1-- LA "SOLUZIONE FINALE DELLA QUESTIONE EBRAICA".
Georges Wellers tenta di accreditare la presunta identità
tra "soluzione finale" e sterminio con le seguenti argomentazioni:
"Esiste una documentazione nazista abbastanza ricca riguardo alla soluzione finale della questione ebraica senza che si dica esplicitamente in che cosa consista questa soluzione. Il termine stesso (Endlösung der Judenfrage) appare per la prima volta nella lettera del 31 luglio 1941 che il Reichsmarschall Göring ha inviato a Heydrich, l'SS--Obergruppenführer, capo del RSHA (ufficio centrale di sicurezza del Reich) e del S.D. (Servizio di sicurezza), con la quale lo incaricava dell'organizzazione necessaria alla realizzazione di essa, precisando che ormai non si trattava più dell'emigrazione, né dell'evacuazione degli Ebrei. Ma, in questa lettera, non si dice che cosa si dovesse fare degli Ebrei. In virtù di questa lettera, Heydrich organizza alla periferia di Berlino, "am Grossen Wannsee n.56--58", una conferenza alla quale partecipavano sedici rappresentanti di alto grado di varie organizzazioni naziste, e incarica il capo dell'Ufficio IV--B--4 della Gestapo, Adolf Eichmann, di spedire gli inviti e, dopo la partenza dei partecipanti, trattiene quest'ultimo e il "Gestapo--Müller" per redigere il protocollo della conferenza in termini ben scelti. Questo lungo documento dice: a) la realizzazione del piano stabilito sarà affidata alle SS, dunque al Reichsführer SS Heinrich Himmler, a Heydrich e, al livello di esecuzione, al gruppo di Eichmann. Il 27 aprile 1942, quattro mesi dopo, Heydrich è stato mortalmente ferito a Praga da resistenti cèchi. In tal modo, il suo ruolo era presto interrotto. b) Quanto alle decisioni di fondo del problema, esse si possono riassumere con la citazione seguente:
Nel quadro della soluzione finale del problema, gli Ebrei devono essere trasferiti sotto buona guardia all'Est
[92]
ed esservi assegnati al servizio di lavoro (...). è evidente che una gran parte di essi si eliminerà in modo del tutto naturale a causa del suo stato di deficienza fisica. Il residuo che restasse in fin dei conti (...) dovrà essere trattato di conseguenza.
Se in questo piano si fa chiaramente assegnamento sulla mortalità per sfinimento tra i lavoratori, ai superstiti viene promesso un enigmatico trattamento di conseguenza, mentre la sorte degli inabili al lavoro resta circondata da un profondo mistero. In seguito, si farà di tutto affinché questo mistero resti integro per l'eternità.
Naturalmente, per Faurisson e compagnia, poiché nel "Protocollo di Wannsee" non si dice che la "soluzione finale" consisteva nell'uccidere tutti gli Ebrei, essa significava soltanto respingimento [refoulement] all'Est ... senza il minimo male!". (1)
All'interpretazione di Georges Wellers obietto quanto segue:
1) E' falso che l'espressione Endlösung der Judenfrage
appaia "per la prima volta" nella lettera di Göring
del 31 luglio 1941. Essa compare già nella lettera di Heydrich
a Ribbentrop del 24 giugno 1940, (2) in cui, sia per il contesto,
(3) sia per la data, (4) Endlösung non può
assolutamente essere un termine "cifrato" designante
lo sterminio degli Ebrei. Nel 1940 esso indicava correntemente
il progetto Madagascar, e proprio per nascondere questo fatto
Georges Wellers ricorre alla menzogna segnalata. Non esiste nessuna
prova documentaria che in seguito il termine Endlösung
abbia designato lo sterminio ebraico.
2) E' falso che la lettera di Göring del 31 luglio 1941 precisasse
che "ormai non si trattava più dell'emigrazione, né
dell'evacuazione degli Ebrei": ciò è esattamente
il contrario di quel che dichiara la lettera in questione, come
ammette Martin Broszat, scrivendo che essa
[93]
costituiva l'incarico " di preparare un vasto programma di
deportazione ebraica". (5)
3) Il resoconto che Georges Wellers dà del "protocollo
di Wannsee" è parziale e tendenzioso. Come è
noto, delle 15 pagine dattiloscritte di questo documento, gli
storici ufficiali citano normalmente soltanto 14 righe estratte
dal contesto. Georges Wellers supera i suoi colleghi citandone
appena 7, con omissioni non irrilevanti.
4) E' falso, per ciò che riguarda gli Ebrei superiori ai
65 anni e che erano evidentemente inabili al lavoro, che "la
sorte degli inabili al lavoro resta circondata da un profondo
mistero ", perché il protocollo dice chiaramente che
essi dovevano essere evacuati nel "ghetto per anziani"
di Theresienstadt.
Per mostrare appieno l'infondatezza delle tesi di Georges Wellers,
è necessario, in via preliminare, un inquadramento storico
della questione.
1. La politica ebraica nazionalsocialista e la genesi della
soluzione finale.
Fin dall'ascesa di Hitler al potere,
la politica nazionalsocialista nei confronti degli Ebrei ha mirato
costantemente al loro "allontanamento" (Entfernung)
dalla Germania (6).
Già il 28 agosto 1933 il ministero dell'Economia del Reich
stipulò con l'Agenzia ebraica per la Palestina il cosiddetto
Haavara--Abkommen, un accordo economico in base al quale, fino
al 1942, circa 52.000 Ebrei tedeschi emigrarono dalla Germania
in Palestina (7).
Fino allo scoppio della guerra -- e durante la guerra, finché
le circostanze lo permisero -- l'emigrazione in tutti i paesi
disposti ad accogliere
[94]
gli Ebrei fu il principio ispiratore della politica nazionalsocialista,
come conferma il rapporto del ministero degli Esteri intitolato
Die Judenfrage als Faktor der Aussenpolitik im Jahre 1938 [La
questione ebraica come fattore della politica estera nell'anno
1938] redatto il 25 gennaio 1939:
"Lo scopo finale della politica ebraica tedesca è l'emigrazione di tutti gli Ebrei che vivono nel territorio del Reich". ("Das letzte Ziel der deutschen Judenpolitik ist die Auswanderung der aller im Reichsgebiet lebenden Juden"). (8)
Il giorno prima, il 24 gennaio, Göring aveva promulgato un decreto che sanciva l'istituzione di una Reichszentrale für jüdische Auswanderung [Centrale del Reich per l'emigrazione ebraica] la cui direzione fu affidata a Heydrich. Göring riassumeva anzitutto lapidariamente il principio ispiratore della politica nazionalsocialista:
"L'emigrazione degli Ebrei dalla Germania deve essere promossa con ogni mezzo" ("Die Auswanderung der Juden aus Deutschland ist mit allen Mitteln zu fördern").
Proprio in vista di ciò egli istituiva
la suddetta Reichszentrale, che aveva il compito di "adottare
tutti i provvedimenti per la preparazione di una emigrazione intensificata
degli Ebrei ", di provvedere all'emigrazione preferenziale
degli Ebrei poveri e infine di facilitare le pratiche burocratiche
per i singoli individui (9).
Il 24 giugno 1940 Heydrich comunicò al ministro degli Esteri
Ribbentrop che fino a tale data il suo servizio, cioè la
Reichszentrale summenzionata, aveva fatto emigrare "oltre
200.000 Ebrei dal territorio del Reich" ("über
200 000 Juden aus dem Reichsgebiet"). Nel frattempo le conquiste
tedesche avevano ingigantito la questione ebraica, che richiedeva
ormai una soluzione diversa:
"Ma il problema complessivo (das Gesamtproblem) -- si tratta di circa 3.250.000 Ebrei nel territorio attualmente sotto sovranità tedesca -- non si può risolvere per mezzo dell'emigrazione (durch Auswanderung). Si rende perciò necessaria una soluzione finale territoriale (eine territoriale Endlösung)" (10).
[95]
In seguito a questa lettera il ministero degli Esteri elaborò
il cosiddetto Madagaskar--Projekt (progetto--Madagascar).
Il 3 luglio 1940 Franz Rademacher, capo della sezione ebraica
del ministero degli Esteri, redasse un rapporto intitolato Die
Judenfrage im Friedensvertrage [La questione ebraica al trattato
di pace] che si apre con la seguente dichiarazione:
"La vittoria imminente dà alla Germania la possibilità, e a mio avviso anche il dovere, di risolvere la questione ebraica in Europa. La soluzione auspicabile: tutti gli Ebrei fuori dall'Europa (alle Juden aus Europa)".
Dopo aver esposto i compiti del ministero degli Esteri riguardo a siffatta questione, Rademacher continua:
"Il Referat DIII propone come soluzione della questione ebraica: al trattato di pace, la Francia deve rendere l'isola di Madagascar disponibile per la soluzione della questione ebraica e deve trasferire e indennizzare i circa 25.000 Francesi che vi risiedono. L'isola passerà sotto mandato tedesco" (11).
Appunto in ciò, come rileva Joseph
Billig, consisteva la " soluzione territoriale della questione
ebraica come Heydrich la indica a Ribbentrop" (12).
Il 30 agosto Rademacher stilò la nota Progetto Madagascar
il cui paragrafo "Finanziamento" si apre con le seguenti
parole:
"L'attuazione della soluzione finale (Endlösung) proposta richiede rilevanti mezzi" (13).
La soluzione finale della questione ebraica
si riferiva dunque semplicemente al trasferimento degli Ebrei
europei nel Madagascar.
Il 20 maggio 1941 Heydrich proibi l'emigrazione ebraica da Francia
e Belgio "in considerazione della soluzione finale della
questione ebraica senza dubbio prossima" ("im Hinblick
auf die zweifellos kommende Endlösung der Judenfrage")
(14).
[96]
Uwe Dietrich Adam commenta:
"In seguito questo documento è stato spesso male interpretato a causa della sua formulazione. Göring ordinò a tutte le autorità di facilitare l'emigrazione degli Ebrei fuori del Reich e dei territori sotto protettorato, per quanto era possibile, anche durante la guerra. Invece l'emigrazione degli Ebrei da Francia e Belgio doveva essere proibita a causa della "soluzione finale, che senza alcun dubbio, si avvicinava". Questo termine ingannatore di soluzione finale fu interpretato da generazioni di storici come se designasse una distruzione fisica, mentre in quest'epoca esso significava soltanto l'emigrazione degli Ebrei verso il Madagascar" (15).
2. La lettera di Göring del 31
luglio 1941.
Due mesi dopo, il 31 luglio, Göring affidò a Heydrich
il compito di fare tutti i preparativi necessari per la soluzione
finale, cioè di organizzare l'emigrazione o evacuazione
degli Ebrei che si trovavano sotto dominio tedesco nel Madagascar.
Questa lettera infatti dichiarava:
"A integrazione del compito già assegnatole con decreto del 24.1.39, di portare la questione ebraica ad una opportuna soluzione in forma di emigrazione o di evacuazione (in Form der Auswanderung oder Evakuierung) il più possibile adeguata alle circostanze attuali, La incarico con la presente di fare tutti i preparativi necessari dal punto di vista organizzativo, pratico e materiale per una soluzione totale (Gesamtlösung) della questione ebraica nei territori europei sotto l'influenza tedesca. Nella misura in cui vengono toccate le competenze di altre autorità centrali, queste devono essere cointeressate. La incarico inoltre di presentarmi quanto prima un progetto complessivo dei provvedimenti preliminari organizzativi, pratici e materiali per l'attuazione dell'auspicata soluzione finale della questione ebraica [Endlösung der Judenfrage]" (16).
La lettera di Göring del 31 luglio
1941 si riferisce dunque
[97]
esclusivamente all'emigrazione o evacuazione degli Ebrei nel Madagascar,
e ciò è confermato da tre documenti fondamentali:
a) il protocollo della conferenza di Wannsee;
b) la lettera di Rademacher del 10 febbraio 1942;
c) il promemoria di Luther del 21 agosto 1942.
3. La conferenza di Wannsee e lo sviluppo della soluzione finale.
La conferenza di Wannsee si tenne a Berlino il 20 gennaio 1942. Il relativo protocollo si apre con un riassunto della politica nazionalsocialista nei confronti degli Ebrei:
"Il capo della Polizia di sicurezza e del Servizio di sicurezza, SS--Obergruppenführer Heydrich, comunica all'inizio la sua nomina a incaricato per la preparazione della soluzione finale della questione ebraica europea (Endlösung der europaeische Judenfrage) da parte del Maresciallo del Reich (Göring) e sottolinea che è stato invitato a questa conferenza per chiarire questioni di principio. Il desiderio del Maresciallo del Reich che gli venga trasmesso un progetto relativo alle questioni organizzative, pratiche e materiali relative alla soluzione finale della questione ebraica europea, esige una trattativa preliminare comune di tutte le autorità centrali direttamente interessate a tali questioni per coordinare le direttive di azione. La direzione della preparazione della soluzione finale della questione ebraica, senza riguardo a confini geografici, spetta centralmente al Reichsführer--SS e Capo della Polizia tedesca (al Capo della Polizia di sicurezza e del Servizio di sicurezza). Il Capo della Polizia e del Servizio di sicurezza dà poi un rapido sguardo retrospettivo alla lotta sino allora condotta contro questo nemico. I momenti essenziali sono:
a) l'espulsione degli Ebrei dalle singole sfere vitali del popolo tedesco;
b) l'espulsione degli Ebrei dallo spazio vitale del popolo tedesco.
Per attuare questi obiettivi è stata iniziata sistematicamente e intensificata, come unica possibilità provvisoria di soluzione, l'accelerazione dell'emigrazione degli Ebrei dal
[98]
territorio del Reich. Per ordine del Maresciallo del Reich , nel gennaio 1939 è stata istituita una Centrale del Reich per l'emigrazione ebraica la cui direzione è stata affidata al Capo della Polizia di sicurezza e del Servizio di sicurezza. Essa aveva in particolare il compito di:
a) prendere tutti i provvedimenti per la preparazione di una emigrazione ebraica intensificata;
b) dirigere l'ondata di emigrazione;
c) accelerare la realizzazione dell'emigrazione nei casi singoli.
Lo scopo di questo incarico era quello di ripulire in modo legale degli Ebrei lo spazio vitale tedesco".
In conseguenza di tale politica, fino al 31 ottobre 1941, nonostante
varie difficoltà, circa 537.000 Ebrei erano emigrati dal
Vecchio Reich , dall'Austria e dal Protettorato di Boemia e Moravia.
"Frattanto -- continua il protocollo -- il Reichsführer--SS e Capo della Polizia tedesca, in considerazione dei pericoli di una emigrazione durante la guerra e in considerazione delle possibilità dell'Est, ha proibito l'emigrazione degli Ebrei. Al posto dell'emigrazione, come ulteriore possibilità di soluzione (als weitere Lösungsmöglichkeit) con previa autorizzazione del Führer, è ormai subentrata l'evacuazione degli Ebrei all'Est.
Tuttavia queste azioni devono essere considerate unicamente delle possibilità di ripiego (Ausweichmöglichkeiten), qui però vengono già raccolte quelle esperienze pratiche che sono di grande importanza in relazione alla futura soluzione finale della questione ebraica (die im Hinblick auf die kommende Endlösung der Judenfrage von wichtiger Bedeutung sind)" (17).
Per ordine del Führer, dunque, la
soluzione finale, cioè l'emigrazione totale degli Ebrei
europei, era sostituita dall'evacuazione nei territori orientali
occupati, ma soltanto come possibilità di ripiego, in attesa
di riprendere e risolvere la questione dopo la guerra. Quanto
[99]
questa interpretazione risulti corretta, è mostrato indirettamente
da Raul Hilberg, il quale riassume il passo in questione come
segue:
"Al posto dell'emigrazione, prosegui, il Führer aveva dato il suo consenso (Genehmigung) in vista del trasferimento degli ebrei all'est come prossima "possibilità di soluzione" (Lösungsmöglichkeit)" (18).
