Nell'anno 2000, quando il breve libro di Norman Finkelstein, "L'industria dell'Olocausto", è comparso negli Stati Uniti, ho immediatamente compreso che si trattava di un argomento impegnativo e dirompente.
Finkelstein infatti si chiede: che uso hanno fatto dell'Olocausto gli ebrei americani? E risponde: un cattivo uso, sia ad opera delle organizzazioni ebraiche sia ad opera degli intellettuali ebrei.
Egli definisce come sterile l'argomento dell'unicità dell'Olocausto, e rifiuta implicitamente l'idea che Israele e la comunità ebraica in generale possano far leva sull'Olocausto per ottenere particolari privilegi.
Ovviamente non dimentichiamo che la nascita dello stato di Israele e la sensibilità comune degli ebrei sono inscindibili dall'esperienza traumatica rappresentata dal periodo nazista. Se i non ebrei possono ammalarsi di paranoia, per un ebreo questa è un rimedio. I conflitti che distrussero l'Europa furono combattuti con aerei e carri armati, tra avanzate e ritirate. Oggi queste stesse armi rappresentano la speranza di sopravvivenza di Israele. Queste sono le lezioni imparate da coloro che hanno subito l'Olocausto e che vi hanno partecipato quali vittime potenziali.
Il potere politico finalmente ottenuto dagli ebrei potrebbe ingenerare una situazione delicata. Il mondo non ebraico non è sufficientemente equipaggiato per controbattere alle richieste di risarcimento ebraiche. E a causa di queste pressioni egli sarà costretto a andare oltre il livello della giustizia. Quale esempio, vorrei sottolineare la grossolanità dell'offensiva condotta dagli ebrei americani contro le banche svizzere. Il comandante in capo, autoelettosi per questa operazione di industrializzazione dell'Olocausto, è Edward Bronfman, dell'industria Seagram, colosso delle bevande alcoliche. Egli si è assegnato il ruolo di portavoce mondiale del giudaismo, compresi i morti, che non possono più parlare. Egli ha dichiarato apertamente che le banche svizzere mancano di rettitudine morale ed ha mobilitato il Congresso americano e alcuni ufficiali di alto rango per ottenere il suo scopo.
Le banche svizzere hanno accettato di pagare un miliardo e duecentocinquanta milioni di dollari, circa centoventicinque milioni di dollari rapportati al 1945. Sono davvero debitrici di questa cifra? Gli ebrei di tutto il mondo erano davvero tanto ricchi alla fine della Depressione perché una tale quantità di denaro venisse lasciata in deposito sui conti delle banche svizzere? E' davvero difficile crederlo.
Nonostante questo, quasi novecento milioni di dollari saranno pagati da una assicurazione tedesca agli anziani deportati ebrei condannati ai lavori forzati. Ciascun richiedente riceverà dunque circa settemilacinquecento dollari. Ciò significherebbe dunque che dei centoventimila ex lavoratori ebrei dei campi di lavoro, la metà dei quali probabilmente è sopravvissuta, sarebbe ancora viva. Si tratta di un calcolo realistico? Si tratta anche solo di un calcolo? Probabilmente no. Nonostante questa tale somma di denaro viene oggi estorta da un leader ebreo tanto furente quanto ignorante.
Finkelstein ha aperto la discussione su
questo triste capitolo. Egli si muove nella giusta direzione ed
è evidente che altri saggi affronteranno questo argomento.
Magari scritti dallo stesso Dr. Finkelstein.
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