Gennaio 1995
A ll'inizio del 1940, Auschwitz
era solo una città, di 13.000 abitanti, dell'Alta Slesia
tedesca. Nel maggio dello stesso anno, nella periferia di Auschwitz
inizia a costruirsi, sull'area di una caserma dell'artiglieria
polacca, un "campo di transito" per 10.000 detenuti
polacchi. Negli anni che seguirono, con l'aggravarsi della guerra,
Auschwitz divene il centro di un insieme di circa quaranta campi
e sotto-campi e la capitale di un enorme complesso agricolo e
industriale (miniere, petrolchimica, fabbriche di armamenti,)
dove lavoravano numerosi detenuti, ebrei e polacchi in particolare,
a fianco di lavoratori civili. Auschwitz fu, di volta in volta
o successivamente, un campo di concentramento e un campo di lavori
forzati e lavoro libero. Non fu mai un campo di "sterminio"
(espressione inventata dagli alleati). Nonostante le drastiche
misure igieniche e i numerosi edifici o baraccamenti ospedalieri,
a volte muniti degli ultimi ritrovati della scienza medica tedesca,
il tifo, che era endemico nella popolazione ebrea polacca e tra
i prigionieri di guerra russi, operò, insieme alla febbre
tifoide e altre epidemie, devastazioni nei campi e nella città
di Auschwitz tra la popolazione concentrazionaria e quella civile,
come tra gli stessi medici tedeschi. È così che,
durante tutta l'esistenza del campo, queste epidemie, unite per
taluni alla fame, al caldo, al freddo e a terribili condizioni
di lavoro in questa zona di paludi, causarono, dal 20 maggio 1940
al 18 gennaio 1945, la morte di molte persone, probabilmente 150.000
detenuti (1) .
Le voci su Auschwitz
Come è normale in tempi di guerra
e di propaganda di guerra, varie voci si svilupparono a partire
da questi fatti drammatici. Soprattutto verso la fine della guerra
e soprattutto negli ambienti ebrei al di fuori della Polonia,
ci si mise a raccontare che i tedeschi uccidevano a Auschwitz,
su ordine ricevuto da Berlino, milioni di detenuti in maniera
sistematica. Secondo queste voci, i nazisti avevano installato
delle "fabbriche della morte", particolarmente per gli
ebrei; sezionavano i detenuti vivi (vivisezione) o li bruciavano
vivi (nelle fosse, negli altiforni o nei crematori); o, ancora,
prima di bruciarli, gasavano gli ebrei in mattatoi chimici chiamati
"camere a gas". In questo circuito fatto di voci si
ritrovano alcuni miti della Prima Guerra Mondiale (2) .
L'imbarazzo dei liberatori sovietici
I sovietici occuparono Auschwitz il 27
gennaio 1945. Ciò che essi scoprirono era talmente contrario
a quello che divulgava la propaganda che si può dire che
restarono a bocca aperta. Per la sua stessa organizzazione e per
le sue installazioni sanitarie, talmente moderne agli occhi dei
sovietici, quel campo era tutto il contrario di un "campo
di sterminio". Così per diversi giorni la Pravda
rimane in silenzio e, sul momento, nessuna commissione d'inchiesta
alleata fu invitata a venire a constatare sul luogo la verità
di Auschwitz. Finalmente, il primo febbraio, la Pravda ruppe
il silenzio. Solo per mettere in bocca a un prigioniero, uno solo,
le seguenti parole:
I nazisti uccidevano con il gas i bambini, i malati così
come gli uomini e le donne inabili al lavoro. Bruciavano i cadaveri
inforni speciali. Nel campo c'erano dodici di questi forni.
E per aggiungere che il numero dei morti era stato valutato in
"migliaia e migliaia" e non in milioni. L'indomani il
grande reporter ufficiale del giornale, Boris Polevoi, affermava
che il mezzo principale usato dai tedeschi per sterminare le loro
vittime era l'elettricità:
[Si utilizzava una] catena elettrica dove centinaia di persone
erano uccise simultaneamente da una corrente elettrica; i cadaveri
cadevano su di un nastro mosso lentamente da una catena e così
avanzavano verso un altoforno.
