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DAL VIANELLISMO AL VISIONARISMO: I "CONCRETI FURORI" DI VINCENZO SCIACCA

 

di Carlo Mattogno

È veramente deprimente dover constatare che in Italia ogni nuovo attacco al revisionismo è più scadente e insulso del precedente. Coloro che avevano al riguardo qualche nozioncina spigolata qua e là, dopo aver lanciato il sasso nello stagno revisionistico, prima hanno nascosto la mano, poi si sono dati ad una precipitosa fuga, rifugiandosi infine in una poco dignitosa latitanza letteraria. Fuor di metafora, dopo le mie risposte, costoro mantengono un ostinato quanto inglorioso silenzio. Gli epigoni, capaci a loro volta soltanto di rovistare in questo confuso ciarpame anti- "negazionistico", si vengono evidentemente a trovare in una situazione ancor più insostenibile.
Se con il vianellismo [1] il furioso anelito antirevisionistico degli olo-pedagogisti nostrani assume la forma di una parodia farsesca della critica storica, con un tale Vincenzo Sciacca esso si trasforma in una sorta di trance olocaustica in cui si manifesta il preoccupante fenomeno del visionarismo mediatico.
Costui ha redatto uno scritto intitolato "Il revisionismo intorno al nazismo da Ernst Nolte a Carlo Mattogno" che "su richiesta dell'autore" è stato pubblicato nel sito "Astratti Furori"[2].
Sciacca, tra l'altro, mi ha attribuito varie partecipazioni, negli anni Novanta, al "Maurizio Costanzo Show", scrivendo:

«Negli anni novanta Mattogno è stato varie volte ospite del Maurizio Costanzo Show dove ha cercato di porre all'attenzione del pubblico l'urgenza della questione ebraica in Italia (????). Questo il suo inqualificabile ragionamento: l'Italia ospita comunità ebraiche piuttosto numerose; in caso di guerra esse sarebbero come corpi estranei nella nazione dai quali attendersi ogni sorta di sabotaggio. In caso di guerra? ma quale guerra? contro chi dovremmo farla questa guerra? e perché mai gli italianissimi ebrei di Roma o di Torino dovrebbero essere "corpi estranei"? Sono in Italia da secoli, hanno contribuito alla nostra cultura, alla nostra letteratura, ed hanno fatto il servizio militare nel nostro esercito. L'unico "corpo estraneo" alla nazione è quello di Carlo Mattogno, isolato propalatore di scempiaggini che gli stessi negazionisti trovano indigeribili».

Venuto a conoscenza dell'articolo in questione, non avendo mai partecipato a quella trasmissione e non avendo mai detto o scritto tali cose, ho anzitutto inviato alla redazione di "Astratti Furori" una smentita, che è stata pubblicata con una risposta di Vincenzo Sciacca. Al riguardo egli ha precisato:

«Se la memoria mi ha ingannato (appena mi sarà possibile controllerò, perchè mi pare di avere conservato le registrazioni), attribuendo a Mattogno le parole di qualche altro negazionista, mi scuso con l' interessato e con i lettori. È comunque abbastanza singolare che di tutto l'articolo Mattogno contesti soltanto un banale errore di memoria»[3].

Accetto le scuse, anche se la procedura di affibbiare un "inqualificabile ragionamento" a qualcuno per poi tacciarlo di "propalatore di scempiaggini" senza alcuna verifica delle fonti e confidando soltanto nella memoria - che si è rivelata inaffidabile - è deplorevole già dal punto di vista semplicemente metodologico, per non parlare di onestà e correttezza.
Vincenzo Sciacca si stupisce «che di tutto l'articolo Mattogno contesti soltanto un banale errore di memoria», invitandomi ad una replica al suo articolo, cosa che ho fatto di buon grado, inviando prontamente alla redazione di "Astratti Furori" una breve risposta preliminare che essa, ovviamente, si è guardata bene dal pubblicare e di cui questo scritto è una rielaborazione.
Inizialmente ho avuto la tentazione di trattare questo nuovo critico alla stregua dei dilettanti sprovveduti più o meno vianellisti con i quali ho avuto a che fare sino ad ora e di adottare il linguaggio che ad essi si addice, ma poi ho visto nel sito summenzionato la fotografia di Vincenzo Sciacca e non me la sono sentita di infierire su di lui con la doverosa ironia. A ciò, del resto, ha già provveduto egli stesso, pubblicando il suo scritto in una rubrica che si intitola, molto appropriatamente, "La discarica di Ulisse". In effetti...
