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[Archivio Mattogno]

OLOCAUSTO: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

CARLO MATTOGNO

CAPITOLO PRIMO

PIERRE VIDAL-NAQUET.

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Un'altra "falsificazione" di Faurisson segnalata da Pierre Vidal-Naquet consiste nel fatto che egli "precisa che numerosi bambini zingari sono nati a Auschwitz, senza dire che cosa ne è avvenuto (sono stati sterminati) "(p.24). Qual è la fonte di questa informazione? Nessuna. Ora, che numerosi bambini siano nati a Birkenau è un fatto certo attestato dagli Hauptbuecher del Zigeunerlager, (44) ma altrettanto certo è che questi bambini sono stati regolarmente immatricolati (45): ad esempio, il 19 marzo 1943 "fuenf Jungen, die im Zigeunerlager in Birkenau geboren worden sind, erhalten die Nummern Z-4896 bis Z-4900"(46) ["cinque bambini, che sono nati nel campo zingaro di Birkenau, ricevono i numeri Z-4896/Z-4900"]. Su quale base Pierre Vidal-Naquet afferma che questi bambini regolarmente immatricolati "sono stati sterminati"? Nessuna.
"Sorvoliamo sui procedimenti più ovvi: la menzogna pura e semplice, il falso, il riferimento ad una documentazione di pura fantasia" (p.21).
Per documentare il primo procedimento, Pierre Vidal-Naquet dichiara:


"Faurisson scrive (Vérité...,p.111) e Thion conferma (p.38, nota 31) che nessuna perizia è stata fatta su qualche camera a gas. E' falso: ho sotto gli occhi la traduzione di una perizia fatta a Cracovia nel giugno 1945 sulle bocche di ventilazione della camera a gas di Birkenau (crematorio n. 2) , su 25 chili di capelli femminili e sugli oggetti metallici trovati in questi capelli. Tale perizia, che usa, mi dice G.Wellers, metodi classici, evidenzia in questo materiale composti di cianuro d'idrogeno . Al che si risponderà evidentemente invocando il processo di Marie Besnard e il carattere staliniano della Polonia nel 1945" (p.143).


Quest'accusa non è propriamente un esempio di specchiata onestà. Anzitutto rilevo che la perizia menzionata da Pierre Vidal-Naquet è stata pubblicata per la prima volta in lingue occidentali da Georges Wellers, nel 1981, un anno dopo l'osservazione di Faurisson e in risposta a questa; fino ad allora essa giaceva sepolta in qualche archivio polacco ed era ignota anche a Wellers, che nel libro La Solution Finale et la Mythomanie Néo-Nazie, (47) apparso due anni prima, non la menziona affatto.
In secondo luogo Pierre Vidal-Naquet distorce il senso dell'affermazione di Faurisson, che è molto più generale:


"L'arme la plus banale, si elle est soupconnée d'avoir tué ou blessé, fait l'objet d'une expertise judiciaire. On constate avec surprise que ces prodigieuses armes du crime que sont les "chambres à gaz" n'ont, elles, jamais fait l'objet d'une expertise officielle (judiciaire, scientifique, ou archéologique) dont on puisse examiner le rapport". (48)


Faurisson chiedeva dunque una perizia di carattere strutturale, che dimostrasse che un certo locale era e non poteva non essere una camera a gas omicida per la presenza di una specifica struttura architettonica e di specifici impianti tecnici; l'aspetto chimico puo e deve essere un elemento importante della perizia, ma ne è pur sempre un elemento parziale.
Per quanto concerne il valore di questa perizia, della quale anch'io ho sotto gli occhi la traduzione utilizzata da Pierre Vidal-Naquet, (49) non invoco né il processo di Marie Besnard né il carattere staliniano della Polonia del 1945, ma rilevo sinteticamente quanto segue:
1. La perizia in questione è una perizia qualitativa e non quantitativa: si sa che i campioni contenevano dei cianuri, ma non si sa in quale quantità, che è la cosa fondamentale.
2. Se, come sostengono molti revisionisti, questa presunta camera a gas omicida era in realtà un obitorio, allora la disinfestazione del locale con Zyklon B, soprattutto nei periodi in cui imperversava il tifo, non avrebbe nulla di strano.
3. Pierre Vidal-Naquet non sa, o finge di non sapere, che l'8 agosto 1942 l'SS-Wirtschafts- und Verwaltungshauptamt diramo a tutti i campi di concentramento, compreso Auschwitz, l'ordine di conservare "nach Desinfektion" ("dopo la disinfezione") i capelli tagliati ai detenuti (vivi), che sarebbero stati usati a scopi industriali. Ecco dunque spiegata la presenza di cianuri nei capelli dei detenuti.
Il procedimento del "riferimento ad una documentazione di pura fantasia" è invece suffragato da Pierre Vidal-Naquet con l'enfatico rimprovero a Faurisson:


"Inventare di sana pianta una immaginaria dichiarazione di guerra a Hitler in nome della comunità ebraica internazionale da parte di un immaginario presidente del Congresso ebraico mondiale è antisemitismo o è un falso?" (p.65).


Dunque Faurisson ha inventato questa dichiarazione. Ma, nel suo spasmodico desiderio di overkilling l'avversario, Pierre Vidal-Naquet aggiunge su questo medesimo punto: "E' più che evidente che Faurisson non ha visto il testo che cita" (p.147). Dunque Faurisson ha citato, a sproposito, senza verificare la fonte, ma ha citato, non inventato. A questa doppia accusa contraddittoria si applica perfettamente la storiella che Pierre Vidal-Naquet racconta a proposito del metodo revisionista:


"A ha preso in prestito da B un paiuolo di rame. Quando lo restituisce B protesta perché il paiuolo ha un grosso buco che lo rende inutilizzabile. Ecco come si difende A:" in primo luogo, non ho affatto preso in prestito nessun paiuolo da B; in secondo luogo, quando B me l'ha dato, il paiuolo aveva già un buco; in terzo luogo, ho restituito il paiuolo intatto" (p.86).


Nadine Fresco, che ha creato questa faceta storiella, si è certamente ispirata alle testimonianze oculari sulle camere a gas omicide. (50)
E' fin troppo facile mostrare che, anche in questo caso, il nostro integerrimo storico adotta i procedimenti che rimprovera ai revisionisti. Vediamo qualche altro esempio dell'onestà intellettuale di Pierre Vidal-Naquet:


"I servizi segreti britannici avevano decifrato i codici utilizzati dai tedeschi per le loro emissioni interne. Tra i documenti di fonte poliziesca dei quali si venne cosi a conoscenza figuravano alcuni dati numerici: entrate e uscite del materiale umano relative a un certo numero di campi, tra cui Auschwitz, tra la primavera del 1942 e il febbraio del 1943. Una delle colonne, che indicava le "partenze con tutti i mezzi", fu interpretata come riferita alla morte. Ma in questi testi non si parla di esecuzioni nelle camere a gas. Grazie a una pubblicazione ufficiale polacca, conosciamo alla perfezione quel genere di documenti. Ad esempio, conosciamo la statistica redatta il 18 ottobre 1944 nel campo femminile di Birkenau, che annovera come altrettante "partenze", che diminuivano gli effettivi del campo, morte naturale, transito e "trattamento speciale" -- espressione quest'ultima che, come fu decifrato in seguito, indicava l'esecuzione nelle camere a gas (p.82)(. [Corsivo mio]


Pierre Vidal-Naquet trae in inganno il lettore inducendolo a credere che l'equivalenza tra Sonderbehandlung (trattamento speciale) ed "esecuzione nelle camere a gas " derivi da una decifrazione successiva dei codici cifrati tedeschi; in realtà questa equivalenza è una semplice ipotesi formulata da storici. Sulla questione ritornero nel paragrafo seguente. Per ora rilevo il fatto singolare che in tali emissioni interne tedesche cifrate , per un anno intero, "non si parla di esecuzioni nelle camere a gas".
Un altro esempio:


"La prima gassazione con lo Zyklon B a Auschwitz avvenne, secondo Rudolf Hoess, comandante di quel campo che diventava cosi campo di sterminio, il 3 settembre 1941, e le vittime furono dei prigionieri di guerra sovietici (p.104)".