Egli si guarda bene dal dire che questa
"possibilità di soluzione" -- le azioni di evacuazione
all'Est -- sono considerate nel testo delle mere "possibilità
di ripiego" in relazione alla futura soluzione finale. Se
l'evacuazione degli Ebrei all'Est fosse sinonimo di sterminio,
questo sterminio risulterebbe una semplice possibilità
di ripiego. E in che cosa consisterebbe allora la soluzione finale
futura? La dolosa omissione di Raul Hilberg è dunque perfettamente
comprensibile.
Del resto, nelle direttive del settembre 1942 per il trattamento
della questione ebraica nei territori orientali occupati si legge:
"Tutte le misure relative alla questione ebraica nei territori orientali occupati devono essere prese nella prospettiva che dopo la guerra (nach dem Kriege) la questione ebraica sarà risolta in modo generale per tutta l'Europa. Esse perciò devono essere adottate come misure parziali preparatorie (vorbereitende Teilmassnahmen) e richiedono la coordinazione con le decisioni prese in altri casi in questo campo. D'altra parte le esperienze nella trattazione della questione ebraica fatte nei territori orientali occupati possono essere orientative per la soluzione del problema totale, perché gli Ebrei di questi territori insieme con gli Ebrei del Governatorato generale costituiscono il contingente più forte dell'ebraismo europeo" (19).
Altri documenti confermano la mia interpretazione.
In un promemoria datato Berlino, 15 agosto 1940, Martin Luther,
capo del dipartimento Deutschland del ministero degli Esteri,
aveva comunicato quanto segue a Franz Rademacher, Referent del
ministero degli Esteri per gli affari ebraici:
[100]
"Nel corso di un incontro coll'ambasciatore Abetz a Parigi, questi mi ha informato che, quando aveva fatto il suo rapporto al Führer circa due settimane prima, il Führer gli aveva comunicato l'intenzione di evacuare tutti gli Ebrei dall'Europa dopo la guerra" (20).
Secondo una nota della cancelleria del
Reich del marzo--aprile 1942, Hitler intendeva rimandare a dopo
la fine della guerra la soluzione della questione ebraica (21).
Conformemente alle direttive di Hitler, il progetto Madagascar
fu dunque provvisoriamente abbandonato. Una lettera informativa
di Rademacher al delegato Bielfeld del ministero degli Esteri
in data 10 febbraio 1942 ne spiega la ragione:
"Nell'agosto del 1940 Le ho consegnato per i Suoi atti il piano della soluzione finale della questione ebraica [zur Endlösung der Judenfrage] elaborato dal mio ufficio, secondo il quale, nel trattato di pace, si doveva esigere dalla Francia l'isola di Madagascar, ma l'esecuzione pratica del compito doveva essere affidata all'Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich. Conformemente a questo piano, il Gruppenführer Heydrich è stato incaricato dal Führer di attuare la soluzione della questione ebraica in Europa. La guerra contro l'Unione Sovietica ha frattanto consentito di disporre di altri territori per la soluzione finale [andere Territorien für die Endlösung]. Di conseguenza il Führer ha deciso che gli Ebrei non devono essere espulsi nel Madagascar, ma all'Est [dass die Juden nicht nach Madagaskar, sondern nach dem Osten abgeschoben werden sollen]. Perciò il Madagascar non deve più essere previsto per la soluzione finale [Madagaskar braucht mithin nicht mehr für die Endlösung vorgesehen werden]" (22).
Il promemoria di Martin Luther del 21
agosto 1942 conferma da un lato che la lettera di Göring
del 31 luglio 1941 riguardava
[101]
esclusivamente l'emigrazione o evacuazione degli Ebrei, dall'altro
che alla conferenza di Wannsee fu decisa esclusivamente l'evacuazione
degli Ebrei all'Est. In questo documento, Luther , che partecipò
di persona alla conferenza di Wannsee, ricapitola anzitutto i
punti essenziali della politica nazionalsocialista nei confronti
degli Ebrei:
"Il principio della politica tedesca nei confronti degli Ebrei dopo la presa del potere è consistita nel promuovere con ogni mezzo l'emigrazione ebraica. A tal fine nel 1939 è stata istituita dal Generalfeldmarschall Göring, nella sua qualità di incaricato del piano quadriennale, una Centrale del Reich per l'emigrazione ebraica, la cui direzione è stata affidata al Gruppenführer Heydrich come Capo della Polizia di sicurezza".
Dopo aver accennato al progetto Madagascar, che ormai era stato superato dagli eventi, Luther prosegue rilevando che la lettera di Göring del 31 luglio 1941 faceva seguito alla già citata lettera di Heydrich del 24 giugno 1940 con la quale questi lo informava che
"il problema complessivo di circa 3.250.000 Ebrei dei territori che si trovano sotto il controllo tedesco non può essere più risolto con l'emigrazione; sarebbe necessaria una soluzione finale territoriale. Riconoscendo ciò, il Maresciallo del Reich Göring il 31 luglio 1941 ha incaricato il Gruppenführer Heydrich di fare, in collaborazione con le autorità centrali tedesche interessate, tutti i preparativi necessari per una soluzione totale della questione ebraica nella sfera di influenza tedesca in Europa. In base a quest'ordine il Gruppenführer Heydrich il 20 gennaio 1942 ha convocato tutti gli organi tedeschi interessati in una seduta alla quale hanno partecipato per gli altri ministeri i sottosegretari, per il ministero degli Esteri io stesso. Alla conferenza il Gruppenführer Heydrich ha spiegato che l'incarico del Maresciallo del Reich Göring gli era stato affidato per ordine del Führer e che il Führer ormai invece dell'emigrazione aveva autorizzato l'evacuazione degli Ebrei all'Est come soluzione".
In base a quest'ordine del Führer,
continua Luther, fu intrapresa l'evacuazione degli Ebrei dalla
Germania. La destinazione era costituita dai territori orientali
via Governatorato generale:
[102]
"L'evacuazione nel Governatorato generale è un provvedimento provvisorio. Gli Ebrei saranno trasferiti ulteriormente nei territori orientali occupati non appena ce ne saranno i presupposti tecnici (Der Abtransport nach dem Generalgouvernement ist eine vorlaeufige Massnahme. Die Juden werden nach den besetzten Ostgebieten weiterbefördert, sobald die technischen Voraussetzungen dazu gegeben sind)" (23).
Se i campi di Belzec, Treblinka e Sobibor,
che si trovavano nel Governatorato generale, fossero stati dei
campi di sterminio, come avrebbe potuto essere l'invio allo sterminio
"un provvedimento provvisorio"?
4. Georges Wellers e la lettera di Göring del 31 luglio
1941.
Nella sua polemica con Robert Faurisson, Georges Wellers interpreta la lettera in questione nel senso che
"il compito assegnato il 24 gennaio, cioè ël'emigrazione e l'evacuazione' degli Ebrei, è ormai superato, se non chiuso"
e che
"esso deve essere d'ora innanzi completato, se non sostituito, da un altro, la ësoluzione totale della questione ebraica'",
sicché, in conclusione,
(la ësoluzione totale' o ëfinale' non è né l'emigrazione, né l'evacuazione, dunque né il ëpiano Nisko' né il ëpiano Madagascar'" (24),
dunque non può essere che lo sterminio.
Questa interpretazione è priva di fondamento. In primo
luogo, lo sterminio, essendo qualcosa di radicalmente diverso
da emigrazione e evacuazione, non può essere sensatamente
considerato un complemento (Ergaenzung), ma una revoca (che in
tedesco suonerebbe Widerruf o Zurücknahme) del compito di
risolvere la questione ebraica "in forma di emigrazione o
evacuazione".
[103]
In secondo luogo, è falso che in tale lettera la politica
di emigrazione o evacuazione sia sostituita dalla "soluzione
totale o finale della questione ebraica" come qualcosa di
radicalmente diverso, perché questa soluzione finale, come
ho dimostrato, non è altro che la "soluzione finale
territoriale" della lettera di Heydrich del 24 giugno 1940,
cioè un semplice sviluppo della politica di emigrazione
legale negli altri Stati.
Appunto per presentare al lettore ignaro questo sviluppo come
una novità assoluta che revoca la politica di emigrazione/evacuazione,
Wellers ricorre alla falsificazione storica già segnalata
secondo la quale l'espressione "soluzione finale della questione
ebraica" apparirebbe "per la prima volta" nella
lettera in questione, e appunto per coprire questa falsificazione
e le conseguenze che ne trae, Wellers tace prudentemente i documenti
NG--5770 e NG--2586--J che smentiscono categoricamente la sua
tesi.
In terzo luogo, l'emigrazione ebraica fu ufficialmente "superata"
e "chiusa" soltanto alla conferenza di Wannsee, come
risulta chiaramente dal relativo protocollo:
"Al posto dell'emigrazione (anstelle der Auswanderung), come ulteriore possibilità di soluzione con previa autorizzazione del Führer, è ormai (nunmehr) subentrata l'evacuazione (die Evakuierung) degli Ebrei all'Est".
Nel promemoria del 21 agosto 1942, Luther, riferendosi alla conferenza di Wannsee, conferma:
"Alla conferenza il Gruppenführer Heydrich spiegò che l'incarico del Maresciallo del Reich Göring gli era stato affidato per ordine del Führer e che il Führer ormai (nunmehr) aveva autorizzato l'evacuazione degli Ebrei all'Est come soluzione".
E' evidente che il 31 luglio 1941, almeno
tre mesi prima che il Führer avesse autorizzato l'evacuazione
all'Est "al posto" (anstelle) dell'emigrazione, era
in vigore appunto l'emigrazione.
[104]
Ciò è ulteriormente confermato dal promemoria di
Luther del 21 agosto 1942, in cui si dice che proprio il riconoscimento
dell'impossibilità di risolvere con l'emigrazione (legale
in altri Stati) il problema complessivo dei circa 3.250.000 Ebrei
dei territori occupati dai Tedeschi e proprio il conseguente riconoscimento
della necessità di una "soluzione finale territoriale"
aveva indotto Göring a redigere la lettera del 31 luglio
1941.
Del resto la conferenza di Wannsee -- originariamente fissata
per il 9 dicembre 1941 -- fu convocata proprio per discutere i
compiti assegnati da Göring a Heydrich con la lettera summenzionata,
come risulta dall'invito di Heydrich del 29 novembre 1941, alla
quale era appunto allegata una fotocopia della lettera di Göring
(26).
Ancora più chiaramente, la nota informativa di Rademacher
del 10 febbraio 1942 spiega che Heydrich era stato incaricato
dal Führer di attuare la soluzione finale della questione
ebraica in Europa "conformemente" (gemaess) al "piano
per la soluzione finale della questione ebraica" (Plan zur
Endlösung der Judenfrage), cioè conformemente al piano
Madagascar, che era stato successivamente abbandonato, e perciò
non doveva più essere previsto per la "soluzione finale",
perché nel frattempo la guerra con l'Unione Sovietica aveva
offerto la possibilità di disporre di "altri territori
per la soluzione finale" ("andere Territorien für
die Endlösung").
La lettera del 31 luglio 1941 era dunque pienamente conforme al
piano Madagascar, per cui, il "complemento" di Göring
consisteva semplicemente nella sostituzione della soluzione finale
mediante emigrazione o evacuazione -- cioè dell'emigrazione
legale negli altri Stati o della deportazione all'Est (Polonia:
ottobre 1939 -- marzo 1940) o all'Ovest (Francia non occupata:
ottobre 1940) -- dei soli Ebrei del Reich ,secondo il decreto
del 24 gennaio 1939, con la soluzione finale territoriale mediante
emigrazione o evacuazione di tutti gli Ebrei dei territori occupati
dai Tedeschi nel Madagascar (Endlösung), soluzione che appunto
per questo veniva definita "soluzione totale" (Gesamtlösung).
Il termine Gesamtlösung, che richiamava il Gesamtproblem
della
[105]
lettera di Heydrich del 24 giugno 1940, non era dunque, in origine,
un semplice sinonimo di Endlösung. Esso aveva infatti un
senso puramente quantitativo, significando che la soluzione (Lösung)
della questione ebraica, precedentemente limitata al territorio
del Reich (decreto del 24 gennaio 1939), veniva ora estesa a tutti
(Gesamt--) i territori europei occupati.
5. Georges Wellers e il protocollo di Wannsee.
Passiamo ora all'esame delle poche righe del protocollo di Wannsee
citate da Wellers, dopo averle opportunamente estrapolate dal
contesto ed epurate, le quali costituirebbero "le decisioni
di fondo" del problema dibattuto alla conferenza.
Riporto anzitutto il testo integrale del passo in questione:
(Unter entsprechender Leitung sollen nun im Zuge der Endlösung die Juden in geeigneter Weise im Osten zum Arbeitseinsatz kommen. In grossen Arbeitskolonnen, unter Trennung der Geschlechter, werden die arbeitsfaehige Juden strassenbauend in diese Gebiete geführt, wobei zweifellos ein Grossteil durch natürliche Verminderung ausfallen wird. Der allfaellig endlich verbleibende Restbestand wird, da es sich bei diesem zweifellos um den widerstandsfaehigsten Teil handelt, entsprechend behandelt werden müssen, da dieser, eine natürliche Auslese darstellend, bei Freilassung als Keimzelle eines neuen jüdischen Aufbaues anzusprechen ist. (Siehe die Erfahrung der Geschichte).
[Nel quadro della soluzione finale gli Ebrei devono andare ora in modo opportuno all'Est sotto una direzione adeguata per l'impiego nel lavoro. In grandi colonne di lavoro, con separazione dei sessi, gli Ebrei abili al lavoro vengono portati in questi territori costruendo strade, per cui una gran parte verrà senza dubbio meno per diminuzione naturale. Il resto che in ogni caso rimarrà alla fine, poiché costituisce senza dubbio la parte più resistente, dovrà essere trattato in modo adeguato, perché questo, rappresentando una selezione naturale, in caso di liberazione è da considerare come il nucleo di una rinascita ebraica. (Vedi l'esperienza della storia)] " (27).
[106]
Questo testo non esprime un piano o un programma di sterminio
per le seguenti ragioni:
1) Il venir meno di gran parte dei deportati "per diminuzione
naturale" non è lo scopo precipuo, ma una conseguenza
probabile della deportazione all'Est. Qui si può parlare,
a buon diritto, di trascuratezza criminale, ma non di un piano
programmato di sterminio.
2) L'espressione bei Freilassung (in caso di liberazione) esclude
categoricamente che il testo in questione si riferisca a un piano
o a un programma di sterminio, perché in tal caso sarebbe
insensata: in effetti, se gli Ebrei abili al lavoro vengono deportati
all'Est al fine precipuo ed essenziale di essere sterminati mediante
il lavoro, l'ipotesi di una liberazione dei superstiti è
irragionevole in via di principio. E' perciò evidente che
il trattamento entsprechend (in modo adeguato) consiste semplicemente
nel tenere prigionieri questi Ebrei: poiché essi, in caso
di liberazione, costituirebbero il nucleo di una rinascita ebraica,
essi non devono essere liberati.
Ecco perché, nella sua citazione, Wellers ha omesso tale
espressione.
3) In un piano di sterminio mediante il lavoro, gli inabili al
lavoro, in quanto "bocche inutili", avrebbero dovuto
essere sterminati per primi. Invece il protocollo di Wannsee dichiara.