Mi limiterò pertanto ad esporre un' analisi oggettiva dell'articolo di Sciacca, senza gli adeguati commenti che meriterebbe. 1) In un paragrafo intitolato "Breviario del negazionista", Sciacca vorrebbe esporre le tesi revisionistiche «come se foss[e] un negazionista convinto», ma ne presenta una semplice parodia farsesca. E' bene precisare che il "breviario" è un oggetto di culto che fa parte della liturgia olocaustica, con i suoi sacri dogmi, come quello del «linguaggio criptico della burocrazia nazista». Il revisionismo non ha dogmi, come risulta già da una delle critiche di Sciacca, sulla quale ritornerò sotto. 2) «L' Olocausto è un'invenzione della propaganda sionista». Questa non è una tesi revisionistica, meno che mai mia. 3) «In Francia il 14 luglio 1990 è stata approvata la legge Fabius che infligge una pesante pena a chiunque metta in dubbio il numero di sei milioni; in Italia la stessa cosa è prevista dalla legge Mancino».
Non mi risulta che la legge Mancino infligga una "pesante pena" a chi neghi il numero dei sei milioni: o forse Sciacca ne conosce una clausola segreta? 4) «I filmati girati dagli alleati nei campi di concentramento non provano nulla: sono dei falsi realizzati con l'ausilio di comparse e montati ad Hollywood dal regista Alfred Hitchcock».
Neppure questa non è una tesi revisionistica. Nessuno afferma che tali filmati siano dei "falsi realizzati con l'ausilio di comparse", ma piuttosto si contesta che essi siano la prova di uno sterminio di massa intenzionale, come molto spesso vengono presentati.

5) «Stando alle testimonianze considerate valide dagli storici "sterminazionisti", la gasazione degli ebrei avveniva con un gas a base di acido cianidrico chiamato Zyklon B. I prigionieri che componevano i Sonderkommados avrebbero avuto l'incarico di versarlo nelle camere della morte attraverso condutture metalliche che avevano l'imboccatura sul tetto. Ciò è assurdo, perché lo Zyclon B, fabbricato dalla ditta tedesca Deghesch [sic] di Francoforte, era confezionato in pasticche solide e sigillato in scatole di latta. Non poteva dunque essere "versato" nelle condutture come fosse un liquido. L'unico modo per spargere Zyklon B su una determinata area è quello di disseminare le pasticche a terra ed attendere per parecchie ore che i reagenti a contatto con l'aria sviluppino dei fumi tossici. Le testimonianze dunque che parlano di gas che esalava da finte docce sono necessariamente false».

Sciacca confonde le critiche revisionistiche alle testimonianze che pretendevano che lo Zyklon B affluisse nelle presunte camere a gas attraverso "docce" con la questione delle presunte aperture di introduzione dello Zyklon B nei Leichenkeller (camere mortuarie seminterrate) dei crematori II e III di Birkenau. La tesi delle "docce" fu sostenuta da qualche testimone anche al processo Gerhard Peters, ma fu riconosciuta tecnicamente infondata e dunque falsa perfino dalla Corte d'Assise di Francoforte sul Meno nella sentenza del 28 marzo 1949 [4]. Ciò non impedì a due sedicenti esperti del KL Mauthausen, Vincenzo e Luigi Pappalettera, di scrivere oltre vent'anni dopo:
«Avviati alla doccia, i prigionieri venivano investiti, anziché dall'acqua, dal micidiale gas che usciva dai forellini»![5]
Sulla questione delle presunte aperture di introduzione dello Zyklon B mi soffermerò nel punto 26. 6) Lo Zyklon B era «confezionato in pasticche solide» e sviluppava fumi tossici grazie a «reagenti a contatto con l'aria».
Lo Zyklon B era normalmente costituito da granuli di farina fossile (nome commerciale: Diagriess) imbevuti di acido cianidrico liquido; i vapori di acido cianidrico non si sviluppavano grazie a "reagenti", ma per semplice evaporazione del liquido. 7) «L' ingegnere Fred Leuchter, esperto statunitense di camere a gas, ha compiuto degli studi chimici sugli intonaci della cosiddetta camera a gas di Auschwitz (che in realtà era un semplice obitorio sotterraneo) e non ha trovato alcuna traccia di acido cianidrico. Questo significa che in quei locali non fu mai utilizzato Zyklon B e prova definitivamente che tutte le testimonianze a riguardo sono false».
Secondo la storiografia ufficiale, ad Auschwitz non esistette "la" camera a gas, ma molteplici camere a gas. Leuchter ha infatti prelevato campioni di muratura dalle presunte camere a gas dei crematori I, II, III, IV e V.
È inoltre inesatto che Leuchter, in tali campioni, non abbia «trovato alcuna traccia di acido cianidrico», in quanto 13 campioni su 31 sono risultati positivi, con un quantitativo massimo di cianuri di 7,9 mg/kg (nel crematorio I)[6]. Il "rapporto Leuchter" è stato ampiamente superato dal "rapporto Rudolf"[7], sicché è su questo che si dovrebbero appuntare gli strali critici di Vincenzo Sciacca.