Qui Pierre Vidal-Naquet prende un grossolano abbaglio fraintendendo la sua fonte, Georges Wellers, che dice:


"Les gazages ont commencé à Auschwitz le 3 septembre 1941. Cette date est attestée grace au récit fait par Hoess , aussi bien dans sa déposition du 14 mars 1946 à Minden que dans celle du 15 avril à Nuremberg, qu'il a confirmées dans ses témoignages en Pologne, au cours de l'instruction et du déroulement de son procès". (51)


Questo testo dice semplicemente che la data del 3 settembre 1941 fu stabilita sulla base delle testimonianze di Rudolf Hoess.
Tutto falso -- per usare un'espressione cara a Pierre Vidal-Naquet. Non solo la data della prima gasazione omicida ad Auschwitz non si puo ricavare in alcun modo dalle dichiarazioni di Rudolf Hoess, che presentano al riguardo contraddizioni cronologiche insuperabili, ma l'evento stesso è storicamente infondato, come ho dimostrato nello studio Auschwitz: la prima gasazione. (52)
Per quanto concerne la data, che è cosi importante per la tesi di Pierre Vidal-Naquet, rilevo soltanto che nella fonte "sterminazionista" per eccellenza sulla prima gasazione , il Kalendarium di Danuta Czech, nei riferimenti d'archivio le dichiarazioni di Rudolf Hoess non compaiono affatto.
Il modo in cui Danuta Czech ha "ricostruito" il presunto evento sulla base di testimonianze totalmente contraddittorie è veramente esemplare per mostrare una metodologia che, secondo Pierre Vidal-Naquet, cerca il vero e non il falso. (54)
Un altro principio metodologico revisionista sancito da Pierre Vidal-Naquet è l'omissione intenzionale "per rendere conveniente, credibile, questa spaventosa storia" (p.23). Anche questo rimprovero si puo ritorcere tranquillamente contro colui che lo lancia. Pierre Vidal-Naquet scrive:


"Michel de Bouard, storico ed ex deportato, concludeva cosi il suo mirabile schizzo su Mauthausen: 'Quando saranno scomparsi i sopravvissuti alle deportazioni, gli archivisti del futuro avranno forse in mano le carte oggi nascoste. Ma la fonte principale mancherà loro: intendo la memoria viva dei testimoni'" (p.14).


Il riferimento della citazione è: Mauthausen, in "Revue d'histoire de la Deuxième Guerre mondiale",15-16 ,luglio-settembre 1954, pp.41-80 (p.141).
Nel 1986 Michel de Bouard ha reso la seguente dichiarazione riguardo a questo articolo:


"Dans la monographie sur Mauthausen que j'ai donnée dans "La Revue d'histoire de la Seconde Guerre mondiale", en 1954, à deux reprises je parle d'une chambre à gaz. Le temps de la réflexion venu je me suis dit: où ai-je acquis la conviction qu'il y avait une chambre à gaz à Mauthausen? Ce n'est pas pendant mon séjour au camp car ni moi ni personne ne soupconnions qu'il pouvait y en avoir, c'est donc un 'bagage' que j'ai recu après la guerre,c'était admis. Puis j'ai remarqué que dans mon texte -- alors que j'appuie la plupart de mes affirmations par des références -- il n'y en avait pas concernant la chambre à gaz..." (55)


Dunque sia Michel de Boueard, sia i suoi compagni di sventura, finché furono detenuti a Mauthausen non sospettarono neppure che in tale campo potesse esservi una camera a gas omicida, la quale faceva parte del bagaglio propagandistico del dopoguerra.
Pierre Vidal-Naquet, che " non vede nessuna ragione di mettere in dubbio l'esistenza" di questa fantomatica camera a gas (p.141), si guarda bene ovviamente dal menzionare la dichiarazione di Michel de Boueard. Un maligno potrebbe pensare che Pierre Vidal-Naquet abbia deciso che soltanto le dichiarazioni degli ex deportati siano in buona fede, a patto che non si tratti di ex deportati pentiti.
Un altro esempio.


"In California, l'istituto che finanzia le iniziative revisioniste [sic!] aveva offerto la somma di cinquantamila dollari a chiunque dimostrasse l'esistenza di una camera a gas. Un cittadino di nome Mermelstein, che aveva visto sparire a Auschwitz metà della sua famiglia, raccolse la sfida. Naturalmente, le condizioni per produrre le prove erano tali che soltanto un morto avrebbe potuto portare testimonianza. Quindi il premio fu rifiutato per insufficienza di prove. Il candidato sporse querela , la sua querela fu accolta, intervenne un arbitrato sotto il controllo della Corte suprema di Los Angeles, e l'Institute for Historical Review si scuso col querelante e pago la somma" (p.133).


Dunque la Corte suprema di Los Angeles avrebbe riconosciuto il valore delle prove di Mermelstein ed avallato l'esistenza di camere a gas ad Auschwitz. Anche in questo caso Pierre Vidal-Naquet omette la conclusione della vicenda: il 19 settembre 1991 Mel Mermelstein ha subito in tribunale una solenne sconfitta e ha ritirato volontariamente le sue accuse e le sue richieste. (56) La vittoria dell'Institute era scontata; l'unica cosa che stupisce è solo che abbia richiesto tanto tempo: la "prova" essenziale di Mermelstein era una sua dichiarazione giurata in cui, tra l'altro, affermava:


"On May 22, 1944, I observed the buildings used as gas chambers and saw a column of women and children being driven into the tunnel that lead into the gas chambers, which I later determined to be gas chamber number 5", (57)


ma chiunque conosca la struttura del campo di Birkenau sa che in prossimità della "camera a gas numero cinque" (!), cioè del Krematorium V, non esisteva alcun tunnel.



5. LE "FANTASIE E I MITI" SULL'OLOCAUSTO:

"UN'OMBRA PROIETTATA DALLA REALTA".


Commentando il libro di Walter Laquer The Terrible Secret (London, Weidenfeld and Nicolson, 1980), Pierre Vidal-Naquet rileva ironicamente che i primi revisionisti furono coloro che, "operando nell'apparato informativo delle potenze alleate", censurarono le notizie sull'Olocausto contribuendo cosi a mantenere il "terribile segreto" dello sterminio ebraico (p.81), tesi avanzata, appunto, da Walter Laqueur. Egli aggiunge:


"Inutile dire che il libro di Laqueur è stato subito sfruttato in senso revisionista: se gli alleati stessi non hanno creduto, vuol dire che non c'era nulla da credere; cfr. Gli articoli di R. Faurisson e di P. Guillaume, in Jeune Nation Solidariste, dicembre 1981" (p.154).


Questo argomento non mi sembra cosi futile come vorrebbe far credere Pierre Vidal-Naquet, e, da parte mia, l'ho completato con uno studio critico delle fonti e delle conclusioni del libro summenzionato e ho mostrato, in 44 pagine, sia i procedimenti capziosi utilizzati da Walter Laqueur per difendere la sua tesi, sia che le notizie che alleati e neutrali avrebbero evitato di proclamare pubblicamente in una sorta di congiura generale del silenzio erano in realtà pura propaganda. (58)
Anche Pierre Vidal-Naquet si è reso conto di questo fatto, ma ha cercato di giustificarlo con una argomentazione degna del suo repertorio:


"Nel flusso di informazioni che proveniva dai territori occupati c'era del vero, del meno vero e del falso. Sul senso generale di quanto stava accadendo non esisteva alcun dubbio , ma circa le modalità vi era spesso motivo di esitare tra l'una e l'altra versione. A proposito del campo di Auschwitz, per esempio, fu soltanto nell'aprile del 1944, in seguito ad alcune evasioni, che poté essere messa a punto una descrizione di prima mano -- rivelatasi poi considerevolmente esatta -- del processo di sterminio. Quei "Protocolli di Auschwitz" sarebbero stati resi pubblici dal War Refugee Board americano soltanto nel novembre 1944. A partire dal maggio 1944, la deportazione e il massacro degli ebrei ungheresi furono eventi annunciati dalla stampa neutrale e alleata con frequenza pressoché quotidiana. Ho parlato di "vero" e di "falso". Questa contrapposizione elementare non restituisce appieno quel che è accaduto. Dagli errori sulle forme architettoniche alle imprecisioni sulle distanze o sui numeri, si sono avute inesattezze di tutti i generi, e ci sono stati anche le fantasie e i miti. Essi pero non sono esistiti per sé stessi, come una creazione sui generis o come una "voce" o una truffa inventata da un determinato ambiente, per esempio dai sionisti di New York. Sono esistiti come un'ombra proiettata dalla realtà, come un prolungamento della realtà" (pp.81-82).


