Robert Countess, esponente di
punta del revisionismo americano, si è spento lo 18 Marzo
2005, a causa di un tumore al cervello. Già professore
universitario (Tennessee State University, University of Alabama
etc.), specialista in greco del Nuovo Testamento, nonché
ex cappellano dell'esercito degli Stati Uniti, Robert Countess
ha pubblicato più di 100 articoli in vari giornali e riviste.
Fondatore della casa editrice revisionista Theses & Dissertation
Press (attualmente condotta da Germar Rudolf), ha inoltre
partecipato a diversi convegni dell'Institute for Historical Review.
L'articolo che segue è stato pubblicato come capitolo di
un libro collettaneo uscito nel 2004 in onore dei 75 anni del prof. Robert
Faurisson: Exactitude.
[1] Si tratta di una dissertazione sul ruolo avuto dalla deposizione
del testimone Michal Kula nella storiografia dell'Olocausto.
Ecco il testo di Countess:
Osservazioni introduttive
"Mostratemi o disegnatemi una camera a gas nazista",
è stata la ripetuta richiesta, formulata dal professore
universitario francese Robert Faurisson, in un modo o nell'altro,
fin dal 23 Marzo del 1974, quando inviò una lettera al
Centro ebraico di documentazione contemporanea di Parigi.
In tale lettera, egli chiedeva se le camere a gas hitleriane fossero
un mito oppure una realtà. [3] Ho avuto occasione di ascoltarlo
su questo argomento, ed egli disse che la donna francese, meravigliosamente
collaborativa, del "Centre" gli portò dei libri
dalla biblioteca che mostravano foto di capelli, scarpe, occhiali,
e denti. Faurisson gentilmente la sollecitò a produrre
delle foto effettive della "camera a gas hitleriana".
Finalmente ella ammise che non poteva produrne alcuna.
La costanza di Faurisson nell'indagare la letteratura disponibile
insieme ai documenti di prima mano di Auschwitz, oltre alle sue
personali ispezioni in Polonia, hanno provocato nel corso del
tempo numerose reazioni da parte dei media francesi e degli scrittori,
giuristi, politici e accademici della Storia dell'Olocausto Ebraico,
reazioni che si sono risolte quasi senza eccezioni in attacchi
ad hominem contro di lui, fino ad accusarlo di cercare
di riabilitare Hitler e il nazismo (per la sua insolenza nel fare
questo tipo di domande). Questi "negazionisti" - come
io debbo definirli - poiché sono così negativamente
ostili ad una indagine scientifica internazionale - affermavano
che il Tribunale di Norimberga avesse chiaramente stabilito la
realtà delle attrezzature di gassazione omicida e che altre
corti giudiziarie ne avessero proclamato l'esistenza sulla base
della "dichiarazione di evidenza". [4]
Naturalmente, Faurisson è disposto volentieri ad accettare
tale "evidenza" per l'acqua che gela a 32 gradi Fahrenheit,
ma egli non era allora, come non lo è oggi nel suo meritatamente
felice 75° compleanno (ricorrente il 25 gennaio del 2004),
disposto ad accettare che le camere a gas hitleriane siano davvero
esistite, a meno che la loro esistenza non sia scientificamente
accertata dall'indagine di una squadra di scienziati.
La tesi di Van Pelt su Auschwitz
Dopo tanti anni in cui gli storici della Storia dell'Olocausto
Ebraico avevano deciso di ignorare Faurisson, uno scrittore, uno
specialista con un dottorato in "Storia delle Idee"
che si era spacciato per "professore di architettura"
- un ebreo olandese chiamato Robert Jan Van Pelt - finalmente
decise che la sfida di Faurisson doveva essere fronteggiata.
Il dr. Van Pelt ha fabbricato la prova materiale per contrastare
Faurisson presentando le immagini di un obitorio con disegni assonometrici,
disegni per giunta assai ben fatti e spettacolari, comprendenti
una colonna metallica a triplo ingranaggio per l'immissione di
Zyklon B. [5] La tesi è che sulla base di questo modello
siano state costruite otto colonne - quattro per ognuno dei Leichenkeller
(obitori o camere mortuarie) dei Cremas (Crematori)
II e III di Birkenau - e siano state costruite da un detenuto
polacco cattolico-romano chiamato Michal Kula, con l'espressa
intenzione di uccidere esseri umani. Il cristiano Kula divenne
così un complice del crimine.
