AAARGH

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STERMINIO CON GAS

 

Si dice che, quando comincia una guerra, la prima vittima è la verità e che, quando la guerra finisce, mentre le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori diventano storia. Ebbene, i vincitori della seconda guerra mondiale hanno imposto come verità storica, e gli storici di regime l'hanno accettata, che la Germania nel corso stesso della guerra si sia macchiata di tutte le infamie possibili e, in particolare, dello sterminio degli ebrei mediante le camere a gas.
Tuttavia questa verità ufficiale, che salda la Shoah alle camere a gas, si è imposta con difficoltà fra le notizie di altri metodi di sterminio. Ad esempio, all'inizio del 1943 l'ambasciatore italiano a Berlino, Dino Alfieri, in una lettera del 3 febbraio, scoperta da Renzo De Felice (cfr. "Panorama", 29 aprile 1988), aveva riferito la voce che gli ebrei venissero eliminati in massa mitragliandoli, gettandoli vivi tra le fiamme e sfracellando i bambini contro un muro.
Contemporaneamente circolavano altre notizie di stermini su scala industriale, e ne ricorderemo alcune, riprendendole da un libro - Il mito dello sterminio ebraico - dello storico revisionista Carlo Mattogno (Monfalcone, 1985).

Sterminio con il vapor acqueo o con il CO (ossido di carbonio)

Il 15 novembre del '42 l'organizzazione clandestina del ghetto di Varsavia aveva inviato al governo polacco in esilio a Londra un rapporto in cui si sosteneva che, secondo testimonianze oculari, le vittime nel lager di Treblinka venivano chiuse in locali attraversati da tubi forati, dai quali usciva vapore acqueo che li asfissiava in 15 minuti.
Questa accusa è stata accreditata al processo di Norimberga, sollevando dubbi anche fra i disponibili e malleabili giudici, e le camere a vapore sono state trasformate in camere ad ossido di carbonio, prodotto da motori Diesel (pp. 63-65).
Il "testimone oculare" Yankel Wiemik ha affermato che "in meno di 14 metri quadrati venivano stipate 1000-1200 persone (da 71 a 86 per metro quadrato)", ma non ci si deve sorprendere di queste evidenti assurdità perché, secondo lo storico sterminazionista Gerald Reitlinger, i numeri non sono che elementi retorici.
Dopo la gasazione il pavimento si apriva e i cadaveri cadevano nelle sottostanti cantine, entro vagoncini che li trasportavano automaticamente all'esterno, dove venivano cosparsi di benzina e bruciati, oppure venivano scaricati in vagoni ferroviari che li trasportavano ai forni crematori (p. 65).
L'ossido di carbonio sarebbe stato prodotto da motori Diesel, ma, considerando che questi motori sviluppano poco ossido di carbonio, nel 1947 la Conuffissione centrale di inchiesta sui crimini tedeschi in Polonia ripiegò molto genericamente sui "gas di combustione prodotti da un motore situato nella stessa costruzione" (p. 65-66).

Stermini col martello pneumatico o per folgorazione

La fantasia umana non ha limiti. Il tamburo di fantalager ha accreditato anche lo sterminio col martello pneumatico. Si trattava di camere speciali nelle quali dal tetto scendeva un martello pneumatico e le vittime venivano uccise per mezzo di un congegno speciale sotto un'alta pressione d'aria (p. 75).
Altri testimoni hanno affermato che a Belzec le vittime venivano radunate in un locale che aveva per pavimento una lastra metallica attraverso la quale veniva fatta passare la corrente elettrica che folgorava gli ebrei. Secondo il "New York Times" del 12 febbraio 1944, testimoni oculari "sfuggiti all'esecuzione" avevano dichiarato che:
gli ebrei erano spinti nudi su una piattafonna metallica che funzionava come elevatore idraulico che li calava in un'enorme vasca piena d'acqua fino al collo delle vittime... Essi venivano folgorati con la corrente per mezzo dell'acqua. L'elevatore poi sollevava i corpi ad un crematorio che si trovava al di sopra.
Stefan Szende ha testimoniato che i trasporti di ebrei entravano attraverso un tunnel nei locali sotterranei del luogo di esecuzione... Gli ebrei nudi venivano condotti in sale gigantesche. Queste sale potevano contenere parecchie migliaia di uomini alla volta. Esse non avevano finestre, erano di metallo, col pavimento che si poteva abbassare. E pavimento di queste sale con migliaia di ebrei veniva calato in una cisterna piena d'acqua che si trovava sotto, però soltanto in modo tale che gli uomini sulla lastra metallica non fossero immersi completamente. Quando tutti gli ebrei sulla lastra metallica stavano già nell'acqua fino ai fianchi, si faceva passare nell'acqua la corrente ad alta tensione. Dopo pochi istanti tutti gli ebrei, migliaia alla volta, erano morti. Poi il pavimento di metallo si sollevava fuori dall'acqua. Su di esso giacevano i cadaveri dei giustiziati. Si inseriva un'altra linea elettrica e la lastra metallica si trasformava in una cassa da morto crematoria (Krematoriumssarg) incandescente, finché tutti i cadaveri erano inceneriti. Potenti gru sollevavano allora la gigantesca cassa da morto crematoria ed evacuavano le ceneri. Grosse ciminiere da fabbrica evacuavano il fumo. La procedura era compiuta (pp. 68-69).
Un'altra variante del mito menziona un "forno elettrico" (!) come strumento di "sterminio": Poi essi entrano in una terza baracca che contiene un forno elettrico (einen elektrischen Ofen). In questa baracca hanno luogo le esecuzioni (ibidem).
Nel 1945 la prima versione del mito assurse a verità ufficiale sul "campo di sterminio di Belzec". Essa fu accolta nel rapporto del governo polacco e venne letta da L.N. Smirnov, rappresentante sovietico dell'accusa al processo di Norimberga, nella seduta del 19 febbraio 1946: Nello stesso rapporto, nell'ultimo capitolo, a pag. 130 del libro dei documenti, troviamo una dichiarazione sul fatto che il campo di Beldjitze fu costruito nel 1940; però gli impianti elettrici speciali per lo sterminio in massa di uomini furono installati nel 1942. Col pretesto di portarle a fare il bagno, le persone venivano costrette a spogliarsi completamente e spinte nella casa il cui pavimento era elettrificato ... ; lì venivano uccise (p. 70).
Nonostante la sua evidente inattendibilità, questo mezzo di sterminio era stato accreditato dalla "Pravda" il 2 febbraio 1945, ossia qualche giorno dopo l'occupazione del campo di Auschwitz e 5-6 mesi dopo la liberazione dei campi di Treblinka, Sobibor, Maidanek e Belzec, e quindi quando c'era stato tutto il tempo di ispezionare i lager e di raccogliere le testimonianze sui vari mezzi impiegati per uno sterminio di massa, posto che questo si fosse effettivamente verificato.
Non è possibile che i membri dei comitati clandestini dei lager, i cosiddetti prominenti, e i vari testimoni sopravvissuti, come Primo Levi, o le bande di partigiani e i civili polacchi che avevano lavorato nei campi, non avessero informato le truppe russe degli eventuali stermini e dei mezzi impiegati. La notizia sarebbe subito diventata di pubblico dominio, a meno che le stesse autorità sovietiche non avessero avuto interesse ad occultarla, e certo non sarebbe sfuggita alla "Pravda", organo ufficiale del partito comunista dell'URSS.
L'unica spiegazione logica è che la "Pravda" nulla sapesse perché nulla di vero c'era da sapere; si continuavano a diffondere le solite storie da fantalager, continuava la propaganda di guerta.

