Prologo
Nella storia tedesca la censura è stata sfortunatamente
più una regola che un'eccezione. Essa fu introdotta dalla
Chiesa Cattolica nella forma dell'Inquisizione. Fu però
il noto statista austriaco Metternich a perfezionare il sistema
di repressione della libertà d'espressione attraverso un
vasto apparato di spionaggio e sorveglianza. Nemmeno la Germania
imperiale o la Repubblica di Weimar furono particolarmente tolleranti
nella loro politica verso la letteratura non gradita, [1] ma la
reputazione peggiore fu senza dubbio acquisita dal Terzo Reich
che inserì, nei dodici anni della sua esistenza, circa
10.000 libri nella sua lista nera. Questi libri non furono bruciati,
ma scomparvero dagli scaffali delle librerie e furono banditi
dagli archivi delle biblioteche.[2]
Ma ciò che non è assolutamente conosciuto è
che i "liberatori" alleati organizzarono la più
grande campagna di distruzione di libri mai effettuata. I testi,
vittime dell'operazione degli Alleati, furono 34.645 e comprendevano
anche tutti I testi scolastici pubblicati tra il 1933 ed il 1945;
non solo fu proibito a questi libri di essere stampati e venduti
dopo la guerra ma essi sparirono anche dagli archivi di molte
biblioteche.[3] Negli anni tra il 1946 ed il 1952 la Forza d'Occupazione
Sovietica pubblicò quattro liste di proscrizione ("Liste
der auszusondernden Literatur", o lista della letteratura
proibita) di titoli destinati alla distruzione. In base alle istruzioni
dei censori che stilarono l'introduzione del secondo e del terzo
volume, i primi tre tomi della lista furono utilizzati anche nelle
zone d'occupazione occidentali.
La Costituzione tedesca
Nel suo articolo 5, sezione 1, clausola 3, l'attuale Costituzione
tedesca (Grundgesetz, o GG) proibisce la censura. La Sezione 2
dello stesso articolo tuttavia limita la libertà dalla
censura con le regole imposte dalle "leggi generali"
per le altre materie. Un diritto umano fondamentale può
così essere sospeso, almeno teoricamente, da leggi ordinarie
come quelle di carattere penale.[4] In questo senso la Corte Costituzionale
della Germania Federale (Bundesverfassungsgericht) ha deliberato
che le "leggi generali" sono quelle che non proibiscono
un'opinione particolare o la libertà di parola in generale.
Inoltre, le leggi generali possono imporre limiti ad un diritto
fondamentale solo se ciò serve a garantire un altro diritto
fondamentale. In accordo con il principio della proporzionalità,
i benefici d'entrambi i diritti fondamentali in conflitto devono
essere contro bilanciati.[5]
Altre restrizioni imposte alla libertà d'espressione sono
imposte dall'articolo 5, sezione 2 della Costituzione tedesca
allo scopo di proteggere la gioventù e l'onore personale.
Secondo la sentenza della Corte Costituzionale della Germania
Federale il significato essenziale del diritto umano della libertà
d'espressione è che la censura di pubblicazioni è
permessa solo per pubblicazioni che siano una fonte costante o
tipica di pericolosità per i giovani che possono leggerle,
udirle o guardarle.
A proposito delle offese all'onore la Corte Costituzionale Federale
ha disposto che questa fattispecie generalmente non si verificasse
se non si sono usate espressioni offensive.
Legge penale
Il Codice penale tedesco (Strafgesetzbuch, StGB) dispone di mezzi
per facilitare la censura, particolarmente negli articoli §§
185, 189 e 130f. Mentre gli articoli §§ 185 e 189 (diffamazione,
denigrazione della memoria di persone decedute) possono essere
classificati sotto la categoria "offese all'onore",
il §§ 130f. (istigazione del popolo, istigazione all'odio)
sono mischiate tra le offese all'onore e offesa alla dignità
umana (Articolo 1 GG), e messa in pericolo della pace sociale,
una chimera concettuale che non verrà qui dettagliatamente
analizzata.
Nell'autunno del 1994 la revisione dell'articolo § 130 StGB
(la cosiddetta Lex Deckert) ha decretato, tra l'altro, che rientra
tra I reati penali
"pubblicamente o in assemblea in modo da portare ad una violazione
dell'ordine pubblico, approvare, negare o trivializzare ogni atto
commesso sotto il regime Nazionalsocialista nel modo specificato
nell'articolo § 220° Sezione 1 [i.e. genocidio, A.M...]"
Questo è lo scenario preciso in cui la Corte Costituzionale
ha deliberato: questa legge criminalizza una specifica opinione
circa un episodio della storia di un singolo passato regime. In
questa prospettiva "affrettata e sconsiderata"[6] "legge
speciale contro la libertà d'espressione"[7] dovrebbe
essere incostituzionale, ed è stata criticata adeguatamente
in Germania dalla letteratura giuridica, dove è stata descritta,
per quello che è realmente, "un attacco alla libertà
della libertà intellettuale dei dissidenti"[8] e "in
sostanza il classico esempio di una norma [...] diretta contro
un'opinione specifica."[7]
"La legittimità di questa disposizione è almeno
dubbia. Ci si potrebbe già chiedere se una menzogna sia
un reato di tipo penale; ci si deve chiedere se la semplice negazione
di un fatto storico, in assenza d'ogni carattere di turbamento
dell'ordine pubblico, possa essere classificata e trattata come
istigazione del popolo in ogni caso.."[9]
Il concetto di "negazione" di qualcosa che lo stato
considera vero è un nuovo elemento nella legge penale tedesca
e pone problemi che appaiono d'impossibile soluzione per la procedura
penale. A proposito della negazione: perchè essa sia oggettivamente
un'infrazione penale deve essere stata fatta deliberatamente;
coloro che negano devono sapere che non stanno asserendo il vero
ed il giudice deve dimostrare questa consapevolezza cosa che è
già virtualmente impossibile. Ma circa il potere di punire
anche (specialmente) i cosiddetti "criminali d'opinione"
che sono convinti di star dicendo il vero la giurisprudenza tedesca
ha architettato una definizione completamente nuova d'intenti:
"In questo caso, l'intento può solo essere che la
conoscenza di un opinione che entra in conflitto con 'l'opinione
generale' a proposito di un avvenimento storico. Si ammette che
in uno stato di diritto ciò ponga un sistema penale giuridico
direttamente ad un bivio [ di una legge penale basata sull'arbitrarietà]].