La presentazione di Van Pelt della Kolonna di Kula (ho scelto
di scrivere "colonna" con una "K" come accentuazione
allitterativa) non consiste comunque in una foto dell'oggetto
in questione, o in un disegno tecnico originale o in un disegno
basato su un qualsiasi documento originale di un tale congegno
di diffusione mortifera, ma consiste piuttosto in una "ricostruzione
assonometrica", aderente alla testimonianza di Kula, disegnata
da Marc Downing a p.194 e da Scott Barker a p.208. E, se posso
aggiungere, si tratta di disegni davvero spettacolari.
Il disegno, riprodotto nel libro di Pressac, delle leggendarie "Colonne per l'immissione dello Zyklon-B", così come descritte da Michal Kula.
In tal modo, essi costituiscono una risposta concreta da parte
di Van Pelt alla richiesta di Faurisson di una foto o di un disegno
di una camera a gas hitleriana. Per essere un tentativo di mantenersi
sul terreno scientifico, tali disegni sono encomiabili, poiché
possono essere analizzati e valutati.
Ma devo porre il quesito se tali ricostruzioni grafiche, basate
su nient'altro che il racconto di un testimone, costituiscano
una prova convincente, visto che non esiste nessuna di queste
presunte otto colonne, né vi sono frammenti di esse o almeno
documenti che le riguardino ad Auschwitz o altrove la cui autenticità
possa essere verificata. [6] Per quale motivo, inoltre, l'ex detenuto
condannato a quattro anni e mezzo di prigione dovrebbe essere
creduto? Non nutriva egli animosità contro i suoi carcerieri
tedeschi, appartenendo per giunta ad un gruppo che tentò
la sollevazione contro le autorità del campo? [7] Non aiutò
egli volentieri le autorità comuniste polacche l'11 Giugno
del 1945, quando testimoniò contro i tedeschi e descrisse
queste presunte colonne come strumenti progettati esclusivamente
per l'omicidio di inconsapevoli innocenti?
In generale la Storia dell'Olocausto Ebraico contiene la tipica
narrazione secondo cui, una volta che le squadre speciali di prigionieri
avevano ultimato il compito loro assegnato nel processo di gassazione
e cremazione, i loro componenti venivano anch'essi uccisi e cremati
affinché non vi fossero testimoni oculari. Tuttavia Michal
Kula, ci viene detto, riuscì a sopravvivere oltre quattro
anni in questo cosiddetto "anus mundi". Forse
Kula, se fosse ancora vivo e libero di parlare nel 2004, racconterebbe
una storia diversa, una storia nella quale egli collaborò
con i tedeschi in modo zelante, riuscendo così a sopravvivere
alla chiusura del campo di Auschwitz-Birkenau appena prima che
l'Armata Rossa vi entrasse il 27 Gennaio del 1945.
Si può trovare a p.206 del libro di Van Pelt una (difettosa)
traduzione inglese della testimonianza di Kula del 11 Giugno del
1945, [8] nella quale, per assecondare gli scopi del processo
comunista contro il comandante del campo Rudolf Hoss, egli diede
alcuni dettagli tecnici ai suoi inquisitori. Kula, come è
lecito aspettarsi da un tecnico esperto di costruzioni metalliche,
fornì delle misure abbastanza precise. Su questo punto
ritornerò in seguito.
Complessivamente quello di Van Pelt è un libro imponente,
altamente tecnico, attentamente documentato, ben impaginato e
gradevolmente rilegato, con ottime foto e disegni, ma stranamente
è stato pubblicato - per motivi che mi rimangono sconosciuti
- da un importante editrice universitaria americana a spese del
contribuente.
Un dibattito aperto al pubblico
Se un tale dibattito potesse aver luogo, l'enunciazione
della discussione potrebbe recitare quanto segue: ad Auschwitz-Birkenau
ci furono camere a gas omicide appositamente costruite per l'utilizzo
di Zyklon-B, con il suo acido cianidrico, per uccidere ebrei e
altri esseri umani.