Vediamo quali erano le "ombre" e quali le "realtà". Riporto, con qualche aggiunta, cio che ho già scritto in Le mythe de l'extermination des Juifs, scritto ben noto a Pierre Vidal-Naquet.
1. Treblinka.
Una delle prime "testimonianze oculari" su Treblinka -- il rapporto inviato il 15 novembre 1942 dall'organizzazione clandestina del ghetto di Varsavia al governo polacco in esilio a Londra -- descrive lo sterminio di Ebrei in tale campo mediante vapore acqueo.
Nel marzo 1942 -- si legge in tale rapporto -- i Tedeschi iniziarono la costruzione del nuovo campo di Treblinka B -- nei pressi del campo di Treblinka A -- che fu terminato alla fine di aprile del 1942. Verso la prima metà di settembre esso comprendeva due "case della morte". La "casa della morte n.2" (dom smierci Nr.2) era una costruzione in muratura lunga 40 metri e larga 15. Secondo la relazione di un testimone oculare (wg relacji naocznego swiadka) essa conteneva dieci locali disposti ai due lati di un corridoio che attraversava tutto l'edificio. Nei locali erano installati dei tubi attraverso i quali passava il vapore acqueo (para wodna). La "casa della morte n.1" (dom smierci Nr.1) si componeva di tre locali e di una sala caldaie:


"Dentro la sala caldaie -- prosegue il rapporto -- c'è una grande caldaia per la produzione del vapore acqueo, e, mediante tubi che corrono attraverso le camere della morte e che sono forniti di un adeguato numero di fori, il vapore surriscaldato si sprigiona all'interno delle camere"

.
Le vittime venivano rinchiuse nei locali suddetti e uccise con il vapore acqueo!


"In questo modo le camere di esecuzione si riempiono completamente, poi le porte si chiudono ermeticamente e comincia la lunga asfissia (duszenie) delle vittime mediante il vapore acqueo (para wodna) che viene fuori dai numerosi fori dei tubi. All'inizio dall'interno giungono urla strozzate che si acquietano lentamente e dopo 15 minuti l'esecuzione è effettuata". (59)


L'8 agosto 1943 il "New York Times" riprendeva questa storia asserendo che in tal modo erano già stati uccisi due milioni di Ebrei:


"The victims now realize their doom is near. At the entrance of the death house No.1 chief himself drives them to cells, freely using a whip. The floor of the cell is slippery. Some fall and are unable to rise because of the pressure of those behind. Small children are flung over the heads of the women.
When the cells are filled they are closed and sealed. Steam is forced through apertures and suffocation of the victims begin. At first cries can be heard but these gradually subside and after fifteen minutes all is silent. The execution is over". (60)


Questa fantasia non svani alla fine della guerra, ma fu addirittura elevata a verità ufficiale -- o a "fatto generalmente noto" -- dalla Commissione suprema di inchiesta sui crimini tedeschi in Polonia, la quale accuso l'ex governatore Hans Frank di aver ordinato l'installazione di un "campo di sterminio" a Treblinka per l'eliminazione in massa degli Ebrei "in camere riempite di vapore". (61)
Naturalmente Pierre Vidal-Naquet passa sotto silenzio il fatto che il "fascicolo particolarmente commovente pubblicato a Ginevra nel 1944 dal Congresso ebraico mondiale" che "contiene documenti su Auschwitz e su Treblinka (scritto Tremblinki)" (p.25) al quale sia lui sia il chimico Pitch Bloch attribuiscono tanta importanza (pp.59--60 e 81), contiene anch'esso questa fantasia dello sterminio in camere a vapore:


"Die Vernichtungszellen fuellen sich. Sind sie voll, so werden sie hermetisch verschlossen, von allen Seiten oeffnen sich Rohre, aus denen Gas stroemt. Der Erstickungstod haelt rasche Ernte. Binnen einer Viertelstunde ist alles vorbei. Dann muessen die Kapos ans Work. Mit erbarmungslosen Hieben zwingt sie die Wache zu ihrer Arbeit. Die Todestore oeffnen sich -- aber man kann die toten Koerper nicht etwa einzeln herausziehen: denn alle sind unter dem Einfluss des Wasserdamfes ineinander verklammert und erstarrt [Le celle di sterminio si riempiono. Quando sono piene, vengono chiuse ermeticamente, da tutte le parti si aprono tubi, dai quali esce il gas. (62) La morte per asfissia miete un rapido raccolto. In un quarto d'ora è tutto finito. Poi i capo devono mettersi al lavoro. La sentinella li costringe al loro lavoro con colpi spietati. Le porte della morte si aprono -- ma non si possono tirar fuori singolarmente i corpi morti: infatti, sotto l'effetto del vapore acqueo, sono tutti aggrappati gli uni agli altri e irrigiditi]". (63)


Sui "Protocolli di Auschwitz" ritornero successivamente.
2. Sobibor.
Nel 1946 gli impianti di sterminio di Sobibor venivano descritti cosi dai testimoni oculari:


"A prima vista si ha tutta l'impressione di entrare in un bagno come gli altri: rubinetti per l'acqua calda e fredda, vasche per lavarsi... appena tutti sono entrati le porte vengono chiuse pesantemente. Una sostanza nera, pesante, esce in volute da fori praticati nel soffitto. Si sentono urla raccapriccianti che pero non durano a lungo perché si tramutano presto in respiri affannosi e soffocati e in attacchi di convulsioni. Si dice che le madri coprano i figli con il loro corpo.
Il guardiano del "bagno" osserva l'intero procedimento attraverso una finestrella nel soffitto. In un quarto d'ora tutto è finito. Il pavimento si apre e i cadaveri piombano in vagoncini che aspettano sotto, nelle cantine del "bagno" e che, appena riempiti, partono velocemente. Tutto è organizzato secondo la più moderna tecnica tedesca. Fuori, i corpi vengono deposti secondo un certo ordine e cosparsi di benzina, quindi viene loro dato fuoco". (64)


La testimone Zelda Metz forni la seguente descrizione:


Poi entravano nelle baracche, dove alle donne venivano tagliati i capelli, indi nel "bagno", cioè nella camera a gas. Erano asfissiati col cloro [dusili chlorem]. Dopo 15 minuti erano tutti asfissiati. Attraverso una finestrella si verificava se erano morti. Poi il pavimento si apriva automaticamente. I cadaveri cadevano in un vagone di una ferrovia che passava attraverso la camera a gas e portava i cadaveri al forno. (65)


3. Belzec.
La prima informazione conosciuta su Belzec, un'annotazione dell'8 aprile 1942, afferma che in tale campo gli Ebrei venivano uccisi con la corrente elettrica (pradem elektryczynym) o con i gas (gazami). (66)
Uno dei primi rapporti su questo campo, redatto nell'aprile 1942, asserisce che lo sterminio ebraico vi veniva praticato con tre probabili metodi di sterminio: " 1) con l'elettricità (elektrycznoscia), 2) con i gas (gazami), 3) con l'aria rarefatta con l'ausilio di una pompa aspirante" (rozrzedzonym powietrzem przy pomocy pompy ssacej)". (67) In seguito si affermo la versione dell'elettricità, ma quella relativa al vuoto d'aria riapparve dopo qualche anno nella testimonianza di Rudolf Reder.
Un rapporto datato 10 luglio 1942, giunto a Londra nel novembre dello stesso anno e pubblicato il 1° dicembre sulla Polish Fortnightly Review descrive cosi lo sterminio ebraico a Belzec:


"After unloading, the men go to a barracks on the right, the women to a barracks situated on the left, where they strip, ostensibly in readiness for a bath. After they have undressed both groups go to a third barracks where there is an electrified plate, where the executions are carried out". (69)


La versione della folgorazione su lastra metallica riappare anche nel rapporto redatto dal testimone oculare Jan Karski e da questi consegnato al governo polacco in esilio a Londra il 25 novembre 1942 (70):


"An electrocuting station is installed at Belzec camp. Transports of "settlers" arrive at a siding, on the spot where the execution is to take place. The camp is policed by Ukrainians. The victims are ordered to strip naked, -- to have a bath, ostensibly -- and are then led to a barrack with a metal plate for floor. The door is then locked, electric current passes through the victims and their death is almost instantaneous". (71)


Con eccezionale tempismo, lo stesso giorno il Daily News Bulletin, pubblicato dalla Jewish Telegraphic Agency, titolava:" 250000 Warsaw Jews led to mass execution: electrocuting introduced as new method of mass killing of Jews" , ripetendo la storia della "barrack with a metal plate as a floor". (72)
Dopo aver ricevuto il crisma della verità ufficiale dalla dichiarazione dell' Inter-Allied Information Committe del 19 dicembre, (73) la storia della folgorazione fu pubblicata nella compilazione propagandistica ufficiale Black Book of Polish Jewry. (74)
Un rapporto del 1° novembre 1943 descriveva ancora cosi l' "inferno di Belzec":


"Den Juden, die nach Belzec verschickt wurden, befahl man, sich auszukleiden, gleich als ob sie ein Bad nehmen sollten. Tatsaechlich fuehrte man sie auch in ein Badeetablissement, das ein Fassungsvermgen fuer etliche hundert Personen hatte. Aber dort toetete man sie haufenweise vermittels elektrischen Stromes [Agli Ebrei che venivano inviati a Belzec si ordinava di spogliarsi come per fare un bagno. Effettivamente venivano condotti in uno stabilimento di bagni che aveva una capienza di diverse centinaia di persone. Ma li venivano uccisi a schiera mediante corrente elettrica]".