Come Auschwitz rimarrà sempre un incubo per I tedeschi,
la (legge sulla) 'Menzogna di Auschwitz' avrà lo stesso
ruolo per la legge penale tedesca."[10]
Tuttavia il rivisto articolo § 130 StGB include regolamenti
che vanno molto più in là. Criminalizza non solo
i punti di vista dissenzienti su certi aspetti della persecuzione
nazionalsocialista delle minoranze, ma anche qualsiasi cosa che
possa essere considerata un'istigazione all'odio verso le minoranze
d'ogni tipo. A questo proposito i maggiori commentatori del diritto
penale tedesco hanno osservato che questo emendamento significa
in sostanza che ogni tipo di critica a minoranze della popolazione
o come sono definite 'gruppi minoritari possono divenire
reati penali poiché il diritto legale che dovrebbe proteggerli
(legge antidiscriminazione) è stato reso troppo generico
e vago da questo paragrafo.[11]
Inoltre, si autorizza anche la censura preventiva attraverso il
provvedimento di confisca per pubblicazioni ed altri mezzi di
comunicazione pronti per la distribuzione. La giurisprudenza ritiene
che l'intento di distribuzione di pubblicazioni proibite esista
se una persona ha in suo possesso o trasporta più di una
singola copia dello scritto.
Che questa nuova legge tedesca sia difficile da conciliare con
gli standard dei diritti umani internazionali, è un fatto
conosciuto dagli stessi dirigenti politici tedeschi, ma è
giustificato in virtù della particolare storia del paese.[12]
Messa all'Indice
Il primo passo nel processo della censura tedesca è la
lista nera o "messa all'indice" per esempio di un libro
o di uno scritto. Questa messa all'indice è effettuata
dall'Ufficio Federale di Revisione per i Media pericolosi per
la gioventù (Bundesprüfstelle für jugendgefährdende
Medien, BPjM).[13] Dal 2002 può attivarsi solo una segnalazione
scritta del Dipartimento del Welfare per i Giovani. Tuttavia una
legge più restrittiva introdotta nel 2002 autorizza questa
autorità ad inserire nell'indice altri media anche senza
il bisogno della segnalazione. Questa messa all'indice significa
che i lavori inseriti nelle liste nere non possono più
essere pubblicizzati e venduti a persone sotto ai 18 anni. In
sostanza ciò significa che questi scritti cessano di esistere
per il pubblico, e che si può legalmente apprendere della
loro esistenza solo attraverso mezzi privati o alternativamente
attraverso la lista dei libri e pubblicazioni messe all'indice
che il BPjM pubblica regolarmente sul suo Report. Per il momento
questa lista include migliaia di lavori stampati, audio e video.[14]
Un tempo accessibile per chiunque, questo Report è ora
venduto solo alle biblioteche, ai grossisti e ai venditori al
dettaglio ed anche le biblioteche hanno cessato di fornire il
libero accesso alla pubblicazione. Questo rende l'attività
censoria di questa autorità sempre più oscura. Questa
tendenza a celare la sua attività di censura è ulteriormente
aumentata dal 2002, quando la legge è stata cambiata così
che i media, che sono ritenuti una minaccia particolarmente pericolosa
per la gioventù sono adesso inseriti in una lista segreta.
Le vittime di questa censura segreta sono i media che contengono
violazioni della legge penale tedesca (diffamazione, denigrazione
dei morti, istigazione all'odio, istigazione del popolo) vale
a dire praticamente s'include la totalità della letteratura
revisionista.[15]
Malgrado il BPjM fu inizialmente creato per proteggere la gioventù
tedesca dalla pornografia e dalla glorificazione della violenza
si è sempre più dedicato alla battaglia contro la
letteratura politica e storica non conforme. All'inizio del 1990
Eckhard Jesse, che oggi è professore di sociologia a Chemnitz,
criticò il fatto che il BPjM è "in molteplici
modi divenuto il guardiano di un antifascismo unidirezionale "[16]
e che i suoi provvedimenti sono "difficili da conciliare
con i principi della società liberale [...], perché
per principio in una società aperta la parola stampata
o detta non può essere irreggimentata."[17]
Ad oggi, questa stupefacente ammissione della violazione dei diritti
umani attraverso la censura promossa sotto gli auspici dell'Ufficio
Federale per la Protezione Costituzionale che meritò la
segnalazione di Loro, ha ottenuto poche attenzioni.
La decisione dei tribunali tedeschi nel caso del libro Wahrheit
für Deutschland (Verità per la Germania) ha assunto
un significato centrale nella pratica censoria del BPjM. Questo
libro tratta in modo rigoroso ma non accademico la questione di
chi porta le responsabilità per la Seconda Guerra Mondiale.[18]
Il BPjM lo inserì nella lista alla fine degli anni '70.
Nel 1994 la Corte Federale Costituzionale ha dichiarato la decisione
d'inserimento nella lista nera illegale, [19] ma il BPjM immediatamente
reinserì il libro nella lista con ulteriori esili motivazioni.[20]
L'autore si appellò nuovamente contro ciò ed il
suo ricorso ebbe nuovamente successo presso la Corte Amministrativa
di Colonia. Secondo il verdetto, il BPjM aveva mancato di provare
che il libro causava un danno ai giovani che lo avessero letto:
"Il BPjM omette di comprendere che è proprio la possibilità
di un aperto dibattito tra I diversi punti di vista che migliora
le capacità critiche dei giovani che richiedono una discussione
libera e senza restrizioni. Inoltre l'insegnamento degli eventi
storici richiede particolarmente l'esame critico dei diversi punti
di vista. Nelle sue considerazioni il BPjM ha omesso completamente
che ciò [...] può (forse)proteggere la gioventù
con più efficacia dalla possibilità di versioni
distorte della storia piuttosto che la messa all'indice che invece
può indurre una giustificata attrazione verso queste opinioni."[21]
Tuttavia questo verdetto come anche il precedente della Corte
Costituzionale Federale indicava anche che questi principi non
si dovevano applicare nel caso della storiografia riguardante
il destino degli ebrei nel Terzo Reich. Questa ricerca o tema
non solo rappresenta un opinione scientificamente palesemente
scorretta ma tende a glorificare il Nazionalsocialismo e a denigrare
gli ebrei come gruppo. Questo non significa che la pubblicazione
in causa attacchi verbalmente gli ebrei o s'identifichi con l'ideologia
nazionalsocialista. Nemmeno una palese dichiarazione di simpatia
per gli ebrei o condanna del Nazionalsocialismo può servire
se la trasgressione avviene mettendo in dubbio la natura reale
dell'Olocausto o di un suo singolo aspetto. Le Corti tedesche
considerano questi casi come prove adeguate per dimostrare la
glorificazione del sistema nazionalsocialista dell'intenzione
di diffamare gli ebrei.