E se il prof. Faurisson rappresentasse il polo negativo della
discussione, avrebbe il compito di chiedere le prove materiali,
non semplici disegni, schizzi o illustrazioni. [9] Posso solo
congetturare quello che Van Pelt mostrerebbe se rappresentasse
il polo positivo della discussione, ma ritengo che presenterebbe
schizzi, disegni e illustrazioni, ma soprattutto, la presunta
testimonianza oculare di un Michal Kula (e di altri) il quale
mai, neppure una volta, è stato contro interrogato sotto
giuramento in un tribunale appropriato, all'infuori di uno scenario
da "processo-show" di stampo staliniano.
Faurisson insisterebbe sulla necessità di contro-interrogare
Kula con procedure analoghe a quelle del contro interrogatorio
dei testimoni illustri di Toronto, Canada, nel famoso, fondamentale
processo di Ernst Zundel, quando il dr. Rudolf Vrba e Arnold Friedman
furono finalmente costretti ad ammettere che non avevano assistito
a gassazioni omicide, al contrario di quanto avevano sostenuto
nei loro scritti e in precedenti testimonianze peritali. [10]
Ma Michal Kula, nato nel 1913, nel 2004 avrebbe 91 anni, se fosse
ancora in vita, e probabilmente non sarebbe un testimone in grado
di fornire una testimonianza ragionevole, per non parlare di un
contro interrogatorio.
Il problema dei presunti "testimoni oculari"
La prima domanda da fare naturalmente è: merita Kula
di essere creduto? Quali erano le sue motivazioni nel rendere
la propria testimonianza alle autorità comuniste polacche?
La commissione giudiziaria comunista svolse realmente un'adeguata
indagine scientifica il cui unico compito fosse quello di verificare
o falsificare [11] le accuse di Kula? Presentò forse Kula,
o chiunque altro, veri disegni tecnici, progetti o altri documenti
della Direzione Centrale delle Costruzioni di Auschwitz, per la
quale questi presunti ordigni sarebbero stati costruiti nonché
registri delle ordinazioni, per i materiali e il loro costo? Dopo
tutto, ci viene sempre detto da persone come Van Pelt che ci sono
"montagne di prove" e "milioni di documenti"
per provare i crimini nazisti.
C'è comunque un documento che cita Kula per nome. Ma anche
con ciò, si può concedere a Kula di aver detto la
verità l'11 Giugno 1945, oppure la sua storia dettagliata
di colonne metalliche venne fabbricata per la voglia di regolare
i conti con i suoi carcerieri tedeschi?
Esiste un indizio della credibilità di Kula come testimone,
e viene dalla sua dichiarazione riguardo ad una gassazione in
una baracca per detenuti cui avrebbe assistito. Egli afferma di
aver visto l'evacuazione dei cadaveri delle vittime:
"Vidi allora che [i cadaveri] erano verdastri. Le infermiere
mi dissero che i cadaveri erano spaccati, e la pelle si staccava."
Riguardo a ciò, Germar Rudolf osserva giustamente: [12]
"[] Le vittime di gassazioni con Zyklon-B non hanno colore
verdastro (il loro colore è rosato tendente al rosso),
e non c'è ragione per la quale i cadaveri debbano spaccarsi
e la loro pelle si debba staccare. Questa non è altro che
propaganda nera."
Ma il prof. Van Pelt attribuisce un importanza fondamentale a
Michal Kula nel suo libro e accetta le informazioni tecniche fornite
al tribunale comunista polacco come se tali informazioni costituissero
una verità effettiva, addirittura scientifica!
Documenti di Kula nella Schlosserei di Auschwitz
Van Pelt avrebbe potuto fornire la seguente informazione,
ma ha scelto di non farlo. Il ricercatore italiano Carlo Mattogno
ha scritto nel suo articolo del 2002 che il giudice polacco Jan
Sehn rese accessibile per il processo a Rudolf Hoss un elenco
di ordinativi per materiali da costruzione; il giudice Sehn produsse
quest'elenco senza omissioni il 25 Luglio del 1945, circa sei
settimane dopo la deposizione di Kula in tribunale.