"Es ist beabsichtig, Juden im Alter von über 65 Jahren nicht zu evakuieren, sondern sie einem Altersghetto -- vorgesehen ist Theresienstadt -- zu überstellen. [Non ci si propone di evacuare gli Ebrei di età superiore a 65 anni, ma di trasferirli in un ghetto per anziani -- è previsto Theresienstadt]" (28).
Ecco perché Wellers ha estrapolato
la citazione ignorando il contesto.
4) La soluzione finale consistente nello sterminio mediante il
lavoro è in contraddizione con un altro passo del protocollo:
"Diese Aktionen sind jedoch lediglich als Ausweichmöglichkeiten anzusprechen, doch werden hier bereits jene
[107]
praktischen Erfahrungen gesammelt, die im Hinblick auf die kommende Endlösung der Judenfrage von wichtiger Bedeutung sind. [Tuttavia queste azioni devono essere considerate unicamente delle possibilità di ripiego, qui però vengono già raccolte quelle esperienze pratiche che sono di grande importanza in relazione alla futura soluzione finale della questione ebraica]" (29).
In effetti, se le deportazioni all'Est
avessero come scopo precipuo ed essenziale lo sterminio dei deportati,
esse non potrebbero sensatamente essere definite delle "possibilità
di ripiego", né avrebbe senso parlare di una soluzione
finale futura.
5) La tesi di Wellers è in contraddizione con il cardine
fondamentale della storiografia ufficiale, quello dei campi di
sterminio totale (Belzec, Sobibor, Treblinka e Chelmno) nei quali
venivano sterminati anche gli Ebrei abili al lavoro. La contraddizione
è tanto più stridente in quanto uno di questi campi,
Chelmno, aveva iniziato la sua pretesa attività di sterminio
all'inizio di Dicembre del 1941 (30) ed era dunque in azione già
da quasi due mesi. Come si conciliano questi campi di sterminio
totale con la deportazione "per l'impiego nel lavoro"?
E perché dopo la conferenza di Wannsee non furono impartite
ad Auschwitz le necessarie instruzioni per costruire le installazioni
di sterminio per gli Ebrei inabili al lavoro? Jean-Claude Pressac
infatti ammette che
"nei giorni e nelle settimane che seguirono, la Bauleitung di Auschwitz non ricevette né un richiamo, né un telegramma, né una lettera che reclamassero lo studio di una installazione adatta a questo scopo" (31).
6) La tesi di Wellers contraddice un
altro dei cardini fondamentali della storiografia ufficiale. Rudolf
Höss dichiara infatti che nel giugno 1941 fu convocato a
Berlino da Himmler, il quale gli riferi che Hitler aveva ordinato
la "soluzione finale della questione ebraica" consistente
nello sterminio ebraico totale:
[108]
"Tutti gli Ebrei su cui possiamo mettere le mani in questo tempo di guerra, devono essere ammazzati, senza eccezione [ohne Ausnahme]" (33).
Auschwitz "doveva dunque diventare
il più grande centro di sterminio di tutta la storia"
(34) e appunto per questo Himmler ordinò a Höss di
fare i preparativi necessari per lo sterminio, per il quale, come
gli riferi Eichmann, inviato da Himmler ad Auschwitz appositamente
per discutere la questione dal punto di vista tecnico, "il
mezzo non poteva essere che il gas" (35).
Dunque nel giugno 1941 Himmler ordina lo sterminio ad Auschwitz
di tutti gli Ebrei sotto dominio tedesco mediante gas.
Ora, secondo l'interpretazione del protocollo di Wannsee sostenuta
dalla storiografia ufficiale, Himmler, dopo aver atteso quattro
mesi per proibire l'emigrazione ebraica , ordina, con previo accordo
del Führer, la deportazione all'Est soltanto degli Ebrei
abili al lavoro a scopo di sterminio mediante il lavoro, ma risparmia
gli inabili! Dunque niente Auschwitz, niente sterminio totale,
niente sterminio mediante gas.
Ricapitolando, nella sua citazione, Wellers:
1) omette una parte importante del testo del protocollo,
2) travisa il senso del passo adeguatamente epurato che cita,
3) ignora il contesto in cui il passo in questione compare,
4) tace la contraddizione esistente tra la sua interpretazione
del protocollo di Wannsee e la dichiarazione di Höss.
Come rileva Gerald Reitlinger, la dichiarazione di Höss è
in contraddizione cronologica anche con la lettera di Göring
del 31 luglio 1941 (secondo l'interpretazione della storiografia
ufficiale), e infatti lo storico inglese sposta d'autorità
al 1942 il presunto incontro di Höss
[109]
con Himmler (37). Wellers elimina solo parzialmente la contraddizione
posticipando -- anche lui d'autorità -- il preteso incarico
di Himmler di due mesi e facendolo cosi risultare successivo alla
lettera di Göring!
"E' probabilmente nell'agosto 1941 che Höss fu incaricato da Himmler di preparare lo sterminio degli Ebrei nel quadro della "soluzione finale della questione ebraica" " (38).
Ricorrendo a questi metodi truffaldini,
Georges Wellers ha dimostrato di non credere egli stesso per primo
alla interpretazione infondata che ha propinato all'ignaro lettore.
6. Dall'emigrazione allo sterminio.
In questo contesto si comprende anche quanto valga la dichiarazione di Eichmann sul Führerbefehl alla quale Pierre Vidal-Naquet attribuisce tanta importanza scrivendo:
"Quanto al processo di Gerusalemme, anch'esso ha meritato severe critiche, ma nessuna di queste critiche mi sembra mettere in discussione la produzione delle prove. Eichmann si presentò come un funzionario di secondo piano, una specie di capostazione che faceva circolare alcuni treni, e soprattutto tentò di liberarsi del peso schiacciante delle accuse che gli avevano fatto i suoi colleghi delle SS per discolpare se stessi; interrogato secondo la procedura anglosassone dal capitano Less, precisò di aver avuto conoscenza diretta e personale dei camion della morte di Chelmno, delle esecuzioni di Minsk, delle camere a gas di Auschwitz (Eichmann par Eichmann, pp. 111, 115, 139). Quale forza al mondo, -- poiché non fu torturato -- quale "conoscenza condivisa" con l'ebreo tedesco che l'interrogava avrebbe potuto costringerlo a pronunciare questa frase: "L'estate del 1941 era già avanzata quando Heydrich mi chiese di andare a trovarlo. 'Il Führer ha ordinato di sopprimere gli Ebrei'. Sono esattamente le parole che usò ricevendomi; e, per verificare l'effetto prodotto, contrariamente alla sua abitudine, s'interruppe per un lungo momento. Me ne ricordo benissimo".
[110]
Quanto alle opere scritte sul genocidio hitleriano, Eichmann, forse meglio in grado dei "revisionisti" di giudicare del loro valore storico, si riferiva spesso alle opere di Léon Poliakov come autorità e come migliore fonte degli avvenimenti (Eichmann par Eichmann, p. 12)" (39).
Rilevo anzitutto che la citazione di Pierre Vidal-Naquet non è corretta. Eichmann ha dichiarato:
"La guerra contro l'Unione Sovietica cominciò, mi pare, nel giugno 1941; due mesi dopo, ma potrebbero essere stati anche tre (2 Monate spaeter, es kann auch 3 Monate spaeter gewesen sein) Heydrich mi convocò nel suo ufficio. Mi presentai. E lui mi disse:" Il Führer ha detto che la questione dell'emigrazione...". Insomma una frase d'introduzione. E poi: "Il Führer ha ordinato l'annientamento fisico degli Ebrei". Fu proprio questa la frase che mi disse. E come per saggiare l'effetto delle sue parole, fece, contro ogni sua abitudine, una lunga pausa. Me ne ricordo ancora oggi" (40). [corsivo mio].
Questa dichiarazione è in totale contrasto con i documenti citati nei paragrafi precedenti. Jean-Claude Pressac si è reso conto che il presunto Führerbefehl del giugno 1941 evocato da Rudolf Höss è del tutto insostenibile anche sulla base dei documenti di Mosca, e lo ha perciò spostato d'autorità al giugno 1942. La convocazione di Höss a Berlino, secondo Pressac, è un
"episodio che Höss situa erroneamente nell'estate 1941, come d'altra parte Eichmann dopo averlo letto negli scritti di quest'ultimo" (41). [corsivo mio].
[111]
Lo stesso Vidal-Naquet osserva che la dichiarazione di Eichmann
"corrisponde assai precisamente a ciò che dice Hoess,
ma il suo interlocutore è Himmler" (42).
A quanto pare, le conoscenze di Eichmann sul Führerbefehl
venivano proprio dalle "opere di Léon Poliakov"!
(43)
Pierre Vidal-Naquet ha inoltre dimenticato di riferire il seguito
della narrazione di Eichmann, che mette bene in luce l'attendibilità
della sua testimonianza:
"Sul momento non sono nemmeno riuscito a valutare la portata di ciò che accadeva, poiché aveva scelto le parole con cura. Poi però ho capito e non ho detto nulla, per il semplice fatto che non ero in grado di dire nulla. Perché a una... a una faccenda simile, insomma a una soluzione violenta, non avevo mai e poi mai pensato. E poi mi disse: "Eichmann, faccia un salto su da Globocnik, a Lublino". [...]. Heydrich mi disse dunque:" Vada da Globocnik. Il Führer gli ha già dato le relative disposizioni. Vada a dare un'occhiata, verifichi fino a che punto è arrivato. Credo che utilizzi i fossati anticarro dei russi (die russischen Tankgraeben) per la eliminazione degli Ebrei" " '44).
Eichmann si recò subito dopo a
Lublino, indi, in compagnia dell' SS--Sturmbannführer (Hauptsturmführer)
Höfle, andò a Treblinka (45), dove trovò due
o tre baracche che erano state rese "perfettamente stagne"
per uccidere gli Ebrei con i gas di scarico del motore di un sottomarino
sovietico (46). Ciò avvenne, come si è visto, due
o tre mesi dopo l'inizio della guerra contro l'Unione Sovietica,
ossia nell'agosto--settembre 1941, ma la costruzione del campo
di Treblinka iniziò a fine maggio--inizio giugno del 1942
(47). Pierre Vidal-Naquet ha dimenticato di segnalare questo singolare
esempio di chiaroveggenza!
[112]
Successivamente, non si sa quando, Eichmann tornò a Treblinka
un'altra volta, quando "gli impianti erano ormai in funzione
"; ma, stranamente, questi impianti di sterminio, che dovevano
funzionare con i gas di scarico del motore di un sommergibile
sovietico, funzionavano invece con cianuro (Zyan) o cianuro di
potassio (Zyankali) (48), ma secondo la storiografia ufficiale
a Treblinka lo sterminio avvenne esclusivamente mediante l'ossido
di carbonio prodotto da un motore Diesel (49).
I "fossati anticarro" menzionati da Eichmann non si
trovavano nei pressi di Treblinka, ma vicino a di Belzec; essi
erano stati scavati all'inizio del 1940 per scopi militari e non
furono usati "per la eliminazione degli Ebrei" (50).
La visita di Eichmann ad Auschwitz non è meno sorprendente:
"Durante il tragitto vidi dunque grandi edifici. Avevano le dimensioni d' una fabbrica con un'enorme ciminiera e Höss mi disse: "Questo può dirsi un portento! Ne eliminiamo diecimila alla volta!". Era giusto in corso una di quelle cose, di quelle selezioni, durante le quali gli abili al lavoro erano separati dai cosiddetti inabili. Non ho voluto assistere alla gasazione. Non avrei potuto. Probabilmente sarei uscito di senno. Stavo già pensando: be', per stavolta me la sono cavata! quando mi ha portato a ridosso di un lungo fossato. Non saprei dire quanto fosse lungo, forse cento metri, ma forse anche centocinquanta, centottanta (vielleicht 100 Meter lang, vielleicht auch 150 oder 180 Meter). C'era un'enorme graticola, una graticola di ferro (ein Eisenrost). E su quella graticola c'erano dei cadaveri che bruciavano" (51).
Rilevo anzitutto la contraddizione cronologica
di questo resoconto: la presenza di crematori e di fosse di cremazione
rimanda al periodo
[113]
della deportazione degli Ebrei ungheresi -- maggio--luglio 1944.
Tuttavia, Eichmann precisa quanto segue:
"Mi venne dato un ennesimo ordine e io dovetti andare a visitare Auschwitz. Müller mi disse che vi erano in corso lavori di ampliamento. Dovevo andare a vederli e poi riferirgli" (52).
Poiché Heinrich Müller era
il capo dell' Amt IV (Gestapo) del RSHA, di cui Eichmann dirigeva
il Referat IV B 4, le missioni che egli affidava al suo subordinato
concernevano l'acquisizione di informazioni sugli impianti di
sterminio, perciò i "lavori di ampliamento" ad
Auschwitz menzionati da Eichmann non si possono riferire che alla
costruzione dei crematori di Birkenau -- cosa che Eichmann conferma
subito dopo --, perciò la sua visita si riferisce alla
prima metà del 1943.
In contraddizione con queste datazioni, Eichmann ha dichiarato
di aver fatto rapporto al suo superiore Müller nel 1945 (53).
Inoltre, secondo Jean--Claude Pressac, ad Auschwitz non sono mai
esistiti né un fossato di 100--150--180 metri (54), né
l'enorme graticola di ferro menzionata da Eichmann, e la capacità
massima di sterminio di Birkenau è stata di 4.300 persone
al giorno (55), non di 10.000, come Höss avrebbe riferito
a Eichmann.
Eichmann, che riferisce di non aver mai sentito neppure nominare
lo Zyklon B (" è un'espressione che sento per la prima
volta" ), lo descrive cosi:
"Erano delle tavolette, simili a quei sottobicchieri che servono per appoggiarci i boccali di birra (Biertellern), sottobicchieri di cartone " (57),
e aggiunge:
[114]
"Sapevo che con quelle tavolette tonde che parevano di cartoncino uccidevano la gente. Me lo ha detto Höss e mi ha persino mostrato una di quelle tavolette" (58).
Ora è vero che lo Zyklon B veniva
prodotto anche utilizzando come coibente per l'acido cianidrico
dei dischi di cartone (nome commerciale: Discoids) (59), ma lo
Zyklon B utilizzato a scopo di disinfestazione (e presuntamente
a scopo omicida) ad Auschwitz impiegava come coibente soltanto
la farina fossile (nome commerciale Diagriess) in forma di granuli.
Dopo questo istruttivo excursus sull'attendibilità del
testimone Eichmann, (60) torniamo al Führerbefehl.
La summenzionata affermazione di Eichmann è inoltre categoricamente
smentita da un suo subordinato, l'ex SS--Hauptsturmführer
e rappresentante di Eichmann in Slovacchia Dieter Wisliceny, le
cui dichiarazioni, essendo troppo in contrasto con le posizioni
della storiografia ufficiale attuale, sono state abbandonate all'oblio.
Egli ammise si il Führerbefehl -- vedremo subito in quali
termini --, ma almeno forni un resoconto della politica ebraica
nazista che è confermato dai documenti e non contiene contraddizioni
cronologiche.
A Norimberga Wisliceny riassunse cosi le fasi di questa politica:
"Fino al 1940, all'interno del Referat, c'erano le direttive di regolare la questione ebraica in Germania e nei territori occupati dalla Germania mediante una emigrazione pianificata. Come seconda fase venne, da questo punto di vista, il concentramento di tutti gli Ebrei in Polonia e negli altri territori orientali occupati dalla Germania, e precisamente in forma di ghetti. Come terzo periodo venne la cosiddetta soluzione finale della questione ebraica, cioè l'annientamento e lo sterminio pianificato del popolo ebraico. Questo
[115]
periodo durò fino all'ottobre 1944, fino a quando Himmler diede l'ordine di sospendere questo sterminio" (61) .