Sterminio con l'acido cianidrico

Il metodo di sterminio da accreditare ufficialmente doveva apparire almeno verosimile; lo spunto è stato offerto dalla presenza nei lager di un prodotto tossico impiegato nella disinfestazione degli indumenti ed effetti personali, un prodotto chiamato Zyklon B e che sviluppa acido cianidrico.
Bastava ampliare a piacere i locali, affermare che il prodotto era stato impiegato nello sterminio degli uomini oltre che in quello degli insetti, e trovare gli opportuni testimoni oculari, pronti a deporre spontaneamente qualsiasi cosa, anche la più inverosimile. Per rendere tutto più credibile sono state esibite le confessioni delle SS, estorte con le torture (cfr. Richard Harwood, Ne sono morti davvero sei milioni?, Genova, 2000, pp. 47-49), e di qualche altro esponente nazista: in particolare quelle del famoso Rudolf Hoess, comandante del lager di Auschwitz dal 1940 al novembre 1943, impiccato dai polacchi come criminale di guerra il 14 aprile del 1947.
Tralasciamo di contestare le contraddizioni storiche e tecniche contenute nel memoriale Hoess: le ha dettagliatamente illustrate Carlo Mattogno (Auschwitz: le confessioni di Hoess, Parma, 1987).
Ricordiamo inoltre che il senatore americano Joseph Mc Carthy il 20 maggio 1949 aveva dichiarato alla stampa che "nelle carceri di Schwäbisch-Hall ufficiali delle SS... furono percossi a sangue, e una volta a terra, incapaci di ogni reazione, furono loro spappolati gli organi genitali", e che per il processo di Malmedy "semplici soldati furono appesi al soffitto e quindi battuti finché sottoscrissero le confessioni che venivano pretese" (in R. Harwood, op. cit., loc. cit.). Il generale delle SS Oswald Pohl fu imbrattato con i propri escrementi e quindi percosso, fino a che non riconobbe ciò che gli si chiedeva. Più autorevolmente del senatore Mc Carthy, che di li a poco si sarebbe scatenato nella caccia alle streghe, il giudice americano Edward L. van Roden, uno dei tre membri della Simpson Armee Kommission, appositamente costituita per esaminare la procedura del processo di Dachau, ha svelato, nel Daily News del 9 gennaio 1949, i metodi con i quali venivano estorte le confessioni. Il servizio è stato pubblicato anche dal giornale inglese Sunday Pictorial il 23 gennaio 1949. Scriveva il giudice :
Gli americani si travestivano da sacerdoti per ascoltare gli accusati nella confessione e impartire loro l'assoluzione; conficcavano loro fiammiferi accesi sotto le unghie, spezzavano loro denti e mascelle, li segregavano per lungo tempo in celle buie e li mantenevano con razioni da fame.
E aggiungeva: Le "confessioni", presentate come prove a carico, furono estorte a uomini che avevano vissuto per 3, 4 o 5 mesi segregati e al buio... Gli inquisitori coprivano la testa degli imputati con sacchi neri, e quindi li colpivano al volto con sbarre di ottone, li calpestavano, li percuotevano con manganelli... A tutti i 139 tedeschi sottoposti a processo, meno che a due, i testicoli erano stati a tal punto percossi, che non poterono più guarire. Questo era il normale trattamento usato dai nostri inquirenti americani. Gli inquirenti "americani" responsabili di tali atrocità sono: il tenente Burton E. Ellis (capo del Comitato per i Crimini di Guerra) e il suo assistente, capitano Raphael Shumaker, il tenente Robert E. Byrne, i sottotenenù William R. Perl, Morris Ellowitz, Harry Thon e Kirschbaum. Il consulente legale della corte era il colonnello A.H. Rosenfeld. E lettore capirà subito, dai loro nomi, che la maggioranza di questi individui era, per usare le parole del giudice Wernersturm, "prevenuta per motivi razziali": erano, cioè ebrei, e pertanto mai avrebbero dovuto condurre una simile indagine (ibidem).
Con queste testimonianze è stato stabilito che gli stermini nei lager sono stati eseguiti mediante gasazione, ma i falsari hanno compiuto ancora qualche errore che consentirà di sostenere che le gasazioni, così come sono state descritte, non sono tecnicamente ipotizzabili.

La formula di Haber

Esponiamo dunque qualche nozione sull'impiego dei gas asfissianti, ed in particolare su quello dell'acido cianidrico e dell'ossido di carbonio.
I gas asfissianti erano stati impiegati durante la Grande Guerra e i loro effetti erano ben conosciuti, soprattutto a seguito degli studi del premio Nobel per la chimica Fritz Haber, morto nel 1934.
Il Dizionario di Chimica di Michele Giua (Torino, 1947, 2a ed., p. 311), alla voce "aggressivi chimici di guerra" si rifa alla classificazione di H.E. Cax del 1939 e definisce azione tossica Z il rapporto fra la quantità di gas g necessaria all'avvelenamento ed il peso P dell'individuo; quindi Z = g / P e g = ZP. Se il gas contiene c mg / m3 di gas e l'azione tossica dura t minuti, durante i quali vengono respirati A M3 di aria al minuto, l'organismo riceve la quantità di sostanza tossica g = ctA.
Risulta ctA = ZP e quindi ct = Z x P / A = W.