Esistono 85 di questi ordinativi per la "Werkstattenleitung
Schlosserei" (direzione delle officine), che iniziano il
28 Ottobre del 1942, ed uno di questi, il numero 433 datato il
20 Maggio 1943, è una richiesta per materiali fatta da
Kula, qualificato come "Hersteller" (esecutore), il
quale abbisognava di due pezzi per riparare "kopl Verbindungstucke
fur Gummischlauch" (raccordi per tubo di gomma). La richiesta
è segnata come "Dringend" (urgente) e doveva
essere consegnata al prof. Schumann per il "Rontgen-Station
im F.L." (il reparto per i raggi x dell'ospedale del settore
femminile di Birkenau). Il documento indica che Kula ultimò
il lavoro il 21 maggio 1943. [13]
Se Kula avesse testimoniato in modo veritiero riguardo alla costruzione
delle otto colonne per la diffusione del gas nei crematori II
e III, avrebbe dovuto esservi un ordinativo della "Schlosserei"
(l'officina dei fabbri) per ottenere la grande quantità
necessaria di reti metalliche, supporti di ferro, viti, dadi e
bulloni, barre saldate, supporti di legno e altro ancora. Mattogno
evidenzia come Van Pelt non possa accampare l'alibi della segretezza
per questi materiali omicidi, poiché nel registro degli
ordinativi vi sono richieste di "porte a tenuta di gas"
per gli stessi crematori, elementi addotti da Van Pelt per provare
che tali edifici erano stati convertiti in attrezzature di sterminio.
Possiamo perciò affermare con sicurezza che quando Kula
testimoniò nel tribunale del giudice Sehn l'11 Giugno del
1945, egli sapeva di rendere falsa testimonianza. E il suo compare
di rivolte, Henryk Tauber - sul quale Van Pelt confida così
largamente - fornì una storia analoga su queste presunte
colonne metalliche. [14]
Esiste un sito internet, www.holocaust-history.org/auschwitz/intro-columns,
che si affida fondamentalmente a Harry Mazal per il lavoro di
ricerca, e in tale sito viene dato il massimo credito alla Kolonna
di Kula. Per di più, c'è una foto in bianco e nero
di un "soldato sovietico" con in mano uno dei presunti
coperchi di legno dei camini della camera a gas, con la data che
recita "14 Ottobre 1944", la cui fonte è The
Illustrated London News, pagina 442.
Poiché l'Armata Rossa raggiunse Auschwitz solo il 27 Gennaio
del 1945, i lettori potrebbero chiedersi in che modo questa foto
sia stata confezionata, per raffigurare un soldato sovietico in
cima ad una presunta camera a gas circa quattro mesi prima della
liberazione del campo!
Posso affermare con sicurezza, comunque, che questo sito dell'
"Holocaust History Project" esiste in larga parte a
motivo dell'insistenza pluridecennale di Robert Faurisson affinché
gli venisse mostrata una camera a gas nazista. Persone come Mazal
e i suoi compari stanno cercando di fare proprio questo, anche
a costo di inventare, creare, sopprimere, o falsificare la realtà.
E Van Pelt è senza dubbio un volenteroso "carnefice"
[15] , unitamente a questi fanatici.
Un commento finale su Michal Kula potrebbe anche essere quello
di ricordare che Danuta Czech, a pagina 51 del suo libro molto
importante conosciuto come il "Kalendarium", non lo
nomina neppure pur elencando il suo numero di matricola 2718.
Il non ebreo Kula è confinato all'ultima nota a piè
di pagina del libro e anche in quel caso solo perché egli
diede testimonianza sul destino di certi ebrei.
Sviluppo dell'idea di una riproduzione della Kolonna di Kula
Il libro di Van Pelt uscì nel Febbraio del 2002, io
ricevetti la mia copia il 18 Aprile ed iniziai a lavorarvi con
penna nera, penna rossa ed evidenziatori vari, scrivendo annotazioni
ai margini e dovunque capitasse. Edizione limitata, grande formato,
libro affascinante. L'autore si produce in qualche attacco importante
a David Irving qui e là. Quando arrivai al capitolo 3,
"Intentional evidence", sapevo che qualcosa di assai
stimolante si profilava all'orizzonte (il Black' s Law Dictionary
non ha una voce riguardante l'"intentional evidence",
ma "intention" sta ad indicare l'intenzione di porre
in essere un determinato atto.)