Egli precisò poi di essere stato
informato dell'ordine di sterminio "da Eichmann nell'estate
del 1942" e che "quest'ordine era dell'aprile 1942".
Wisliceny fu poi estradato in Slovacchia e durante la sua prigionia
a Bratislava redasse un memoriale datato 18 novembre 1946.
Wisliceny vi delinea con grande precisione le tappe della politica
ebraica nazista. Dopo aver riferito le ragioni della istituzione
dell' "Ufficio centrale per l'emigrazione ebraica "di
Vienna, egli continua:
"Grazie all'attività di questo ufficio centrale fino al 1939 emigrarono dall'Austria altri 100.000 Ebrei. Dopo l'occupazione della CSR Eichmann fondò a Praga per incarico di Heydrich un ufficio simile, l' "Ufficio centrale per la soluzione della questione ebraica in Boemia e Moravia", la cui attività nei pochi mesi fino allo scoppio della guerra non poté produrre un effetto massiccio come l' "Ufficio centrale" di Vienna. La direttiva approvata da Himmler e presuntamente anche da Hitler, allora diceva: "emigrazione degli Ebrei ad ogni costo" " (65).
Indi Wisliceny espone un lungo resoconto del progetto Madagascar.
"Con l'occupazione della Polonia nel settembre 1939, oltre tre milioni di Ebrei vennero nella sfera di potere tedesca. Eichmann, che aveva assunto la sua funzione a Berlino proprio poco tempo prima, redasse il piano di espulsione degli Ebrei dal territorio del Reich, dal "Protettorato" e dall'Austria parimenti in Polonia, nell'ipotesi che i territori polacchi sarebbero ridiventati in un tempo più o meno lungo un sistema politico indipendente. Cosi egli organizzò
[116]
rapidamente un campo di transito a Nizsko sul San e cominciò ad espellervi Ebrei da Vienna, Brünn, Maehrisch-Ostrau. [...]. La proclamazione del "Governatorato generale" come parte del territorio del Reich e uno scritto di protesta del governatore generale Frank presso Göring posero fine nel dicembre 1939 a questa attività di Eichmann. Egli si dedicò di nuovo ai vecchi piani di emigrazione, dovendo ora includere nei suoi calcoli l'ebraismo polacco. Era chiaro che la Palestina non sarebbe mai stata in grado di accogliere i circa 3.500.000 Ebrei della Germania, della Polonia, del CRS e dell'Austria. A ciò si aggiunse ancora il fatto che, in virtù dell'influenza italiana, la fondazione di uno Stato ebraico palestinese da parte tedesca era considerata non gradita con riguardo alle richieste arabe. Malgrado ciò fino alla fine del 1940 ebbe luogo ancora un'emigrazione in Palestina dal territorio del Reich, cosi per esempio nel settembre del 1940 trasporti di Ebrei da Danzica via Bratislava--Don--Romania. Solo nel 1941 Himmler proibi l'emigrazione in Palestina. Come paese di accoglimento per una emigrazione in massa fu presa in considerazione da Eichmann l'isola di Madagascar [...]. In un dettagliato memorandum Eichmann, energicamente appoggiato da Heydrich, propose a Himmler l'isola di Madagascar come territorio per il trasferimento di tutto l'ebraismo europeo. Questa proposta ebbe l'approvazione di Himmler e di Hitler. Eichmann fu incaricato di elaborare un piano preciso [...] (66).
L'azione di trasferimento doveva essere diretta da un ufficio centrale a Berlino. Göring doveva assumere la presidenza formale di questo "stato maggiore dell'emigrazione" che includeva tutta l'Europa, mentre il "capo della Polizia di sicurezza e del SD" doveva essere incaricato della realizzazione tecnica. L'ultima cosa in pratica significava Eichmann. Eichmann ha lavorato a questo piano dal 1940 all'estate del 1941. Nell'ottobre del 1941 a Berlino questo "piano Madagascar" era
[117]
ancora oggetto di conferenze che Eichmann tenne con i suoi incaricati nei singoli paesi [...]. Eichmann diede a questi incaricati le direttive summenzionate, che non furono abolite fino alla primavera del 1942. L'organizzazione centrale progettata da Eichmann non fu creata subito, si aspettava solo la fine della guerra. Ma per definire la futura competenza del "capo del SIPO e del SD" [Polizia di Sicurezza e Servizio di Sicurezza], Göring, all'inizio dell'estate del 1941, nella sua qualità di presidente del "comitato di difesa del Reich", emanò un decreto che incaricava il "capo del SIPO e del SD" di preparare tutti gli affari relativi al trasferimento degli Ebrei. Con ciò Eichmann possedeva anche lo strumento legale per escludere nei suoi provvedimenti tutte le ingerenze di altre autorità. In questo decreto appare la parola "soluzione finale". Il "piano Madagascar" era indicato correntemente con questo nome , solo più tardi l'espressione "soluzione finale" ha ricevuto un significato completamente diverso e fu usata da Hitler e da Eichmann come mascheramento dello sterminio biologico dell'ebraismo europeo. Ciò fu fatto scientemente da Eichmann per ingannare altre autorità che erano a conoscenza dei piani di trasferimento con l'uso di una parola conosciuta adoperata fino ad allora" (67).
Wisliceny passa poi a descrivere la genesi della decisione dello sterminio:
"Dal momento dello scoppio della guerra con la Russia e dell'entrata in guerra degli USA si cominciò a compiere un cambiamento fondamentale nel modo di trattare il problema ebraico. Questo cambiamento non si verificò dall'oggi al domani, ma gradualmente e trovò il suo apice definitivo solo nella primavera del 1942 [...]" (68).
Una di queste tappe fu il Kommissarbefehl,
che fu esteso da Himmler e da Heydrich a tutti gli Ebrei russi,
e "in questo Kommissarbefehl Eichmann vide una possibilità
di sterminare anche il restante ebraismo" (69).
[118]
"La seconda ondata di inasprimento -- continua Wisliceny -- si verificò dopo l'entrata in guerra degli USA. [...]. In questo periodo, dopo l'inizio della guerra con gli USA, deve cadere, secondo la mia convinzione, la decisione di Hitler che ordinava lo sterminio biologico dell'ebraismo europeo [...]. L'ordine di Himmler che Eichmann mi mostrò nell'agosto del 1942 risaliva alla primavera del 1942; certamente l'ordine di Hitler era stato impartito qualche tempo prima, perché nell'ordine di Himmler l'esenzione [Zurückstellung] degli Ebrei abili al lavoro costituiva l'oggetto principale" (70).
A Norimberga, Wisliceny precisò
che l'ordine in questione risaliva all'aprile 1942 (71).
Il resoconto di Wisliceny, per quanto concerne la politica nazista
di emigrazione ebraica, è in perfetto accordo con i documenti
citati nei paragrafi precedenti; quando invece egli comincia a
parlare dello sterminio biologico degli Ebrei, le sue dichiarazioni
non solo non sono confermate da alcun documento, ma sono in palese
contrasto con le posizioni dell'attuale storiografia ufficiale.
Wisliceny pretende di aver visto un ordine scritto firmato da
Himmler dell'aprile 1942 che egli riassume cosi:
"Il Führer aveva ordinato la soluzione finale della questione ebraica [Endlösung der Judenfrage]. Di questa cosiddetta soluzione finale era incaricato il capo della Polizia di sicurezza e del SD e l'ispettore dei campi di concentramento. Dalla cosiddetta soluzione finale dovevano essere esentati provvisoriamente tutti gli Ebrei di sesso maschile e femminile abili al lavoro, che dovevano essere impiegati nei campi di concentramento per lavorare" (72).
Dunque la prova fondamentale della realtà
dell'ordine di sterminio è il cambiamento di significato
del termine Endlösung, e la prova fondamentale della realtà
di questo cambiamento di significato è l'ordine di sterminio!
La storiografia ufficiale non è più riuscita a sfuggire
[119]
a questo perfetto circolo vizioso: nessuno ha mai prodotto l'ordine
di sterminio e nessuno ha mai dimostrato che il termine Endlösung
sia passato a significare lo sterminio; tuttavia, gli storici
ufficiali funzionalisti continuano a sostenere con tutta serietà
il secondo punto, gli intenzionalisti anche il primo, come se
fossero fatti storici accertati e documentati. Raul Hilberg, ad
esempio, osa affermare che con la lettera di Göring del 31
luglio 1941 "Heydrich prendeva in mano le redini del processo
di sterminio" (73) ed insinua (ricorrendo al sotterfugio
già segnalato) che la "soluzione finale" del
protocollo di Wannsee significava lo sterminio (74), naturalmente
sulla solida base della dichiarazione di Eichmann citata da Pierre
Vidal-Naquet e di Rudolf Höss! (75) Si comprende dunque facilmente
per quale ragione Hilberg e i suoi colleghi non menzionino il
memorandum di Wisliceny, che li costringerebbe a dover ammettere
che il termine Endlösung alla conferenza di Wannsee si riferiva
alla soluzione finale territoriale della questione ebraica, con
grave danno per il loro ingenuo circolo vizioso: da quale documento
sarebbero allora "confermate" le fantasie di Adolf Eichmann
e di Rudolf Höss?
Nella presunta genesi della presunta decisione dello sterminio
c'è un altro aspetto di grande importanza: che cosa determinò
questa decisione?
Wisliceny si richiamò alla visione del mondo antisemitica
di Hitler (76), confermando in tal modo l'infondatezza delle sue
accuse: se Hitler decise lo sterminio degli Ebrei per odio nei
loro confronti, perché promosse una politica di emigrazione
che fu attuata ufficialmente persino ancora nei primi due anni
di guerra? Consapevoli di questa contraddizione insormontabile,
gli storici funzionalisti hanno abbandonato questa motivazione
classica e si sono dati alle speculazioni più disparate,
le quali sortiscono soltanto l'effetto di togliere all'Olocausto
quel carattere quasi metafisico di unicità ed eccezionalità
che teologi e storici hanno voluto attribuirgli, banalizzandone
le motivazioni e
[120]
riducendolo a mero evento accidentale della politica nazista.
Ciò è particolarmente evidente nella spiegazione
di Martin Broszat:
"Hitler, nella primavera e nell'estate del 1941, su pressione di parecchi Gauleiter e del Governatore Generale aveva promesso, tanto grandiosamente quanto sconsideratamente, che i loro territori sarebbero stati in breve tempo resi liberi da Ebrei -- promesse che allora evidentemente furono fatte in relazione alla preparazione o all'inizio della guerra contro la Russia, ma si basavano anche sull'attesa che questa guerra si sarebbe conclusa con successo entro l'inizio dell'inverno e allora si sarebbero offerte possibilità per cosi dire illimitate di espellere gli Ebrei in un territorio molto lontano al di là dell'impero tedesco all'Est. Quando ciò si rivelò un errore fatale, ma nel Reich il programma di deportazione era già preparato e in corso, nell'autunno del 1941 si giunse alle conclusioni e alle soluzioni provvisorie già ripetutamente menzionate, ma, come loro effetto, anche alla terribile conseguenza che non sembrò esserci nessun'altra 'via d'uscita' che ulteriori programmi di uccisione. Ciò portò prima all'azione 'Reinhard', allo scopo di eliminare soprattutto gli Ebrei polacchi, poi, con la grande installazione di Auschwitz--Birkenau come presupposto tecnico, allo sterminio in massa anche degli altri Ebrei tedeschi ed europei" (77).
Ma Robert-Jan van Pelt, studiando la
progettazione di Auschwitz, sostiene la tesi che lo sterminio
degli Ebrei, nelle intenzioni di Himmler, era "un fenomeno
transitorio nella storia del campo", (78) dunque non la sua
ragion d'essere e neppure la sua funzione principale.
Christopher Browning indica invece una motivazione diversa:
"La spinta scaturi piuttosto dall'euforia della vittoria dell'estate 1941. Le grandi vittorie dei primi mesi della campagna di Russia suscitarono la convinzione che presto tutta l'Europa sarebbe stata alla mercé dei nazionalsocialisti" (79).
[121]
Arno J.Mayer sostiene una tesi esattamente contraria: l'euforia
della vittoria indusse i nazisti a progettare non già un
piano di sterminio, ma un piano di evacuazione degli Ebrei all'Est:
"Fino a che la Wehrmacht e gli eserciti suoi alleati continuarono a trionfare, le sofferenze degli Ebrei furono limitate alla persecuzione ad opera delle forze di sicurezza tedesche e delle milizie collaborazioniste locali. Queste uccisioni di Ebrei, sostanzialmente non sistematiche, coincidevano con l'attesa di una rapida vittoria sull'Armata Rossa e della totale liquidazione del regime bolscevico. Fu proprio in quel periodo e in quello spirito di euforia che i capi nazisti particolarmente interessati alla "questione ebraica" progettarono per il futuro di evacuare gli Ebrei europei nel lontano oriente, magari al di là degli Urali. In effetti, se il Blitzkrieg fosse risultato vittorioso a est come lo era stato a occidente l'anno prima, per assurdo è probabile che l'Europa si sarebbe risparmiata i peggiori orrori del XX secolo. Certamente i popoli dell'Europa orientale, e principalmente gli Slavi, sarebbero stati ridotti in schiavitù, ma non avrebbero subito l'estrema barbarie e i disastri della guerra, che cominciò a esigere il suo tremendo pedaggio nell'autunno del 1941. Allo stesso modo, anche gli Ebrei anziché essere massacrati sarebbero stati probabilmente deportati nelle lontane zone centrali della Russia o, qualora l'Inghilterra fosse stata costretta a negoziare un accordo, nelle colonie oltremare" (80).
Una cosa risulta chiara da queste interpretazioni:
se durante la seconda guerra mondiale c'è stato uno sterminio
ebraico, esso, per le motivazioni che hanno portato alla sua attuazione,
ha avuto un carattere puramente accidentale, senza un preciso
legame di causa--effetto con l'ideologia nazionalsocialista. Broszat,
van Pelt, Browning, Mayer intendono forse riabilitare il nazismo?
[122]
2 -- SONDERBEHANDLUNG: GEORGES WELLERS E IL RAPPORTO KORHERR.
