Ancora una volta il Bible
Researcher giunge primo a rivelare una scoperta che era stata
sin qui tenuta segreta.
Le autorità di Auschwitz continuano a ripetere che i tedeschi
fecero tutto quello che era in loro potere per tenere le cose
nascoste (vedi Kazimierz Smolen, Auschwitz 1940-1945, 1976, pp.31-2,
49,115).
Più investighiamo Auschwitz, invece, più cominciamo
a credere che siano le autorità del Museo di Auschwitz
a voler tenere le cose nascoste.
La piscina di Auschwitz ne è un buon esempio. Perché
K. Smolen non ne parla nella sua guida di Auschwitz? Perché
non la mostra sulla sua pianta?
Sappiamo che non c'è stata una volta che i funzionari di
Auschwitz ci parlassero della grande piscina, che aveva probabilmente
due trampolini, uno all'estremità sud i cui resti sono
chiaramente visibili, e l'altro all'estremità nord. Due
scalette portavano all'acqua sul lato nord e due sul lato sud.
La piscina aveva anche almeno tre docce, che possono essere viste
sul lato sud. Un rubinetto decorato portava l'acqua dentro la
vasca.
I visitatori non vi sono indirizzati e le guide la evitano. Di
fatto, qualcuna delle guide non sa neanche che sul posto c'è
una piscina. Può essere vista andando sul retro del campo.
È localizzata dietro il block 6, non lontano dal block
10, uno dei blocchi dove si presume abbiano avuto luogo esperimenti
medici.
Può essere vista anche guardando attraverso le finestre
posteriori dei block posti dirimpetto.
Per quale motivo un luogo di stermini di massa dovrebbe avere
una piscina è certamente una questione interessante, proprio
come la questione del perché i funzionari di Auschwitz
continuino a tenerla segreta.
Sono solo spazzatura tutti questi discorsi sugli "esperimenti
medici" e la piscina era in realtà un aiuto per riportare
persone malate in buona salute?
Le nostre indagini hanno portato alla luce che proprio questo
era il caso.
Sarebbe interessante scoprire cosa dicono adesso i funzionari
di Auschwitz dopo che abbiamo rivelato al pubblico questo segreto.
Dobbiamo brevemente ricordare che quando investigammo il campo
di Gross-Rosen trovammo almeno due piscine.
Una era situata all'interno del campo e usata dai detenuti, l'altra
era localizzata negli alloggi degli ufficiali e probabilmente
usata da loro.
Le misure approssimative della piscina di Auschwitz, prese nell'estate
del 1979, sono indicate sotto.
L'impianto è ancora oggi in ottime condizioni.
Probabilmente con qualche riparazione potrebbe funzionare ancora
una volta.
Ancora oggi sono molto pochi gli ospedali in Polonia che hanno
piscine.
I tedeschi ne avevano allora, e questo in tempo di guerra.
Siamo stati informati (ovviamente non dai funzionari di Auschwitz)
che la piscina era usata dagli ufficiali delle SS per guarire
i pazienti.
Prima di entrare nella vasca dovevano sottoporsi ad una doccia,
che veniva ripetuta quando lasciavano la piscina.
Questa cura a base di acqua era realmente efficace nel riportare
in salute persone malate.
Ci è stato anche riferito che per quei pazienti che erano
in grado, quando il tempo lo permetteva, di fare un'ulteriore
passeggiata, venivano portati al fiume Sola per una nuotata.
Il fiume è situato poco distante.
Questo fatto è raramente ricordato, se non per nulla, nella
letteratura su Auschwitz. D'estate ancora oggi centinaia di abitanti
di Auschwitz vanno a farsi una nuotata nello stesso posto.
La piscina di Auschwitz è così poco conosciuta che
persino qualcuno tra le guide sembra non saperne nulla, eppure
non avrebbero potuto evitarla se fossero andati sul retro del
campo o avessero guardato attraverso una delle finestre dirimpetto.
La piscina misura internamente, nella parte superiore, 25 metri
(e 14 centimetri) per 6. Sul bordo a sud è profonda 2 metri
e 87 centimetri e sul bordo a nord 2 metri e 97 centimetri mentre
nel mezzo è profonda 2 metri e 83 centimetri.
Ha una lieve angolazione.
Le misure del fondo sono 23 metri e 85 centimetri per 4 e 90.
Questa è la prima volta dal dopo guerra che sono fornite
le misure della piscina e una delle prime volte che viene menzionata.
Post scriptum. Le autorità
di Auschwitz ammisero per la prima volta nel 1976, lasciando emergere
il segreto, che a Birkenau c'era uno "stadio per gli sport",
un "campo di football" e un "campo di pallavolo".