Secondo Van Pelt, il contenuto essenziale del capitolo consiste
in prove basate sul proposito, da parte dei tedeschi, di sterminare
mediante l'utilizzo di specifici dispositivi - camere a gas omicide
nascoste in obitori sotterranei, camuffati, come egli scrive,
per sembrare camere mortuarie.
Il lettore si aspetta, finalmente, una solida risposta alla richiesta
di Faurisson "Mostratemi o disegnatemi". Van Pelt non
ignora Faurisson come tanti prima di lui hanno fatto.
Preparai quindi una conferenza sul libro di Van Pelt e la presentai
al quattordicesimo convegno dell'Institute for Historical Review
in California, tenutosi dal 21 al 23 Giugno del 2002, con il titolo:
"Uno sguardo critico allo studio revisionista di Robert Jan
Van Pelt, The Case for Auschwitz: Evidence from the Irving
Trial." La mia grande stima per l'enorme lavoro compiuto
da Van Pelt nel libro era controbilanciato dalla conclusione che
il metodo della cosiddetta "convergenza di prove" dell'autore
si risolveva in fondo in una "divergenza di prove",
ed era nel migliore dei casi ingenuo, nel peggiore disonesto.
In conseguenza di ciò, all'annuncio del quarto convegno
annuale sulla "Vera Storia", ospitato dallo storico
britannico David Irving vicino Cincinnati nei giorni 30 Agosto-2
Settembre del 2002, esposi l'idea di realizzare una riproduzione
effettiva della "Kolonna di Kula" di Van Pelt, cosicché,
al posto di semplici parole, potessimo esercitare un vero controllo
su una riproduzione di "Vera Storia", per poter trarre
delle conclusioni riguardo all'effettiva praticabilità
o impraticabilità di questi presunti otto ordigni per l'introduzione
di Zyklon-B.
Irving rimase ben disposto all'idea e così ne discussi
con il mio collega editore, Germar Rudolf, e altri specialisti
nel campo dell'analisi rigorosa della Storia dell'Olocausto Ebraico.
Nel mese di Luglio avevo iniziato diligentemente la costruzione
del modello, nonostante la mancanza di esperienza nella lavorazione
professionale del metallo, ma impiegando nell'impresa qualche
anno di pratica in riparazioni di motoveicoli e nella costruzione
di edifici.
Ipotesi di base
Le ipotesi sono di due tipi: 1) quelle verificabili o falsificabili;
e 2) quelle basate su congetture riguardanti eventi reali ma non
suscettibili di controllo - in quanto tali, possono essere semplicemente
formulate in via di principio. Quelle che seguono sono le ipotesi
che hanno guidato la mia indagine.
Conclusione
All'inizio di questo
capitolo, ho indicato che la mia impostazione era un esempio derivato
dalla nozione, precisata da Robert Faurisson, di exactitude.
Egli me l' ha descritta così in una email del 29 Settembre
2003: "la vérité mais au sens de vérité
vérifiable". La mia traduzione è "the
truth but in the sense of verifiable truth". [23] La mia
"esattezza all'opera" è in tal modo un omaggio
al professor dottor Robert Faurisson, e qualunque errore risulti
dal mio modello imperfettamente costruito e dalle conclusioni
che ne ho dedotto, si tratta di giudizi personali, per i quali
mi assumo la completa responsabilità.
Il dr. Robert Countess mentre
presenta la propria riproduzione della "Kolonna di Kula",
durante il Convegno organizzato da David Irving a Cincinnati nel
2002.
Il direttore del convegno sulla "Real History" mi scrisse
il 10 Settembre del 2002, dopo la mia conferenza: "Non ho
avuto occasione di ringraziarla in modo appropriato per il suo
magnifico contributo al nostro ricevimento di fine settimana.
[...] Così una volta di più: grazie!"