Nel capitolo ´Numero delle vittime della "soluzione
finale"" del suo opuscolo La Solution Finale et la
Mythomanie Néo-Nazie (81), Wellers si occupa dettagliatamente
del rapporto Korherr, tracciandone la seguente storia, da lui
ripresa successivamente nell'articolo citato Qui est Robert
Faurisson? (82):
"All'inizio del 1943, nelle alte sfere delle SS, si teme che, malgrado tutte le precauzioni, il vero senso del termine Sonderbehandlung sia pericolosamente svelato. Infatti, il 18 gennaio 1943, Himmler ha ordinato a Korherr, Inspekteur für Statistik delle SS, di redigere un rapporto su "La soluzione finale della questione ebraica" (Die Endlösung der Judenfrage), il che Korherr ha fatto, e il 23 marzo 1943 egli ha inviato un rapporto di 16 pagine all' SS--Obersturmbannführer dott. R.Brandt, dello stato maggiore personale del Reichsführer--SS Himmler, arrestando le sue statistiche alla data del 31 dicembre 1942. Il 9 aprile 1943 Himmler scrive al Capo della SIPO [Polizia di sicurezza] e del SD [Servizio di sicurezza] che trova il rapporto Korherr eccellente perché potrà servire più tardi a fini di mascheramento e per il momento proibisce la sua diffusione. Egli vuole che in avvenire gli siano comunicati dei brevi resoconti mensili concernenti il numero degli Ebrei evacuati e quanti ne restano ancora. (" Ich halte diesen Bericht als allenfallsiges Material für spaeteren Zeiten, und zwar zu Tarnungszwecken für recht gut. Im Augenblick darf er weder veröffentlicht noch weitergegeben werden (...). In den kurzen Monatsmeldungen der Sicherheitspolizei will ich lediglich mitgeteilt bekommen, was monatlich abgefahren worden ist und was zu diesem Zeitpunkt noch an Juden übrig blieb"). Il giorno dopo, il 10 aprile, R.Brandt informa Korherr che il suo rapporto è stato ricevuto da Himmler, il quale desidera che da
[123]
nessuna parte si parli di "trattamento speciale applicato agli Ebrei" (Er wünscht, dass an keiner Stelle von "Sonderbehandlung der Juden" besprochen wird). Infatti, a pagina 10 del rapporto Korherr appare la frase seguente: Totale delle evacuazioni (compresa Theresienstadt e compreso il trattamento speciale...1.873.539)(Evakuierungen insgesamt einschl. Theresienstadt und einschl. Sonderbehandlung). Frattanto Himmler ordina a Korherr di redigere un compendio del suo rapporto per presentazione al Führer (zur Vorlage an den Führer), il che dà luogo ad un rapporto di sei pagine e mezza indirizzato a R.Brandt, in cui i dati statistici sono completati fino al 31 marzo 1943. Tutta questa corrispondenza, che reca il timbro Geheime Reichssache (Affare segreto di Stato) è molto edificante. Essa mostra, infatti, che i risultati della "soluzione finale" interessano a Hitler stesso. D'altra parte, grazie alla bavure di Korherr , si ha la conferma, proveniente dal vertice, che la "Sonderbehandlung der Juden" è un'operazione talmente inconfessabile che deve essere accuratamente mascherata col termine ancora più innocente di evacuazione, perfino in un rapporto ad uso interno per le SS. Nello stesso tempo, sappiamo che ormai la rubrica "evacuazioni" del rapporto Korherr copre la "Sonderbehandlung" " (83).
Riguardo al significato di questa parola, Wellers spiega altrove:
"Il termine ermetico di Sonderbehandlung ("trattamento speciale") e i suoi numerosi derivati hanno un significato preciso: quello di esecuzione, di messa a morte, di assassinio. Esso non presuppone il modo di esecuzione -- impiccagione, fucilazione, uso di gas tossici -- né la categoria di persone prese in considerazione, ma si applica massicciamente, sistematicamente, in tutte le sue varietà, al caso degli Ebrei" (84).
In conclusione, secondo Wellers, Evakuierung
è sinonimo di Sonderbehandlung , che è a sua volta
sinonimo di uccisione.
[124]
Questa interpretazione è falsa. Per attribuirle una parvenza
di attendibilità, Wellers ha travisato la storia del rapporto
Korherr.
Nella lettera del 10 aprile citata da Wellers, R.Brandt scrive
a Korherr:
"Il Reichsführer--SS ha ricevuto il Suo rapporto statistico su "La soluzione finale della questione ebraica in Europa". Egli desidera che in nessun punto si parli di "trattamento speciale degli Ebrei"[Sonderbehandlung der Juden] . A pagina 9, punto 4, si deve dire come segue:
"Trasporto degli Ebrei dalle province orientali nell' Est russo:
furono fatti passare:
attraverso i campi del Governatorato generale...
attraverso i campi del Warthegau.........................".
Un'altra formulazione non può essere ammessa. Le rimando un'esemplare del rapporto già siglato dal Reichsführer--SS con la preghiera di modificare nel modo indicato la pagina 9 e di rispedirlo" (85).
Il 28 aprile Korherr rispedi il rapporto con la modifica richiesta. A pagina 9 di tale rapporto, punto 4, l'espressione Transportierung von Juden aus Ostprovinzen nach dem russischen Osten sostituisce infatti l'originaria Sonderbehandlung, che però, inspiegabilmente, nonostante il divieto formale di Himmler, compare ancora a p.10, punto 5:
"Evakuierungen insgesamt (einschl. Theresienstadt und einschl. Sonderbehandlung) ... 1.875.549 Juden".
Da questo passo, citato da Wellers, per
confondere il lettore, in luogo di quello indicato nella lettera
del 10 aprile 1943, risulta comunque chiaro che la Sonderbehandlung
copre soltanto una parte delle Evakuierungen. E infatti il paragrafo
V del rapporto Korherr, intitolato L'evacuazione degli Ebrei (Die
Evakuierung der Juden), si articola in 6 punti che riassumono
le evacuazioni effettuate dall'ottobre 1039 al 31 dicembre 1942:
´L'evacuazione sostitui, perlomeno nel territorio del Reich,
[125]
l'emigrazione degli Ebrei. Essa fu preparata in grande stile a
partire dalla proibizione dell'emigrazione ebraica dell'autunno
1941 e fu ampiamente realizzata nel 1942 in tutto il territorio
del Reich. Nel bilancio dell'ebraismo essa figura come "emigrazione"
[Abwanderung]. Fino al 1gennaio 1943 partirono, secondo le liste
dell'Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich
dal Vecchio Reich col territorio dei Sudeti ............................
100.516 Ebrei
dall'Ostmark [Austria] ...........................................................
47.555 "
dal Protettorato......................................................................
69.677 "
__________
totale....................................................................................
217.748 Ebrei.
In queste cifre sono compresi anche gli Ebrei evacuati nel ghetto
per anziani di Theresienstadt.
Complessivamente le evacuazioni nel territorio del Reich inclusi
i territori orientali e inoltre nella sfera di potere e di influenza
tedesca in Europa dall'ottobre 1939 o successivamente fino al
31 dicembre 1942, fecero risultare le seguenti cifre:
1. Evacuazione [Evakuierung] di Ebrei dal Baden e dal
Palatinato verso la Francia ......................................................
6.504 Ebrei
2. Evacuazione d i Ebrei dal territorio del Reich inclusi
Protettorato e distretto di Bialystock verso l'Est .....................
170.642 "
3. Evacuazione di Ebrei dal territorio del Reich e dal
Protettorato a Theresienstadt ................................................
87.193 "
4. Trasporto [Transportierung = Sonderbehandlung] di
Ebrei dalle province orientali verso l'Est russo.......................
1.449.692 "
Furono fatti passare:
attraverso i campi del Governatorato generale .....................
1.274.166 "
attraverso i campi del Warthegau ...........................................
145.301 "
5. Evacuazione [ Evakuierung] di Ebrei da altri paesi, cioè:
Francia (per quanto occupata prima del 10.11.1942) .................
41.911 "
Olanda ..................................................................................
38.571 "
Belgio ...................................................................................
16.886 "
Norvegia ...............................................................................
532 "
Slovacchia ............................................................................
56.691 "
Croazia .................................................................................
4.927 "
[126]
Evacuazioni complessivamente (inclusa Theresienstadt e
inclusa Sonderbehandlung) .................................................
1.873.549 Ebrei
senza Theresienstadt .............................................................
1.786.549 "
6. A ciò si aggiunge anche, secondo i dati dell' Ufficio
Centrale di Sicurezza del Reich l'evacuazione di ................
633.300 Ebrei
nei territori Russi inclusi negli ex paesi baltici dall'inizio
della campagna orientale.
Nelle cifre summenzionate non sono compresi i detenuti dei ghetti
e dei campi di concentramento. Le evacuazioni dalla Slovacchia
e dalla Croazia furono intraprese da questi stessi Stati"
(88).
Come si vede, l'originaria Sonderbehandlung si riferisce esclusivamente
al punto 4: essa non è dunque sinonimo di Evakuierung,
ma di Trasportierung. In termini numerici, la Sonderbehandlung
copre 1.449.692 Ebrei, le altre Evakuierungen 1.057.157.
Wellers ribadisce poi questa falsificazione aggiungendo ulteriori
esplicitazioni:
"Cominciamo con la categoria più importante numericamente, quella degli "evacuati", secondo la terminologia imposta a Korherr da Himmler, che significa, come sappiamo, la "Sonderbehandlung". Si tratta di persone arrestate in vari paesi e trasportate verso i campi di sterminio in Polonia. Bisogna distinguere due categorie di questi campi:
a) quelli in cui una parte degli "evacuati" è assassinata immediatamente nelle camere a gas, appena scesi dal treno, senza essere immatricolati, e l'altra è ammessa all'interno del campo per lavorare nelle fabbriche, nelle miniere, nelle officine, ecc., la quale è immatricolata. Questi sono i campi di Auschwitz e Majdanek;
b) i campi di sterminio propriamente detti in cui è conservata in vita soltanto una esigua porzione di "evacuati" , appena necessaria per assicurare il funzionamento del campo stesso, e la schiacciante maggioranza degli altri "evacuati" è dunque condotta direttamente nelle camere a
[127]
gas. Questi sono i campi di Belzec, Chelmo, Sobibor e Treblinka" (89).
Anche ciò è falso. In effetti,
se si accetta l'ipotesi infondata di Wellers, fino al 31 dicembre
1942 risulterebbero sottoposti a Sonderbehandlung e dunque uccisi
soltanto 1.449.692 dei complessivi 2.506.849 Ebrei evacuati dai
Tedeschi, cioè esclusivamente quelli "fatti passare"
(durchgeleust) per i campi del Governatorato generale e del Warthegau:
1.274.166 uccisi nei campi di sterminio di Belzec, Sobibor, Treblinka
e Majdanek (Governatorato generale) e 145.301 nel campo di sterminio
di Chelmno (Warthegau) (90).
Di conseguenza, nessuno degli Ebrei deportati ad Auschwitz fino
al 31 dicembre 1942 è stato sottoposto a Sonderbehandlung
e dunque ucciso. Non sono stati sottoposti a Sonderbehandlung
-- e dunque uccisi -- i 633.000 Ebrei evacuati nei territori russi,
né i 170.642 evacuati all'Est, né, a maggior ragione,
i 6.505 evacuati in Francia, né gli 87.193 evacuati nel
ghetto di Theresienstadt.
In particolare, non è stato sottoposto a Sonderbehandlung
e dunque ucciso non solo nessuno degli Ebrei deportati ad Auschwitz
:
41.911 Ebrei dalla Francia (41.951 secondo il Memoriale di Klarsfeld)
(91)
16.886 Ebrei dal Belgio (16.621 secondo il Memoriale di Steinberg)
(92)
29.112 Ebrei dall'Olanda, (93)
ma neppure i 24.378 Ebrei slovacchi evacuati a Sobibor. (94)
Naturalmente Wellers non accetta le conseguenze che scaturiscono
dalla sua ipotesi truffaldina, le quali lo priverebbero di oltre
un milione di "gasati", e considera invece appunto "gasati"
-- dunque
[128]
sottoposti a Sonderbehandlung -- l'80% degli Ebrei evacuati ad
Auschwitz e tutti assassinati -- dunque, di nuovo, sottoposti
a Sonderbehandlung, i 633.000 Ebrei evacuati nei territori russi
(95).
Ora, se il termine "cifrato" che significa "uccisione"
è Sonderbehandlung/ Transportierung, perché Korherr
usa il termine Evakuierung per indicare la pretesa uccisione degli
Ebrei russi? E perché Evakuierung, che nel caso degli Ebrei
evacuati in Francia e a Theresienstadt significa con certezza
assoluta evacuazione, nel caso degli Ebrei russi significherebbe
uccisione?
Dopo aver ricapitolato in una tavola gli effettivi delle varie
categorie di Ebrei presi in considerazione da Korherr fino al
31 dicembre 1942, Wellers espone le sue argomentazioni fondamentali:
"Guardando questa tavola si vede che già alla data del 31 dicembre 1942 nel totale di tutte le categorie riunite gli "evacuati" rappresentano più della metà (52,9%) e si osserva che essi non sono contati né tra i morti di morte naturale, che però comprendono i suicidi, né tra coloro che non sono ancora prigionieri, né tra gli emigrati, né nei ghetti, né nei campi di concentramento, né nelle prigioni, e allora ci si domanda: dove sarebbero stati evacuati? Dove sono stati nascosti perché non li si trovi da nessuna parte? La domanda è logica. Inoltre, Rassinier e i suoi accoliti affermano che l' "evacuazione" o la "Sonderbehandlung" non significano nulla di spiacevole, come pretendono i calunniatori ebrei. Allora, seconda domanda: perché le "evacuazioni" sono indicate da Korherr, col consenso di Himmler, come la causa principale della decrescenza rapida delle masse ebraiche? Finché i Rassinier di tutte le specie non daranno risposte chiare a queste due legittime domande, ogni uomo di buon senso e in buona fede resterà convinto che essi sono stati "evacuati" nei luoghi di sterminio di Auschwitz, Treblinka, Sobibor, Chelmno, ecc., dove sono stati uccisi e i loro corpi sono stati distrutti" (96).
Non resta dunque che fornire "risposte
chiare" alle due "legittime domande" di Wellers.
[128]
Dei 2.506.849 Ebrei evacuati fino al 31 dicembre 1942, 87.193
sono stati inviati a Theresienstadt, e 6.504 in Francia. Circa
la sorte dei restanti evacuati, la risposta alla domanda di Wellers
è fornita di nuovo da Korherr stesso:
"Dal 1937 all'inizio del 1943 il numero degli Ebrei d'Europa dovrebbe essere diminuito approssimativamente di 4 milioni, sia a causa dell'emigrazione, sia a causa dell'eccedenza della mortalità degli Ebrei dell'Europa centro--occidentale, sia a causa delle evacuazioni soprattutto nei territori orientali più intensamente popolati, le quali qui vengono conteggiate come perdita [die hier als Abgang gerechnet werden]" ( 97).
Quest'ultima frase esclude categoricamente
che i suddetti evacuati siano stati uccisi. In questo caso, infatti,
non avrebbe senso affermare che tali evacuazioni qui (hier) vengono
conteggiate come perdita. Il significato della frase è
un altro. Korherr enuncia le tre cause principali della diminuzione
del numero degli Ebrei europei, due delle quali -- l'emigrazione
e l'eccedenza della mortalità (98)-- costituiscono una
perdita reale, mentre la terza, l'evacuazione, rappresenta una
perdita puramente nominale. Appunto per questo Korherr precisa
che le evacuazioni, sebbene non costituiscano una perdita reale,
qui, cioè nel suo rapporto statistico, vengono nondimeno
conteggiate come perdita, senza dubbio perché i territori
orientali in questione non venivano più considerati come
parte dell'Europa.
Passiamo ora alla seconda domanda: perché le evacuazioni
sono indicate da Korherr come la causa principale della "decrescenza
rapida delle masse ebraiche"?
La frase incriminata è tratta in effetti da un brano del
rapporto Korherr, che Wellers cita nel modo seguente:
[130]
"Fin da prima della guerra il Vecchio Reich e l'Austria si erano sbarazzate di più della metà dei loro Ebrei soprattutto mediante emigrazione, mentre all'Est una decrescenza rapida (une décroissance rapide) delle masse ebraiche, pericolose a causa della loro fecondità, è cominciata soltanto a partire dalla guerra e soprattutto dalle misure di evacuazione del 1942" (99).
L'argomentazione si basa su una traduzione fraudolenta. Il testo tedesco dice:
"Altreich und Ostmark hatten bis zum Kriege weit über die Haelfte ihres -- zivilisierten und sterilen -- Judenbestandes bereits abgegeben, vor allem durch Auswanderung, waehrend in Osten der Zusammenbruch der für die Zukunft gefaehrlichen fruchtbaren Judenmassen überwiegend erst im Kriege und besonders seit den Evakuierungsmassnahmen von 1942 deutlich wird" ["Fino alla guerra il Vecchio Reich e l'Ostmark (Austria) si erano già liberati di oltre la metà del loro effettivo di Ebrei civili e sterili, soprattutto mediante emigrazione, mentre all'Est il crollo (Zusammenbruch) delle prolifiche masse ebraiche pericolose per il futuro diventa palese prevalentemente soltanto durante la guerra e specialmente a partire dalle misure di evacuazione del 1942"] (101).