La citazione in fondo al testo è stata ripresa dal libro
a cura di Kazimierz Smolen From The History Of KL Auschwitz, Vol.2
(Panstwowe Muzeum W Oswiecimiu, 1976), uno dei libri più
utili mai pubblicati su Auschwitz.
Per anni i funzionari di Auschwitz hanno tenuto questa cosa segreta.
Sebbene abbiano mostrato l'immagine n°2 pubblicata nel numero
di Revisionist History 139 [nota del traduttore: l'immagine
è troppo sfuocata per essere riprodotta] prima non avevano
mai ammesso che questa era la parte del campo riservata agli ospedali,
una parte che essi più tardi bruciarono in modo che il
pubblico non sapesse che c'erano tali ospedali a Birkenau.
Il lettore osservi anche che tutti i dirigenti del Block 18 erano
polacchi, ebrei e russi - nessuno era tedesco.
Che cosa implica questa notizia rispetto ai cosiddetti "esperimenti
medici"? Lo stesso Smolen [nel 1979 direttore del Museo di
Auschwitz] lavorava in questa sezione
CITAZIONE DA HISTORY OF KL AUSCHWITZ, op. cit., p.65:
"Lo staff del Block 18 era composto dai seguenti prigionieri:
medici - Dr. Zbigniew Szawlowski (91972), Dr. Mieczyslaw Krzeminski
(167873), Dr. Jelonek (169537), Dr. Tadeusz Sowinski (171165),
Dr. Liebermann (172019), Dr. Hadschijew (162239), Dr. Bernard
Pollak (170687), Dr. Stabholz (126604), e infermieri - Josef Malinski
(139153), Bieberstein (160922), Antoni Kubiak (167759), Slamowicz
(34149), Mojsesz Blustein (142727), Boryslaw Raskowic (146171),
Franciszek Nowak (150208), Antoni Bogatek (108957), Jan Maciejewski
(120201).
Mieczyslaw Prendowski (119408) era il capo block, Juliusz Ganszer
(34712) era contabile.
Giardinieri, aventi cura del verde attorno al block, erano: Stanislaw
Kurpiewski (119327), Leonard Piekarski (138099) e Czerwinski (150241).
Il personale di servizio del block comprendeva anche Szir Metczanow
/190684), Turgan Chasanow (190685) e Haszyn Kulbojew (190689)-
prigionieri russi.
Nella primavera inoltrata del 1944 le autorità del campo
concessero il permesso di preparare un campo di pallavolo, situato
dietro i block 10, 11 e 17.
E' molto probabile che i prigionieri stessi fabbricarono la rete
e la palla fu ottenuta dai magazzini del "Canada".
I prigionieri del personale di servizio dei block dell'ospedale
organizzarono incontri tra le loro squadre.
Qualche tempo dopo un campo da calcio fu allestito in uno spazio
vuoto del settore IIf, adiacente la rampa della ferrovia e l'area
del crematorio III.
Alcuni prigionieri del personale di servizio dei block dell'ospedale,
diretti dal Lagercapo Bernacik, spianarono il terreno.
Vi vennero disputati numerosi incontri, con le squadre costituite
da prigionieri del personale di servizio dei block dell'ospedale,
esponenti dei prigionieri del campo zingari (BIIe) ed esponenti
di prigionieri del campo maschile (BIId).
AGGIORNAMENTO A CURA DEL TRADUTTORE
Il testo di Felderer è
stato scritto nel 1979, agli albori della ricerca revisionista
e risente quindi di un vuoto documentario colmato solo negli anni
successivi.
E' indubbio, infatti, - e non è quindi soltanto spazzatura
sterminazionista - che ad Auschwitz venissero eseguiti esperimenti
medici.
Nei rapporti sull'impiego dei detenuti appare addirittura la categoria
dei "detenuti per scopi sperimentali" (Mattogno).
Tuttavia l'articolo di Felderer è importante per svariati
motivi.
Il primo è ovviamente costituito dal fatto che Felderer
è stato il primo ricercatore a scoprire la piscina di Auschwitz,
la cui esistenza viene negata ancora oggi dalle autorità
del Museo di Auschwitz, come vedremo fra breve.
Il secondo motivo è che Felderer, citando la storia di
Auschwitz scritta da Smolen, è stato tra i primi a evidenziare
un'altra verità, assimilata soltanto di recente (e non
senza imbarazzo) dalla vulgata e cioè che nel lager c'era
anche un campo di calcio e uno di pallavolo.
Il terzo motivo è che Felderer ci ricorda che tutti i dirigenti
del Block 18 erano russi, ebrei e polacchi, corresponsabili, quindi,
degli esperimenti medici compiuti nel campo.
Questo fatto non fa che riproporre il ruolo avuto nell'amministrazione
dei lager dalla cosiddetta "auto-amministrazione dei detenuti"
(i kapò) di cui parlò a suo tempo Rassinier.