Fin qui il presunto "breviario" revisionistico. Sciacca passa poi a "confutare" le mie tesi e ad esporre le "prove" olocaustiche. 8) Sciacca azzarda perfino una risposta ad una mia argomentazione relativa alla impossibilità di cremare a Birkenau i cadaveri dei presunti gasati con il quantitativo di coke fornito ai crematori nel periodo marzo-ottobre 1943 (in cui, secondo la storiografia olocaustica, non furono impiegate "fosse di cremazione"):
«L'apparente acribia metodologica di cui Mattogno fa sfoggio crea un macabro balletto di cifre organizzate in tabelle che non ha alcuna attendibilità, sia perché non si sono mai fatti studi scientifici sul coke effettivamente necessario per cremare un cadavere, sia perché si basa esclusivamente sui documenti della Bauleitung, considerati sempre attendibili (mentre le testimonianze dei sopravvissuti sono dichiarate SEMPRE false). Ma è del tutto razionale e perfino ovvio pensare che la documentazione nazista sulle modalità dello sterminio sia da prendere con le pinze, poiché essa fu probabilmente manipolata per occultare ogni traccia di quello che stava succedendo in Lager».
L'affermazione che «non si sono mai fatti studi scientifici sul coke effettivamente necessario per cremare un cadavere è verissima per quanto riguarda la storiografia olocaustica, falsa per quanto concerne quella revisionistica. Per ora rimando al mio studio "The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau"[8], che contiene, tra l'altro, i risultati di uno studio scientifico sul consumo di coke dei forni crematori di Auschwitz-Birkenau (essenzialmente basato sul consumo effettivo del forno Topf a due muffole del crematorio del KL Gusen), sul quale ritornerò alla fine dell'articolo.
La presunta inattendibilità dei documenti della Zentralbauleitung in virtù di una "probabile" manipolazione delle SS è una supposizione originale, ma purtroppo non suffragata da nessuno specialista che abbia studiato tali documenti, a cominciare da Jean- Claude Pressac, da Robert Jan van Pelt e da Franciszek Piper. La Zentralbauleitung di Auschwitz aveva ben altro da fare che manipolare documenti [9].
A quanto pare, Sciacca si è ispirato a una povera vianellista, tale Annalisa Sbrizzo, che già in precedenza aveva "confutato" la mia argomentazione summenzionata in questo modo:
«L'autore espone candidamente numeri, dati, statistiche, postulando aristotelicamente e gesuiticamente la veridicità dei documenti della Bauleitung: risulta inverosimile e astorico pensare che un tale abietto disegno conosciuto ricordiamo solo da pochi ufficiali e mantenuto a costo della vita fosse così a portata di ispezione. Che diamine, bastava dare un'occhiata alla completa e non certo parca di dettagli documentazione delle SS! Uno storico studia i fatti, ma anche il contesto in cui i fatti avvengono e quello in cui vengono documentati. La prova documentale contiene in molti casi un resoconto volutamente manipolato o incompleto degli eventi. Il contesto in questione non prevedeva certo l'obbligo di allegare alle fatture per il coke anche quelle per il potenziamento dei crematori e dei ventilatori per l'areazione di una Leichenkeller con la causale "lavori extra per velocizzare sterminio di massa". Avete mai sentito parlare di doppi registri? Di semplici omissioni? Si falsificano registri, firme, bilanci, si fa la cresta sui soldi per la spesa dati dalla mamma, si evade il fisco, si timbra mille volte lo stesso biglietto della metro, figuriamoci cosa si è potuto fare per tentare di occultare le prove dello sterminio di milioni di persone!»[10].
La scoperta dei "doppi registri" è davvero sconvolgente! Così la nostra Annalisa ha svelato astutamente anche il segreto delle mia partecipazione al Maurizio Costanzo Show: avete mai sentito parlare di "doppie trasmissioni"? 9) «...mentre le testimonianze dei sopravvissuti sono dichiarate SEMPRE false».
Qui c'è un errore terminologico: bisogna dire: "sono sempre dimostrate false", e l'avverbio "sempre" significa che ciò vale per tutte le testimonianze che ho esaminato, ad esempio quella di Miklos Nyiszli, di Kurt Gerstein, di Sigismund Bendel, di Ada Bimko, di Filip Müller[11] e anche quelle di cui mi occuperò nel punto 18.. 10) Le presunte camere a gas di Auschwitz-Birkenau «in qualche caso furono ricostruite a distanza di decenni ed adibite ad abitazione civile».
Affermazione assolutamente infondata che si basa su una futile millanteria di Marcello Pezzetti[12].