La traduzione del termine Zusammenbruch
(crollo) con decrescenza rapida corrisponde ad una vera e propria
falsificazione. Korherr non parla affatto di una decrescenza --
più o meno "rapida" -- , concetto che egli esprime
con i termini Abnahme, Vermiderung e Abgang (102). Al contrario,
dopo aver rilevato il contrasto tra la sterilità degli
Ebrei della Germania e dell'Austria (sterilen Judenbestandes)
e la prolificità degli Ebrei dell'Europa orientale (fruchtbaren
Judenmassen), egli
[131]
dichiara che le misure di evacuazione hanno provocato il crollo
di tale prolificità, cioè di una crescenza rapida.
Ciò è confermato dall'inizio del paragrafo Europaeische
Judenbilanz (Bilancio degli Ebrei europei):
"Il crollo [Zusammenbruch] dell'ebraismo europeo fu avviato già decenni or sono da un lato dal declino razziale dell'ebraismo europeo delle grandi città, dall'altro dall'emigrazione ebraica". ["Der Zusammenbruch des europaeischen Judentums wurde schon vor Jahrzehnten durch den völkischen Verfall des europaeischen Gro(stadt--Judentums einesteils, durch die jüdische Auswanderung andernteils eingeleitet"] (103).
Che questo sia il significato del testo
in questione è del resto dimostrato indirettamente ancora
una volta dalla manipolazione truffaldina di Poliakov e Wellers,
i quali, nella traduzione citata, sopprimendo gli aggettivi "zivilisierten"
e "sterilen", eliminano il contrasto sterilità--prolificità
e trasformano successivamente il crollo demografico conseguente
alle misure di evacuazione in "decrescenza rapida".
Tornando al protocollo di Wannsee, è chiaro che, nella
misura in cui le evacuazioni fossero avvenute con separazione
dei sessi, a lungo andare l'eccedenza della mortalità,
non registrandosi più nascite, si sarebbe imposta e la
cessazione di crescenza delle masse ebraiche deportate si sarebbe
tramutata davvero in una decrescenza rapida, aggravata dalle durissime
condizioni di lavoro, per cui una gran parte degli evacuati sarebbe
venuta meno "per diminuzione naturale". Questa prospettiva,
nel protocollo di Wannsee, dipendeva dunque dalla separazione
dei sessi non meno che dalle condizioni di lavoro.
3 -- GEORGES WELLERS E IL RAPPORTO GERSTEIN (104).
Riguardo al presunto campo di sterminio di Belzec, Pierre Vidal-Naquet,
riferendosi allo specialista Georges Wellers, si appella al testimone
Kurt Gerstein, scrivendo:
[131]
"Kurt Gerstein, per esempio, principale testimone del processo di sterminio a Belzec nel 1942, cristiano antinazista, che rivestiva l'abito delle SS, non può essere paragonato al comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess. Ora, la sua testimonianza , contestata per diverse ragioni che non erano tutte infondate (carattere manifestamente erroneo delle precisazioni numeriche, qualità mediocre delle prime pubblicazioni), ha superato vittoriosamente la prova. E' stata anche confermata dal professore nazista W. Pfannenstiel, non solo in occasione del processo di denazificazione che lo riguardava a Darmstadt nel giugno 1950, ma, quel che è il colmo, in occasione di una sua visita a Paul Rassinier in persona. Che questa conferma sia stata data in un linguaggio ignobilmente antisemita nulla toglie al suo valore, anzi" (105).
Le molteplici e mutevoli dichiarazioni
di Kurt Gerstein costituiscono un tale groviglio di contraddizioni
interne ed esterne, di impossibilità materiali e di falsità
storiche che è difficile riassumere l'intera questione
in poche pagine. Perciò qui mi limiterò ad esporre
qualcuno degli argomenti che ho già addotto nel mio studio
Il rapporto Gerstein. Anatomia di un falso (106).
1. La missione di Kurt Gerstein.
Il 10 marzo 1941 Gerstein si arruola
nelle SS e viene assegnato all'SS--Führungshauptamt, Amtsgruppe
D, Sanitaetswesen der
[133]
Waffen--SS, Abteilung Hygiene (108). In virtù dei suoi
successi nel campo della disinfestazione, egli viene presto promosso
Leutnant e Oberleutnant (109), gradi inesistenti nelle Waffen--SS
(110). Nel gennaio (111) o nel febbraio (112) 1942 egli viene
nominato capo del servizio tecnico di disinfezione delle Waffen--SS.
In tale qualità, l'8 giugno 1942, Gerstein riceve la visita
dell' SS--Sturmbannführer Günther, del RSHA, il quale
gli affida l'incarico di procurare immediatamente, per una missione
del Reich segretissima, 100 kg (113) e in pari tempo 260 kg (114)
di una sostanza che è in pari tempo acido cianidrico (Blausaeure,
acide prussique) (115), HCN, e cianuro di potassio (cyanure de
potassium) (116), KCN, e di portarla con un'automobile ("mit
einem Auto") (117) e in pari tempo con un autocarro ("mittels
eines Kraftwagens") (118) in un luogo sconosciuto, noto soltanto
all'autista. L'incarico di Günther offre a Gerstein l'opportunità
di visitare i campi di sterminio orientali. Ma secondo il documento
Tötungsanstalten in Polen Gerstein non viene prescelto inopinatamente
dal RSHA. per la sua missione segretissima, ma prende egli stesso
l'iniziativa: cerca di mettersi in contatto con ufficiali SS in
Polonia, guadagna la loro fiducia e riesce ad ottenere il consenso
("toestemming te krijgen") per visitare due "stabilimenti
dell'uccisione" (119).
L'8 giugno Gerstein riceve dunque da Günther un ordine di
missione verbale confermato per iscritto 48 ore dopo (120) , cioè
il 10 giugno. Nove settimane dopo, Gerstein e l'autista partono
alla volta di Kolin, presso Praga, per caricare la sostanza tossica.
Gerstein porta
[134]
con sé il prof. Pfannenstiel, che è in pari tempo
SS--Sturmbannführer (121)e Obersturmbannführer (122),
"più casualmente" ("mehr zufaellig")
(123) , il che significa che Pfannestiel non aveva nulla a che
vedere con la missione di Gerstein.
A questo punto le cose si complicano. Gerstein deve infatti prelevare
(124) e in pari tempo trasportare (125) a Kolin 100/260 kg di
acido cianidrico/cianuro di potassio; la località del prelievo/trasporto
è sia imposta (126) a Gerstein, sia scelta (127) da Gerstein;
il quantitativo di sostanza tossica viene ordinato a Gerstein
dal RSHA (128) e in pari tempo fissato da Gerstein (129).
Qui bisogna rilevare che i metodi di lavoro del RSHA., per quanto
concerne lo sterminio ebraico, erano a dir poco bizzarri: Günther
affidò a Gerstein l'incarico di procurare "immediatamente"
("sofort") la sostanza tossica "per una missione
del Reich estremamente segreta" ("für einen aeusserst
geheimen Reichsauftrag" (130), ma Gerstein parti tranquillamente
dopo oltre due mesi senza che nessun funzionario del RSHA. avesse
avuto nulla da eccepire; non solo, ma il RSHA. aveva curiosamente
rivelato il segreto della destinazione del viaggio di Gerstein
ad un autista, ad un estraneo (Pfannenstiel), ma non al diretto
interessato: Gerstein stesso!
Lo scopo della missione di Gerstein era di trasformare il sistema
di funzionamento delle camere a gas omicide introducendo l'acido
cianidrico al posto del gas di scappamento di motori Diesel (131);
ma in contraddizione con ciò Gerstein dichiara:
"Io comprendevo la mia missione, aggiunge Gerstein. Mi si chiedeva di scoprire un mezzo di soppressione più rapido e più efficace di questo sterminio di genere primitivo.
[135]
Proposi l'impiego di gas più tossici, e specialmente di quelli che sprigiona l'acido prussico" (132).
Dunque egli doveva scoprire proprio quel
mezzo di soppressione che gli era stato precedentemente indicato
dal RSHA. e propose proprio quella sostanza che gli era stata
precedentemente ordinata dal RSHA.!
A Kolin Gerstein non prelevò Zyklon B -- che vi si produceva
regolarmente -- ma acido cianidrico liquido in 45 bottiglie, "dietro
presentazione di un buono di requisizione del RSHA." (133),
dunque per ordine del RSHA., cosa alquanto singolare, dato che,
per la sua pericolosità, in Germania, l'acido cianidrico
liquido non era più usato nella disinfestazione dall'introduzione
del Bottich--Verfahren e dello Zyklon B (134).
Gerstein, come è noto, si recò con il suo carico
letale a Belzec, ma non adempi la sua missione, e poi se ne tornò
tranquillamente a Berlino, senza che nessuno gli chiedesse conto
di questa missione, che, ricordo, era un segreto di Stato. A questo
riguardo il giudice istruttore francese Mattei gli chiese:
"D. -- A chi avete reso conto dell'esecuzione della vostra missione?
R. -- Al mio ritorno a Berlino da un viaggio che è durato circa due settimane, non ho reso conto a nessuno dell'esecuzione della mia missione. Nessuno mi ha chiesto nulla" (135).
Un'altra bizzarria dei metodi di lavoro
del RSHA!
Circa la sorte dell'acido cianidrico prelevato a Kolin, Gerstein
racconta di aver portato al campo di Belzec 44 delle 45 bottiglie
(136)e in pari tempo di averle nascoste a 1.200 metri dal campo
(137).
[136]
2. La visita di Kurt Gerstein ai campi di sterminio.
Giunto in Polonia, Gerstein visita i
campi di Belzec, Treblinka e Majdanek (138), e in pari tempo di
Belzec, Sobibor e Treblinka (139) e nello stesso tempo soltanto
di Belzec e Treblinka (140]) La cronologia di questi viaggi è
a dir poco sorprendente. Egli menziona due date precise, il 17
agosto 1942, giorno del suo arrivo a Lublino (141) , e il 19 agosto
1942, giorno del suo arrivo a Treblinka (142): tra queste due
date Gerstein fornisce due cronologie diverse ed entrambe contraddittorie.
Il 17 agosto è a Lublino, il giorno dopo (143) va a Belzec:
18 agosto; il mattino seguente (144) egli assiste alla famosa
gasazione omicida: 19 agosto; "il giorno dopo, il 19 agosto"
("am naechsten Tage, den 19.August") (145) va a Treblinka:
in realtà si tratta del 20 agosto. Seconda cronologia:
il 17 agosto a Lublino, un altro giorno (146) va a Belzec: 18
agosto; un'altra mattina (147) assiste alla gasazione: 19 agosto;
un altro giorno (148) le fosse comuni vengono riempite di sabbia:
20 agosto; un altro giorno (149) Gerstein va a Treblinka: 21 agosto.
Inoltre Gerstein ha trascorso nei campi di Globocnik "soltanto
tre giorni" (150) e in pari tempo due giorni, cioè
"il 17 e 18 agosto" 1942 (151) , il che è in
ulteriore contraddizione con la cronologia esposta sopra.
La gasazione omicida alla quale Gerstein pretende di avere assistito
avviene nello stesso tempo a Belzec e a Majdanek (152). Essa si
svolge in una installazione che conteneva 5 (153) camere a gas
e nello stesso tempo 6 (154), le
[137]
quali misuravano in pari tempo m 4 x 5 (155) e m 5 x 5 (156).
Sorprendentemente, queste camere a gas, pur misurando m 4 x 5
x 1,90 (157), hanno una superficie di 25 m2 e un volume di 45
m3! (158)
Le camere a gas si riempiono. "Gli uomini stanno gli uni
sui piedi degli altri, 700--800 in 25 metri quadrati, in 45 metri
cubi!" (159), ossia 28--32 persone per metro quadrato! Ma
queste 700--800 persone si trovavano nello stesso tempo nell'intero
edificio (160). L'uccisione degli Ebrei avviene il giorno stesso
dell'arrivo del treno e in pari tempo "il giorno seguente
o alcuni giorni dopo" (161). Il gas tossico viene prodotto
da un vecchio motore Diesel smontato dal veicolo (162) e nello
stesso tempo da "un grosso trattore" (163). Dopo la
gasazione i cadaveri vengono portati via su "carri di legno"
(" auf Holzwagen") (164) e nello stesso tempo su "barelle
di legno" ("auf Holztragen") (165) alle fosse comuni,
dove Gerstein vede dei lavoratori ebrei impegnati a spogliare
dei cadaveri che vi erano stati gettati vestiti: ciò avviene
a Belzec (166) e in pari tempo a Treblinka (167). Il numero totale
dei gasati dei due soli campi di Belzec e di Treblinka è
di 25 milioni di persone! (168)
Credo che questo sintetico resoconto sia sufficiente per giudicare
il valore e il grado di attendibilità delle dichiarazioni
di Kurt Gerstein.
Georges Wellers, in polemica con Rassinier e Roques, ha tentato
di sostenere la credibilità di questo testimone rispondendo
a tre critiche formulate dai due studiosi revisionisti.
1) Riguardo alle dimensioni delle camere a gas, egli scrive:
"Si tratta evidentemente di una stima "a occhio nudo"
[138]
con tutto ciò che questo comporta in fatto di approssimazione soprattutto da parte di un uomo che è profondamente e violentemente colpito da ciò che vede nel 1942 e che è rimasto sempre al colmo dell'emozione nel 1945, in piena disfatta, mentre redigeva il suo "rapporto". Ciò spiega il fatto che egli ora indica 4 x 5 m di superficie, ora 5 x 5" (169).
In realtà ciò non spiega
nulla.
In primo luogo, Gerstein pretende di aver visto le camere a gas
vuote il giorno prima della gasazione, il giorno in cui "non
si videro i morti" (170), per cui non poteva essere "profondamente
e violentemente colpito", cioè in uno stato d'animo
che avrebbe potuto alterare la sua capacità di giudizio.
Quindi, anche stimando le dimensioni delle camere a gas "a
occhio nudo", Kurt Gerstein, che era ingegnere, in relazione
a locali cosi piccoli, non avrebbe potuto sbagliare se non di
pochissimo; ma anche se avesse sbagliato di un metro, o addirittura
di due, la sua dichiarazione relativa alle 700--800 persone nel
locale resterebbe sempre assurda.
In secondo luogo, attribuire la contraddizione relativa alle dimensioni
delle camere a gas (m 4 x 5 e 5 x 5) al fatto che Gerstein, nel
1945, era "profondamente e violentemente colpito da ciò
che vede nel 1942" è insensato: con questo metodo
di giudizio qualunque testimonianza, anche la più assurda,
risulta attendibile, perché il testimone, poverino, quando
proferisce assurdità palesi, è "profondamente
e violentemente colpito" da ciò che afferma di avere
visto.
In terzo luogo, la spiegazione di Wellers è documentariamente
falsa: per nulla "profondamente e violentemente colpito",
Gerstein manifesta la freddezza del perfetto burocrate dello sterminio.
Egli cronometra tranquillamente la durata della gasazione come
se si trattasse di una gara sportiva (171) e calcola -- mediante
un procedimento matematico completamente strampalato -- il numero
delle persone stipate nelle camere a gas, non senza aver rilevato
attentamente il numero delle frustate inferte nel frattempo da
Wirth: 5 all'Ebrea di circa quarant'anni e 11,12 all'aiutante
ucraino di "Heckenholt" (172).
[139]
2) Per quanto riguarda l'assurdità delle 700--800 persone
in 25 metri quadrati, Wellers dichiara:
"E' evidente che egli fornisce anche qui non una cifra precisa che non aveva del resto alcun modo di stabilire, ma una cifra che esprime l'ammassamento estremo",
cosa che sarebbe sottolineata dal contesto. Wellers aggiunge che
"l'affermazione che in un locale di 20 o 25 m2 di superficie siano ammucchiate 700 o 800 persone ... sembra difficilmente credibile, a meno che non si prendano alla lettera sia la superficie sia il numero delle persone indicate" (173).