E da parte mia dico a Robert Faurisson "Grazie!" e "Grazie
ancora" per l'amicizia personale concessami e l'esempio professionale
fornito negli ultimi quindici anni, fin dal nostro primo incontro
il 10 Ottobre del 1987, all'ottavo convegno dell'Institute for
Historical Review. Quando ripenso alla conferenza che tenni il
Sabato pomeriggio, raccontando la mia esperienza nell'insegnamento
della storia all'Università dell'Alabama di Huntsville,ed
essendo stato il primo professore negli Stati Uniti ad aver utilizzato
il libro di Arthur Butz nel corso di un trimestre accademico,
ricordo che rimasi sorpreso nel vedere che, quando ebbi finito,
il prof. Faurisson fu il primo ad alzarsi ed applaudire in modo
entusiastico, seguito dal resto del pubblico. Rimasi sorpreso
perché pensavo di aver fatto nella mia classe quello che
ogni professore normale dovrebbe fare - cioè offrire agli
studenti l'opportunità di conoscere interpretazioni alternative
delle controversie storiche. Robert mi assicurò che quello
che avevo fatto era decisamente straordinario e per nulla "normale".
Il 10 Settembre 1994, ospitai Faurisson per una conferenza pubblica
nella Roberts Hall, nel campus dell'Università dell'Alabama
ad Huntsville. Erano presenti per l'evento cineprese televisive,
giornalisti, gli addetti alle pubbliche relazioni dell'Università,
la polizia del campus, e circa 60-75 studenti e residenti della
zona. Un commerciante ebreo locale molto ricco sedeva in prima
fila, un uomo che conoscevo da molti anni, e si rifiutò
di stringere la mano a Faurisson.
Ma era per me motivo di maggiore preoccupazione, rispetto a questa
deplorevole manifestazione di rancore, il fatto che per tutta
la settimana Faurisson mi avesse detto che la conferenza sarebbe
stata cancellata all'ultimo minuto. Lo assicurai che qui, nell'Alabama
del Nord, tutto ciò non sarebbe accaduto, sia perché
avevo un accordo per l'utilizzo della sala con l'Università,
sia perché non è questo il modo in cui le persone
della "città spaziale" di Huntsville (la città
che è diventata grazie al dr. Werner von Braun il centro
mondiale della scienza spaziale) si comportano o che sono disposte
a tollerare. In effetti, aggiunsi che avrebbero potuto esservi
dei contestatori, ma che si sarebbero probabilmente presentati
vestiti in modo gradevole, e distribuendo qualche documento di
protesta - e tutto avrebbe avuto luogo in modo pacifico.
Faurisson fu molto sorpreso che tutto si svolse regolarmente e
così lo congedammo per il suo ritorno in Francia un giorno
o due più tardi, insieme al suo piacevole ricordo della
zuppa Gumbo, preparata dalla mia moglie cajun!
Io e mia moglie porgiamo i nostri migliori auguri a Robert Faurisson
per il suo 75° compleanno festeggiato a Vichy, in Francia,
e speriamo che ne possa festeggiare molti di più man mano
che continua a sfidare i propri nemici seminatori di odio, tra
i quali vi fu chi dichiarò più di vent'anni orsono
che "Faurisson non vivrà a lungo".
Abbi cura della tua "lunga vita", Robert!
[1] Nota del traduttore: il
testo originale può essere consultato al seguente indirizzo
: http://vho.org/tr/2004/1/Countess56-61.html
[2] Traduzione di Andrea Carancini
[3] Ecrits révisionnistes (1974-1998), vol. I,
p.4.
[4] N. d. t.: il termine anglosassone è Judicial Notice.
L'accettazione da parte di un tribunale, a scopo di comodità
e senza richiedere ulteriori prove, di un fatto indiscutibile
e ben conosciuto; la facoltà della corte di accettare tale
fatto - i tribunali americani accettano come "evidenza"
il fatto che l'acqua congeli a 32 gradi Fahrenheit.
[5] Robert Jan Van Pelt, The case for Auschwitz. Evidence from
the Irving Trial, Bloomington, IN: Indiana University Press,
2002, pp. 204 e 209.
[6] Jean-Claude Pressac, Auschwitz : Technique and Operation
of the Gas Chambers, New York: The Beate Klarsfeld Foundation,
1989.
http://www.holocaust-history.org/auschwitz/pressac/technique-and-operation
Pressac fece il suo personale schizzo del congegno di Kula a p.487,
ma, soprattutto, Pressac mostra numerose foto di griglie e cortine
metalliche presentate come parti del sistema di ventilazione della
camera mortuaria in questione, e ci si può domandare come
mai i tedeschi si sarebbero lasciati dietro tali presunte "tracce"
incriminanti di componenti metalliche impregnate di acido cianidrico
ma abbiano però rimosso completamente le otto grandi Kolonne
di Kula.