Questa espressione è la formula di Haber; il prodotto di tossicità viene definito ct, ed è un valore abbastanza costante per la maggior parte degli aggressivi chimici, fuorché per l'acido cianidrico e per l'ossido di carbonio, i quali in parte vengono espirati prima di fare effetto sull'organismo.
In questi casi la formula diventa (c-e) t = W, dove e rappresenta la quantità di veleno espirata. "Per questi tossici non si ha avvelenamento al disotto di una certa concentrazione e".
In effetti, all'aperto "non si riuscì a produrre delle nebbie di gas, la cui concentrazione di ac. cianidrico fosse per lungo tempo maggiore del fattore di resistenza all'azione del tossico".
W, calcolato sperimentalmente, è risultato il seguente per i vari gas conosciuti all'epoca:
Fosgene 450
Difosgene 500
Yprite 1.500
Iodoacetato di etile 1.500
Clorosolfonato di etile 2.000
Cloropicrina 2.000
Cloroacetone 2.000
Perclorometilmercaptano 3.000
Bromoacetato di etile 3.000
Acido cianidrico 1.000-4.000
Bromoacetone 4.000
Bromuro di xilile 6.000
Cloro 7.500
Ossido di carbonio 70.000
Conosciuto W si può stabilire la quantità di gas da impiegare per ogni metro cubo del locale per conseguire l'effetto asfissiante in tempo t.
HCN - Acido cianidrico o acido prussico
L'HCN è un liquido incolore con odore di mandorle amare. Bolle e diventa vapore a circa 26 gradi C, assorbendo calore; a 31 gradi C la densità di vapore è 0,969 (aria = l ), cioè leggermente inferiore a quello dell'aria. La sua tensione di vapore a 17gradi C è di 360 mm ed a 21,9 gradi C è di 658,7 mm, esso cioè evapora lentamente alle basse temperature. Solidifica a -15 gradi C. È molto solubile nell'acqua che ne favorisce la decomposizione in acido cloridrico e anidride carbonica. È velenoso perché causa l'arresto della respirazione con un effetto simile a quello asfissiante, ma anche per contatto cutaneo e per ingestione. L'HCN brucia a 537 gradi C.
La tabella della tossicità dell'HCN è la seguente secondo S. Fumasoni e M. Rafanelli (Lavorazioni che espongono all'azione dell'acido cianidrico e composti del cianogeno, Milano, 1960, p. :
Massima concentrazione tollerabile
per un'esposizione di 8 ore gioranliere. 0,01 1 mg/litro
Nocivo dopo parecchie ore di esposizione 0,02-0,04 mg/ litro
Sopportabile per 30-60 minuti 0,05-0,06 mg/litro
Mortale in 30-50 minuti 0,12-0,15 mg /litro
Rapidamente mortale 0,3 mg / litro
Secondo la formula di Haber, ct = W = 1000, impiegando HCN alla concentrazione di 1000 mg/ metro cubo si ha la morte in un minuto; analogamente con 500 mg/m3 si ha la morte dopo due minuti di esposizione e con la concentrazione di 300 mg/m3 in 3 minuti e 20 secondi. Nei tre casi, poiché l'uomo a riposo respira 8 litri di aria al minuto, la quantità di gas assorbita è sempre 8 mg.
Se invece si impiega HCN alla concentrazione di 100 mg/m3, poiché alle basse concentrazioni W = 4000, risulta ct = 100 x 40 = 4000, occorrono almeno 40 minuti e il gas assorbito diventa 32 mg.
Analogamente, impiegando CO con 70.000 mg/m3, si ha l'effetto mortale in un minuto, e con concentrazioni di almeno 500 mg/m3, occorrono esposizioni di 2-3 ore. Cioè con il CO occorrono o esposizioni molto prolungate o concentrazioni molto alte.
L'HCN, come risulta dalla precedente tabella, è tollerabile a basse concentrazioni anche nei luoghi di lavoro per otto ore, anzi "in minime dosi ha trovato uso in medicina come sedativo" (Enciclopedia UTET, vol. III, Torino, 1955, voce "cianidrico acido", p. 506).
L'HCN è esplosivo nell'aria in percentuali comprese fra 5,4 e 46,6% in volume (secondo altri autori fra 6 e 46%), cioè se è presente nella quantità di almeno 70-73 g per metro cubo di aria. I limiti "di infiammabilità in aria sono i limiti estremi di concentrazione in aria di una sostanza, determinati alla pressione di 760 mm ed alla temperatura di 15gradi centigradi, al di sotto (limite inferiore) e al di sopra (limite superiore) dei quali la miscela non è infiammabile".
Per raggiungere il limite inferiore di esplosività è perciò necessaria una quantità di gas almeno 70 volte maggiore di quella necessaria ad ottenere la morte in un minuto. Quindi in una camera a gas non si corre il pericolo di esplosione o incendio. Tuttavia, nella zona presso il punto di sviluppo del gas, prima della sua diffusione nel locale possono raggiungersi concentrazioni esplosive in piccole zone poco ventilate.

Come si ottiene lo sviluppo dell'HCN

La produzione del gas può essere ottenuta in tre modi:
a) Il gas può essere trasportato allo stato liquido, in bombole collaudate ad alta pressione; in questo caso basta aprire una valvola per ottenere la vaporizzazione del gas. Tuttavia le bombole contenenti l'HCN devono essere vuotate ogni anno perché l'acido polimerizza e può diventare difficile scaricarlo dalle bombole.
b) Si versa una miscela di acqua e acido solforico in una bacinella smaltata; quando si vuole sviluppare il gas si versano nella bacinella dei granuli di cianuri alcalini (normalmente cianuro di sodio) nella quantità necessaria a ottenere la percentuale di acido richiesta allo scopo. È questo il metodo adottato per le esecuzioni nelle camere a gas americane.
Il Giua precisa:
Alcuni derivati del cianogeno e lo stesso HCN appartengono alle sostanze più tossiche finora conosciute; l'impiego di queste sostanze come aggressivi di guerra destò all'inizio molto interesse, ma all'atto pratico si ebbero risultati assai scarsi, inferiori a quelli ottenuti col fosgene, difosgene e col gruppo delle arsine organiche. A scopo di guerra sembra più pratico far sviluppare l'HCN dall'acido solforico e cianuro di sodio, perché il gas che si sviluppa lentamente ha un'azione più persistente.
c) L'acido cianidrico è impastato con sostanze inerti e chiuso in recipienti a piccola pressione. Aprendo le confezioni il gas evapora gradualmente. Uno di questi prodotti denominato Zyklon B o Cyklon B è stato usato nei lager per la disinfestazione dei locali e degli abiti dai parassiti, nonché, secondo gli storici ufficiali, per sterminare gli ebrei. È da rilevare che lo Zyklon B, generalmente considerato come una innovazione introdotta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, non era una novità perché il prodotto era stato commercializzato già nel 1922. In Italia il suo impiego tecnico era stato regolamentato col R.D. 9 gennaio 1927, n. 147, alla voce l/C della tabella delle sostanze tossiche (acido cianidrico "allo stato liquido, mescolato con sostanze stabilizzanti, con sostanze comunque irritanti, impastato con sostanze inerti, contenuto in recipienti a piccola pressione").

Tecnica di gasazione

Come si desume dalle relative caratteristiche, e come il Giua conferma, l'impiego dell'HCN risultava meno pratico del fosgene. Quando lo Zyklon B veniva impiegato nella disinfestazione dai parassiti, era sufficiente aprire i contenitori all'interno dei locali, chiudere le porte o gli spioncini e attendere che il gas si sviluppasse e facesse effetto, senza limiti di tempo. Usandolo, invece, nello sterminio di uomini sarebbe stato preferibile ottenere la rapida evaporazione del gas. Sono stati prodotti dei discutibili documenti dai quali risulta che, a tal fine, nel 1942-1943 la ditta Topf, costruttrice dei forni crematori, aveva progettato il riscaldainento e la ventilazione delle camere a gas per renderle accessibili più rapidamente (cfr. C. Mattogno, Auschwitz, fine di una leggenda, Padova, 1994, pp. 48-64).
Volendo usare l'HCN si sarebbe potuto ricorrere alla reazione chimica prima accennata in b), come nelle camere a gas americane. Tuttavia nei campi lo Zyklon B era d'uso corrente e si poteva mascherarne l'impiego omicida, ma in questa ipotesi ci si deve chiedere perché sembrasse necessario mascherarlo, visto che tutti i testimoni dovevano essere sterminati e che non sarebbe stato possibile nascondere lo sterminio di 6 milioni di ebrei, compresi quasi tutti gli ebrei polacchi. Se i tedeschi avessero vinto la guerra si sarebbe saputo quello che essi avessero voluto divulgare, se la avessero perduta non sarebbe stato possibile occultare lo sterminio.