Ad oggi gli appelli contro l'inserimento nella lista nera dei
libri "negatori dell'Olocausto" sono stati uniformemente
senza successo da quando i tribunali tedeschi rifiutano ogni richiesta
di portare prove in questi processi.[22] La documentazione in
questo contesto è molto frammentaria. Vecchi libri che
mettevano in dubbio l'esistenza dell'Olocausto come Geschichte
der Verfemung Deutschlands (Storia della diffamazione della Germania),[23]
Hexeneinmaleins einer Lüge (Magica squadra di una menzogna),[24]
Feuerzeichen (Segnale di fuoco)[25], Die 2. babylonische Gefangenschaft
(La seconda cattività babilonese )[26] non sono stati
inseriti nell' Indice del BPjM. Per altro verso, uno dei primi
libri di questo genere, un libro che per la sua impostazione deve
essere considerato degno di credito scientifico ed accademico,
chiamato Der Jahrhundertbetrug[27]
(The Hoax of the Century) - fu inserito nella lista nera all'inizio
della primavera del 1979.[28]
Un lavoro edito dalla editrice Kritik-Verlag, dislocate in Danimarca,
ha ricevuto una fama indiretta. All'inizio degli anni '70 questo
editore aveva stampato il libello intitolato Die Auschwitz-Lüge
(La menzogna di Auschwitz ), in cui un ex soldato tedesco descriveva
le sue esperienze ad Auschwitz, che erano diametralmente opposte
a quelle riportate dai ben noti testimoni oculari.[29] Alla fine
in Germania il titolo di questa pubblicazione è diventato
l'incarnazione di ciò che è in altro modo conosciuto
meno polemicamente come il Revisionismo dell'Olocausto che sostiene
che non ci fu nessuna politica di sterminio degli ebrei nel Terzo
Reich. Un ritratto di Thies Christophersen, l'autore del libello,
che fu perseguito in Germania e fu costretto a fuggire all'estero,
fu usato da Amnesty International del 1995 come pubblicità
per la libertà di parola perchè anche la più
controversa di tutte le opinioni merita di essere protetta dal
diritto umano della libertà d'espressione.[30] La pubblicazione
non fu messa all'indice fino al 1993, dopo oltre venti anni dalla
sua prima pubblicazione.[31]
Dal 1994 non si sono avuti cambi sostanziali della legge penale
da quando il BPjM ha ricevuto la sentenza. Nemmeno ci si debbono
aspettare dei cambiamenti visto che il BPjM procede secondo la
Legge per la Protezione della Gioventù (Gesetz zum Schutz
der Jugend, o GjS) e non secondo la legge penale.
Confische dal 1994
Il secondo livello della censura tedesca è la cosiddetta
fase della confisca (sequestra e distruggi). Questa fase è
difficilmente accessibile al pubblico ed anche il Prof. E. Jesse,
di cui abbiamo parlato prima, sembra non esserne cosciente o ignorarla.
La confisca di pubblicazioni si effettua su ordine di una corte.
Quello che accade alle copie confiscate di una pubblicazione non
è chiaro ma probabilmente varia a secondo della stazione
di polizia incaricata. Un editore che è spesso obiettivo
di queste confische, ha riferito che gli è stato assicurato
che i libri sono bruciati con controllo della polizia.[32] In
un caso la stampa ha riferito che la letteratura confiscate è
stata bruciata in un grande inceneritore.[33]
Secondo le informazioni fornite dal Governo Federale Tedesco,
a differenza per I lavori all'indice, non esiste un ufficio o
un'autorità che pubblichi anche lontanamente una lista
completa dei libri confiscate; similarmente anche i singoli ordini
di confisca dei tribunali non sono pubblicati da nessuno.[34]
Sicuramente tribunale che ordina o revoca la confisca di pubblicazioni
deve comunicare la sua decisione all'Ufficio Federale d'Investigazione
Criminale (Bundeskriminalamt), che perciò deve avere una
lista completa ed aggiornata, specialmente per informare i tribunali
degli ordini di confisca già effettuati.[35] Tuttavia questi
ordini di confisca sono pubblicati talvolta sul Bundeskriminalblatt,
una pubblicazione non direttamente accessibile al pubblico. Ciò
che avviene per le riviste pubbliche della lista nera non accade
per i lavori in questione. A proposito di ciò il pubblico
è lasciato completamente all'oscuro.
Sebbene anche le pubblicazioni pornografiche o violente siano
soggette alla confisca, non sono qui trattate poiché la
distruzione di pubblicazioni di carattere storico e politico è
un argomento più esplosivo per la questione dei diritti
umani.
Dal 1994 è possibile seguire I casi di tutte le pubblicazioni
confiscate con contenuti storici o politici. Il caso più
spettacolare fu senza dubbio la confisca del libro revisionista
Der Auschwitz-Mythos
(Il Mito di Auschwitz ). Secondo le tesi dei "negazionisti
dell'olocausto", l'autore, un ex giudice, fu privato del
suo dottorato e la sua pensione fu ridotta.[36]
Un altro caso interessante è quello della confisca dei libri pubblicati dal revisionista
ebreo Joseph Ginsburg, sotto lo pseudonimo di J. G. Burg. I suoi
libri di negazione dell'olocausto sono caduti vittime dell'arsione
dei libri tedesca malgrado, per il suo essere ebreo, e alla loce
dei contenuti dei suoi scritti, egli difficilmente avrebbe potuto
essere accusato di antisemitismo.
Dall'inverno del 1996, quando le pubblicazioni riguardano politica
o storia, il BPjM stesso ha disposto la confisca di solo pochi
numeri del periodico revisionista svizzero Der Eidgenoss. Vari
numeri del periodico revisionista Historische Tatsachen (Fatti
Storici), d'altro canto che ha lungo sono stati soggetti
a confisca e che sono pubblicati dallo stesso editore del
libro Wahrheit für Deutschland che BPjM ha provato di mettere
al bando per più di venti anni non sono menzionati.[38]
Dalla primavera del 1997 il BPjM aggiorna la sua lista, con particolare
riguardo per I quattro libri del revisionista svizzero Jürgen
Graf. Con un'eccezione, tutti questi libri sono stati confiscati
prima della fine del 1994, e uno è già stato rimesso
all'indice nel 1995.[39] Il BPjM stesso è perciò
meno chiaro sullo stato delle confische che l'autore del presente
articolo.