Sulla questione dei presunti "Bunker" di Birkenau è appena uscito il mio libro di 266 pagine "The Bunker of Auschwitz. Black propaganda versus History"[13], che presenta, tra l'altro, una raccolta di una trentina di false testimonianze sui "Bunker", a cominciare da quella classica di Szlama Dragon. 11) Tra le "prove" in base alle quali, dell'esistenza ad Auschwitz di camere a gas omicide, «si può essere certi oltre ogni ragionevole dubbio», Sciacca, appellandosi al presunto «linguaggio criptico della burocrazia nazista», menziona
«una lettera della ditta Topf & söhne [sic], appaltatrice dei forni crematori, la quale informa la Bauleitung di aver richiesto alle ditte fornitrici dieci rivelatori di acido cianidrico (lo Zyclon B!) per installarli in un leichenkeller».
Si tratta della famosa lettera della ditta Topf alla Zentralbauleitung di Auschwitz del 2 marzo 1943. In realtà, come ho dimostrato in uno studio specifico[14], questo documento non dimostra minimamente l'esistenza di una camera a gas nel crematorio II di Birkenau, meno che mai di una camera a gas omicida.
12) «... per installarli in un leichenkeller».
I presunti "rivelatori di acido cianidrico" non erano strumenti che si potessero "installare" da qualche parte. L'apparato di prova del gas residuo si chiamava in realtà Gasrestnachweisgerät e non "Anzeigegerät[e] für Blausäure-Reste" (indicatore di residui di acido cianidrico), come appare nel documento summenzionato; un tale strumento - così lo considerava Pressac - non è mai esistito. L'apparato in questione era infatti una cassetta con cartine e reagenti chimici: la cartina reattiva, imbevuta di una soluzione preparata al momento, veniva esposta da un uomo munito di maschera antigas in un locale gasato a scopo di disinfestazione: l'intensità della sua colorazione tendente al blu indicava la concentrazione di acido cianidrico residuo nel locale. 13) Nello studio "Sonderbehandlung" ad Auschwitz. Genesi e significato[15], ho dimostrato, sulla base di numerosi documenti inediti e ignoti agli specialisti, che la storia del «linguaggio criptico della burocrazia nazista», per quanto riguarda Auschwitz, non ha alcun fondamento. 14) «Più significativi ancora sono alcuni documenti che portano la data del 1943, nei quali un burocrate stila una relazione sullo stato del Lager e chiama impudicamente, per disattenzione o insipienza, vergasungskeller (locale sotterraneo per la gasazione) il locale che nelle mappe era definito leichenkeller».
Esiste un solo documento (non "alcuni") in cui appaia il termine "Vergasungskeller": la lettera del capo della Zentralbauleitung, SS-Hauptsturmführer Bischoff, al Gruppo di Uffici C dell'SS-WVHA (Ufficio Centrale Economico e Amministrativo delle SS) del 29 gennaio 1943. Questo termine non aveva nulla a che vedere con una camera a gas omicida. In un studio specifico ho spiegato l'origine e il significato di questo "Vergasungskeller" nel suo contesto storico[16]. 15) «Pressac dimostra inoltre in modo incontrovertibile che il presunto leichenkeller era dotato di finestre e porte a prova di gas, inspiegabili in un obitorio».
Affermazione in contrasto con la struttura architettonica degli edifici, perché i crematori II e III erano dotati di Leichenkeller ma non di finestre, i crematori IV e V avevano sì finestre, ma non Leichenkeller [17] . 16) Sciacca riporta e commenta così il famoso passo del discorso di Posen di Himmler del 4 ottobre 1943:
«"Voglio qui parlarvi con tutta franchezza di un tema difficile. È un discorso che va affrontato apertamente una volta per tutte fra noi, e tuttavia non ne parleremo mai pubblicamente. Intendo parlare dell'evacuazione degli ebrei, dell'eliminazione del popolo ebraico [.]. Nei confronti del nostro popolo noi avevamo il dovere morale di uccidere questo popolo che voleva ucciderci". (miei i corsivi). L'abitudine al linguaggio criptico spinge Himmler ad adottare il solito eufemismo (evacuazione), ma si corregge subito perché davanti ad un uditorio di alti gerarchi nazisti la finzione è inutile, ed "evacuazione" si trasforma immediatamente in "eliminazione". La chiosa successiva è poi inequivocabile:"noi avevamo il diritto di uccidere..."».
Il testo del discorso è pubblicato nel volume XXIX degli atti del processo di Norimberga e il passo in questione si trova a p. 145 dell'edizione tedesca. Tuttavia la frase «nei confronti del nostro popolo noi avevamo il dovere morale di uccidere questo popolo che voleva ucciderci» - che conferisce all'intera citazione un significato criminale, nel testo originale non appare affatto. Un'altra citazione "a memoria"?