Il lager di Mauthausen

Lo stesso Simon Wiesenthal ha ammesso che le camere a gas sono esistite solo in Polonia, ma nel lager di Mauthausen ai turisti, sino agli anni Ottanta, venivano mostrati locali doccia, che sarebbero stati usati alternativamente come tali e come camere a gas.
Come riportato in precedenza, l'HCN si mescola con l'acqua in tutte le percentuali e, quindi, se viene immesso in tubazioni bagnate, in parte si scioglie nell'acqua. Usando il locale come doccia, la prima acqua satura di gas avrebbe sviluppato HCN e anche acido cloridrico [L'acqua potabile usata nelle abitazioni è normalmente trattata con il cloro. Gli atomi di cloro che vengono a contatto con l'HCN sostituiscono quelli del CN sviluppando acido cloridrico HCI, in quanto acido forte, mentre l'HCN è un acido debole. Quindi le acque contenenti HCN e CI tendono a sviluppare acido cloridrico]. Si noti che nel locale non ci sono due reti di tubazioni. In base alle testimonianze, ora riconosciute false dallo stesso Wiesenthal, sull'uso omicida del locale doccia, il comandante del lager è stato condannato a morte, ma, diversamente dalle vittime delle repressioni stalianiane nell'Unione Sovietica, non è stato neanche riabilitato.

Evaporazione dell'HCN

Per far evaporare rapidamente l'HCN dallo Zyklon B era necessario scaldarlo ad oltre 26 gradi C, mentre in un primo tempo i locali destinati alla gasazione erano previsti senza impianti di riscaldamento: quindi il tempo necessario per la gasazione sarebbe stato lungo. Senonché il ricercatore francese Jean-Claude Pressac (antirevisionista, ma ora, per la sua inclinazione a ridurre fortemente il numero dei morti di Auschwitz, non più in favore presso coloro che anni fa si avvalsero della sua compiacenza per fare di lui la testa di ariete che avrebbe dovuto sbaragliare le tesi antiolocaustiche) ha giustamente fatto osservare che il calore sviluppato dai morituri era sufficiente a far evaporare il gas.
Infatti, le pretese camere a gas (in realtà camere mortuarie) dei crematori Il e III di Auschwitz-Birkenau, le più grandi, erano ampie 30 x 7 m, alte 2,41 m circa ed avevano un volume di 506 metri cubi. Sottraendo il volume di aria occupato dalle 2000 vittime, valutando un volume inedio di 50 litri = 0,05 metri cubi, risultava un volume di aria netta: 506 - 2000 x 0,05 = 406 metri cubi.
Per riscaldare da 0 gradi C a 28 gradi C questo volume d'aria e far vaporizzare 7-8 kg di HCN erano necessarie 5000 kcal (grandi calorie). Duemila persone potevano sviluppare circa 2000 kcal /minuto e quindi la temperatura di ebollizione dell'HCN poteva essere raggiunta in 2,5 minuti, un po'di più tenendo conto delle dispersioni di calore attraverso le pareti, anche meno con temperatura ambiente elevata.
Quindi, un tecnico competente avrebbe fatto attendere qualche minuto, e il conseguente aumento della temperatura, prima di far versare lo Zyklon B nel locale, e non avrebbe fatto spendere denaro e materiale per costruire impianti di riscaldamento.
Tenendo presente la necessità di far evaporare e diffondere il gas, i soliti testimoni oculari hanno affermato che nel Leichenkeller 1 del crematorio Il di Birkenau delle condotte in lamiera forata salivano verticalmente dal pavimento e attraversavano il soffitto entro fori circolari del diametro di 50 cm, che venivano chiusi con sportelli a tenuta. Lo Zyklon B sarebbe stato versato dal tetto all'interno delle condotte in lamiera forata aprendo lo sportello, e avrebbe potuto diffondersi liberamente nel locale, senza essere ostacolato dai corpi dei condannati.
Quanto sopra appare tecnicamente corretto e, in effetti, sulla volta crollata dei ruderi dei locale si notano fori circolari che, visti a distanza, confermano la descrizione; senonché, con un esame un po'più attento, si vede chiaramente che i fori sul tetto sono stati praticati dopo il crollo della volta, tant'è vero che i tondini dell'armatura metallica sono ancora sul posto, piegati verso l'esterno e l'interno.
Ora, questi tondini sono incompatibili con la presenza dei tubi forati descritti dai testimoni. Perché, se i fori fossero stati aperti dopo la costruzione della volta, per evitare che l'interruzione dell'armatura metallica compromettesse la stabilità di quest'ultima i tondini sarebbero stati recisi e saldati a un anello metallico intemo al foro di 50 cm praticato nella volta.
Ciò è stato rilevato dallo scrivente durante un sopralluogo eseguito nel giugno 1989 con Carlo Mattogno e l'ing. H.N., che aveva fotografato i fori e i tondini.
Questo non è che un esempio dell'attendibilità delle testimonianze sui lager.

Il famoso giornalista e storico W.L. Shirer, rifacendosi alla testimonianza di Hoess, scrive tranquillamente (ed. it., Torino, 1965, pp. 1471-1473):

Come ricorda uno dei superstiti, fra gli internati era stata formata una orchestra "di ragazze belle e giovani tutte in carnicette bianche e gonne blu scuro". Mentre si procedeva alla selezione per le camere a gas, questa allegra orchestrina, unica nel suo genere, suonava gai motivi... Al suono di questa musica... uomini, donne e bambini venivano condotti ai bagni... Talvolta si davano loro perfino degli asciugamani. Una volta entrati nella "stanza delle docce" - forse era questo il primo momento in cui cominciavano a sospettare che qualcosa non andava, perché circa duemila persone venivano pigiate nel locale come sardine, per cui sarebbe stato difficile fare un bagno - la massiccia porta scorrevole veniva chiusa a chiave e suggellata ermeticarnente... I prigionieri nudi guardavano le docce da cui non usciva acqua, oppure il pavimento, domandandosi come mai non vi erano scarichi. Prima che il gas cominciasse ad agire occorreva qualche momento. Ma gli internati non tardavano ad accorgersi [di] che cosa usciva dagli sfiatatoi. Era a questo punto in genere che venivano presi dal panico, si ammassavano lontano dalle condutture e infine si gettavano precipitosamente sulla gigantesca porta metallica, contro la quale - come Reitlinger disse - "si ammucchiavano in una piramide viscida azzurrastra chiazzata di sangue, graffiandosi e colpendosi a vicenda perfino nell'agonia". Dopo venti o trenta minuti, quando il grande ammasso di carne nuda aveva cessato di contorcersi, delle pompe aspiravano l'aria avvelenata, la porta veniva aperta e gli uomini del Sonderkommando intervenivano... Protetti da maschere antigas e da stivali di gomma e maneggiando tubi di gomma iniziavano la loro opera.