Confische dopo il 1994
Questa politica 'moderata' di confische è cambiata radicalmente
dopo la revisione del paragrafo § 130 StGB con effetto dal
1 dicembre 1994. Anche se dal 1 dicembre 1994 (la data d'entrata
in vigore del nuovo § 130 StGB ), e la metà del 1997
(in cui l'autore ha datato questo articolo) ci sono solo due anni
e mezzo, la lista dei libri sequestrati e distrutti in questo
lasso di tempo è lunga come quella dei libri a nostra conoscenza
confiscati e distrutti nei primi 45 anni d'esistenza della Repubblica
Federale di Germania.
E' importante notare che in gran parte delle istanze, i dati dei
tribunali riferiscono non solo dei casi di confisca dei libri,
ma si riferiscono anche a procedimenti penali contro gli autori,
gli editori, case editrici, i librai e talvolta anche contro i
tipografi ed i possessori di più di una copia del libro
in questione. Procedimenti penali dei possessori di pubblicazioni
proibite sono state intraprese anche se i libri erano stati acquistati
quando essi non erano ancora proibiti. Allo stato attuale quasi
tutti questi processi sono di natura retroattiva e trattano casi
in cui i libri furono acquistati prima che essi fossero confiscati
a causa di una legge che ha imposto la loro scomparsa ed il loro
ritiro coatto dal mercato.
In risposta ad un'interrogazione il Ministro di Giustizia del
Land del Baden-Württemberg ha dichiarato che tra la fine
del 1994 e la metà del 1996, nel Baden-Württemberg
alone, ci sono stati 32 casi di procedimenti preliminari istituiti
contro singoli per possesso multiplo di questi libri.[40] In tutta
la Germania si stimano circa 250 300 casi penali similari.
I libri revisionisti, che a nostra conoscenza, non erano ancora
stati inseriti nella lista nera come Feuerzeichen o Die 2. babylonische
Gefangenschaft non sono le sole vittime di questa nuova
ondata di censura. Sono stati distrutti libri con contenuti strettamente
politici come In Sachen Deutschland (La causa della Germania)
o Wolfsgesellschaft (La società dei lupi). Entrambi questi
libri descrivevano in modo non polemico, ma di rifiuto i problemi
portati dalla società multi-culturale la supposta incompetenza
dei politici tedeschi. Siccome da quando quest'atteggiamento apertamente
negativo rappresenta un'istigazione contro gli stranieri in Germania
e contro i partiti ed i loro rappresentanti, in altre parole da
quando questi libri sono stati considerati come pericolosi per
la pace interna della Germania Federale, essi sono stati confiscati.
Visto lo scopo dell'articolo è impossibile in questa sede
analizzare adeguatamente ogni singolo libro proibito. Punteremo
l'obiettivo solo su di un caso, il primo di sequestro e distruzione
ordinato in base alla legge revisionata dal 1 dicembre 1994. Questo
ordine fu emesso sul finire del marzo 1995 contro la pubblicazione
scientifica Grundlagen zur Zeitgeschichte ( tradotto anche in
inglese col titolo Dissecting the Holocaust), che tratta in modo
assai critico l'Olocausto. Oltre mille persone, la gran maggioranza
dell'ambiente accademico, hanno pubblicamente sostenuto la richiesta
di togliere il volume dall'indice[41] e due illustri storici hanno
testimoniato in tribunale che il libro in questione era di natura
scientifica ed accademica e che perciò doveva essere protetto
dall'articolo 5 sezione 3 della costituzione in cui la libertà
di ricerca è garantita senza limitazioni.[42]
Nel frattempo il Ministro della Giustizia del Baden-Württemberg
aveva annunciato che questa disposizione costituzionale non era
sacrosanta. Il Ministro aveva deciso che la distruzione di uno
studio scientifico fosse possibile se il detto studio comportasse
un indubbia restrizione dei diritti fondamentali di una terza
parte.[43] Questa interpretazione non era nuova, ma riprendeva
la decisione della Altra Corte Costituzionale tedesca del 1985
che a proposito del libro di Wilhelm Stäglich Der Auschwitz-Mythos
aveva deliberato che la libertà della ricerca non deve
essere garantita se i suoi risultati implicano attacchi alla dignità
umana degli ebrei.[44] Le implicazioni di questa decisione sono
che i ricercatori non possono postulare determinate tesi e non
possono porre domande o cercare di mettere in discussione tesi
già acquisite se ciò potrebbe essere contrario agli
interessi ebraici. Questa decisione dell'Altra Corte Costituzionale
tedesca è ovviamente una violazione dei diritti umani perchè
questa interpretazione colpisce al cuore il fondamentale diritto
della libertà di ricerca e il diritto di scegliere l'argomento
da analizzare quello di esporre liberamente i risultati della
ricerca. (cf. Karl R. Popper[45]). Pubblicazioni giuridiche specialistiche
hanno confermato che questo approccio è chiaramente incostituzionale.[46]
Il processo riguardante il libro Grundlagen zur Zeitgeschichte
che concerne la libertà dei suoi autori, dell'editore,
stampatore, tipografo, venditori ed acquirenti si trascinerà
verosimilmente per molti anni ed è veramente il caso cruciale
che contribuirà significativamente a modellare il destino
futuro dei diritti umani in Germania.
Destini personali
Naturalmente, ogni processo per la stampa, la pubblicazione o
la distribuzione di un libro proibito comporta inevitabilmente
il coinvolgimento del destino di una persona.. L'esatto numero
delle persone che sono state sanzionate negli ultimi anni per
aver diffuso pubblicazioni proibite non è conosciuto; la
suddetta stima di diverse centinaia di procedimenti preliminari
dovrebbe indicare un numero consistente. Analizziamo solo quattro
dei più eclatanti casi degli ultimi anni ( il corrispondente
numero di riferimento del caso giudiziario può essere reperito
all'inizio dei libri in questione, nell'allegata lista dei libri
confiscati).