La propaganda sovietica era disorientata e poté mostrare
solamente in alcuni filmi le persone, morte o morenti, che i tedeschi,
in ritirata, avevano lasciato sul posto. C'erano anche, come mostrano
i cinegiornali dell'epoca sulla liberazione del campo, numerosi
bambini vivi così come degli adulti in buona salute. La
propaganda ebraica venne allora in soccorso a quella sovietica.
La propaganda ebraica alla fine del 1944
Nella primavera del 1944, due ebrei evasi
da Auschwitz si erano rifugiati in Slovacchia. Là, con
l'aiuto di correligionari, iniziarono a mettere a punto una storia
dei campi di Auschwitz, di Birkenau (campo annesso ad Auschwitz)
e di Majdanek, da loro descritti come dei "campi di sterminio".
Il più famoso di questi ebrei era Walter Rosenberg, alias
Rudolf Vrba, il quale vive ancora oggi in Canada. Il loro racconto,
altamente fantasioso, passa in seguito, sempre attraverso ambienti
ebraici, in Ungheria, in Svizzera e, in fine, negli Stati Uniti.
Qui prese la forma di un rapporto dattiloscritto pubblicato dal
War Refugee Board, nel novembre del 1944, sotto l'egida della
presidenza degli Stati Uniti; il War Refugee Board doveva la sua
creazione a Henry Morgenthau Junior (1891-1967), segretario del
Tesoro, che si sarebbe reso celebre per il "piano Morgenthau"
che, se fosse stato applicato da Roosevelt e Truman, avrebbe portato
all'annientamento fisico, dopo la guerra, di milioni di tedeschi.
Questo rapporto servì come base per la "verità"
ufficiale di Auschwitz. I Sovietici vi si ispirarono per il loro
documento URSS-008 del 6 maggio 1945 che, al processo di Norimberga,
si vide accordare, come il loro rapporto su Katyn, lo statuto
di documento "di valore autentico", che era proibito
contestare. Secondo questo documento, i tedeschi avevano uccciso
ad Auschwitz più di 4.000.000 di persone, segnatamente
li si gasava con l'insetticida chiamato "Zylon B". Questa
"verità" ufficiale sarebbe sprofondata nel 1990.
La confessione di Rudolf Höss
Il 15 aprile 1946, uno dei tre comandanti succesivi di Auschwitz,
Rudolf Höss (da non confondersi con Rudolf Hess) "confessa"
sotto giuramento, davanti ai suoi giudici e davanti ai giornalisti
del mondo intero, che, dal tempo della sua gestione, cioè
dal 20 maggio 1940 al primo dicembre 1943, almeno 2.500.000 detenuti
di Auschwitz erano stati uccisi con il gas e che almeno altri
500.000 erano morti per la fame e per le malattie, per un totale
di almeno 3.000.000 di morti per quel solo periodo. Mai, neppure
per un istante, R. Höss fu interrogato o contro-interrogato
sulla materialità dei fatti straordinari che riportava.
Fu affidato ai Polacchi. Redasse a matita, sotto la sorveglianza
dei suoi carcerieri comunisti, una confessione nella dovuta e
prevista forma. Dopo di che fu impiccato ad Auschwitz il 16 aprile
1947. Fatto curioso, si dovette attendere il 1958 per avere comunicazione,
parziale, di questa confessione conosciuta poi dal grande pubblico
sotto il titolo di Comandante ad Auschwitz (3) .
Impossibilità fisico-chimiche
La descrizione, estremamente rapida e vaga, dell'operazione
di gassazione dei detenuti, come R. Höss la riferiva nella
sua confessione scritta, era impossibile per ragioni di ordine
fisico e chimico. Non si deve confondere una gassazione per esecuzione
con una gassazione suicida o incidentale: in una gassazione per
esecuzione si vuole uccidere senza essere uccisi!
Lo Zyklon B è un insetticida a base di acido cianidrico,
utilizzato a partire dal 1922 e ancor oggi. È molto pericoloso.
Aderisce alle superfici. Si disperde difficilmente. È esplosivo.