Nel 1944 la storia della folgorazione si arricchi: ne fu elaborata una nuova versione che teneva conto del nuovo elemento introdotto l'anno prima: il bagno. Il 12 febbraio 1944, il New York Times pubblico il seguente racconto di "un giovane ebreo polacco" relativo alla "fabbrica delle esecuzioni" di "Beliec":


"The Jews were forced naked onto a metal platform operated as a hydraulic elevator which lowered then into a huge vat filled with water up to the victim's necks, he said. They were electrocuted by current through the water. The elevator then lifted the bodies to a crematorium above, the youth said.


La fonte del racconto era costituito da "individui che erano fuggiti dopo essere stati realmente dentro la 'fabbrica' ", (76) dunque da testimoni oculari.
Questa informazione proveniva da Stoccolma, e proprio in questa città, nel 1944, apparve la versione più fantasiosa, forse sarebbe meglio dire più fantascientifica, della storia della folgorazione:


"De med judar fullastade ta°gen koerde genom en tunnel ned till de underjordiska rum daer avraettningsplatsen var belaegen [...].
De foerdes in i jaettestora hallar, vilka rymde flera tusen maenniskor. Dessa rum saknade foenster, var helt i metal och hade golv, som kunde saenkas ned.
Genom en sinnrik mekanism saenktes sa° golvet med alla de tusentals judarna ned i en bassaeng under golvet -- men inte laengre aen att vattnet na°dde dem till hoefterna. Sa° leddes starkstroem genom vattnet och pa° na°gra oegonblick var alla de tusentals judarna avlivade. Sedan lyftes golvet med alla liken upp ur vattnet. En annan stroem kopplades pa° och i de stora hallarna blev nu gloedande hett som i en krematorieugn tills alla lik foerbraents till askan. Roeken leddes ut genom stora fabriksskorstenar.

[I treni stipati di Ebrei entravano attraverso un tunnel in locali sotterranei, dove si trovava il posto dell'esecuzione. Essi erano portati in enormi sale che potevano contenere parecchie migliaia di uomini. Questi locali non avevano finestre, erano tutti di metallo e avevano un pavimento che poteva essere calato giù. Per mezzo di un meccanismo ingegnoso il pavimento, con tutte le migliaia di Ebrei, veniva calato in una cisterna che si trovava al di sotto del pavimento -- ma solo finché l'acqua non arrivava ai loro fianchi. Allora attraverso l'acqua veniva fatta passare la corrente ad alta tensione e in pochi istanti tutte le migliaia di Ebrei erano uccisi. Poi il pavimento, con tutti i cadaveri, veniva tirato fuori dall'acqua. Si inseriva un'altra linea elettrica e queste grandi sale diventavano ora roventi come un forno crematorio fino a quando tutti i cadaveri erano inceneriti. Potenti gru ribaltavano il pavimento ed evacuavano le ceneri. Il fumo veniva espulso attraverso grandi camini da fabbrica]". (77)


Per rendere ancor più orribile la storia, ben presto fu aggiunto un particolare raccapricciante: i cadaveri delle vittime venivano usati per fare il sapone!
Nel già citato rapporto del 1 novembre 1943 si legge:


"Ein Junge, dem es gelang, aus einem solchen Etablissement zu entfliehen, hat mir erzaehlt, was sich nach der elektrischen Hinrichtung ereignete: man liess das Fett der Leichname aus, um daraus -- Seife herzustellen [Un giovane che riusci a fuggire da tale stabilimento mi ha raccontato che cosa succedeva dopo l'esecuzione con l'elettricità: si scioglieva il grasso dei cadaveri per farne sapone]". (78)


Anche qui dunque la fonte della notizia era un testimone oculare.
La storia del sapone umano ebbe grande successo nel 1945. I compilatori del Libro nero sovietico, una eccellente collezione di fantasie propagandistiche, non si lasciarono sfuggire questa leccornia:


"In a different area of the Belzec camp was a soap works. The German selected the plumpest individuals, killed them, and boiled them down for soap". (79)


Ma a questa tentazione non rinunciarono neppure persone reputate più serie, come Simon Wiesenthal, il futuro "cacciatore di nazisti", (80) che scrisse un articolo intitolato La fabbrica di sapone di Belsetz. (81)
La storia dell'impianto di folgorazione di Belzec, al pari di quella delle camere a vapore di Treblinka, non rimase una semplice Greuelpropaganda, ma fu elevata anch'essa a verità ufficiale sia nel rapporto ufficiale polacco preparato per il processo di Norimberga, (82) sia nel dibattimento di questo stesso processo. (83)
La storiografia ufficiale riconosce tre "testimoni oculari" sul campo di Belzec: Kurt Gerstein, Jan Karski e Rudolf Reder. Di Gerstein, che ha parlato di uccisione in camere a gas per mezzo dei gas di scarico di un motore Diesel, mi occupo nel secondo capitolo. Jan Karski, il quale pretende di aver visitato personalmente il campo di Belzec nell'ottobre 1942, ha fornito due versioni di cio che ha "visto": secondo il già citato rapporto del novembre 1942 , egli ha "visto" l'impianto di folgorazione descritto sopra; secondo il resoconto che appare in un suo libro pubblicato nel 1944, egli ha "visto" soltanto ed esclusivamente treni della morte:


"I have no other proofs, no photographs. All I can say is that I saw it and that is the truth. The floors of the car had been covered with a thick, white powder. It was quicklime. Quicklime is simply unslaked lime or calcium oxide that has been dehydrated. Anyone who has seen cement being mixed knows what occurs when water is poured on lime. The mixture bubbles and steams as the powder combines with the water, generating a large amount of heat. Here the lime served a double purpose in the Nazi economy of brutality. The moist flesh coming in contact with the lime is rapidly dehydrated and burned. The occupants of the cars would be literally burned to death before long, the flesh eaten from their bones. [...]. It took three hours to fill up the entire train by repetitions of this procedure. [...]". (84)


Indi il treno partiva e raggiungeva una zona deserta a 80 miglia da Belzec, dove restava fermo fino a quando tutti gli Ebrei erano morti per l'azione corrosiva della calce e per soffocamento. (85)
Il testimone polacco Rudolf Reder, che pretende di aver trascorso tre mesi a Belzec, parla si di un motore -- a benzina, non Diesel -- collegato mediante tubi a dei locali, ma descrive cosi il metodo di uccisione:


"Non so dire se con questi tubi si sprigionava nelle camere qualche gas, se nelle camere si comprimeva l'aria oppure se l'aria veniva pompata via dalle camere. Fui spesso sulla rampa al momento dell'apertura delle porte, pero non sentii mai nessun odore (nie poczulem zadnego zapachu) e l'ingresso nella camera subito dopo l'apertura della porta non ebbe mai in nessun modo effetti dannosi sulla mia salute. I cadaveri che si trovavano nella camera non presentavano un colorito innaturale. (86)


4. Majdanek.
Nel 1944, il già menzionato dott. Silberschein pubblico un rapporto sul campo di Lublino-Majdanek in cui, tra l'altro, si dice:


"Alte und Kranke wurden alsogleich in diejenige Baracke (87) beordert, in der sich die Oefen befanden. In deren erstem Zimmer wurden sie angewiesen, sich zu entkleiden, im zweiten starben sie binnen zwei Minuten den Erstickungstod. Vom zweiten Zimmer aus transportierte man sie zu den Oefen. Unterirdisch brannte ein Feuer, der Ofen selbst brannte nicht. Aber er sammelte eine Heissluft von 2000 Grad an. Man warf in ihn die entseelten Koerper; dann sog ihnen die Gluthitze Saft und Feuchtigkeitsgehalt voellig aus. So blieben von jedem nur ein paar Blaeschen, die vor Trockenheit knisterten. Hierauf fuhren Sondercamions die Ueberreste aus der Stadt zu vorbereiteten Graeben. Das ganze Jahr 1942 ueber hat man taeglich Tausende von Juden in der Vergasungskammer zu Tode gebracht [Ai vecchi e ai malati veniva ordinato [di entrare] immediatamente nella baracca nella quale si trovavano i forni. Nella prima stanza di questa era imposto loro di spogliarsi, nella seconda morivano in due minuti per asfissia. Dalla seconda stanza essi venivano trasportati ai forni. Nel sottosuolo bruciava un fuoco, il forno stesso non bruciava. Ma esso accoglieva un'aria calda a 2.000 C. Si gettavano in esso i corpi esanimi, poi il calore rovente toglieva loro completamente gli umori e l'umidità. Cosi di ognuno restavano soltanto un paio di veschichette che scoppiavano per l'essiccamento. Poi degli autocarri speciali portavano i resti fuori della città in fosse preparate. Per tutto il 1942 ogni giorno migliaia di Ebrei furono condotti alla morte nella camera di gasazione]. (88)


Qui mi fermo e ricapitolo. Queste "fantasie e miti", secondo Pierre Vidal-Naquet, non sarebbero dunque esistiti "per se stessi", ma "come un'ombra proiettata dalla realtà, come un prolungamento della realtà" (p.82).
Questa argomentazione è un'eccellente applicazione del principio metodologico "la conclusione precede le prove", che il nostro storico attribuisce ai revisionisti. In effetti, perché le testimonianze oculari relative alle "camere a vapore" di Treblinka, al "cloro" e alle "cantine" di Sobibor, all'impianto di folgorazione, alla fabbrica di sapone e ai treni della morte di Belzec sono improvvisamente riconosciute come false dalla storiografia ufficiale, mentre le testimonianze oculari relative alle camere a gas sono considerate vere? E' importante sottolineare che qui si ha a che fare con testimonianze oculari rigorosamente equivalenti riguardo all'attendibilità (o, più esattamente, all'inattendibilità) e completamente contraddittorie riguardo al contenuto, sicché solo in quanto ammette a priori l'esistenza delle camere a gas -- la conclusione precede le prove! -- Pierre Vidal-Naquet puo parlare di "fantasie e miti" che sono "come un'ombra proiettata dalla realtà".
Cio vale a fortiori anche per le testimonianze oculari su Auschwitz redatte prima della fine della guerra, nella trattazione delle quali Pierre Vidal-Naquet aggiunge a questo principio metodologico l'impostura pura e semplice.


6. GLI ARGOMENTI DI PIERRE VIDAL--NAQUET.


Pierre Vidal-Naquet adduce vari argomenti che si trovano sparpagliati qua e là disorganicamente nel suo libro. Mettendo ordine in questo guazzabuglio, risultano le seguenti prove documentarie a favore della realtà storica dell'Olocausto, con le quali egli ha "smantellato" -- lasciamogli ancora questa pia illusione -- le tesi revisioniste:
A) Discorsi :
1) Hitler, discorso del 30 gennaio 1939 (p.103)
2) Himmler, discorso del 24 aprile 1943 (p.13)
3) Himmler, discorso del 6 ottobre 1943 (p.13)
4) Himmler, discorso del 13 dicembre 1943 (p.22)
B) Auschwitz -- testimonianze e documenti:
5) "protocolli di Auschwitz" (pp.25 e 81)
6) diario del dott. Kremer (pp.43--47, 109--111 e passim)
7) fonogramma dell'8 marzo 1943 (pp.40--41)
8) Staerkemeldung [comunicazione della forza] del 18 ottobre 1944 (p.82)
9) manoscritti di membri del Sonderkommando (p.22)
10) Rudolf Hoess (pp.27--28)
11) Dov Paisikovic (p.143)
12) Filip Mueller (p.143)
C) altri documenti e testimonianze
13) rapporto Korherr (p.13)
14) protocollo di Wannsee (p.86)
15) Adolf Eichmann (p.30).
D) Belzec
16) Kurt Gerstein
18) Wilhelm Pfannenstiel.
Per evitare ripetizioni inutili, in questo capitolo mi occupero essenzialmente degli argomenti relativi ad Auschwitz -- tranne la testimonianza di Rudolf Hoess, che trattero nella risposta a Till Bastian -- e dei discorsi di Himmler, riservando i restanti ai prossimi capitoli.


1. I "protocolli di Auschwitz".
Nei paragrafi precedenti ci siamo già imbattuti più volte nei cosiddetti "protocolli di Auschwitz": è giunto il momento di rispondere a Pierre Vidal-Naquet anche su questo punto. Prima pero voglio ricordare al lettore che cosa egli ha scritto su questi documenti:


"Ho sotto gli occhi, per esempio, un fascicolo particolarmente commovente pubblicato a Ginevra nel 1944 dal Congresso mondiale ebraico; contiene documenti su Auschwitz e su Treblinka (scritto Tremblinki) che servirono di base a una pubblicazione americana, del novembre 1944, a cura dell'Executive Office of the War Refugee Board. Non c'è nulla in questo fascicolo che non concordi sostanzialmente sia con i documenti dei Sonderkommando sia con le testimonianze dei capi SS" (p.25)[corsivo mio].
"A proposito del campo di Auschwitz, per esempio, fu soltanto nell'aprile del 1944, in seguito ad alcune evasioni, che poté essere messa a punto una descrizione di prima mano -- rivelatasi poi considerevolmente esatta -- del processo di sterminio. Quei "protocolli di Auschwitz" sarebbero poi stati resi pubblici dal War Refugee Board americano solo nel novembre 1944" (p.81)[corsivo mio].


Il chimico Pitch Bloch, per confutare gli argomenti chimici di Faurisson (vedi paragrafo 4) scrive al riguardo, con il totale avallo di Pierre Vidal-Naquet:


Ora, si dà il caso che uno dei primi documenti scritti che ho avuto occasione di leggere sulle camere a gas -- accadeva in Svizzera nel 1944, e, per un privilegio, cominciavo là, in quel periodo, i miei studi di chimica -- era una descrizione abbastanza precisa del processo di gassaggio e delle precauzioni prese dopo il gassaggio (aerazione, ecc.)" (p.59)[corsivo mio]

.
Prima di mostrare quale sia il valore di questi documenti e delle affermazioni di Pierre Vidal-Naquet e di Pitch Bloch, è necessario un breve inquadramento storico della questione.
Il 7 aprile 1944 due ebrei slovacchi, Walter Rosenberg, che assunse poi il nome di Rudolf Vrba, e Alfred Wetzler evasero dal campo di Birkenau e redassero qualche settimana dopo un rapporto (90) su tale campo; (91) Il 27 maggio evasero da Birkenau altri due detenuti ebrei, Czeslaw Mordowicz e Arnost Rosin, i quali redassero a loro volta un rapporto che costituiva il seguito della narrazione di Vrba e Wetzler. Nel novembre 1944 il War Refugee Board pubblico questi rapporti con l'aggiunta della relazione di un maggiore polacco, che fu poi identificato come Jerzy Wesolowski, alias Tabeau, evaso da Auschwitz il 19 novembre 1943. (92) Il rapporto di Vrba e Wetzler contiene un'accurata descrizione dei crematori II e III (da essi denominati I e II) di Birkenau, illustrata da un disegno. (94)
Ecco dunque la descrizione, che Pitch Bloch omette nella sua lunga citazione di questo rapporto (pp.59--60):