Ma ritorniamo alla piscina. La foto mostrata qui sotto è
stata scattata da un lettore del forum revisionista americano
e risale allo scorso mese di Agosto:
Le autorità del Museo di Auschwitz ne spiegano oggi la presenza con il seguente cartello:
La didascalia recita: "Cisterna
per pompieri costruita sotto forma di una piscina, probabilmente
all'inizio del 1944".
Tale didascalia, nella sua ipocrisia, merita il commento fatto
a tal proposito da uno degli animatori del detto forum: "L'industria
dell'Olocausto ha dimenticato un principio basilare: Dì
la verità, è più facile da ricordare".
E' ovvio infatti che i nazisti non avevano alcun motivo per dissimulare
la presenza di una cisterna per pompieri.
Tale versione dei fatti sembra inoltre essere (vistosamente) smentita
dall'idrante raffigurato nella foto seguente, situato a soli 15
metri di distanza dalla piscina:
Certo, le piscine possono essere usate come cisterne, in casi di emergenza, ma se una vasca è costruita come una piscina l'uso primario non può essere che quello suggerito dall'evidenza.
La bugia delle autorità
del Museo di Auschwitz è poi in contraddizione non solo
rispetto alla logica e al buon senso ma anche alle testimonianze
rese a suo tempo dai detenuti.
Leggiamo, ad esempio, cosa scrisse nel 1947 l'ex internato Marc
Klein:
"L'orario lavorativo veniva mitigato la Domenica e nei giorni festivi, quando la maggior parte dei kommando era a riposo. L'appello veniva fatto a mezzogiorno; le serate erano dedicate al riposo e ad una scelta di attività culturali e sportive. Calcio, pallacanestro e partite di polo acquatico (in una piscina all'aperto costruita all'interno del perimetro dai detenuti) attiravano folle di spettatori. Va però rilevato che solo i detenuti sani e ben nutriti, esentati dai lavori duri, potevano permettersi questi passatempi che suscitavano gli applausi più animati da parte degli altri internati."
La piscina, dunque, c'era davvero.
Rimane, quindi, ancora, attuale la domanda posta da Felderer nel
1979: che ci faceva una piscina per detenuti in un luogo concepito
come campo di sterminio?
Immagino a questo punto la domanda che qualcuno potrebbe fare:
ma allora Auschwitz cos'era, un campo di "villeggiatura"?
Una risposta onesta non può che rifuggire dalle semplificazioni
abituali.
Solo i detenuti sani e ben nutritil'ultima frase di Klein
è fondamentale per una percezione non distorta della realtà
- ambigua - del lager.
Se infatti una piscina per detenuti è incompatibile con
l'immagine corrente di Auschwitz è anche vero che bisogna
guardarsi dalla tentazione opposta, in cui purtroppo svariati
revisionisti continuano a cadere: quella cioè di far credere
che i detenuti sani e ben nutriti costituissero la regola e non,
come purtroppo furono, l'eccezione.
Non bisogna infatti dimenticare che il revisionismo olocaustico
nasce, con La Menzogna di Ulisse di Rassinier, come denuncia
della disparità di trattamento tra gli internati.
Tra coloro per i quali il lager era, anche, occasione di divertimento
e di "piacevolezze varie" (c'era anche un bordello)
e quelli - la maggioranza - che rischiavano quotidianamente di
"passare per il camino", e questo non perché
vi fossero camere a gas ma per la denutrizione e i maltrattamenti
riservati loro dai compagni più influenti, i cosiddetti
prominenten.
Il revisionismo nasce per affermare, per quanto scandaloso possa
sembrare, che la responsabilità primaria per la mortalità
spaventosa nei campi, durante l'ultima fase della guerra, non
è attribuibile tanto ai nazisti (pur tutt'altro che innocenti)
quanto ai membri dei "comitati di resistenza
antifascista" formatisi all'interno dei lager,
dal momento in cui (grosso modo all'inizio del 1944) i detenuti
politici (comunisti di osservanza staliniana) riescono
a soppiantare sistematicamente i detenuti comuni nella gerarchia
dei kapò.
Per questo la domanda che bisognerebbe finalmente porsi non è
quella - attizzata dai centri di propaganda sionista e ripresa
dagli utili idioti sparsi nel mondo - di quanti ebrei avrebbero
potuto essere salvati se il Papa avesse "parlato" ma
la seguente: quante vite umane avrebbero potuto essere salvate
se personaggi come il "compagno" Hermann Langbein (segretario
del capo dei medici SS di Auschwitz) e il "compagno"
Eugen Kogon (segretario del capo dei medici SS di Buchenwald)
avessero rubato e ammazzato di meno?
Revisionist History n° 149. Tradotto dall'inglese.