Primo e più importante caso è quello di Günter
Deckert, ex presidente del partito di destra tedesco Nationaldemokratische
Partei (Partito Nazionale Democratico). Questo caso ha attirato
l'attenzione internazionale. All'inizio del 1994 Deckert fu condannato
a due anni di prigione per aver tradotto dall'inglese, in modo
consenziente, un oratore americano che metteva in discussione
le uccisioni di massa degli ebrei ad Auschwitz.[47] questo caso
è stato parzialmente ricostruito nel libro Der Fall Günter
Deckert (il caso di G.D.), co-edito dallo stesso Deckert.[48]
Questo libro in cui Deckert sostiene le sue opinioni revisioniste
con nuovi argomenti e la vendita di 50 copie del testo antologico
revisionista Grundlagen zur Zeitgeschichte, ha comportato un nuovo
procedimento a suo carico che ha condotto ad un'ulteriore condanna
d'altri 20 mesi di carcere nella primavera del 1997. Deckert uscirà
dal carcere nell'agosto del 2000 dopo più di 5 anni.
Il secondo destino avverso è quello di un editore di vecchia
data di Vlotho, il laureato in scienze politiche Udo Walendy.
Nel dicembre del 1996 egli fu condannato, nell'ultimo appello
possibile, a quindici mesi di carcere per Quattro numeri (n. 1
(2nd ed.), 59, 60 e 64) della sua rivista revisionista Historische
Tatsachen, un periodico che comprende ad oggi 77 numeri. Nel maggio
1997 il tribunale di Herford decise una condanna ulteriore che
condannava Walendy ad altri 14 mesi di carcere per i numeri 66
e 68 della stessa rivista. In seguito la licenza d'editore gli
fu ritirata nel settembre del 1999 cosi che al signor Walendy
fu proibito di pubblicare e distribuire qualsiasi altra cosa.[49]
Questo caso mostra molto chiaramente come la censura tedesca sia
aumentata con l'introduzione delle rilevante revisione legislativa
della fine del 1994: mentre nessuno dei numeri della rivista di
Walendy ha comportato implicazioni penali all'autore prima della
revisione mentre, sei dei dodici numeri apparsi dopo, lo hanno
portato a processi e condanne anche se né lo stile né
i contenuti del periodico fossero minimamente cambiati.[50]
Il nostro terzo esempio è il destino del chimico accademicamente
accreditato Germar Rudolf, che ha anche pubblicato con lo pseudonimo
di Ernst Gauss. Per aver redatto e distribuito una perizia chimica
e tecnica conosciuta come Das Rudolf-Gutachten (The Rudolf Report),
che sostiene la non veridicità delle uccisioni di massa
con gas ad Auschwitz, egli fu condannato nel giugno del 1995 a
14 mesi di prigione ed è stato poi in seguito perseguito
e perseguitato per aver scritto o pubblicato diversi libri e pubblicazioni
revisioniste (per esempio, Grundlagen zur Zeitgeschichte, Prof.
Dr. Ernst Nolte: Auch Holocaust-Lügen haben kurze Beine,
Auschwitz: Nackte Fakten, Kardinalfragen zur Zeitgeschichte, vari
numeri della rivista Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung).
Egli ha evitato sia la sua prima condanna al carcere sia il processo
per aver pubblicato il libro Grundlagen zur Zeitgeschichte volando
verso l'esilio.[51] Wigbert Grabert, l'editore del libro Grundlagen
zur Zeitgeschichte, non riuscì ad evitare la punizione
e fu condannato ad una sanzione pecuniaria di 3.000.000 di marchi
tedeschi.
Per ultimo, ma non come importanza, vogliamo ricordare il caso
di Hans Schmidt, un cittadino Americano nato in Germania. Egli
è a capo di un'organizzazione di destra americana che sostiene
di rappresentare gli interessi dei tedeschi-americani negli Stati
Uniti. In questa veste egli ha per molti anni contrariato importanti
personaggi della Germania con lettere aperte. Quando Schmidt visitò
la Germania nell'estate del 1995, fu tenuto in custodia preventiva
in attesa di processo per oltre cinque mesi perchè in una
di queste lettere aperte egli aveva descritto l'elite tedesca
come "infestata da ebrei e massoni" fatto che, secondo
la legge tedesca, costituiva reato di istigazione del popolo.
Schmidt evitò il processo volando in Florida.[52]
Il fatto che non ci sia una lista pubblicamente accessibile dei
libri confiscati, rende difficile in taluni casi determinare se
un ordine di confisca esiste o no. A volte si può venire
a conoscenza dagli uffici dei pubblici ministeri nel corso di
dichiarazioni su indagini penali. Se i procedimenti sono sospesi
o abbandonati per ragioni diverse dalla supposta innocenza (per
esempio fine dei termini legali del procedimento, errore, accorpamento
con altri procedimenti frequentemente accompagnati dal sequestro
di prove come i libri confiscati) lo stato legale dei procedimenti
di confisca rispetto all'arma-libro spesso resta oscuro. Molti
degli editori e degli autori sottoposti a censura non sono molti
disponibili a cooperare perché non desiderano vedere il
loro caso esposto al pubblico. Temono danni alla loro reputazione
così che preferiscono rimanere in silenzio. Ovviamente
la generale confusione riguardo alla legge sulla confisca dei
libri in Germania è una costante fonte d'incertezza per
ogni editore, libraio ed acquirente di libri. Per questa ragione
vi è una generale tendenza ad un'auto-censura preventiva
che diviene sempre più manifesta in Germania: per evitare
l'incalcolabile rischio di un procedimento penale si tende sempre
più ad evitare la patata bollente della storia e della
politica per non doversi trovare al centro delle attenzioni giudiziarie.
Questa censura nascosta e silenziosa è palesemente il fatto
più evidente ed anche il più pericoloso. Nel lungo
periodo ciò porterà ad effetti catastrofici sulla
vita sociale e politica della Germania ma questo fatto sembra
non interessare nessuno.
Non è importante che uno pensi che queste tesi sostengano
un gruppo di persone. Il fatto è che il diritto umano della
libertà di parola deve essere indivisibile come ha già
scritto il professor R. Dworkin nel suo Index on Censorship.[53]
E siccome nessuno dei casi descritti ha contenuto nessun caso
di incitamento alla violenza, istigazione ad atti violenti o banalizzazione
della violenza ma, tutto al più, violenza nella controversia
su eventi storici, o rappresentazioni meno usuali del solito di
eventi storici la severità dei procedimenti giudiziari
tedeschi contro questi dissidenti è incomprensibile ed
ingiustificata.