La mia spiegazione del passo in questione si trova nel libro "Leugnung der Geschichte?" - Leugnung der Beweise! - Keine "Beweiskonvergenz" im Holocaust. Antwort an M. Shermer und A. Grobman", apparso in due parti nella rivista «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung»[18]. 17) «Tra tutte le testimonianze dei sopravvissuti rivestono una particolare rilevanza quelle degli ebrei dei Sonderkommandos dei campi di Sobibor e Treblinka, addetti alle camere a gas e ai crematori».
Come è noto, secondo la storiografia olocaustica, Sobibor e Treblinka non ebbero mai crematori. 18) «Fuggiti dal Lager nel corso di due rivolte, questi ebrei hanno fornito resoconti completi ed attendibili di quanto essi stessi andavano compiendo per ordine dei nazisti».
Nel libro "Treblinka. Extermination Camp or Tansit Camp?[19], che ho redatto in collaborazione con Jürgen Graf, ho esposto questi "resoconti completi ed attendibili": essi riferiscono metodi di uccisione che vanno dall'azione di misteriosi "fluidi tossici" alle "camere a gas mobili", al gas ad effetto ritardato, ai vagoni cosparsi di calce viva, alle famose "camere a vapore", all'aspirazione dell'aria dalle camere della morte, all'avvelenamento mediante "gas-cloro e gas-Cyklon"! Inoltre ho dimostrato quando e perché si impose - alquanto tradivamente (alla fine del 1945!) - l'attuale versione dello sterminio mediante gas di scarico di motori Diesel[20].
Secondo questi "resoconti", a Sobibor lo sterminio avveniva per mezzo di una non meglio identificata "sostanza nera" che veniva immessa nei locali di uccisione dall'alto, o con "corrente di cloruro [sic]" o più semplicemente col "cloro"; a Belzec, secondo questi "resoconti", esistevano impianti di folgorazione strutturati in modo vario (dal pavimento metallico fisso a quello che si immergeva in una piscina sottostante, a quello che si trasformava in una enorme piastra di cremazione ecc. ecc.), treni della morte con vagoni cosparsi di calce viva e una vera e propria fabbrica di sapone umano![21]
E questi sarebbero dei "resoconti attendibili"?
19) «Non c'è dubbio che i tre nazisti [Höss, Eichmann e Stangl] durante il processo abbiano subito delle pressioni psicologiche, ma nulla autorizza a credere che le loro confessioni siano state estorte con metodi staliniani».
Questa è un'applicazione particolare del principio generale attribuitomi da Sciacca, secondo il quale «tutte le confessioni rese al processo di Norimberga dai nazisti sono naturalmente estorte con la forza».
Naturalmente non ho mai affermato una cosa simile. Ciò che affermo, invece, è semplicemente che le "confessioni" degli imputati nazisti rientravano in una normale tattica processuale difensiva e non hanno nulla a che vedere con l'accertamento della verità. Il presunto sterminio ebraico era diventato un dogma giuridico fin dal 1945, rientrando a pieno titolo nell'articolo 21 dello statuto del Tribunale di Norimberga, secondo il quale esistevano "fatti notori" per i quali il Tribunale non doveva esigere le prove[22]. Quale imputato avrebbe osato contestare questo dogma? 20) «Höß prima dell'esecuzione dichiarò che al momento della cattura gli inglesi lo avevano picchiato selvaggiamente per indurlo a confessare. È una notizia che possiamo considerare attendibile, ma non inficia in alcun modo il valore della testimonianza del luciferino comandante di Auschwitz. Le confessioni rilasciate in quel primo, violento, interrogatorio furono infatti confermate tanto durante il processo di Norimberga quanto in un memoriale dettagliatissimo che scrisse durante la prigionia in Polonia, memoriale che nessuno gli aveva richiesto».
Ciò invece inficia completamente il valore della testimonianza, perché Höss stesso scrisse:
«Il mio primo interrogatorio si concluse con una confessione, dati gli argomenti più che persuasivi usati contro di me. Non so che cosa contenga la deposizione, sebbene l'abbia firmata. Ma l'alcool e la frusta furono troppo, anche per me»[23]. [corsivo mio].
La sua prima «confessione», quella che contiene gli elementi essenziali di tutte le altre «confessioni» successive, che "nessuno gli aveva richiesto", fu dunque redatta dagli inquirenti inglesi! Il fatto che R. Höss sia stato torturato dagli Inglesi, è ormai storicamente accertato, essendo stato ammesso dallo stesso torturatore (Bernard Clarke); anche J.-C. Pressac [24] e da Fritjof Meyer[25] lo hanno riconosciuto.
Chiudo con una notazione personale.