Queste due argomentazioni sono confutate da Gerstein stesso, che da un lato fornisce una cifra precisa corroborata da un calcolo matematico, dall'altro pretende che tutte le sue affermazioni siano vere "alla lettera":
"Io calcolo: Peso medio al massimo 35 kg, più della metà sono bambini, peso specifico 1, dunque 25.250 kg di uomini per camera, Wirth ha ragione, se la SS aiuta un po' si possono piazzare 750 uomini in 45 metri cubi!" (174).
Ciò sarebbe vero per uomini allo
stato liquido! Comunque il peso medio delle vittime è in
pari tempo di 35, 30 e 65 kg, però il prodotto della moltiplicazione
non solo resta sempre invariato (25.250 kg), ma è sempre
errato . Decisamente l'ingegnere Kurt Gerstein non aveva una spiccata
propensione per la matematica!
Riguardo alla veridicità delle sue dichiarazioni, Gerstein
scrive:
"Tutte (alle) le mie affermazioni sono vere alla lettera (wörtlich wahr) Sono pienamente consapevole davanti a Dio e all'umanità della straordinaria portata di queste mie annotazioni e giuro che nulla di tutto ciò che ho registrato è immaginario o inventato (erdichtet oder erfunfen), ma che tutto è esattamente cosi (genau so) (178)". [corsivo mio].
Dunque Gerstein, oltre che mentitore,
è anche spergiuro.
[140]
Un'ultima osservazione. Wellers afferma che Gerstein "non
aveva del resto alcun modo di stabilire" il numero delle
persone che si trovavano nelle camere a gas. Anche questa presunta
impossibilità è smentita da Gerstein stesso, che
afferma:
"Io stesso sto con lo Hauptmann Wirth in cima alla rampa tra (zwischen) le camere della morte (179)".
Egli si trovava dunque all'interno del
piccolo corridoio che portava alle camere a gas, per raggiungere
le quali le vittime dovevano sfilare davanti a lui, sicché
poteva contarle esattamente.
3) All'obiezione già mossa da Rassinier relativa al numero
delle persone per vagone del treno di Gerstein (6.700 : 45 = 148),
Wellers risponde, citando il rapporto di un tenente di polizia
secondo il quale su un treno diretto a Belzec erano state caricate
da 180 a 200 persone per vagone. Siccome un carro bestiame internazionale
misura m 7,70 x 2,60 = 20 m2, in ciascuno di tali vagoni si trovavano
9--10 persone per metro quadrato, mentre nei vagoni descritti
da Gerstein ce n'erano solo 7,5 (180).
Qui Wellers elude il problema vero, che riguarda non già
il numero dei passeggeri, ma quello dei vagoni. Infatti, poiché
il binario di raccordo all'interno del campo di Belzec era lungo
260 metri (181) e poiché 45 carri bestiame sono lunghi
circa 498 metri (182), la testimonianza oculare di Gerstein è
impossibile, dunque falsa.
L'obiezione di Wellers secondo cui Gerstein "non aveva alcuna
competenza per conoscere nel 1942 ... il numero dei vagoni del
treno dei deportati" (183), è valida soltanto se l'ingegnere
Kurt Gerstein non sapeva contare fino a 45.
4) Sui 20--25 milioni di vittime nei campi di Belzec e Treblinka,
Wellers
[141]
dichiara di nuovo che Gerstein "non aveva alcuna competenza
per conoscere nel 1942 il numero degli Ebrei sterminati dal regime
nazista" (184).
Questa affermazione è nettamente smentita da Gerstein stesso,
che pretende di aver stabilito la cifra di 20 milioni -- e in
pari tempo di 25 milioni -- di gasati sulla base dei suoi "documenti
sicuri" (185). Pertanto, almeno riguardo a questi documenti
Gerstein ha fornito una testimonianza oculare la quale è
chiaramente falsa.
Un'ultima osservazione che consente di giudicare la buona fede
e l'onestà professionale di Georges Wellers:
"All'inizio di febbraio del 1943 dal campo di Belzec è stato spedito al ministero dell'Economia del Reich un vagone contenente 3.000 kg di capelli di donna destinati all'industria di filatura (doc. N 1257 [sic] e URSS 511). Questo peso corrisponde a circa 200.000 capigliature soltanto di donne" (186).
Questa affermazione è grossolanamente
falsa. Il documento URSS 511 è semplicemente l'ordine già
menzionato dell' SS--Wirtschafts--Verwaltungshauptamt dell' 8
agosto 1942 relativo all'uso industriale dei capelli tagliati
ai detenuti dei campi di concentramento, mentre il documento NO--1257,
datato 6 febbraio 1943, menziona si l'invio al Ministero dell'Economia
del Reich di un vagone contenente 3.000 kg di capelli femminili,
ma non già dal campo di Belzec, bensi dai campi di Lublino--Majdanek
e di Auschwitz! (187)
Anche supponendo, con Wellers, che una capigliatura femminile
pesi soltanto 15 grammi, il che è quantomeno dubbio, ciò
non significherebbe che i summenzionati 3.000 kg di capelli appartenessero
necessariamente a 200.000 donne, perché nel documento in
questione non è specificato a quale periodo si riferisca
la raccolta dei capelli e ai detenuti i capelli venivano tagliati
periodicamente. Da un documento relativo al campo di Majdanek
risulta infatti che dal settembre 1943
[142]
al gennaio 1944 in questo campo furono raccolti complessivamente
(Gesamtbestand) 2.954 kg di capelli (188).
Quanto alle altre obiezioni che ho esposto sinteticamente sopra,
Wellers non le prende neppure in considerazione.
Per concludere, resta da esaminare la testimonianza di Wilhelm
Pfannenstiel, che avrebbe confermato "a Rassinier in persona"
l'esattezza delle dichiarazioni di Gerstein.
Cominciamo dal secondo punto. Rassinier riferisce che nel giugno
1963 un anziano tedesco, di cui non ha mai rivelato il nome, gli
fece visita a casa sua e gli raccontò una storia di gasazioni
artigianali a Belzec (189). Georges Wellers, che ha dedicato qualche
pagina a questa vicenda, giunge alla conclusione che questo misterioso
personaggio "può (peut) ben essere il professor, dottor
Wilhelm Pfannenstiel" (190); Pierre Vidal-Naquet, con la
sua solita onestà intellettuale, trasforma questa mera
ipotesi di Wellers in una certezza assoluta:
"l'identificazione assolutamente certa del visitatore nazista con Pfannenstiel è stata stabilità da Georges Wellers (Mythomanie, cit.,pp.32--35)" (191).
In realtà, se c'è una cosa assolutamente certa, è che questo personaggio non era Wilhelm Pfannenstiel. Il 3 agosto 1963 Pfannenstiel scrisse a Paul Rassinier una lettera che comincia con queste parole:
"Egregio signor Rassinier,
confermo con molti ringraziamenti il ricevimento della Sua lettera del 29 luglio 1963. Come già Le disse il nostro amico comune Grabert, io sarei molto lieto di conoscerLa personalmente (würde ich sehr freuen, Sie persönlich kennen zu lernen".
Questa lettera dimostra che Pfannenstiel
il 2 agosto 1963 non conosceva personalmente Rassinier, perciò
non poteva essere il misterioso personaggio che aveva fatto visita
a Rassinier due mesi prima.
Pfannenstiel continua:
[143]
"I Suoi sospetti sulla realizzazione del suo [di Gerstein] rapporto, una letteratura dozzinale in effetti estremamente inattendibile in cui la "letteratura" prevale di gran lunga sulla verità, nonché su come egli [Gerstein] è morto, sono probabilmente esatti anche a mio parere" (192).
Poiché Pfannenstiel condivideva
i sospetti di Rassinier, è chiaro che smentiva di aver
assistito ad una gasazione omicida a Belzec, perché Rassinier
sospettava che il cosiddetto rapporto Gerstein fosse opera di
due ufficiali alleati (193).
Adalbert Rückerl conferma l'autenticità di questa
lettera, che riconduce all'avversione che Pfannenstiel avrebbe
nutrito nei confronti di Gerstein per essere stato messo da questi
in cattiva luce in alcuni passi del suo rapporto (194).
Veniamo ora all'attendibilità della conferma di Pfannenstiel.
Nella sua prima testimonianza (30 ottobre 1947), Pfannenstiel
dichiarò di essere andato casualmente con Gerstein a Lublino,
per essere impiegato, nella sua qualità di igienista, nella
lotta contro le epidemie, e di aver assistito ad una gasazione
in 6 camere a gas mediante gas di scarico di un motore Diesel.
Egli non precisò né quando né dove essa avesse
avuto luogo, ma certamente né a Belzec né a Treblinka,
campi che non aveva mai visitato; riguardo al primo dichiarò:"
Di Belczek [sic] ho sentito raccontare (von Belczek habe ich erzaehlen
hören) (195). Dunque Pfannenstiel non era mai stato a Belzec,
tuttavia nella deposizione del 6 giugno 1950 (alla quale fa riferimento
Pierre Vidal-Naquet) egli affermò di esservi andato e di
avervi assistito ad una gasazione di Ebrei (196).
Il 3 agosto 1963 Pfannestiel, nella sua lettera a Rassinier, come
[144]
abbiamo visto, smenti la veridicità delle dichiarazioni
di Gerstein, ma tre mesi dopo, nell'interrogatorio dell'8 novembre
1963, egli riaffermò la sua visita a Belzec dichiarando
che l'uccisione delle vittime "avvenne all'incirca come Gerstein
l'ha descritta" (197).
Riepilogando, Pfannenstiel prima ha negato di essere stato a Belzec,
poi ha affermato di esserci stato e di avervi assistito ad una
gasazione di Ebrei, poi ha smentito il contenuto di questa dichiarazione,
infine ha ritrattato questa smentita.
Spero che questo sia sufficiente per giudicare l'attendibilità
di questo testimone e tralascio di conseguenza l'analisi delle
sue dichiarazioni; mi limito solo a rilevare questa sua osservazione:
"Nei cadaveri non si notava nulla di particolare. Alcuni erano diventati bluastri in viso (einige waren ins Gesicht blaeulich angefallen)" (198).
Tuttavia il colorito caratteristico delle
vittime di un avvelenamento da ossido di carbonio non è
blu, ma "rosso ciliegia chiaro" (hellkirschrote) (199).
Allora dove ha visto Pfannenstiel dei cadaveri di gasati con colorito
bluastro? La risposta è semplice: nel rapporto Gerstein!
(Si gettano i cadaveri, blu [bleues: sic] , umidi di sudore e di urina, le gambe piene di escrementi e di sangue periodico" (200).
Ecco dunque -- tornando a Pierre Vidal-Naquet
-- come Gerstein ha "superato vittoriosamente la prova"!
NOTE
1) Georges Wellers, Qui est Robert Faurisson? In: "Le Monde
Juif", Juillet-Septembre 1987, N127, p. 98.
2) T--465.
3) Nel documento in questione si parla semplicemente di una soluzione
finale territoriale. Vedi infra.
4) La decisione dello sterminio sarebbe stata presa tra il luglio
e il dicembre 1941. Colloque de l'Ecole des Hautes Etudes en sciences
sociales, L'Allemagne nazie et le génocide juif. Gallimard--Le
Seuil, Paris 1985, pp.198--199.
5) Martin Broszat, Hitler und die Genesis der "Endlösung".
Aus Anlass der Thesen von David Irving. In: "Vierteljahrshefte
für Zeitgeschichte", 1977, p.747.
6) Hitler si è espresso in tal senso già nel primo
documento scritto della sua carriera politica, la lettera all'amico
Gemlich del 16 settembre 1919 [a], e successivamente, come nel
discorso Warum sind wir Antisemiten? [b].
[a] E. Deuerlein, Hitlers Eintritt in die Politik und die Reichswehr.
In: "Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte", 1959,
p.204.
[b] R.H.Phelps, Hitlers "grundlegende" Rede über
den Antisemitismus. In: "Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte",
1968, p.417.
7) R.Vogel, Ein Stempel hat gefehlt. Dokumente zur Emigration
deutscher Juden. Droemer Knaur, München/Zürich 1977,
pp. 46 e 107--109.
8) PS--3358.
9) NG--2586--A.
10) T--464.
11) NG--2586--B.
12) Joseph Billig, La Solution finale de la question juive.
Edité par Serge et Beate Klarsfeld, 1977, p.58.
13) NG--2586--C.
14) NG--3104.
15) L'Allemagne nazie et le génocide juif, op.cit.,
p.187.
16) NG--2586--E, PS--710.
17) NG--2586--G. Fotocopia dell' originale in: Robert M.W.Kempner,
Eichmann und Komplizen. Europa Verlag, Zürich, Stuttgart,
Wien 1961, pp.133--147.
18) Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa.
Einaudi, Torino 1995, pp. 427--428.
19) EC--347.
20) Documents on German Foreign Policy 1918--1945, Series
D, vol.X. London 1957, p.484.
21) PS--4025.
22) NG--5770.
23) NG--2586--J. Fotocopia dell' originale in: Robert M.W.Kempner,
Eichmann und Komplizen, op.cit., pp.224--235.
24) Les chambres à gaz ont existé, op.cit.,
pp.33--34.
25) La conferenza di Wannsee era stata programmata originariamente
per il 9 dicembre 1941 [PS--709; NG--2586--F]. La decisione del
Führer risale probabilmente alla seconda metà di ottobre,
perché il 23 ottobre 1941 fu proibita l'emigrazione ebraica
[T--1209] e il giorno seguente fu ordinata l'evacuazione all'Est
di 50.000 Ebrei del Vecchio Reich, dell'Austria e della Boemia--Moravia
[PS--3921].
26) Fotocopia del documento in: Robert M.W.Kempner, Eichmann
und Komplizen, op.cit., pp.127--128.
27) NG--2586--G.
28) NG--2586--G.
29) NG--2586--G.
30) NS--Vernichtungslager im Spiegel deutscher Strafprozesse.
Herausgegeben von Adalbert Rückerl. DTV Dokumente, München
1979, p.268.
31) Jean-Claude Pressac, Le macchine dello sterminio, op.cit.,
p.45.
32) PS--3868; NO--1210/D--749--a.
33) Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di
Rudolf Höss. Einaudi, Torino 1985, p.171. Kommandant in Auschwitz.
Autobiographische Aufzeichnungen des Rudolf Höss. Herausgegeben
von Martin Broszat. DTV Dokumente, München 1981, p.157.
34) Ibidem, p.201.
35) Ibidem, p.172.
36) 23 ottobre 1941:" Reichsführer--SS und Chef der
Deutschen Polizei hat angeordnet, dass die Auswanderung von Juden
mit sofortiger Wirkung zu verhindern ist" [Il Reichführer--SS
e Capo della Polizia tedesca ha ordinato che l'emigrazione degli
Ebrei deve essere proibita con effetto immediato]. T--1209.
37) Gerald Reitlinger, La soluzione finale. Il tentativo di
sterminio degli Ebrei d'Europa 1939--1945. Il Saggiatore,
Milano 1965, p.132.
38) Nationalsozialistische Massentötungen durch Gas, op.cit.,
p.204.
39) Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della memoria, op.cit.,
p.30.