[7] Kula fu detenuto dal Gennaio del 1945 a Birkenau insieme a
Henryk Tauber in un reparto riservato ai membri di organizzazioni
sovversive, secondo il ricercatore italiano Carlo Mattogno, il
quale aggiunge che Kula e Tauber ebbero il tempo e opportunità
sufficienti per fabbricare la loro storia sulle otto colonne metalliche
a triplo ingranaggio. "Keine Locher, keine Gaskammer(n),"
Vierteljareshefte fur freie Geschichtsforschung, 6 (3),
2002, p.302.
http://www.vho.org/VffG/2002/3/Mattogno284-304.html
[8] Processo Höss, vol. 2, pp. 99-100.
[9] Come ad esempio le molteplici illustrazioni disegnate dall'ebreo
francese David Olère, che si possono trovare nel Auschwitz
di Pressac, op. cit. (nota 4), p.488 e altrove. Il libro di
Van Pelt, pp.173-485, presenta le illustrazioni di Olère
come se queste costituissero una prova materiale.
[10] Robert Lenski,
The Holocaust on Trial. The Case of Ernst Zundel, Reporter
Press: Decatur, AL, 1989, pp.20 ff.
[11] N. d. t.: in questo contesto l'autore usa il termine "falsificare"
in senso scientifico. Ecco cosa scrive in proposito il Vocabolario
della Lingua Italiana dell'Enciclopedia Treccani (p. 379):
"Nel linguaggio filosofico e scientifico, falsificare
un'ipotesi, una teoria, confutarla, dimostrarla falsa o infondata,
per esempio per mezzo di un esperimento relativo a circostanze
osservabili (si contrappone a verificare, nel senso di
confermare l'esattezza di un'ipotesi, di una teoria)."
[12] Germar Rudolf, The Rudolf Report, Chicago, 2002, p.131.
http://vho.org/GB/Books/trr/index.html
[13] Mattogno, op. cit., (nota 5), p.302.
[14] Van Pelt, op. cit., (nota 3), pp. 188 f.
[15] N. d. t.: Il termine originale è "executioner",
riferimento polemico al noto libro di Daniel J. Goldhagen: Hitler's
Willing Executioners, Londra, 1996 (I volenterosi carnefici
di Hitler).
[16] N. d. t.: il pollice è una misura lineare pari a cm.
2,54.
[17] N. d. t.: Il termine originale impiegato da Faurisson è
"historiens de papier" e sta ad indicare degli storici
che basano la propria conoscenza dei fatti solo sui libri di altri
storici, e non, anche, su fattori di ordine materiale.
[18] Charles D. Provan, No Holes ? No Holocaust? A Study of
the Holes in the Roof of Leichenkeller 1 of Krematorium 2 at Birkenau,
Monongehela, 2000. A pagina 31 del suo opuscolo Provan conclude:
" L'argomento "Niente Aperture, niente Olocausto"
non è più sostenibile poiché ci sono tre
settori dove esistono delle aperture sul tetto, in conformità
alle testimonianze, mentre la quarta [apertura] non è rintracciabile."
[19] Vedi Arthur Butz, The Hoax of the Twentieth Century. The Case Against the Presumed Extermination
of European Jewry, Chicago,
2003.
[20] N. d. t.: il testo originale recita "Sakrete",
che è appunto una marca americana di cemento.
[21] Vedi la trattazione di questo argomento da parte di Rudolf
nel suo rapporto, op. cit., (nota 9), pp.130-133.
[22] Vedi l'articolo di Hans Jurgen Novak "Kurzwellen-Entlausungsanlagen
in Auschwitz. Revolutionare Entlausungstechnik als Lebensretter
im Konzentrationslager", Vierteljahreshefte fur Freie
Geschichtsforschung 2, 1998, pp.87-106.
http://www.vho.org/VffG/1998/2/Nowak2.html
[23] "La verità ma nel senso della verità verificabile"
(n.d.t.).
Traduzione di Andrea Carancini
http://www.holywar.org/italia/revis/KULA.htm