21) «Mattogno si crede coltissimo, i suoi studi sono un groviglio di citazioni in inglese, tedesco e francese; gli storici di cui analizza le tesi sono, compresi i suoi colleghi negazionisti, sempre "dilettanti", "falsari", "schiavi del regime vigente", "incapaci", "dogmatici"; tutte le testimonianze sullo sterminio sono naturalmente false o manipolate; tutte le confessioni rese al processo di Norimberga dai nazisti sono naturalmente estorte con la forza. Cavilloso, debordante, ostinatissimo, Mattogno è stato mandato a quel paese dallo stesso Faurisson ed ormai non ha alcun pulpito dal quale predicare tranne qualche rivistina neonazista».
Sciacca avrebbe potuto aggiungere anche: citazioni in svedese, olandese, polacco e russo, ma non per questo mi credo "coltissimo"[26]; se un documento è importante, preferisco - nei limiti del possibile - esaminarlo in versione originale e dare al lettore interessato la possibilità di verificare la mia traduzione. Cosa che generalmente non fanno gli altri, soprattutto coloro che citano "a memoria". 22) E' vero che ho tacciato di dilettanti vari individui, ma costoro non sono affatto "storici", bensì critici improvvisati senza alcuna cognizione di revisionismo e senza neppure i primi rudimenti della storiografia olocaustica, come Vincenzo Sciacca, appunto.
Essi del resto hanno pienamente confermato il loro dilettantismo eclissandosi dalla scena dopo le mie critiche, come Valentina Pisanty, che non ha saputo obiettare nulla alla mia risposta al suo libro[27] e come le decine di personaggi di cui mi sono occupato in due libri specifici [28]. Se confutarmi è così facile come pensa Sciacca, che cosa aspettano costoro a farlo?
Con gli storici veri mi comporto in modo diverso. Forse Sciacca non sa che la morte di Pressac, avvenuta il 23 luglio 2003, è passata sotto un vergognoso silenzio nella stampa ufficiale, la quale lo aveva esaltato solo fino a qualche anno fa, e che soltanto due persone lo hanno ricordato pubblicamente: due revisionisti, Jürgen Graf ed io![29]. 23) Scrivendo che «Mattogno è stato mandato a quel paese dallo stesso Faurisson», Sciacca non sa che quel che dice. Nel 1999 Faurison ha redatto una recensione un po' malevola del libro da me scritto in collaborazione con J. Graf KL Majdanek. Eine historisch und technische Studie[30], alla quale ho risposto in modo adeguato [31]. Il punto centrale del contendere erano le mie critiche al "rapporto Leuchter" in riferimento al campo di Majdanek. Questo episodio dovrebbe piuttosto far riflettere coloro che definiscono il revisionismo una "setta" dogmatica. 24) Infine, riguardo al fatto che io non avrei «alcun pulpito dal quale predicare tranne qualche rivistina neonazista», consiglio a Sciacca di informarsi un po' meglio sul mio conto, consultando l'elenco delle mie pubblicazioni in tedesco e in inglese e dei miei articoli nelle riviste "Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung" e "The Revisionist"[32]. Sulla questione ritornerò alla fine di questo scritto.

 

 

Appendice

In una specie di "Forum" del sito "Astratti Furori", un lettore diciottenne ha fatto notare a Sciacca che le mie tesi non sono poi così "ciarlatanesche" come egli vuole credere. Nella sua risposta, Sciacca ribadisce i concetti espressi nell'articolo. 25) «Vedo dal suo intervento che lei ha colto soltanto alcuni dei rilievi che muovevo al metodo di Mattogno. Non ne facevo una semplice questione di ortografia. Parlavo di uno sforzato tentativo di adattare i documenti alla teoria, dichiarandoli falsi tutte le volte che non rientrano nel quadro disegnato a priori e che appare una mera petizione di principio».
Non c'è nessun documento che io dichiari falso. In passato ho avuto dei dubbi su due (e sottolineo due) documenti, non certo perché non rientrassero in un mio presunto "quadro disegnato a priori", ma semplicemente perché hanno un contenuto storico, tecnico e burocratico insensato. A questi documenti ho dedicato due studi specifici nei quali non appare alcun accenno all'ipotesi della falsificazione[33]. 26) «Bisogna poi ricordare che quelle rovine [dei crematori di Birkenau] giacciono all'aperto da cinquanta anni. Le foto scattate dallo stesso Mattogno mostrano un grado di disfacimento molto avanzato. Nel terriccio depositatosi in tanti punti sono cresciute delle pianticelle, cardi e margherite. Nessuna ispezione condotta su reperti in queste condizioni può offrire elementi per smentire ciò che dicono i documenti o per dichiarare la loro falsità».