Shirer non può aumentare le dimensioni delle "camere a gas" di Auschwitz, cioè 210 metri quadri, ma non rinuncia a introdurvi 2000 persone per volta - occorre far quadrare i conti - e non importa se, "stretti come sardine", non potrebbero vedere il pavimento e ancor meno "ammassarsi lontano dalle condutture" e "gettarsi precipitosamente" sulla porta. Anche se Shirer sapeva che dieci persone a metro quadro non hanno alcuna possibilità di muoversi, non si è preoccupato delle eventuali critiche dei suoi lettori: gli basta impressionarli. Shirer ha molta esperienza giornalistica, sa che i lettori sono in questo caso pronti a prendere per buone le storie più assurde e inverosimili e li tratta da minorati mentali purtroppo con buone possibilità di essere creduto.
Notiamo che Shirer ora introduce l'uso delle maschere antigas da parte degli uomini del Sonderkommando, rimediando a una dimenticanza di Hoess (o di chi per lui).

Gasazione razionale con l'HCN

Supponiamo che fosse stato emanato un ordine verbale di procedere allo sterminio con l'HCN. L'ipotesi è accreditata da Simon Wiesenthal quando afferma di essere ripetutamente scampato alla fucilazione e di essere stato trasferito da un campo all'altro in attesa di una camera a gas disponibile, perché una pallottola costava troppo (cfr. S. Wiesenthal, Giustizia non vendetta, Milano, 1989, p. 82). Quindi, durante la gasazione, si doveva impiegare solo la quantità d'acido necessaria, senza sprecare del materiale che costava molto di più di una pallottola.
Un qualsiasi tecnico specializzato, applicando la formula di Haber, avrebbe stabilito che era sufficiente impiegare 0,3 mg/ litro di HCN che avrebbero procurato la morte in 3 minuti e 20 secondi e che lo Zyklon B doveva essere versato qualche minuto dopo la chiusura delle porte. Inoltre, usando questa quantità di acido, necessaria e sufficiente, l'accesso al locale per la rimozione dei cadaveri sarebbe risultato possibile anche senza far azionare gli eventuali ventilatori.
Infatti, aprendo la porta, nella zona in prossimità dell'ingresso si sarebbe verificato un rimescolamento dell'aria intema inquinata con l'aria esterna; inoltre gli uomini addetti alla rimozione dei cadaveri, avvicinandosi alla soglia del locale, con il proprio corpo avrebbero spinto altra aria fresca all'interno. In un primo tempo avrebbero potuto limitarsi ad agganciare i cadaveri caduti presso l'ingresso, dove il gas sarebbe stato già diluito, allontanandosi dopo pochi secondi con il loro carico verso il forno crematorio e l'aria pura. Solo dopo vari viaggi di andata e ritorno, e quindi dopo vari minuti, si sarebbero spinti all'interno, e nel frattempo il movimento avrebbe continuato a diluire il gas.
Perciò non si sarebbero intossicati, perché, come risulta dalla precedente tabella, l'acido alla concentrazione di 0,15 mg/ litro, cioé diluito al 50% di quello iniziale, risulta mortale solo dopo 30 minuti di esposizione; e alla concentrazione di 0,05-0,06 mg/litro, cioè diluito al 20%, risulta sopportabile per oltre 30 minuti.
In conclusione, sarebbe stato possibile accedere alle camere a gas ed evacuare i cadaveri anche senza maschere antigas, fumando e mangiando, come affermato da Hóss (o da chi per lui, s'intende).
Questo metodo razionale di gasazione risulta peraltro incompatibile con la testimonianza dello stesso Hoess, secondo il quale nei locali ogni volta venivano versati 7 kg di Zyklon B. Con questo quantitativo la concentrazione di acido, a evaporazione completata, sarebbe risultata molto maggiore di quella rapidamente mortale. Sarebbe bastata una sola aspirazione di acido per assorbire gli 8 mg mortali. Anche in assenza di riscaldarnento iniziale il gas avrebbe continuato a evaporare e sarebbe rimasto presente in concentrazione mortale a lungo, anche dopo l'apertura delle porte.
Inoltre, a quella concentrazione, anche le maschere antigas sarebbero state inefficaci, dato che i filtri si sarebbero esauriti dopo poche aspirazioni; inoltre il gas avrebbe inquinato una vasta zona circostante il locale.
In altre parole, operando come sostenuto da Hoess, si sarebbe sprecato materiale senza alcun vantaggio e si sarebbe reso più difficile il lavoro successivo alla gasazione. Quelle alte concentrazioni erano invece necessarie solo per sterminare gli insetti, ma queste gasazioni venivano eseguite in locali molto più piccoli, appositamente attrezzati.
Anche l'uso di locali seminterrati come camere a gas sarebbe risultato tecnicamente errato, laddove risultava corretto impiegare locali del genere come camere mortuarie.

Quanta aria era disponibile pro capite?

Il locale aveva un volume di 506 m3, volume che, sottraendo quello occupato dai corpi delle 2000 vittime, si riduceva a 406 m3 netti, che corrispondono a 203 litri di aria pro capite. Poiché mediamente un uomo, svolgendo attività leggera, respira 8 litri di aria al minuto, avrebbe esaurito l'aria disponibile in 25 minuti al massimo.
Secondo i testi di fisiologia non tutta l'aria respirata viene utilizzata: solo il 25% circa dell'ossigeno viene consumato, il resto viene restituito all'ambiente.
Se tutto l'ossigeno dell'aria fosse utilizzabile, sarebbe sufficiente per un'ora e 40 minuti. Ma non tutto l'ossigeno può essere utilizzato perché, quando la sua pressione parziale si riduce oltre un certo limite, esso non riesce ad attraversare le membrane dell'alveolo e della parete dei capillari polmonari (cfr. Carmine Melino, Lineamenti di igiene del lavoro, Roma, 1977, pp. 279-282).
L'ossigeno normalmente diventa inutilizzabile quando la sua percentuale nell'aria scende dal 21% al 16% circa, il che corrisponde a un consumo effettivo del 25% dell'ossigeno disponibile. Qualche sperimentatore ha riscontrato che la respirazione può proseguire anche con percentuali di ossigeno inferiori al 16%, ma si tratta di rilievi eseguiti in condizioni di assoluto riposo, con riduzioni graduali e controllate.
Secondo le testimonianze, le vittime, appena scese dal treno, venivano selezionate, fatte spogliare e subito inviate nelle camere a gas, dove, appena si rendevano conto che non si trattava di docce, si agitavano e lottavano fra di loro, aumentando il consumo di ossigeno. Notiamo che, durante un lavoro pesante, il volume di aria respirato può aumentare fino a 80 litri al minuto, e quindi l'ossigeno a disposizione sarebbe stato sufficiente per due minuti e mezzo.
Per riscontro riferiamoci ai valori riportati da Giuseppe Colombo nel Manuale dell'ingegnere civile ed industriale (Milano, 1965, p. 514, voce "ricoveri antigas"):

un m3 di aria contiene
782,7 litri di N
207,4 litri di 0
0,4 Iitri di C02 (0,4 per mille)
0,5 litri di vapor acqueo