"Attualmente a Birkenau ci sono quattro crematori in attività, due grandi, I e II, e due piccoli, III e IV. Quelli di tipo I e II constano di tre parti, cioè: (A) sala forni (furnace room); (B) grande sala (large hall); (C) camera a gas (gas chamber). Dalla sala forni si innalza un gigantesco camino intorno al quale (around which) sono raggruppati nove forni (nine furnaces) ognuno dei quali ha quattro aperture (four openings). Ogni apertura puo ricevere tre cadaveri normali alla volta e dopo un'ora e mezza i corpi sono completamente bruciati. Cio corrisponde ad una capacità quotidiana di circa 2.000 corpi (a daily capacity of about 2,000 bodies). Accanto a questa c'è una grande "sala di ricevimento" che è disposta in modo tale da dare l'impressione di una stabilimento di bagni. Essa contiene 2.000 persone e apparentemente c'è una sala di attesa (waiting room) simile al piano inferiore. Da li (from there) una porta e alcuni gradini (a door and a few steeps) portano giù alla camera a gas, che è molto lunga e stretta. Le pareti di questa camera sono anche camuffate con finte entrate (entries) di docce per ingannare le vittime. Il tetto è provvisto di tre botole che possono essere chiuse ermeticamente dall'esterno. Dei binari (a track) portano dalla camera a gas alla sala forni". (94)


Se si esamina la pianta originale del crematorio II (valida, per inversione simmetrica, anche per il crematorio III), (95) basta un'occhiata per rendersi conto che la descrizione citata è completamente inventata.
Senza scendere troppo nei dettagli, rilevo che:
a) i forni crematori della sala forni erano 5 e non 9;
b) ciascun forno aveva 3 muffole (camere di cremazione) e non 4,
c) i forni erano disposti in linea retta lungo l'asse longitudinale della sala forni, e non raggruppati a semicerchio intorno al camino;
d) il locale che è stato definito spogliatoio delle vittime (il Leichenkeller 2 ) si trovava nel seminterrato e non al pianterreno;
f) il locale che è stato definito camera a gas (il Leichenkeller 1) non si trovava al pianterreno, un po' più in basso dello spogliatoio, ma nel seminterrato, sullo stesso piano di esso;
g) il locale che è stato definito camera a gas era collegato alla sala forni da un montacarichi, non già da rotaie.
Dunque, per usare di nuovo l'espressione tanto cara a Pierre Vidal-Naquet, tutto falso. Nonostante cio questo documento, che sarebbe sfrontato considerare persino come "un'ombra proiettata dalla realtà, come un prolungamento della realtà", per Pierre Vidal-Naquet è addirittura veridico e concordante con altre fonti!
Pierre Vidal-Naquet sa bene quel che dice e sa bene quel che fa. Egli conosce bene l'importanza cruciale dei "protocolli di Auschwitz" nella genesi della storia delle camere a gas omicide: se non si mentisce su questo punto, crolla l'intera impalcatura delle testimonianze.
Mi spiego meglio. Dal 1943 ad Auschwitz divenne attivo ed opero un movimento di resistenza clandestino che aveva il compito principale di far conoscere al mondo il "terribile segreto" di Auschwitz. (96) Questo movimento riceveva le informazioni sulle camere a gas e sullo sterminio dal Sonderkommando dei crematori di Birkenau, con il quale era in contatto diretto -- alcuni membri del quale, come Filip Mueller, facevano parte della sua direzione -- e provvedeva a inviarle con vari mezzi fuori del campo. Ora, lo scopo dell'evasione di Rudolf Vrba e Alfred Wetzler era appunto quello di "dire al mondo che cosa accadeva ad Auschwitz " per impedire la deportazione degli Ebrei ungheresi in questo campo , ed essi speravano di convincerli con il rapporto di cui ho parlato sopra. Circa le fonti di questo rapporto, Rudolf Vrba scrisse successivamente di aver preso contatto con Filip Mueller, " who became one of my most valuable sources of information" (98) e di aver ricevuto da lui "further information" quando, all'inizio del 1944, discusse con lui la situazione del campo. (99) Al processo Zuendel del 1985, al quale partecipo come testimone dell'accusa, Rudolf Vrba confermo di aver avuto frequenti contatti con membri del Sonderkommando, dichiarando di aver redatto lo schema dei crematori II e III di Birkenau di cui si è parlato sopra proprio in base a queste informazioni. (100) Filip Mueller, il membro del Sonderkommando chiamato in causa da Rudolf Vrba come una delle sue fonti di informazione più preziose, ha affermato addirittura di aver consegnato ad Alfred Wetzler, nel 1944, tra altri documenti, "einen Plan der Krematorien mit den Gaskammern" ["una pianta dei crematori con le camere a gas"] (101)
Poiché sia la pianta sia la descrizione dei crematori II/III del rapporto Vrba-Wetzler sono pura fantasia, la conclusione è obbligata -- a meno che non si voglia affermare che Vrba e Wetzler abbiano falsificato intenzionalmente i documenti che erano stati consegnati loro da Filip Mueller! -- ed è questa: la storia dello sterminio ebraico in camere a gas omicide riferito da Vrba e Wetzler nel loro rapporto non proveniva dal Sonderkommando, ma fu elaborata in ambienti estranei al Sonderkommando e all'insaputa di questo. In altri termini, tale storia fu creata dal movimento di resistenza del campo, senza neppure interpellare il Sonderkommando, come mera Greuelpropaganda.
Quanto a Filip Mueller, nel suo memoriale egli ha pubblicato uno schizzo del crematorio III di Birkenau -- schizzo sufficientemente corretto, e quindi in totale contrasto con quello del rapporto Vrba-Wetzler (102) -- ma lo ha tratto da un libro apparso in Cecoslovacchia nel 1957! (103) Sperava forse di far credere che quella fosse una riproduzione della pianta che egli asserisce di aver consegnato nel 1944 ad Alfred Wetzler?
Riguardo a questo documento, dunque, Pierre Vidal-Naquet deve mentire per evitare che il lettore si accorga che esso è falso e che il movimento di resistenza del campo di Auschwitz era una fucina di menzogne. (Sulla questione ritornero successivamente nella trattazione del diario del dott. Kremer).
Quanto cio sia vero, è dimostrato dal seguente rapporto del 23 ottobre 1942:


"Secondo la relazione di un uomo SS impiegato presso le camere elettriche, il numero quotidiano di queste vittime ammonta ufficiosamente a 2.500 per notte. Sono uccise in un bagno elettrico (w lazni elektycznej) e in camere a gas". (104)


La storia dello sterminio mediante elettricità, che, come abbiamo visto, fu diffusa soprattutto in relazione al campo di Belzec, fu ripresa subito dopo la liberazione di Auschwitz in un articolo di Boris Polevoi apparso su la Pravda:


"L'anno scorso, quando l'Armata Rossa ha rivelato al mondo i terribili e nauseanti segreti di Majdanek, i Tedeschi ad Auschwitz cominciarono a cancellare le tracce dei loro crimini. Spianarono le colline delle cosiddette "vecchie" fosse nella parte orientale del campo, fecero saltare in aria e distrussero le tracce del trasportatore elettrico (elektrokonvejera) dove erano state uccise con la corrente elettrica (elektriceskim tokom) centinaia di persone alla volta; i cadaveri erano deposti su un nastro trasportatore che scorreva lentamente ed erano portati in un forno a tino (shachtnuio pec'), dove i cadaveri bruciavano completamente; ma le ossa venivano cilindrate (105) e poi utilizzate come concime per i campi." (106)


Tornando al rapporto Vrba--Wetzler, il fatto che questo documento sia una volgare impostura non ha impedito e non impedisce ai fieri paladini della verità di citarlo come documento veridico e concorde con altri documenti, da Georges Wellers (107) al Dokumentationsarchiv des sterreichen Widerstandes. (108)
Un'ultima osservazione su Filip Mueller, uno dei testimoni citati da Pierre Vidal-Naquet (p.144). Come ho dimostrato altrove, (109) questo sedicente testimone oculare, nella descrizione delle gasazioni omicide del suo memoriale -- redatto nel 1979 -- ha plagiato sfrontatamente Miklos Nyiszli (110) e Kurt Gerstein. (111) Ecco un esempio significativo relativo alla tragica scena della gasazione nel crematorio II di Birkenau:
Filip Mueller:


"Quando i cristalli di Zyklon B entravano in contatto con l'aria, si sviluppava il gas letale, che si diffondeva dapprima all'altezza del pavimento e poi saliva sempre più in alto. Percio i più grossi e i più forti stavano in cima al mucchio di cadaveri, mentre sotto c'erano soprattutto bambini, vecchi e deboli. In mezzo si trovavano per lo più uomini e donne di mezza età. Senza dubbio coloro che stavano sopra, nella loro angoscia mortale panica, erano saliti sopra a coloro che erano già sul pavimento perché avevano la forza per farlo e forse perché si erano anche accorti che il gas letale si diffondeva dal basso verso l'alto". (112)