Se i casi qui descritti avessero coinvolto un qualsiasi altro
gruppo di persone ci sarebbe stato un grido di dolore internazionale
nella stampa per denunciare queste violazioni dei diritti umani.
Ma siccome le vittime sono dopo tutto solo di una parte politica
la questione è ignorata e sottaciuta. Ma in una prospettiva
obiettiva non c'è differenza tra, per esempio, comunisti
e testimoni di Geova imprigionati per il loro credo durante il
terzo Reich e i nazionalisti ed i revisionisti gettati dietro
le sbarre nella Repubblica Federale di Germania oggi a causa delle
loro pubblicazioni. I diritti umani restano diritti umani. Valgono
sia per radicali di sinistra che per quelli di destra.
Considerando i risultati di uno studio più dettagliato
ed assai raccomandato sul deterioramento dei diritti civili in
Germania,[54] complessivamente si deve concludere che la tradizione
tedesca di libertà di parola è più che deteriorate.
La giustificazione tedesca per questo stato di cose 'queste misure
sono giustificate da questo capitolo oscuro (il terzo Reich) della
nostra storia è comprensibile, ma è sbagliato
anche arrivare alla paradossale e perversa situazione in cui,
per prevenire la persecuzione di minoranze e l'arsione dei libri,
altre minoranze sono perseguitate ed i libri bruciati. Questa
è esattamente la situazione in cui ci troviamo nella Germania
di oggi. Alla luce della sua storia, la sola posizione corretta
per la Germania sarebbe senza dubbio quella di una stretta ed
imparziale garanzia per i diritti umani di tutti e non che essi
possano essere negate alla parte avversa. Ovviamente a proposito
dei diritti umani, la Germania è caduta in un circolo vizioso
storico o, per usare un'altra metafora: il pendolo oscilla vigorosamente
da un estremo all'altro. E' tempo di farlo tornare nel mezzo.
Anton Mägerle
Note
[1] Per ulteriori notizie vedi
Claus Nordbruch, Sind Gedanken noch frei? Zensur in Deutschland,
Universitas, Munich 1998.
[2] Le opinioni su ciò differiscono lievemente: secondo
Dietrich Strothmann, Nationalsozialistische Literaturpolitik,
3rd ed., Bouvier, Bonn 1985, circa 12.500 libri, secondo Dietrich
Aigner, Die Indizierung "schädlichen und unerwünschten
Schrifttums" im Dritten Reich, vol. XI del Archiv für
Geschichte des Buchwesen, Buchhändlervereinigung, Frankfurt/Main
1971, il numero fu inferiore a 10.000.
[3] Per ulteriori dettagli vedi Martin Lüders, Nation und
Europa, vol. 47(9) (1997), pp. 7-11. La lista di tutti i libri
banditi dagli Alleati (Liste der auszusondernden Literatur) recentemente
ristampata da Uwe Berg-Verlag, Toppenstedt (Germany) 1983/84 (Deutschen
Verwaltung für Volksbildung in der sowjetischen Besatzungszone/Ministerium
für Volksbildung der Deutschen Demokratischen Republik (ed.)
Liste der auszusondernden Literatur. Index der in der sowjetischen
Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. April
1946; Erster Nachtrag zum Index der in der sowjetischen Besatzungszone
verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. Januar 1947; Zweiter
Nachtrag zum "Index" der in der sowjetischen Besatzungszone
verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. September 1948; Dritter
und letzter Nachtrag zum "Index" der in der sowjetischen
Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. April
1952, 4 vols., Zentralverlag, Berlin (East) 1946-1948, 1953).
Può essere consultata integralmente al sito vho.org/censor/tA.html.
[4] Due recenti studi sulla censura in Germania caldamente raccomandati:
Jürgen Schwab, Die Meinungsdiktatur. Wie "demokratische"
Zensoren die Freiheit beschneiden, Coburg: Nation Europa Verlag,
1997, 338 pp.; Claus Nordbruch, op. cit. (note 1).
[5] La decisione della Corte Federale Costituzionale fu commentata
da: Karl-Heinz Seifert, Dieter Hömig (eds.), Grundgesetz
für die Bundesrepublik Deutschland, 2nd ed., Nomos Verlagsgesellschaft,
Baden Baden 1985.
[6] Eduard Dreher, Herbert Tröndle (eds.), Strafgesetzbuch,
47th ed., Beck, Munich 1995, Strafgesetzbuch, 47th ed., MN 18
regarding §130.
[7] Stefan Huster, "Das
Verbot der 'Auschwitz-Lüge', die Meinungsfreiheit und das
Bundesverfassungsgericht", Neue Juristische Wochenschrift,
1995, pp. 487ff.
[8] Daniel Beisel, "Die Strafbarkeit der Auschwitz-Lüge",
Neue Juristische Wochenschrift, 1995, pp. 997-1000.
[9] Karl Lackner, Strafgesetzbuch, 21st ed., Munich, 1995, MN
8° circa §130; le critiche di questo articolo sono moltissime;
cf. Hans A. Stöcker, Neue Zeitschrift für Strafrecht,
1995, pp. 237-240; Manfred Brunner, Frankfurter Allgemeine Zeitung,
Aug. 17, 1994; Ernst Nolte, ibid., Sept. 8, 1994; Ronald Dworkin,
Tageszeitung, May 17, 1995; Horst Meier, Die Zeit, Sept. 15, 1995;
Horst Meier, Merkur 12/1996: 1128-1131.
[10] Theodor Leckner, in Adolf Schönke, Horst Schröder
(eds.), Strafgesetzbuch, 25th ed., Beck, Munich 1997, p. 1111.
[11] Ibid., p. 1103.
[12] Il Ministro Federale di Giustizia Edzard Schmidt-Jorzig,
Ruge. NeunzehnZehn: "Ehrenschutz für Soldaten - Gesetz
gegen die Meinungsfreiheit?", 3-SAT, March 10, 1996, 19:10;
same, Mut, no. 351, 11/1996: 32-35; Wolfgang Schäuble, Frankfurter
Allgemeine Zeitung, April 24, 1996, p. 41.
[13] Fino 2002, questa autorità portava il nome di Bundesprüfstelle
für jugendgefährdende Schriften, BPjS.