Gli Americani, in alcuni stati, utilizzano il gas cianidrico per
l'esecuzione dei loro condannati a morte. Una "camera a gas
per esecuzione" è necessariamente molto sofisticata
e la procedura è lunga e pericolosa. Ora, R. Höss,
nella sua confessione, diceva che la squadra incaricata di estrarre
2.000 cadaveri da una camera a gas vi entrava dopo aver acceso
il ventilatore e procedeva a questa fatica di Ercole mangiando
e fumando, cioè, se si capisce bene, senza maschere antigas.
Impossibile. Nesssuno sarebbe potuto entrare così in un
oceano di acido cianidrico per manipolare migliaia di cadaveri
cianurizzati, essi stessi divenuti intoccabili perché impregnati
di un forte veleno che uccide per contatto. Anche con maschere
antigas munite di filtro speciale per l'acido cianidrico il lavoro
sarebbe stato impossibile, poiché questi filtri non potevano
resistere a lungo in caso di respirazione pesante dovuta a uno
sforzo fisico, anche di debole intensità.
Una risposta di 34 storici
Nei numeri di Le Monde del 29 dicembre 1978 e del 16 gennaio
1979, esponevo brevemente le ragioni per le quali, conoscendo
i luoghi e la pretesa procedura seguita, ritenevo che le gasazioni
di Auschwitz erano tecnicamente impossibili.
Il 21 febbraio, sempre su Le Monde, apparve una dichiarazione
di 34 storici che si concludeva così: "Non bisogna
domandarsi come, tecnicamente, un tale omicidio di massa
sia stato possibile. È stato possibile tecnicamente perché
è accaduto".
Secondo me, gli "sterminazionisti", come io li chiamo,
segnavano là una palese capitolazione. Sul piano della
scienza e della storia, il mito delle camere a gas naziste riceveva
un colpo fatale. Dopo questa data, nessuna opera sterminazionista
è venuta a portarci dei chiarimenti su questo punto, e
soprattutto non quella di Jean-Claude Pressac fallacemente intitolata
Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers
(4) . Per iniziare, è finito il tempo in cui gli
storici osavano dirci che era autentica quella tale camera a gas
presentata ai turisti come "in stato originale", "allo
stato della ricostruzione" o "allo stato di rovine"
(delle rovine possono essere parlanti). Le pretese camere a gas
di Auschwitz non erano nient'altro che celle frigorifere per la
conservazione dei cadaveri in attesa della cremazione, così
come attestano i piani che ho scoperto nel 1976.
"Mostratemi o disegnatemi"
Nel marzo 1992, lanciai a Stoccolma una sfida di portata internazionale:
"Mostratemi o disegnatemi una camera a gas nazista!"
Precisai che non ero interessato ad un edificio che si supponeva
contenesse una tale camera a gas, né a un lembo di muro,
né a una porta, né a dei capelli, né a delle
scarpe. Volevo una rappresentazione completa dell'arma del delitto,
della sua tecnica, del suo funzionamento. Aggiungevo che, se ora
si pretendeva che i tedeschi avessero distrutto quest'arma, bisognava
che la si ridisegnasse. Rifiutavo di credere a una "realtà
materiale" priva di rappresentazione materiale.
L'Holocaust Memorial Museum
Il 30 agosto 1994 visitai l'Holocaust Memorial Museum di Washington.
Non trovai alcuna rappresentazione fisica della magica camera
a gas. Allora, davanti a quattro testimoni, nel suo ufficio, domandai
a Michael Berenbaum, Direttore della Ricerca del museo, di spiegarmi
questa anomalia. Dopo essersi violentemente adirato, finì
per rispondermi che "era stata presa la decisione di non
dare alcuna rappresentazione fisica della camera a gas nazista!"
Non cercava neppure d'invocare l'esistenza nel suo museo di un
plastico artistico del crematorio II di Birkenau: sapeva benissimo
che questo plastico, d'altronde non riprodotto nel suo libro-guida
del museo (5) , non era altro che una creazione artistica senza
alcuna relazione con la realtà.
La rotta degli sterminazionisti
Ebbi anche l'occasione di ricordare a M. Berenbaum alcuni
eventi disastrosi per la causa sterminazionista.
Nel 1968, nella sua tesi, la storica ebrea Olga Wormser-Migot
aveva riconosciuto che esisteva un "problema delle camere
a gas" e aveva scritto che Auschwitz-I era "senza camera
a gas" (quella "camera a gas" visitata da milioni
di turisti!) (6) .