Miklos Nyiszli:


"Si presenta uno spettacolo orrendo: i cadaveri non sono sparpagliati nel locale, ma sono ammucchiati gli uni sugli altri. Cio è facilmente spiegabile: lo Cyklon gettato dall'esterno sviluppa i suoi gas letali inizialmente all'altezza del pavimento. Solo a poco a poco esso raggiunge gli strati d'aria più alti. Percio gli sventurati si calpestano reciprocamente, gli uni si arrampicano sugli altri. Quanto più stanno in alto, tanto più tardi li raggiunge il gas". (113)


Il dottor Nyiszli ha inventato questa scena sul presupposto, errato, che lo Zyklon B fosse "cloro in forma granulosa" (114) e il cloro gasoso ha una densità di 2,44 rispetto all'aria, (115) percio, in una eventuale camera a gas, esso salirebbe appunto dal basso verso l'alto; ma l'acido cianidrico gasoso ha una densità di 0,94, (116) dunque è più leggero dell'aria, percio ha una grande capacità di diffusione e tende a salire rapidamente in alto, (117) proprio dove, secondo Nyiszli, le vittime, con lotta affannosa, cercavano di ritardare la loro morte, ma sarebbero invece morte prima delle altre

.
2. I manoscritti del Sonderkommando.
Pierre Vidal-Naquet rileva al riguardo che


"Faurisson si limita a prendere in giro (Le Monde del 16 gennaio 1979; Vérité, p.110) i "manoscritti -- miracolosamente -- ritrovati" di cui non tenta nemmeno di dimostrare la non autenticità" (p.22).


La pretesa di Pierre Vidal-Naquet è veramente degna di lui. Ne spiego le ragioni. I manoscritti in questione sono costituiti dai seguenti documenti:
1) un taccuino di 91 pagine in yiddish e una lettera parimenti in yiddish firmati Zalman Gradowski dissotterrati dai Sovietici nell'area del crematorio II di Birkenau il 5 marzo 1945;.(118)
2) un quaderno in yiddish anonimo (attribuito da Ber Mark a Leib Langfus), dissotterrato nell'area del crematorio II nel 1952; (119)
3) un manoscritto in yiddish firmato Zalman Lewental dissotterrato nell'area del crematorio II il 28 luglio 1961. (120)
4) un manoscritto di 26 pagine in yiddish firmato Zalman Lewental e un altro, parimenti in yiddish, anonimo, dissotterrati nell'area del crematorio II il 17 ottobre 1962. (121)
Questi documenti, ai quali Pierre Vidal-Naquet attribuisce tanta importanza, furono pubblicati per la prima volta nel 1972, (122) esattamente 27 anni dopo il primo ritrovamento, 20 anni dopo il secondo, 11 anni dopo il terzo e 10 anni dopo il quarto! Se a cio si aggiunge che i testi decifrati e tradotti sono scritti in yiddish e sono parzialmente rovinati, l'ironia del prof. Faurisson non è del tutto fuori luogo, ed appare chiara anche l'insensatezza della pretesa di Pierre Vidal-Naquet : uno afferma di aver trovato dieci o venti anni prima un manoscritto in yiddish, un altro afferma di averlo decifrato e tradotto, un altro ancora pubblica dei testi che afferma essere gli stessi ritrovati dieci o venti anni prima, ma il compito di dimostrare l'autenticità di questi testi non spetta a chi li pubblica, bensi a chi li legge!
In una pubblicazione polacca appare la fotografia del primo ritrovamento: una piccola buca in fondo alla quale giace un contenitore metallico; il diametro della buca è appena un po' più grande del contenitore: un ritrovamento veramente miracoloso! (124)Questa pubblicazione riporta inoltre una fotografia del 1945 dei manoscritti racchiusi nel contenitore in questione e un'altra fotografia, del 1962, del manoscritto di Z. Lewental (125): questi manoscritti appaiono in condizioni tali che, per la ricostruzione del testo, decifrazione è un termine ancora eufemistico.
Che questi manoscritti siano stati sotterrati sembra certo, da chi e quando siano stati sotterrati resta una questione insoluta.
Veniamo ora al contenuto dei manoscritti. Pierre Vidal-Naquet afferma che essi
"danno una descrizione precisa e in accordo con notizie da altra fonte sul funzionamento delle camere a gas" (p.22).

