernst Zündel, Siegfried Verbeke, Germar Rudolf e
molti altri non ledono soltanto la libertà di pensiero
e di espressione, non sono soltanto uno strumento di repressione
di un pensiero eterodosso, ma sono soprattutto lo strumento con
il quale gli storici, incapaci di confutare il revisionismo, delegano
il loro compito ai tribunali.
La repressione legale del revisionismo è la prova tangibile
dell'impotenza della storiografia olocaustica e della sua ignominiosa
capitolazione. E agli ottusi che plaudono all'arresto di David
Irving voglio solo ricordare la risposta dello scrittore ebreo
D. D. Guttenplan alle dichiarazioni del direttore della Wiener
Library, che invocava la repressione della libertà di parola
per lo storico britannico e per tutti gli storici revisionisti:
«Le sue osservazioni mi sono sembrate più pericolose
di qualsiasi cosa David Irving abbia mai detto o scritto».
1/ Vedi al riguardo il mio studio
L'"irritante questione" delle camere a gas ovvero
da Cappuccetto Rosso ad Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty.
Graphos, Genova 1998, pp. 15-19.
2/ The Rudolf Report. Expert Report on Chemical and
Technical Aspects of the 'Gas Chambers' of Auschwitz. Theses
& Dissertations Press, Chicago, 2003.
3/ Vedi Auschwitz-Lies. Legends, Lies and Prejudices of Media
and Scholars on the Holocaust. Theses & Dissertations
Press, Chicago, 2005, che tra l'altro contiene anche la mia confutazione
delle fantasie storiche e tecniche
di J. C. Zimmerman.
4/ Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses
& Dissertations Press, Chicago, 2005. Auschwitz: Crematorium
I and the Alleged Homicidal Gassing. Theses & Dissertations
Press, Chicago, 2005. The Bunkers of Auschwitz. Black Propaganda
versus History. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004.
5/ Special Treatment in Auschwitz. Origin and Meaning of a
Term. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004.
6/ Auschwitz: Open Air Incinerations. Theses & Dissertations
Press, Chicago, 2005.
7/ The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau, in:
Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of "Truth"
and "Memory". Edited by Ernst Gauss. Theses &
Dissertations Press, Chicago, 2003, pp. 373-412.
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