Un uomo in un'ora (lavoro medio)
aspira 500-700 litri di aria
consuma 25 litri di O
produce 20 litri di C02
produce 40 g di vapor acqueo
produce 90 Cal
Limite di abitabilità di un locale: percentuale mass. di C02 , 4%... Con una percentuale di ossigeno minore del 16% si spegne ogni fiamma, indicazione che l'aria è irrespirabile (prova della candela).
Poiché ogni uomo avrebbe avuto a disposizione 203 litri di aria, che contenevano 42,1 litri di ossigeno, e avrebbe potuto utilizzarli dal 21 al 16%, corrispondente al 24% di quelli disponibili, risulta che avrebbero potuto consumare solo 24 /100 x 42,1 = circa 10 litri di ossigeno. Consumando 25 litri / ora, ogni condannato avrebbe avuto ossigeno sufficiente per 25 minuti: ritroviamo così lo stesso valore calcolato prima.
Ricordiamo che questo risultato è riferito a un lavoro medio, mentre quello dei condannati, per quanto esposto, sarebbe stato più vicino a quello di un lavoro gravoso.
Inoltre il risultato teorico deve essere ridotto per le seguenti considerazioni:
a) Nel locale sarebbero potute entrare due-tre persone alla volta, ogni due-tre secondi, cioè una al secondo, al massimo due al secondo. Per riempire il locale sarebbero stati necessari non meno di 17 minuti, durante i quali il locale stesso avrebbe cominciato a impoverirsi di ossigeno.
b) Ogni uomo avrebbe prodotto 40 g di vapor acqueo all'ora; in totale i 2000 condannati avrebbero prodotto 80 kg di vapore, che alla temperatura di 27,3 gradi C corrispondono a 111 m3 di vapore/h. In 25 minuti si sarebbero prodotti 46 m3 di vapore. Inoltre l'aria, riscaldandosi da 0 gradi C a 27,3 gradi C, sarebbe aumentata di volume del 10%.
Si sarebbe quindi prodotta una piccola sovrapressione, che avrebbe ostacolato il ricambio dell'aria, e il tempo di sopravvivenza si sarebbe ridotto al disotto di quello sopra calcolato.
Anche se il numero di 2000 asfissiati per volta fosse esagerato e quello effettivo fosse stato di 1500, come risulta in una delle dichiarazioni di Hoess, l'aria disponibile sarebbe stata di 285 litri a testa, sufficienti per 36 minuti, ma in questo caso i condannati, essendo meno compressi e avendo maggiore libertà di movimento, si sarebbero agitati di più, aumentando il consumo di ossigeno, e la morte per asfissia sarebbe stata egualmente rapida. Comunque, gli aguzzini non si sarebbero preoccupati della sofferenza inflitta ai morituri tenendoli nelle camere qualche minuto in più; quindi la gasazione sarebbe stata assolutamente inutile, e (vedi Wiesenthal) si sarebbe risparmiato.
Osserviamo che 200 litri è la quantità di aria disponibile in una bara e che qualsiasi addetto alle pompe funebri sa che un uomo chiuso in una bara muore in pochi minuti.
Tuttavia la verità ufficiale dello sterminio nelle camere a gas è stata imposta in tutti i paesi ed è penetrata nel cervello di tutti gli uomini, indipendentemente dal loro livello culturale.
Facciamo il caso che i testimoni, vedendo uscire tanti cadaveri dai locali, abbiano creduto che i condannati morissero per gasazione e non per asfissia.
Questa sarebbe una giustificazione logica, se non fosse che:
- è stata presentata una massa di testimonianze sulle camere a gas, fra cui quella di Hoess e di buon numero di SS;
- nessun giudice e nessuno dei tecnici e medici a disposizione dei tribunali ha avanzato questa ipotesi;
- i dirigenti della ditta Degesch, che produceva lo Zyklon B, sono stati condannati a morte per aver forníto il loro prodotto (destinato alle camere di disinfestazione dagli insetti) ai lager;
- i dirigenti della ditta Topf sono stati condannati a morte, o "suicidati", per aver collaborato alla costruzione e progettazione dei forni crematori e delle camere a gas.

Conclusioni tecniche

I testimoni cui si è accennato, in un primo tempo hanno fatto credito ai tedeschi di grande inventiva nel realizzare mezzi di sterminio fantascientifici e, poi, hanno ripiegato su banali camere a gas, prendendo spunto dalle esistenti camere di disinfestazione dagli insetti. Ma i tedeschi, se fossero arrivati alle camere a gas ispirandosi alle camere per disinfestazione, avrebbero dato prova di una singolare incapacità, procedendo allo sterminio con metodi tecnicamente errati, lasciati all'iniziativa di un qualsiasi sprovveduto.
A questo punto è opportuno ricordare che, fino alla seconda guerra mondiale, la Germania era all'avanguardia nella fisica, nella medicina e soprattutto nella chimica, tant'è vero che agli scienziati tedeschi erano stati attribuiti un quarto complessivamente dei premi Nobel scientifici, un terzo di quelli della chimica.
Gli storici ufficiali non hanno trovato un solo documento che confermi l'esistenza di un ordine di sterminare gli ebrei e si ipotizza che ci sia stato solo un ordine verbale: ipotesi che sarebbe in netto contrasto con la proverbiale meticolosità teutonica. È peraltro logico che, se le stragi occasionali potevano essere lasciate alle iniziative personali, lo sterminio degli ebrei di tutti i paesi occupati o controllati dai tedeschi avrebbe dovuto essere programmato e organizzato con rigore, in modo da ottenere il massimo risultato con il minimo impiego di mezzi.
Inoltre non avrebbero dovuto esserci eccezioni, sia per una questione di principio, sia per non lasciare testimoni. Quindi non si sarebbe salvato, per esempio, Simon Wiesenthal, che fu invece curato quando tentò il suicidio tagliandosi le vene dei polsi e fu trasferito dalle SS in 12 lager diversi (cfr. S. Wiesenthal, op. cit., interno di cop.). Il partigiano Primo Levi, catturato e inviato ad Auschwitz, non sarebbe stato ricoverato due volte in inferrneria e curato per ordine delle SS. Infine, in Germania, non sarebbero sopravvissuti, secondo alcune fonti statistiche 50.000-198.000 ebrei ["Storia illustrata", n. 8/9, 1988, indica i sopravvissuti in 50.000. Si veda più oltre la citazione relativamente alla cifra di 198.000 sopravvissuti.]. Il fabbisogno di mano d'opera sarebbe stato soddisfatto con i milioni di prigionieri di guerra e con i civili dei paesi occupati.
In conclusione, a completamento delle prove e documenti prodotti dagli storici revisionisti, che negano ci sia stato uno sterminio programmato degli ebrei, risulta evidente che le camere a gas sarebbero state una inutile complicazione, in quanto lo stesso risultato avrebbe potuto essere raggiunto più semplicemente ed economicamente asfissiando in massa i detenuti.
Questa soluzione tecnica sarebbe stata condivisa anche da Simon Wiesenthal, il quale sostiene che i tedeschi avrebbero usato le camere a gas per risparmiare, perché "Il genocidio com'è noto fu concepito dai nazisti con teutonica razionalità, come un problema industriale"; e ancora: "I costi di una pallottola erano troppo alti in rapporto al giro d'affari" (op. cit., p. 82). I nazisti avrebbero risparmiato infatti, oltre che il costo delle pallottole, anche quello dell'HCN.
Tecnicamente e logicamente, la non economicità delle camere a gas depone contro la loro realtà storica come strumento principale e caratteristico di attuazione dello sterminio di cui alla leggenda olocaustica.
Inoltre, se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei nei paesi occupati, avrebbero evitato di trasportarli, subito dopo la loro cattura, dai paesi occidentali sino ai lager polacchi, impegnando mezzi di trasporto e personale tedesco così preziosi in tempo di guerra, e li avrebbero asfissiati nel primo lager in territorio tedesco, protetti dalla connivenza della popolazione, costituita, come sostiene Daniel Jonah Goldhagen, da "volonterosi camefici di Hitler", come recita il titolo del libro di questo autore (Milano, 1997).