NOTE

(44) Ad esempio, tra il 15 marzo e il 30 aprile 1943 sono nati oltre 60 bambini. Danuta Czech, Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945, Rowohlt-Verlag, Reinbeck bei Hamburg 1989, pp.422-481.
(45) Ibidem.
(46) Ibidem, p.445.
(47) Edité par Beate et Serge Klarsfeld, 1979.
(48) S. Thion,Vérité historique ou vérité politique?, op.cit. p.111.
(49) Georges Wellers, Les chambres à gaz ont existé. Des documents, des témoignages, des chiffres. Gallimard, Paris 1981, pp. 205-208.
(50) Vedi paragrafo 5.
(51) Eugen Kogon , Hermann Langbein, Adalbert Rueckerl, Les chambres à gaz secret d'Etat. Les Editions Minuit, Paris 1984, p. 184. Georges Wellers è l'autore dei capitoli VII e IX di quest'opera collettiva.
(52) Edizioni di Ar, 1992.
(53) Danuta Czech, Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau, op. cit., pp.117-120.
(54) Riporto il mio scritto nel capitolo VI.
(55) "Ouest France", samedi-dimanche 2-3 août 1986, p.6.
(56) "IHR Newsletter", Number 82, October 1991, IHR Scores Stunning Victory in Mermelstein Trial. Sconfitto anche in appello (28 ottobre 1992), Mel Mermelstein decise di non ricorrere alla Corte Suprema, rendendo cosi definitiva la vittoria dell' Institute for Historical Review. "The Journal of Historical Review", vol.13, n.1, gennaio-febbraio 1993, p.7; n.2, marzo-aprile 1993, p.13. Sull'intera vicenda vedi: Michael Collins Piper, Best Witness. The Mel Mermelstein Affair and the Triumph of Historical Revisionism. Center for Historical Review, Washington, D.C., 1994.
(57) Mel Mermelstein, By Bread Alone, Copyright 1979 by Mel Mermelstein. Distributed by: Auschwitz Study Foundation, Inc., Huntington Beach, California, p.277.
(58) La "soluzione finale": la conoscenza da parte di alleati e neutrali negli anni 1941-1942, in: La soluzione finale. Problemi e polemiche, Edizioni di Ar, 1991, pp.110-153.
(59) Likwidacja zydowskiej Warszwy. Treblinka. In: "Biuletyn Zydowskiego Instytutu Historycznego", Warszawa, styczen-czerwiec 1951, Nr.1, pp.93-100; citazioni : p.95 e 99.
(60) 2,000,000 Murders by Nazis Charged. Polish Paper in London Says Jews Are Exterminated in Treblinka Death House. "The New York Times", 8 agosto 1944, p.11.
(61) Accusa n.6 contro Hans Frank, Norimberga, 5 dicembre 1945. Documento PS-3311, pubblicato in: IMG, vol.XXXII.
(62) Si tratta del vapore acqueo, come viene precisato subito dopo.
(63) A. Silberschein, Die Judenausrottung in Polen. Augenzeugenberichte. Dritte Serie: Die Vernichtungslager. Tremblinki, p.39. Cito dall'edizione originale in tedesco.
(64) Alexander Pechersky, La rivolta di Sobibor, traduzione jiddish di N.Lurie, Mosca, Editrice statale Der Emes, 1946, in: Yuri Suhl, Ed essi si ribellarono. Storia della resistenza ebraica contro il nazismo. Milano 1969, p.31.
(65) Dokumenty i materialy, opracowal Mgr Blumental, Lodz 1946, Tom I, p.211.
(66) Z. Klukowski, Dziennik z lat okupacji, Lublin 1959, p.254.
(67) Rapporto della Delegatura dell'aprile 1942. In: Caban,I., Marikowski,Z., Walki zbonej, I, Armja krajowa w okretu lubelskim, Udzial 2, Dokumenty, p.35.
(68) Who knew of the extermination? Kurt Gerstein's Story. In: "The Wiener Library Bulletin", n.9, 1955, p.22.
(69) Extraordinary Report from the Jew-extermination Camp at Belzec. In: "Polish Fortnightly Review", 1° dicembre 1942, p.4.
(70) Martin Gilbert, Auschwitz and the Allies.The politics of rescue. Arrow Books Limited, London 1984, p.93.
(71) News is reaching the Polish Government in London about the liquidation of the Jewish ghetto in Warsaw. In: Foreign Office papers, FO 371/30917, xp 5365, p. 79, e FO 371/30923, C11923, xp 009642, p.79.
(72) "Daily News Bulletin, 25 novembre 1942, pp.1-2.
(73) "The New York Times", 20 dicembre 1942, p.23.
(74) The Black Book of Polish Jewry. New York 1943, p.131: Report of Dr. I. Schwarzbart.
(75) A.Silberschein, Die Judenausrottung in Polen. Genf 1944, Fuenfte Serie, p.21.
(76) "The New York Times", 12 febbraio 1944, Nazi Execution Mill Reported in Poland. Fugitive Tells of Mass Killings in Electrically Charged Vats, p.6.
(77) Stefan Szende, Den siste juden fran Polen. A. Bonniers foerlag, Stockholm 1944, pp.298-299.
(78) A.Silberschein, Die Judenausrottung in Polen. Genf 1944, Fuenfte Serie, pp. 21-22.
(79) Ilya Ehrenburg, Vasily Grossman, The Black Book. Holocaust Library, New York 1981, p.117.
(80) La credibilità di Wiesenthal è stata recentemente demolita in Germania nel corso di una inchiesta della serie televisiva Panorama trasmessa dalla Norddeutsche Rundfunk (Sonntagszeitung, Zuerich, 11.2.1996; fotocopia dell'articolo in: VHO Nieuwsbrief, n.2, 1996, p. 37)
(81) S.Wiesenthal, Seifenfabrik Belsetz. In: "Der neue Weg", Wien, n.19/20, 1946, p.14.
(82) URSS-93, p.65 della traduzione russa; pp.41-42 della traduzione tedesca; p.83 della traduzione inglese.
(83) IMG, vol.VII, pp.633-634, dove il nome del campo è deformato in Beldjitze per una traslitterazione molto approssimativa dal russo.
(84) Jan Karski, Story of a Secret State. Houghton Mifflin Company, Boston 1944, pp.349-350.
(85) Ibidem, p.350.
(86) Verbale dell'interrogatorio di Rudolf Reder, Cracovia, 29 dicembre 1945. ZS Ludwigsburg, Samml. Polen, Ord. 356, 115-120, p.118. Il colorito delle vittime di avvelenamento da ossido di carbonio è "rosso ciliegia" (cherry red) o " rosa" (pink): S. Kaye, Handbook of Emergency Toxicology, Springfield, C.C. Thomas 1989, pp.187-188; cit. da Fritz Berg, The Diesel Gas Chambers: Myth Within A Myth. "The Journal of Historical Review", Spring 1984, p.20.
(87) Come viene spiegato nella pagina precedente, si trattava di una baracca dove "wurden die Gas-Experimente gemacht" é [dove veniva eseguiti gli esperimenti con il gas].
(88) A. Silberschein, Die Judenausrottung in Polen, Fuenfte Serie, Das K.Z.Lager Lublin, Genf 1944, pp. 15-16.
(89) Vedi al riguardo: Enrique Aynat, Los "Protocolos de Auschwitz": una fuente historica? Garcia Hispan , Editor, Alicante, 1990.
(90) Il rapposto consta di una relazione di entrambi gli ex detenuti su Auschwitz-Birkenau e di una relazione su Majdanek e su Auschwitz-Birkenau di Rudolf Vrba.
(91) La prima stesura scritta di questo rapporto, intitotolata Tatsachenbericht ueber Auschwitz und Birkenau, è datata "Ginevra, 17 maggio 1944" e fu diffusa dalla Weltzentrale des Hechaluz elvetica (Franklin Delano Roosevelt Library, New York, Collection WRB, Box 61).
(92) Executive Office of The President. War Refugee Board, Washington, D.C. German Extermination Camps -- Auschwitz and Birkenau. November ,1944.
(93) Vedi documento 1 dell'Appendice.
(94) German Extermination Camps -- Auschwitz and Birkenau, op.cit., pp.14-16. Testo originale nel documento 1.
(95) Vedi documento 2 dell'Appendice.
(96) Al riguardo vedi ad es. : Enzyklopaedie des Holocaust, op.cit., vol.I, p.118.
(97) I cannot forgive, by Rudolf Vrba and Alan Bestic. Sidwick and Jackson and Anthony Gibbs and Phillips, 1963, p.198.
(98) Ibidem, p.175.
(99) Ibidem, p.197.
(100) In the District of Ontario. Between: Her Majesty the Queen and Ernst Zuendel. Before: The Honourable Judge H.R. Locke and a Jury, vol.VI, p.1479. Rudolf Vrba dichiaro sotto giuramento di essere l'autore dello schema in questione ( Ibidem, pp.1260,1266,1316).
(101) Filip Mueller, Sonderbehandlung. Drei Jahre in den Krematorien und Gaskammern von Auschwitz. Verlag Steinhausen, Muenchen 1979, p.193.
(102) Ibidem, pp.286--287.
(103) Ota Kraus, Erich Kulka, Tovarna na smtr. Dokument o Osvetimi. Nase Vojsko -- SPB, Praha 1957, illustrazione fuori testo tra p.136 e 137.
(104) Zeszyty Oswiecimskie, Numer Specjalny (I), Wydawnictwo Panstwowego Muzeum w Oswiecimiu, 1968, p.52.
(105) Il verbo val'tsevat' significa cilindrare, calandrare; probabilmente l'autore vuol dire che le ossa venivano schiacciate con un cilindro.
(106) Kombinat smerti v Osventsime, in "Pravda", 2 febbraio 1945, p.4.
(107) Les chambres à gaz ont existé, op.cit., pp. 114-115.
(108) Brigitte Bailer-Galanda, Wolfgang Benz und Wolfgang Neugebauer (Hg.), Wahrheit und Auschwitzluege, Deuticke, Wien 1995, p.75.
(109) Auschwitz: un caso di plagio. Edizioni La Sfinge, Parma 1986.
(110) Un altro sedicente testimone oculare le cui imposture ho messo in evidenza nello studio "Medico ad Auschwitz": anatomia di un falso. Edizioni La Sfinge, Parma 1988.
(111) Vedi al riguardo il mio studio Il rapporto Gerstein: anatomia di un falso. Edizioni Sentinella d'Italia, 1985.
(112) Filip Mueller, Sonderbehandlung, op.cit., pp.185-186.
(113) Miklos Nyiszli, Tagebuch eines Lagerarztes, in "Quick", Munchen 1961, Nr.4, p.29. Filip Mueller ha operato i suoi plagi da questa edizione del racconto di Nyiszli.
(114) "Cyklon, vagy Chlor szemcsés formaja": Miklos Nyiszli, Dr.Mengele Boncoloorvosa voltam az auschwit-i krematoriumban. Copyright by Dr.Nyiszli Miklos, Oradea, Nagyvarad, 1946, p.35.
(115) Gabba-Molinari, Manuale del chimico industriale. Ulrico Hoepli Editore, Milano 1923, p.73.
(116) Ibidem.
(117) G.Peters, Die Verdunstung als unentbehrliches Mittel der Schaedlingsbekaempfung mit Gasen. In: "Zeitschrift fuer hygienische Zoologie und Schaedlingsbekaempfung", 1940, p.116.
(118) Ber Mark, Des voix dans la nuit. La résistance juive à Auschwitz. Plon, Paris 1982, pp.180-181.
(119) Ibidem, p. 183.
(120) Ibidem, p.189.
(121) Ibidem, p.185.
(122) Inmitten des grauenvollen Verbrechens, Handschriften von Mitgliedern des Sonderkommandos. Sonderheft I der Hefte von Auschwitz. Oswiecim 1972.
(123) KL Auschwitz. Fotografie dokumentalne. Krajowa Agencja Wydawnicza, Warszawa 1980, p.187.
(124) Da nessun documento risulta che per la ricerca siano stati usati dei metal detectors. Del resto, se cio fosse avvenuto, i contenitori sarebbe stati trovati tutti nel 1945.
(125) Kl Auschwitz. Fotografie dokumentalne, op.cit., p.187 e 188.

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Estratto del libro: Carlo Mattogno, Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio, Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico, Padova, Edizioni di Ar (via Fallopio, 83), 1996, 322 p.

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