[14] L'ultima "lista comprensiva", Gesamtverzeichnis
indizierter Bücher, Taschenbücher, Broschüren und
Comics, Stand 30.4.1993, include circa 2.500 titoli. Circa 120
ulteriori sono stati aggiunti. La lista dei video è più
o meno della stessa consistenza. Da aggiungere a questo ci sono
diverse centinaia di supporti elettronici di dati o sonori. Le
attuali liste dell'indice sono pubblicate nel periodico dell'Ufficio
di Revisione per le Pubblicazioni pericolose per la Gioventù,
BPjS aktuell. Ordinabili presso: Bundesprüfstelle, Postfach
26 01 21, D-53153 Bonn, Germany.
[15] Vedi per ulteriori informazioni il sito del governo Tedesco
www.bmfsfj.de .
[16] Eckhard Jesse, "Streitbare Demokratie und 'Vergangenheitsbewältigung'",
in Bundesamt für Verfassungsschutz (ed.), Verfassungsschutz
in der Demokratie, Carl Heymanns Verlag, Cologne 1990, p. 304,
cf. p. 289.
[17] Ibid., p. 287; cf. also p. 303: "Liberal society may
not stifle or suppress the free exchange of ideas and points of
view."
[18] Udo Walendy, Wahrheit
für Deutschland, 3rd ed., Verlag für Volkstum und
Zeitgeschichtsforschung, Vlotho 1976; engl.: Truth for Germany,
ibid.
[19] Ref. 1 BvR 434/87.
[20] JMS-Report, February 1/1995, pp. 52-54.
[21] Ref. 17 K 9534/94.
[22] Nell'articolo 244 del Codice di Procedura Penale Tedesco
è prevista l'opzione di rifiutare la prova se l'oggetto
in questione è palesemente evidente che è la fondamentale
premessa per i tribunali che devono dibattere sull'Olocausto ("notifica
giudiziaria").
[23] Franz J. Scheidl, self-pub., 6 vols., Vienna 1967. Molti
dei libri qui menzionati possono essere trovati sul web site vho.org,
qualcuno anche in inglese. Ved. anche i
libri dell'AAARGH
[24] Emil Aretz, Verlag Hohe Warte, Pähl 1973.
[25] Ingrid Weckert, Grabert, Tübingen 1981; sequestrato
e distrutto nel 1995; in English: Flashpoint: Kristallnacht 1938,
Institute for Historical Review, Newport Beach (CA) 1991.
[26] Steffen Werner, 2nd ed., Grabert, Tübingen 1991; sequestrato
e distrutto nel 1995.
[27] Arthur R. Butz;
in German: Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung;
in English: The Hoax of the
Twentieth Century, Institute for Historical Review, Newport
Beach (CA) 1976, 1992.
[28] Gesamtverzeichnis indizierter Bücher, Taschenbücher,
Broschüren und Comics, Stand 30.4.1993, p. 8: Index No. E
2765, Bundesanzeiger no. 95 of May 22, 1979.
[29] Thies Christophersen, "Die Auschwitz-Lüge",
Kritik issue no. 23, Mohrkirch: Kritik Verlag, 1973, oggi reperibile
presso: Vrij Historisch Onderzoek, Berchem Belgium.
[30] Il giornale Tageszeitung (Berlin) di sinistra lo riporta
correttamente il12 dicembre 1995.
[31] Bundesanzeiger of Sept. 30, 1994.
[32] Wigbert Grabert, della Grabert Verlag in Tübingen, all'autore.
[33] Abendzeitung (Munich), March 7./8., 1998: "The remaining
copies are occasionally being burnt in a wast incinerator.",
a proposito R. J. Eibicht, Hellmut Diwald; cf. Zur Zeit (Vienna),
no. 9/1998 (Febr. 27): "65 years ago this happened publicly,
today this is being achieved on the quiet in waste incinerators."
[34] Ammissione del Governo Federale, Bundestagsdrucksache 13/4222,
March 26, 1996, p. 6. Germar Rudolf ha cercato di compilare una
lista dei libri confiscati in Germania, vedi vho.org/censor/Censor.html.
A causa della mancanza di informazioni ufficiali la lista è
necessariamente incompleta. Collegamenti con i libri confiscati
possono essere cercati al sito, non ulteriori URL sono forniti
in questo articolo.
[35] Richtlinien für das Strafverfahren und das Bußgeldverfahren
(Linee guida per procedura penale). 208, II + IV; secondo Gerd
Pfeiffer (ed.), Karlsruher Kommentar zur Strafprozeßordnung,
3rd ed., Beck, Munich 1993, p. 2174.
[36] Cf. Wigbert Grabert (ed.), Geschichtsbetrachtung als Wagnis,
Grabert, Tübingen 1984; vedi anche DGG, "Bundesverwaltungsgericht
im Dienste der Umerzieher. Erstmalig Doktorgrad aus politischen
Gründen aberkannt", in Deutschland Geschichte und Gegenwart
36(3) (1988), p. 18 (online: vho.org/D/DGG/DGG36_3_2.html); DGG,
"Unglaubliches Urteil im Fall Dr. Stäglich", ibid.,
36(1) (1988), p. 7 (online: .../DGG36_1_1.html); DGG, "Vernunft
wird Unsinn ... Späte Rache für den 'Auschwitz-Mythos'",
ibid., 31(1) (1983), pp. 19f. (online: .../DGG31_1.html); DGG,
"Ende der Wissenschaftsfreiheit?", ibid., 29(3) (1981),
p. 38 (online: .../DGG29_3_1.html).
[37] Bundesministerium des Inneren (ed.), Bundesverfassungsschutzbericht
(Report dell'Ufficio Tedesco per la Protezione della Costituzionoe),
Bundesdruckerei, Bonn 1995-2002, I dati riportati sono forniti
dall'Ufficio Federale Tedesco per le Indagini (Bundeskriminalamt).
Da quando il governo tedesco ha cambiato l'indirizzo ondine della
sue pubblicazioni, è fornito solo l'indirizzo delle loro
ultime due pubblicazioni:
2001: www.bmi.bund.de/Annex/de_20737/Verfassungsschutzbericht_2001_-_Pressefassung.pdf;
2002: www.bmi.bund.de/Annex/de_24336/Verfassungsschutzbericht_2002.pdf.
[38] Sebbene l'inserimento nella lista nera di due di questi numeri
sia menzionato: Historische Tatsachen no. 23 ("Zigeuner bewältigen
eine Million"), Decision No. 4208, Bundesanzeiger 204 of
Oct. 31, 1991, e Historische Tatsachen no. 36 ("Ein Prozeß,
der Geschichte macht"), Decision No. 4029, Bundesanzeiger
64 del 31 marzo 1990.