40) Jochen von Lang, Il verbale. La registrazione degli interrogatori
a un imputato della storia: Adolf Eichmann. Sperling &
Kupfer Editori, Milano 1982, p.83. Eichmann fu interrogato dalla
polizia israeliana dal maggio 1960 al febbraio 1961, per un totale
di 275 ore. Gli interrogatori furono registrati in 44 nastri,
la cui trascrizione dattiloscritta conta 3.564 pagine. Il testo
integrale della trascrizione è stato pubblicato in: The
Trial of Adolf Eichmann. State of Israel Ministry of Justice,
Jerusalem 1992--1995, volumi VII e VIII. La traduzione citata
in questa nota (al pari di quella francese menzionata da Pierre
Vidal-Naquet) è una sintesi del testo originale che migliora
lo stile colloquiale di Eichmann, rispecchiando però abbastanza
fedelmente il senso delle sue dichiarazioni. Il brano citato si
trova nel volume VII, p. 169.
41) Jean--Claude Pressac, Le macchine dello sterminio, op.cit.,
p.51.
42) Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della memoria, op.cit.,
p.146, nota 67.
43) Nell'edizione già citata del Bréviaire de la
haine del 1979, che "è conforme all'edizione originale
del 1951--1960" (p.XIII), Poliakov riporta la storia della
convocazione di Höss a Berlino (p. 226).
44) Jochen von Lang, Il verbale, op.cit., p.83. The Trial
of Adolf Eichmann, op.cit., vol.VII, pp.169--170.
45) Ma, durante il processo, Eichmann negò di aver visitato
questo campo! The Trial of Adolf Eichmann, op. cit., 99a udienza,
vol.IV, p.1712.
46) Ibidem, pp.83--84. The Trial of Adolf Eichmann, op.
cit., vol.VII, pp.172--173.
47) Nationalsozialistische Massentötungen durch Giftgas,
op.cit., p.162.
48) Jochen von Lang, Il verbale, op.cit., p.92. The
Trial of Adolf Eichmann, op.cit., vol.VIII, p.229--230.
49) Nationalsozialistische Massentötungen durch Giftgas,
op.cit., p.163.
50) Yitzak Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka. The operation
Reinhard death camps. Indiana University Press, 1987, pp.23--24.
51) Ibidem, pp.91--92. The Trial of Adolf Eichmann,
op.cit., vol.VII, p.227.
52) Jochen von Lang, Il verbale, op.cit., p.91.
53) The Trial of Adolf Eichmann, op.cit., vol. VII, p.
228, dove appare il riferimento agli Ebrei ungheresi.
54) Jean--Claude Pressac, Le macchine dello sterminio, op.cit.,
p.172: nei pressi del crematorio V esistevano 3 fosse di m.3,5
x 15, ma, come ho detto nel cap.I, le fotografie aeree di Birkenau
del 31 maggio 1944 mostrano un solo probabile impianto di cremazione
all'aperto all'incirca delle stesse misure menzionate da Pressac.
55) Ibidem, p.172.
56) Jochen von Lang, Il verbale, op.cit., p.93. The
Trial of Adolf Eichmann, op.cit., vol.VII, p.375:" den
Ausdruck hör ich jetzt zum ersten Mal".
57) Ibidem, p.93. The Trial of Adolf Eichmann, op.cit.,
vol.VII, p.375.
58) Ibidem, p.94.
59) Gerhard Peters, Blausaeure zur Schaedlingsbekaempfung,
op.cit., p.60.
60) Sulla sua visita a Chelmno, Eichmann fornisce un resoconto
molto generico con datazione incerta (Trial of Adolf Eichmann,
op.cit., vol.VII, p.176). Sui Gaswagen di Chelmo vedi: Ingrid
Weckert, Die Gaswagen -- Kritische Würdigung der Beweislage,
in: Grundlagen zur Zeitgeschichte, op. cit., pp.193--218;
Pierre Marais, Les camions à gaz en question. Polémiques,
Paris 1994.
61) IMG, vol.IV, p.395.
62) Ibidem, p.396.
63) Ibidem, p.398.
64) Ceskoslovenska Socialisticka Republika: Repubblica socialista
cecoslovacca.
65) Documento XXXVIII--67, riportato in: Léon Poliakov--Josef
Wulf, Das Dritte Reich und die Juden. Dokumente und Aufsaetze.
Arani Verlasg--GMBH. Berlin--Grunewald,1955, p.88.
66) Ibidem, p.89.
67) Ibidem, p.90.
68) Ibidem, p.90.
69) Ibidem, p. 93.
670 Ibidem, p.94.
71) MG, vol.IV, p.398.
72) Ibidem, p.396.
73) Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, op.cit.,
p.425.
74) Ibidem,p.429.
75) Ibidem, p.429 e 850, nota 30.
76) Léon Poliakov--Josef Wulf, Das Dritte Reich und
die Juden. Dokumente und Aufsaetze, op.cit., pp.91--92.
77) L'Allemagne nazie et le génocide juif, op.cit.,
pp.183--184.
78) Anatomy of the Auschwitz Death Camp, op.cit., pp. 150--151.
Il contributo di Robert--Jan van Pelt si intitola appunto A
Site in Search of a Mission,pp.93--156.
79) L'Allemagne nazie et le génocide juif, op.cit.,
p.186.
80) Arno J.Mayer, Soluzione finale. Lo sterminio degli Ebrei
nella storia europea. Mondadori, Milano 1990, p.14.
81) Edité par Beate et Serge Klarsfeld. Paris 1979, pp.41--42.
82) Vedi anche Les chambres à gaz ont existé,
op.cit., p.174 ssgg.
83) Qui est Robert Faurisson? , art. cit., pp.101--102.
84) Les chambres à gaz ont existé, op.cit.,
p.36.
85) NG--5196.
86) ZS Ludwigsburg, USA Film Nr.2, 419.
87) NO--5194.
88) NO--5194, pp.9--10.
89) La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.53.
90) Restano (1.449.692 -- 1.274.166 -- 145.301 =) 30.225 sottoposti
a Sonderbehandlung che non sono stati "fatti passare"
né per i campi del Governatorato generale né per
quelli del Warthegau.
91) Le mémorial de la déportation des Juifs de
France. Edité et publié par Beate et Serge Klarsfeld.Paris,
1979, p.13 (mia numerazione).
92) Mémorial de la déportation des Juifs de Belgique
présenté par Serge Klarsfeld et Maxime Steinberg.
Bruxelles 1994, p.42.
93) Het Nederlandsche Roode Kruis, Auschwitz. Deel II,
p.5; Deel III, pp.14--15 e 65. S'Gravenhage 1948/1952.
94) NS--Vernichtungslager im Spiegel deutscher Strafprozesse,
op.cit., p.148.
95) La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.49 e 54.
96) Ibidem, p.53.
97) NO--5194, p.15.
98) Fino al 31 dicembre 1942 risultano emigrati dal Vecchio Reich
col territorio dei Sudeti, dall'Austria e dalla Boemia--Moravia
557.357 Ebrei; in questi stessi paesi, l'eccedenza della mortalità
è di 82.776 Ebrei; i dati relativi all'emigrazione e all'eccedenza
della mortalità ammontano a 762.593 Ebrei per i territori
orientali con Bialystock e il Governatorato generale con Lemberg
[NO--5193, p.4]. Ciò significa che Hitler, dal 1933 alla
fine del 1942 ha lasciato emigrare oltre un milione di Ebrei che
avrebbe dovuto sterminare "per il solo fatto di essere Ebrei"!
99) La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.52.
100) Una traduzione identica di questo passo si trova nel libro
di Léon Poliakov, Bréviaire de la haine. Le Reich
IIIe et les Juifs. Calmann--Lévy, Paris 1979, p.391.
101) NO--5193, p.3.
102) NO--5193, p.4 e 6; NO--5194, p.15.
103) NO--5194, p.14.
104) La maggior parte dei documenti che utilizzo in questo paragrafo
sono stati pubblicati da Henri Roques in: André Chelain,
Faut--il fusiller Henri Roques? Polémiques, Paris
1986; qui uso per ragioni di praticità le seguenti abbreviazioni:
M26: manoscritto di Gerstein del 26 aprile 1945 (= TI di Roques)
M6 : manoscritto di Gerstein del 6 maggio 1945 (= TIV di Roques)
D6 : dattiloscritto di Gerstein del 6 maggio 1945 (= TVb di Roques)
TP : manoscritto Tötungsanstalten in Polen
B : interrogatorio di Gerstein del 26 giugno 1945 da parte del
maggiore Beckhardt
W : interrogatorio di Gerstein del 19 luglio 1945 da parte del
giudice Mattei
GK : articolo di Géo Kelber su Gerstein apparso su France
Soir il 4 luglio 1945.
Per le fonti rimando al libro summenzionato di H.Roques e al mio
già citato Il rapporto Gerstein. Anatomia di un falso.
Per rapporto Gerstein si intende normalmente il dattiloscritto
di Gerstein in francese datato "Rottweil 26 avril 1945"
che costituisce le pagine 4--9 del documento PS--1553, riferimento
con il quale lo cito in questo paragrafo.
105) Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della memoria, op.cit.,
pp.25--26.
106) Sentinella d'Italia, 1985.
107) T--1310, p.4.
108) PS--2170, p.2.
109) T--1310, p.5.
110) PS--2164, Dienstrangabzeichen der Schutzstaffeln, IMG, vol.XXIX,
pp.276--277 (tavola fuori testo). I gradi di Leutnant e Oberleutnant
appartenevano alla Wehrmacht.
111) PS--1553, p.4; T--1310, p.5.
112) PS--2170, p.2; D6, p.3.
113) T--1310, p.5; PS--1553, p.5.
114) PS--2170, p.2; D6, p.3; W, p.28; M6, p.7.
115) T--1310, p.5; PS--1553, p.5; PS--2170, p.2.
116) W, p.28; B, p.2. Il termine tedesco è Zyankali.
117) T--1310, p.5; M6, p.7:"par moyen d'un auto".
118) PS--2170, p.2; PS--1553, p.5: "cammion".
119) TP, p.1.
120) W, p.29.
121) PS--1553, p.6.
122) PS--1553, p.7.
123) T--1310, p.6.
124) PS--1553, p.5; PS--2170, p.2; T--1310, p.6.
125) B, p,2.
126) W, p.28.
127) W, p.29.
128) W, p.29.
129) W, p.30.
130) T--1310, p.5.
131) T--1310, p.9.
132) GK, pp.1--2.
133) W, p.29.
134) O.Lenz, L.Gassner, Schaedlingsbekaempfung mit hochgiftigen
Stoffen, Heft 1: Blausaeure. Verlagsbuchhandlung von Richard
Schoetz, Berlin 1934, pp.8--10. L'acido cianidrico liquido poteva
essere trasportato soltanto refrigerato, di notte e con un veicolo
speciale: Schwurgericht in Frankfurt am Main, Sitzung vom 28,
Maerz 1949, in: C.F.Rüter, Justiz und NS--Verbrechen.
Sammlung deutscher Strafurteile wegen nationalsozialistischer
Tötungsverbrechen, 1945--1966. Amsterdam, 1968--1981,
Bd.XIII, p.137.
135) W, p.29.
136) W, p.31.
137) W, p.28.
138) W, p.28.
139) D6, p.4.
140) PS--2170, p.3.
141) M26, p.3; M6, p.8; PS--1553, p.5; D6, p.4; PS--2170, p.3;
T--1310, p.7.
142) T--1310, p.18; D6, p.9; PS--2170, p.7.
143) PS--2170, p.4; T--1310, p.10.
144) PS--2170, p.4; T--1310, p.11.
145) PS--2170, p.7; T--1310, p.18.
146) PS--1553, p.5.
147) PS--1553, p.5.
148) PS--1553, p.7.
149) PS--1553, p.7.
150) B, p.3.
151) W, p.34.
152) B, p.3.
153) GK, p.1.
154) PS--1553, p.5; PS--2170, p.4.
155) M26, p.5; PS--1553, p.5.
156) T--1310, p.11; D6, p.5; PS--2170, p.4.
157) PS--1553, p.5.
158) PS--1553, p.6.
159) T--1310, p.14; M26, p.6; PS--1553, p.6; D6, p.7; PS--2170,
p.5.
160) TP, p.2.
161) TP, p.2.
162) PS--1553, p.6.
163) TP, p.3.
164) PS--2170, p.6.
165) T--1310, p.16.
166) T--1310, pp.16--17.
167) PS--2170, p.7.
168) PS--1553, p.7.
169) Georges Wellers, La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.30.
170) PS--1553, p.5.
171) "Il mio cronometro "stop" ha fissato tutto":
PS--1553, p.6.
172) PS--1553, p.6.
173) Georges Wellers, La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.31.
174) PS--2170, p.5.
175) D6, p.7.
176) GK, p.1.
177) 750 x 30 = 22.500; 750 x 35 = 26.250; 750 x 65 = 48.750.
178) T--1310, p.24.
179) PS--2170, p.4.
180) Georges Wellers, A propos d'une thèse de doctorat
"explosive" sur le "Rapport Gerstein",
in: "Le Monde Juif", janvier--mars 1986, p.8.
181) Central Commission for Investigation of German Crimes in
Poland. German Crimes in Poland, vol.II, Belzec extermination
camp, pp.89--96 (tavola fuori testo).
182) Un carro merci chiuso UIC standard è lungo m 11,08
compresi i respingenti: Meyers Handbuch über die Technik.
Bibliographisches Institut, Mannheim 1964, p.443.
183) Georges Wellers, A propos d'une thèse de doctorat
"explosive" sur le "Rapport Gerstein", art.
cit., p.7.
184) Ibidem.
185) D6, p.8.
186) Georges Wellers, La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.35.
187) Il documento è pubblicato in fotocopia in: Henry Monneray,
La persécution des Juifs dans les pays de l'Est présentée
à Nuremberg. Editions du Centre, Paris 1949, fotografia
fuori testo tra le pp.144 e 145.
188) Fotocopia in: Jozef Marszalek, Majdanek. The Concentration
Camp in Lublin. Interpress, Warsaw 1986, fuori testo.
189) Paul Rassinier, Il dramma degli Ebrei. Edizioni "Europa",
Roma 1967, pp. 70--80.
190) Georges Wellers, La Solution Finale et la Mythomanie Néo--Nazie,
op.cit., p.34.
191) Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della memoria, op.cit.,
p.144, nota 51.
192) Lettera di Wilhelm Pfannenstiel a Paul Rassinier in data
2 agosto 1963; fotocopia in: Wilhelm Staeglich e Udo Walendy,
NS--Bewaeltigung. Deutsche Schreibtischtaeter. Historische
Tatsache(n) Nr.5, Historical Review Press, 1979, p.20.
193) Paul Rassinier, Il dramma degli Ebrei, op.cit., pp.59--60.
Il sospetto di Rassinier è infondato.
194) Adalbert Rückerl, Gutachten betreffend das Buch "der
Jahrhundertbetrug" von Arthur Butz, scritto inedito,
1979, p.25, nota 13.
195) IG Farben Trial. Interrogation No.2288, p.6.
196) Uno stralcio di questa deposizione appare in: Saul Friedlaender,
Kurt Gerstein o l'ambiguità del bene. Feltrinelli,
Milano 1967, pp.86--88.
197) Adalbert Rückerl, Gutachten betreffend das Buch "der
Jahrhundertbetrug" von Arthur Butz, cit., p.24.
198) Dichiarazione di Wilhelm Pfannenstiel del 6 giugno 1950,
Landgericht Darmstadt, Strafkammer III. ZS Ludwigburg, p.3.
199) Ferdinand Flury und Franz Zernik, Schaedliche Gase, Daempfe,
Nebel, Rauch-- und Staubarten, op.cit., p.211.
200) PS--1553, p.7.
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precedente I seguente
Estratto del libro: Carlo Mattogno, Olocausto: Dilettanti
allo sbaraglio, Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah
Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo
storico, Padova, Edizioni di Ar (via Fallopio, 83), 1996,
322 p.
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Paris, le 10 décembre 1948
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