La perizia di Fred Leuchter

Le considerazioni tecniche che abbiamo svolto sulle camere a gas differiscono da quelle di Fred Leuchter, engineer americano specialista nella progettazione e costruzione delle camere a gas e delle sedie elettriche impiegate in alcuni Stati dell'Unione per l'esecuzione dei condannati a morte, anche se sia le sue sia le nostre portano alle stesse conclusioni, in quanto negano la possibilità che quelle che sono state descritte da testimoni e storici allineati e/o vengono mostrate nei lager tedeschi come camere a gas fossero tali.
Leuchter afferma che le camere a gas, contigue ai forni crematori, e in diretta comunicazione con essi, non potevano funzionare perché l'HCN è un gas esplosivo, ragion per cui le camere a gas, con i forni crematori in funzione, sarebbero esplose.
Così è stato dichiarato nella perizia presentata al processo contro Ernst Zundel, celebrato nel 1988 di fronte al tribunale di Toronto, e questa perizia è stata sostenuta anche da Robert Faurisson; ed era del tutto logico che Faurisson accettasse l'opinione tecnica di un esperto in camere a gas.
Chi qui scrive, esperto nei problemi della sicurezza, ingegnere dei servizi tecnici dell'Ispettorato del Lavoro e, per qualche anno, capo del servizio di sicurezza durante la costruzione ed entrata in funzione dello stabilimento siderurgico di Taranto, aveva rilevato l'errore di Faurisson, reso pubblico in Italia nella famosa intervista con "Storia Illustrata"; e, per chiarire la questione, era entrato in rapporti con lo storico Carlo Mattogno, iniziando così con questi una collaborazione sui problemi tecnici della cremazione.
Contrariamente a quanto affermato da Leuchter, le camere a gas non potevano esplodere, perché la percentuale di HCN necessaria al loro funzionamento sarebbe rimasta sempre al disotto del limite inferiore di esplosività.
È opportuno chiarire che se, in qualche zona limitata, si raggiungesse una concentrazione di gas maggiore del limite inferiore di esplosività, e proprio in quella zona si verificasse una scintilla, lo scoppio resterebbe limitato alla zona a concentrazione di gas superiore al limite e si estinguerebbe subito al di là di tale limite.
Leuchter ha precisato che la miscela necessaria per la fumigazione (le esecuzioni e/o la disinfestazione) era di 3,200 p.p.m. = 0,32% di HCN (si veda Rapporto Leuchter, Parma, 1993, p. 24). Poiché 3.200 p.p.m. = 3.200 mg = 3,2 g/ml, risulta che i 406 metri cubi netti delle camere a gas avrebbero contenuto 3,2 x 406 = 1.300 g =1,3 kg di HCN.
I manuali sulla combustione non riportano il potere calorifico dell'HCN, ma, applicando al C e all'H2 contenuto nell'HCN la formula della combustione, risulta un P.c.s. = 4.891 e un P.c.i. = 4.691 kcal / kg. Il P.c.i. dell'HCN immesso nel locale risulta quindi 4.691 x 1,3 = 6.100 kcal, equivalente a quello di poco più di 1/2 kg di benzina. Sarebbero disponibili 6100/406 x 1,293= 6100/525 = 11.62 kcal/kg di aria.
L'aria, a volume costante, ha un calore specifico medio di 0,172 kcal/kg e la combustione dell'HCN immesso nel locale provocherebbe l'aumento della temperatura di 11,62 / 0,127 = 91,5 gradi C circa, assolutamente insufficienti a provocare esplosioni.
Considerato che il limite inferiore di esplosività è del 5,4% in volume e che l'HCN delle fumigazioni era dello 0,32%, fra i due valori risulta un rapporto di 16,875 e quindi la combustione dei 5,4% di HCN provocherebbe un aumento della temperatura di 91,5 x 16,875 = 1.544 gradi C. In questo caso evidentemente si avrebbe l'esplosione.
Quindi, se nelle camere a gas fosse stata immessa la percentuale di 0,32 g/m3 di HCN prevista per le fumigazioni, la miscela gas-aria sarebbe rimasta sempre molto al disotto del limite inferiore di esplosività, e ciò a maggior ragione se fosse stata impiegata solo la quantità necessaria e sufficiente a gasare gli uomini.
Leuchter ha affermato che "in una camera occupata al massimo della sua capienza, nello spazio di 9 piedi quadrati (= 0,83 metri quadrati) o meno per persona... gli occupanti morirebbero soffocati dalla loro stessa respirazione molto prima di quando il gas (il CO) avesse avuto effetto" (op. cit., pp. 31-32). Si osserva che l'aria disponibile pro capite, circa due metri cubi, sarebbe stata invece sufficiente per quattro ore.
Per quanto concerne l'utilizzo del CO come gas per le esecuzioni, Leuchter sostiene che il CO è "relativamente poco valido per le esecuzioni, dato che il tempo necessario per provocare la morte è troppo lungo, a volte 30 minuti... Per utilizzare il CO ce ne vorrebbe una quantità relativa di 4.000 p.p.m... Inoltre, fu anche ipotizzato l'impiego del CO2,... tuttavia il CO2 è ancora meno efficace del CO... Concentrazioni di 4.000 p.p.m. [parti per milione] e più [di CO] sono fatali a chi vi fosse esposto per più di un'ora" (ibidem sull ' anidride carbonica riportiamo quanto si legge nell'Enciclopedia UTET, vol. 11, Torino, 1955: "E un gas non comburente, non alirnenta quindi... la combustione", la respirazione "non è possibile in un ambiente che ne contenga più del 15% ". L'anidride carbonica è usata nell'industria del freddo (ghiaccio secco), nella preparazione di acque gassose e di birra, negli stabilimenti enologici, negli zuccherifici, ecc. L'acido carbonico (H2CO3) esiste "nella soluzione acquosa di CO2, che ha una lieve reazione acida". J.M. Stellman e S.M. Daum, in Lavorare fa male alla salute, Milano, 1976, scrivono (p. 189) che alcuni gas, ad alte concentrazioni, possono avere "effetto narcotico" (argon, anidride carbonica, elio, neon, azoto, ossidi di azoto); che altri sono anche infiammabili (acetilene, butano, etano, etilene, idrogeno, metano, propano). Gli stessi autori aggiungono che negli USA il valore litnite di soglia del C02 è di 5000 p.p.m. e 9000 mg/M3 (p. 302) e che il C02 "si ritrova abitualmente nell'atmosfera e non è di per sé un gas tossico, ma se l'ambiente di lavoro non è ben ventilato man mano che si libera fa diminuire la normale quantità di ossigeno necessaria al lavoratore" (p. 326). Quando la concentrazione di C02 arriva al 3-5%, "la frequenza respiratoria... aumenta notevolmente"; se "sale all'8-15%" si manifestano "mal di testa, vertigine, nausea, vomito e infine perdita di coscienza" ).