Nel 1983, un britannico, sebbene difensore della leggenda dello
sterminio, rivela come Rudolf Höss, prima di deporre davanti
al tribunale di Norimberga, fosse stato torturato da ebrei appartenenti
ai servizi inglesi di sicurezza militare, e che poi finì
con il confessare a forza di calci, pugni e frustate, esposizione
al gelo e privazione del sonno (7) .
Nel 1985, al primo processo a Ernst Zündel a Toronto, il
testimone n· 1, Rudolf Vrba, e lo storico n· 1 della
tesi sterminazionista, Raul Hilberg, erano crollati al momento
del contro-interrogatorio condotto dall'avvocato, che assistevo,
Douglas Christie (8) .
Nel 1988, lo storico ebreo americano Arno Mayer, che affermava
di credere al genocidio e alle camere a gas, scriveva: "Sources
for the study of the gas chambers are at once rare and unreliable
[]. Besides, from 1942 to 1945, certainly at Auschwitz, but probably
overall, more Jews were killed by so-called 'natural' causes than
by 'unnatural' ones" (Le fonti per lo studio delle camere
a gas sono nello stesso tempo rare e dubbie [] Inoltre, dal 1942
al 1945, certamente ad Auschwitz, ma probabilmente anche sempre
altrove, le cause dette "naturali" uccisero più
ebrei che non quelle "non naturali" [sottoalimentazione,
malattie, epidemie, sfinimento]) (9) .
Nel 1992, Yehuda Bauer, professore all'Università ebraica
di Gerusalemme, tacciava di "silly" (assurda)
la tesi secondo la quale la decisione di sterminare gli ebrei
era stata presa il 20 gennaio 1942 a Berlino-Wannsee (10) .
Nel 1993, Jean-Claude Pressac valutava il numero di morti di Auschwitz
(ebrei e non) a un totale di 775.000 e, nel 1994, a una cifra
compresa tra 630.000 e 710.000 (11) .
Quello stesso anno, il professor Christopher Browning, collaboratore
dell'Encyclopedia of the Holocaust, dichiarava:
"Höss was always a very weak and confused witness"
(Höss è sempre stato un testimone molto debole
e confuso) ed ebbe la disinvoltura di aggiungere: "The
revisionists use him all the time for this reason, in order to
try and discredit the memory of Auschwitz as a whole"
(È per questo che i revisionisti lo citano sempre,
per cercare di screditare la memoria di Auschwitz nella sua totalità)
(l2) .
Ad Auschwitz, fino all'inizio del 1990, chiunque poteva constatare
che, sulle diciannove lastre metalliche del grande monumento di
Birkenau, era scritto, in diciannove differenti lingue, che 4.000.000
di persone erano morte in questo campo; ora, queste lastre sono
state ritirate verso l'aprile del 1990 dalle autorità
del museo di Auschwitz che, ancora oggi, non sanno con quale cifra
rimpiazzare quella falsa, di fronte alla quale sono venuti ad
inchinarsi tutti i grandi del mondo, compreso Giovanni Paolo II
(13) .
In appoggio alla loro tesi i revisionisti dispongono di tre diverse
perizie F. Leuchter (l4) , G. Rudolf (15) , W. Luftl e del principio
di una perizia polacca (16) , mentre gli sterminazionisti non
osano intraprendere una perizia dell'arma del crimine.
Tutti gli ebrei sopravvissuti ad Auschwitz e, in particolare,
i "bambini di Auschwitz", cioè coloro i quali
sono nati nel campo o vi hanno vissuto i loro anni d'infanzia,
sono prove viventi del fatto che Auschwitz non ha mai potuto essere
un campo di sterminio.
Non solo non esiste né un ordine né un piano, né
la traccia di una direttiva né di un budget per
questa grande impresa che sarebbe stata lo sterminio sistematico
degli ebrei; non solo non esiste un solo rapporto d'autopsia che
stabilisca la morte di un detenuto per gassazione, né una
perizia ufficiale sull'arma del crimine, ma non esiste alcun testimone
delle camere a gas a dispetto di ciò che qualche autore
di best-seller vorrebbe farci credere.