Perché allora Charles D. Provan prima e la triade Daniel Keren, Jamie McCarthy e Harry W. Mazal poi hanno preteso di aver trovato presunte aperture di introduzione dello Zykon B sulla copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II di Birkenau? 27) Con riferimento al mio studio «"No holes, no gas chamber(s)". Studio storico-tecnico sulle aperture di introduzione per lo Zyklon b sulla copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II di Birkenau»[34], Sciacca scrive:
«Volendo esemplificare a scopo didattico il metodo di Mattogno si può dire così : lei, che è un sopravvissuto, dice non soltanto di aver visto la conduttura metallica utilizzata per la gasazione, ma addirittura di averla costruita, su ordine dei nazisti, e perciò è in grado di descriverla in ogni dettaglio, e dice che la conduttura aveva una dimensione di una cinquantina di centimetri; io allora, che sono un negazionista, me ve vado in lager con il metro, misuro tutto quello che nelle rovine delle camere a gas assomiglia ad un buco, siccome non ne trovo manco uno che sia di cinquanta centimetri dichiaro falsa la sua testimonianza. Niente buchi, niente sterminio. Poi, siccome conosco il tedesco, mi metto a sfruttare certe debolezze e lacune del materiale documentario. Ad esempio, se lei dichiara di aver costruito la conduttura, in archivio dovrà esserci una bolla, un ordine scritto, un disegno della medesima, qualcosa insomma. Se non trovo niente, allora ho una ulteriore prova circa la falsità della testimonianza. Si tratta di una prova, come dire, "e silentio". Quasi tutti gli argomenti di Mattogno si basano su ispezioni e su prove "e silentio"».
Volendo esemplificare a scopo didattico il mio argomento specifico, posso dire così:
Sciacca afferma di avermi visto al Maurizio Costanzo Show, allora un "negazionista" chiede alla redazione della trasmissione una verifica; nell'archivio non risulta alcuna mia partecipazione, perciò "e silentio" il "negazionista" afferma che Mattogno non ha mai partecipato alla trasmissione di Costanzo.
Tornando al nostro caso, un testimone, Michał Kula, detenuto che lavorava nell'officina dei fabbri (Häftlings-Schlosserei), dichiara di aver costruito il congegno per l'introduzione dello Zyklon B per ordine delle SS. Tutte le ordinazioni effettuate a tale officina sono elencate in un apposito registro (il registro della WL- Schlosserei), nel quale sono riportate meticolosamente anche le ordinazioni relative alle presunte camere a gas omicide, come le "porte a tenuta di gas" (gasdichte Türen), ma il congegno descritto dal testimone non vi appare affatto. Perciò per "non esistenza" o, come piace a Sciacca, "e silentio", Mattogno conclude che la dichiarazione del testimone è falsa, come è falsa quella di chi sostiene che Mattogno ha partecipato al Maurizio Costanzo Show. Se poi c'è un altro testimone che conferma la dichiarazione di Kula, come si può desumere da questa "concordanza" che la sua dichiarazione sia veritiera? Se un'altra persona afferma di avermi visto al Maurizio Costanzo Show, forse per questo l'affermazione di Sciacca diventa vera?
Se infine il congegno di cui si è accertata la non esistenza nel registro suddetto è anche in contraddizione con le dimensioni delle aperture esistenti sulla copertura del Leichenkeller, che cosa bisogna concludere da ciò? È presto detto. In quanto sedicente costruttore del congegno, il testimone, secondo la normale prassi, lo avrebbe realizzatoin base al disegno delle SS con le relative misure, sicché qui non ci si può neppure appellare ad un "un banale errore di memoria", come direbbe Sciacca. Del resto il testimone rese la sua dichiarazione appena due anni dopo la presunta costruzione del congegno. Questo, secondo il testimone, non era una "conduttura", ma una colonna vuota di rete metallica alta 3 metri e con sezione quadrata di 70 centimetri (e non "di una cinquantina di centimetri"). Sittolineo ciò non già per uno sciocco puntiglio, ma perché le misure, qui, hanno un'importanza particolare, in quanto il congegno avrebbe dovuto attraversare la copertura del Leichenkeller sbucando all'esterno al di sopra di essa. Il testimone, dunque, adduce le misure esatte del presunto congegno, e lo fa proprio in qualità di sedicente costruttore del congegno stesso. Ma queste misure sono in aperto contrasto con quelle delle aperture[35] esistenti sulla copertura del Leichenkeller, perciò questa è una prova ulteriore del fatto che la testimonianza è falsa. 28) «Finché si resta "dentro" i libri di Mattogno, leggendo gli autori che lo confutano soltanto attraverso le citazioni che lui stesso fornisce, si è come avvinti da una logica implacabile. Tutto sembra spiegato e provato, rocciosamente saldo, inconfutabile.