in merito si ricorda che l'aria è costituita da circa il 79% di N2 (compreso l'argo, ecc. convenzionalmente assimilati all'azoto N2) e da circa il 21 % di O2 (ossigeno). Immettendo nell'aria solo 4.000 p.p.m. di CO = 0,4% si avrebbe una modesta riduzione dell'N2 e del O2 e la morte in un'ora.
Se, invece, si consuma il 4% di O2 e l'aria risulta composta dal 79% di N2,il 17% di O2 ed il 4% di CO2 (10 volte più del CO), si ha difficoltà di respirazione ma non si muore, perché il CO2 come I'N2, è un gas inerte e non è tossico.
Gli effetti letali che si verificano in qualche lavorazione agricola, come nella fermentazione dei mosti, sono dovuti al fatto che il CO, è 1,53 volte più pesante dell'aria e in ambienti poco ventilati tende a saturare gli strati inferiori. Sel' O2 scende al 16% o meno, si muore rapidamente asfissiati: per questo motivo nel 1986 si sono verificati 1700 casi mortali a seguito delle esalazioni di CO2 dai laghi vulcanici di Nyos in Camerun (cfr. "Le Scienze", 2000, n. 9).
Leuchter giustamente rileva che l'HCN poteva continuare a svilupparsi dallo Zyklon B anche dopo l'apertura delle camere a gas e inquinare l'esterno in concentrazioni ancora pericolose. Questo sarebbe stato possibile se nelle camere a gas fossero state raggiunte le stesse elevate concentrazioni necessarie per la disinfestazione dagli insetti. Se, invece, come chiarito in precedenza, nelle camere a gas fossero state raggiunte le concentrazioni di 300 p.p.m. o poco più, necessarie e sufficienti per gasare gli uomini, i problemi di inquinamento ambientale sarebbero stati superati.
Leuchter ha fatto analizzare numerosi campioni di materiale murale delle camere a gas riscontrando elevate concentrazioni di cianuri solo sul campione di controllo della camera di disinfestazione, e ciò confermerebbe che le altre strutture non sono state inquinate dall' HCN. Ora, nelle camere di disinfestazione dagli insetti la concentrazione di HCN era più di 20 volte maggiore di quella che sarebbe stata necessaria nelle camere a gas e vi persisteva per un tempo almeno 20 volte maggiore, quindi la possibilità di assorbimento di HCN da parte delle murature delle camere di disinfestazione era almeno 20 x 20 = 400 volte maggiore di quella delle murature delle camere a gas. Le indagini sui cianuri rilevati nelle pretese camere a gas e nei locali di disinfestazione sarebbero valide solo se si accettassero le dichiarazioni di Hoess relativamente alle quantità di acido cianidrico impiegate.

Le norme tecniche e di legge da applicare usando l'HCN dopo la seconda guerra mondiale

L'opinione che l'acido cianidrico non poteva essere impiegato nei locali contigui ai forni crematori perché esplosivo è errata, non solo perché nelle camere a gas non si sarebbe mai raggiunto il limite inferiore di esplosività, ma anche perché molte attività industriali vengono comunemente svolte in presenza di prodotti chimici infiammabili ed esplosivi, tant'è vero che sono state emesse norme di legge che disciplinano l'impiego e la lavorazione di tali prodotti.
In Italia le attività di questo tipo sono state disciplinate col D.P.R. 26 maggio 1959, n. 689: "Luoghi di lavoro per i quali sono presenti le particolari norme di cui agli artt. 329 e 331 del D.RR. 27/5/55, n. 547 - D. Ministeriale del 22/12/58".
A partire da detto decreto gli stabilimenti sono stati sottoposti a verifiche annuali delle condizioni di sicurezza degli impianti ed era stato compilato un apposito modello C dove venivano elencati i "Gas, vapori inflammabili, materie esplosive e polveri, prodotti trattati, utilizzati o immagazzinati". Nei locali dove potevano verificarsi concentrazioni pericolose dovevano essere impiegati macchinari ed apparecchiature elettriche antideflagranti, cioè resistenti ad eventuali esplosioni. Le verifiche erano state affidate all'Ispettorato del Lavoro, e chi qui scrive ha eseguito molte ispezioni, in particolare nelle industrie chimiche, e prescritto l'adozione delle relative misure di sicurezza. Comunque, con l'HCN, così come con il CO del vecchio gas di città, il pericolo di intossicazione sarebbe stato considerato prioritario rispetto a quello dello scoppio o incendio.
Le modalità tecniche di applicazione delle "Norme per gli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione e di incendio" in Italia sono disciplinate con le Norme 64-2 del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Comitato Elettrotecnico Italiano. Le suddette Norme "possono ritenersi essenzialmente un'ampliarnento e un'evoluzione dei risultati delle esperienze inglesi e americane tradotti nelle regole contenute nell'Electrical Safety Code dell'Institute of Petroleum, nel National Electrical Code della National Fire Protection Association e nella Recommended Practice dell'American Petroleum Institute" (Norme CEI 64-2, Milano, 1973, p. 5).
La tabella 1 allegata alle Norme elenca 268 gas o vapori pericolosi, fra cui, al n. 22, l'acido cianidrico HCN, i cui limiti di infiammabilità inferiore e superiore sono del 5,4 e 46,6%. La tabella Il elenca 87 polveri di sostanze inorganiche e organiche, fra cui l'amido e il grano, il tabacco e lo zucchero.
Si può rimanere sorpresi, ma anche le polveri del grano, della farina e della crusca possono essere esplosive, e infatti il 13 agosto 1973 nel Silos di Genova, durante la movimentazione del grano, si verificò una violenta esp losione che divelse la sovrastante robusta soletta in cemento armato, provocando due morti e otto feriti. Lo scrivente esegui la relativa inchiesta-infortuni. Al limite, teoricamente, anche la massaia che provochi uno sbuffo di farina mentre impasta il pane o la pasta può trovarsi di fronte a una miscela esplosiva, ma nessuno ha vietato di impastare la farina. E, come tutti sanno, anche il gas di città è un gas esplosivo. Leuchter era un esperto di camere a gas americane, oltre che di sedie elettriche e di iniezioni letali ma non aveva esperienza di impianti di tipo industriale, e le camere a gas dei lager tedeschi - Wiesenthal dixit- sarebbero state concepite come un'attività industriale. Chi qui scrive non ignora, naturalmente, quale ruolo abbiano finora avuto le conclusioni dell'engineer statunitense nelle argomentazioni di parte revisionista; ma, anche prescindendo da altre intuibili considerazioni, trova che quelle argomentazioni abbiano solo da guadagnare dall'essere supportate in termini ineccepibili sotto il profilo delle più sperimentate e sicure conoscenze tecniche e scientifiche.

Inserito il - 13/03/2004 : 17:14:17 Hugin+Hunin

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