Nel suo La Nuit (La Notte), testimonianza autobiografica
pubblicata nel 1958, Elie Wiesel non menziona una sola volta le
camere a gas di Auschwitz: dice che gli ebrei erano sterminati
in fornaci o nei forni crematori! Nel gennaio 1945, i tedeschi
gli lasciarono la scelta, così come a suo padre, d'aspettare
i sovietici o di partire verso la Germania; dopo averci pensato
bene, padre e figlio decisero di fuggire con i loro "sterminatori"
tedeschi piuttosto che aspettare i lori liberatori sovietici.
Ciò si trova in bella evidenza in La Nuit, che basta
leggere con attenzione (17) .
La menzogna di Auschwitz
Dichiarai nel 1980: "Attenzione! Nessuna delle 60 parole
che sto per pronunciare mi è dettata da una opinione politica.
Le prétendu génocide des juifs et les prétendues
chambres à gaz hitlériennes forment un seul et même
mensonge historique, qui a permis une gigantesque escroquerie
politico-financière dont les principaux bénéficiaires
sont l'État d'Israël et le sionisme international
et dont les principales victimes sont le peuple allemand MAIS
NON PAS SES DIRIGEANTS et le peuple palestinien tout entier
(Il preteso genocidio ebraico e le pretese camere a gas naziste
formano una sola e medesima menzogna storiografica, che ha permesso
una gigantesca truffa politico-finanziaria di cui i principali
beneficiari sono lo stato d'Israele e il sionismo internazionale
e di cui le principali vittime sono il popolo tedesco MA NON I
SUOI DIRIGENTI e tutto il popolo palestinese.
Oggi non ritirerei una parola di questa dichiarazione malgrado
le aggressioni fisiche, i processi, e le multe che ho subito dal
1978 e malgrado l'incarcerazione, l'esilio o la persecuzione di
tanti revisionisti. Il revisionismo storico è la grande
avventura intellettuale di questa fine secolo. Ho solo un rimpianto:
di non poter trovare, nei limiti di questo articolo, lo spazio
necessario per rendere omaggio al centinaio di autori revisionisti
che, dopo il francese Paul Rassinier e passando per l'americano
Arthur R. Butz, il tedesco Wilhelm Stäglich, l'italiano Carlo
Mattogno e lo spagnolo Enrique Aynat, hanno accumulato sulla realtà
storica della seconda guerra mondiale una mole di lavoro di pregio
eccezionale.
Un'ultima parola: i revisionisti non sono dei negazionisti né
dei personaggi animati da turpi intenzioni. Essi cercano di dire
ciò che è stato e non ciò che non è
stato. Sono positivi. Ciò che annunciano è una buona
notizia. Continuano a proporre un dibattito pubblico, in piena
chiarezza, anche se, fin qui, è stato loro risposto soprattutto
con l'insulto, la violenza, con la forza ingiusta della legge
o ancora con delle vaghe considerazioni politiche, morali o filosofiche.
La leggenda di Auschwitz deve, presso gli storici, lasciare il
posto alla verità dei fatti (18) .
11 gennaio 1995
NOTE
(1) Questa cifra di 150.000 morti corrisponde forse al
numero degli uccisi del più grande "crematorio
per vivi" del mondo: quello del bombardamento di Dresda "la
Firenze dell'Elba" compiuto dagli aviatori anglo-americani
nel febbraio 1945.
(2) Durante la Prima Guerra Mondiale gli alleati hanno accusato
i tedeschi di utilizzare delle chiese come camere a gas e di far
funzionare fabbriche con la combustione dei cadaveri. Sul primo
punto, si veda "Atrocities in Serbia. 700,000 Victims (The
Daily Telegraph, 22 March 1916, p. 7) da confrontare con "Germans
Murder 700,000 Jews in Poland. Travelling Gas Chambers" (The
Daily Telegraph, 25 June 1942, p. 5).
(3) Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf
Höss, Einaudi, Torino, 1960; nuova ed. 1992. Per una
puntuale confutazione delle "confessioni" di Höss,
cfr. C. Mattogno, Auschwitz: le "confessioni" di
Höss, Ed. La Sfinge, Parma 1987 (N.d.T.).