[39] Jürgen Graf, Auschwitz. Tätergeständnisse
und Augenzeugen des Holocaust, Neue Visionen, Würenlos 1994;
confiscato dal Tribunale di Mannheim, 41 Gs 2626/94, rilasciato
dal Tribunale distrettuale di Mannheim, 5 KLs 7/95.
[40] Parlamento del Land del Baden-Württemberg, 12th sessione,
Paper 12/334, Interrogazioni parlamentari del Rep. Michael Herbricht
REP, "Appell der 500" Stuttgart, Aug. 27, 1996. Position
of the Baden-Württemberg Ministry of Justice, Stuttgart,
Sept. 23, 1996, Ref. 4104 - III/185, Dr. Ulrich Goll.
[41] "Appell der 100 ·
Die Meinungsfreiheit ist in Gefahr!", Frankfurter Allgemeine
Zeitung, 17 Maggio1996; in Stuttgarter Nachrichten e Stuttgarter
Zeitung 19 luglio 1996, con 500 firme; nel Westfalen-Blatt 13
e18 settembre 1996, con 1.000 firme ciascuno.
[42] Perizia ufficiale del Prof. Dr. Ernst Nolte e Dr. Joachim
Hoffmann, Tübingen Tribunale distrettuale, Ref. 4 Gs 173/95;
fu pubblicata nel Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung,
1(3) (1997), pp. 205ff.; una traduzione inglese fu stampata nel
testo di G. Rudolf, Dissecting the Holocaust, 2nd. ed., Theses
& Dissertations Press, Chicago, IL, 2003, pp. 563-566 (online:
www.vho.org/GB/Books/dth/fndHoffmann.html).
[43] Come reazione all'appello riportato in nota 41 durante la
seduta parlamentare riferita in nota 40, vedi IDN, "'Appell
der 500' vor Landtag", DGG 44(4) (1996), S. 9f. (online:
vho.org/D/DGG/IDN44_4.html); VHO, "Zur Wissenschaftsfreiheit
in Deutschland. Justizminister Württemberg: Wissenschaftsfreiheit
ist nicht existent", Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung
1(1) (1997), pp. 34-37 (online: vho.org/VffG/1997/1/VHOWiss1.html)
[44] Corte Costituzionale Federale, ref. 1 BvR 408f./83, ristampato
in W. Grabert, op. cit. (note 36), pp. 287ff.
[45] Karl Raimund Popper, Objektive Erkenntnis, 2nd. ed., Hoffmann
& Campe, Hamburg 1984.
[46] Cf. anche Daniel Beisel, op. cit. (note 8).
[47] Questo cittadino americano, Frederick A. Leuchter, fu arrestato
in Germania poco dopo aver preso parte ad un noto programma televisivo
Tedesco. Egli volò negli USA quando fu rilasciato dalla
detenzione preprocessuale per aspettare in libertà il suo
processo.
[48] G. Anntohn, H. Roques, DAGD/Germania Verlag, Weinheim 1995.
[49] Oberkreisdirektor Herford, ref. 32/33.31.10.
[50] U. Walendy ha pubblicato un numero speciale sul suo stesso
caso: Historische Tatsachen no. 69: "Ausgehebelte Grundrechte",
and no. 77 "'Vv'-Strafhäftling Walendy", Verlag
für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung, Vlotho/Weser 1996/1999.
Naturalmente è necessario durante la lettura di questo
lavoro distinguere con attenzione tra i fatti e le opinioni dell'autore
che sono evidentemente soggettive.
[51] Su Germar Rudolf vedi Wilhelm Schlesiger, Der Fall Rudolf,
Cromwell Press, London 1994 (Engl. online at www.vho.org/GB/Books/trc);
Herbert Verbeke (ed.), Kardinalfragen zur Zeitgeschichte, Vrij
Historisch Onderzoek, Berchem 1996 (Engl. online at www.vho.org/GB/Books/cq).
Naturalmente, bisogna distinguere con attenzione tra I fatti e
le opinioni soggettive degli autori anche in questo caso. Vedi
anche "Hunting Germar Rudolf", www.vho.org/Authors/RudolfCase.html.
[52] Hans Schmidt ha raccontato il caso in: Jailed in "Democratic"
Germany. The Ordeal of an American Writer, Milton/FL: Guderian
Books, 1997, 490p. Anche in questo caso è necessario durante
la lettura di questo lavoro distinguere con attenzione tra i fatti
e le opinioni dell'autore che sono evidentemente soggettive..
Il cittadino australiano Dr. Fredrick Toben condivise il destino
di Schmidt nella primavera del 1999 mentre visitava la Germania
per sfidare la censura delle autorità tedesche. Egli fu
arrestato e condannato; vedi il suo sito web: www.adelaideinstitute.org.
[53] R. Dworkin, "A new map of censorship", in Index
on Censorship, (1994), pp. 9-15; cf. R. Dworkin, "Forked
tongues, faked doctrines", ibid., no. 3 (1997), pp. 148-151.
[54] G. Rudolf, "Discovering Absurdistan", The Revisionist
1(1) (2003), pp. 203-219 (online: vho.org/tr/2003/2/Rudolf203-219.html).
Traduco volentieri questo interessante saggio di Anton Mägerle per permettere anche al lettore italiano di farsi un'idea di ciò che accade nella libera e democratica Europa (l'articolo è reperibile in lingua tedesca ed inglese al sito http://vho.org/censor/D.html ). Invitando tutti ad un'attenta lettura, faccio solo sommessamente notare che negli anni bui della dittatura fascista, secondo il quotidiano "Il Manifesto", dall'istituzione del Tribunale Speciale per la Difesa della Stato (il 1 febbraio del1927), al suo scioglimento (con la caduta del regime, il 25 luglio1943) furono perseguiti 5.619 imputati di cui 4.596 furono condannati (vedi inserto del Manifesto "Ricordate quel 25 aprile?" n. 1 s.d.). In un silenzio assordante, nel cuore dell'Europa, tra il 1994 ed il 2003 sono state perseguite oltre 100.000 persone per reati d'opinione. Miracoli della "democrazia"
Harm Wulf
Ultimo aggiornamento: venerdì 26 novembre 2004
http://www.italiasociale.org/AlzoZero/Censura_Germania.htm
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