(4) Auschwitz : Technique and Operation of the Gas Chambers,
New York, Beate Klarsfeld Foundation, 1989.
(5) The World Must Know. The History of the Holocaust As Told
in the US Holocaust Memorial Museum, Boston, Little, 1993,
p. 137-143.
(6) Le Système concentrationnaire nazi (1933-1945),
Presses Universitaires de France, 1968, p. 157, 541-545.
(7) Rupert Butler, Legions of Death, London, Arrow, 1983,
pagina dei riconoscimenti e pp. 234-238.
(8) Barbara Kulaszka, Did Six Million Really Die ? Report of
the Evidence in the Canadian "False News" Trial of Ernst
Zündel 1988, Toronto, Samisdat Publishers, 1992 ; cfr.
l'indice alle voci "Vrba, Rudolf" e "Hilberg, Raul.
(9) The "Final Solution" in History, New York,
Pantheon, 1988, pp. 362, 365.
(10) "Wannsee's importance rejected", Jewish Telegraphic
Agency, The Canadian Jewish News, 30 January 1992.
(11) Les Crématoires d'Auschwitz, CNRS éditions,
1993, p. 148; Die Krematorien von Auschwitz, München,
Piper Verlag, 1994, p. 202.
(12) Christopher Hitchens, "Whose History is it ?",
Vanity Fair, December 1993, p. 117.
(13) Per la documentazione fotografica della rimozione cfr. Revue
d'histoire révisionniste n. 3, nov. déc. 1990/jan.
1991, pp. 30-32 (N.d.T.).
(14) Per una traduzione, parziale, in lingua italiana, Rapporto
Leuchter, Edizioni all'insegna del Veltro, Parma, 1993; in
lingua francese, Annales d'histoire révisionnsite,
n. 5, été-automne 1988, pp. 51-102. Leuchter ha
redatto altri rapporti meno noti: The Second Leuchter Report.
Dachau, Mauthausen, Hartheim, D. Clark, Decatur, Al., USA,
1989 (cfr. Revue d'histoire révisionniste n. 1,
mai-jui-juil. 1990, pp. 49-114); The Third Leuchter Report.
A Technical Report on the Execution Gas Chambers at Mississippi
State Penitentiary, Samisdat Publishers, Toronto, 1989; The
Fourth Leuchter Report. An Engineering Evaluation of Jean-Claude
Pressac's Book "Auschwitz: Technique and Operation of the
Gas Chambers", Fred A. Leuchter Associates, Boston, 1991.
Cfr. C. Mattogno, Intervista sull'Olocausto, Ed. di Ar,
Salerno, 1995, pp. 36-37 e relative note (N.d.T.).
(15) Da Mattogno presentata come "prova chimica" per
eccellenza. Cfr. C. Mattogno, op. cit., pp. 39-40 (N.d.T.).
(16) Cfr. Revue d'histoire révisionniste n. 5, nov.
1991, pp. 143-150 (N.d.T.).
(17) La Nuit, éditions de Minuit, 1958, p. 128-130.
Si deve rimarcare che, nell'edizione tedesca della celebre opera,
le parole "crematorio(i)" o "forni crematori"
sono state sistematicamente sostituite con l'espressione "camera(e)
a gaz" (in tedesco "Gaskammer(n)" al fine
di mettere del gas là dove E. Wiesel, nel 1958, aveva dimenticato
di metterlo (Die Nacht zu begraben, Elischa, trad. di Curt
Meyer-Clason, Ullstein, 1962).
(18) Per le pubblicazioni revisioniste in francese contattare
R.H.R. (BP. 122, F-92704 Colombes Cedex) e, per le pubblicazioni
in inglese o in tedesco, Samisdat Publishers (206 Carlton Str.,
Toronto, Ont. M5A 2L1, Canada) o Institute for Historical Review
(P.O. Box 2739, Newport Beach, California 92 659, USA).
++++++++++++++++++++++
Orion, c/o La Bottega del Fantastico, via Plinio 32, 20129
Milano, No· 148, gennaio 1997, nuova serie, anno VI, p.
22-31.
L'indirizzo elettonico (URL) di questo documento è: <http://aaargh-international.org/ital/archifauri/RF950111i.html>