Esca fuori, legga dell'altro. Vedrà che in Mattogno non c'è nulla di roccioso o di inconfutabile. Spero che lei prima o poi si imbatta nei libri di Hilberg, massimo esperto di Auschwitz».
Premetto che Hilberg non è affatto il "massimo esperto di Auschwitz [36]; i massimi esperti olocaustici sono attualmente Robert Jan van Pelt e Franciszek Piper.
Sciacca, che ha avuto modo di sperimentare personalmente il valore della mia logica, ha ora un'ottima opportunità per dimostrare che «in Mattogno non c'è nulla di roccioso o di inconfutabile». Non gli resta dunque che smentire me con una replica dettagliata a questo articolo o smentire clamorosamente sé stesso tacendo. A lui la scelta. 29) «Lei dice bene, Mattogno è ormai un'autorità presso i negazionisti[37]. Ma appunto, soltanto presso i negazionisti: una conventicola internazionale, molto simile ad una setta, che non ha alcun credito presso la comunità scientifica».
Ciò è vero, ma non ha nulla a che vedere con il valore scientifico dei miei studi, come sa bene chi, tali studi, avrebbe dovuto confutare, se non altro per ragioni contrattuali. Mi riferisco in particolare a Robert Jan van Pelt, il quale, nella sua nota perizia sul campo di Auschwitz commissionatagli da Deborah Lipstadt per il processo che le aveva intentato David Irving ("The Pelt Report"), e nella successiva rielaborazione di essa[38], si è dato la pena di confutare tutti gli studiosi revisionisti che abbiano detto qualcosa su Auschwitz, tranne ovviamente me. Eppure, come van Pelt sapeva bene, già allora avevo pubblicato numerosi libri e articoli sull'argomento e già allora ero considerato uno dei massimi esperti revisionisti di tale campo. Si è trattato dunque di una scelta strategica molto oculata: quando non si sa che cosa replicare, è meglio tacere. Che sia stato avvinto anche lui dalla mia "logica implacabile"? La stessa saggia decisione è stata presa anche dalla triade Keren-McCarthy-Mazal dell' "Holocaust History Project": volendo confutare, in un articolo che si fregia del roboante titolo di "forensic investigation", gli argomenti revisionistici contro l'inesistenza delle aperture per lo Zyklon B menzionate sopra, hanno taciuto completamente lo scritto revisionistico più documentato che esistesse sull'argomento[39], riconoscendo così - "e silentio",- il valore delle mie argomentazioni. Se queste fossero realmente le sciocchezze che crede Sciacca, quale migliore occasione per confutarle pubblicamente? Invece sono io che ho confutato le loro congetture infondate[40]. E questi sono solo due casi tra i tanti.
Se ciò non bastasse, potrei aggiungere che la mia trilogia sulla genesi delle presunte camere a gas omicide di Auschwitz (ossia la rielaborazione del mio studio, ormai datato, "Auschwitz: la prima gasazione"[41], che apparirà in inglese col titolo "Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality"[42], il mio nuovo studio sulle presunte gasazioni omicide nel crematorio I di Auschwitz, attualmente in corso di traduzione in inglese, e il mio studio citato sopra "The Bunker of Auschwitz. Black propaganda versus History"), soltanto a questi tre aspetti preliminari delle presunte gasazioni omicide nei crematori di Birkenau dedica oltre 600 pagine, mentre i massimi esperti olocaustici di Auschwitz vi hanno consacrato, il più prolifico 33 pagine[43], l'altro qualche paginetta in frammenti sparsi qua e là[44]. Nei tre studi summenzionati ho infatti raccolto e analizzato documenti e testimonianze dei quali costoro ignoravano persino l'esistenza.
Se non bastasse ancora, potrei menzionare ancora il mio studio sui forni crematori di Auschwitz[45], articolato in un volume di testo di circa 500 pagine e uno contenente 270 documenti e 360 fotografie, che vedrà finalmente la luce quest'anno.
Dunque l'avere o il non avere qualche "credito presso la comunità scientifica" nulla aggiunge e nulla toglie al valore scientifico dei miei studi, e se questo valore non viene riconosciuto, dipende soltanto dalle implicazioni politiche che comporterebbe il ristabilimento della verità storica e dalla ineluttabile rovina personale cui andrebbe incontro chi tale verità osasse proclamare: qualunque esponente della "comunità scientifica" ardisse violare il sacro tabù dell'olocausto, sia pure con una documentazione inattaccabile, sarebbe immediatamente travolto dalla "virtuosa indignazione" dei tromboni della democrazia a senso unico, tacciato di "antisemistismo" e sottoposto ad un linciaggio pubblico, come accade regolarmente a personaggi anche più inoffensivi. Il recente caso di Bruno Gollnisch, delegato generale del Fronte Nazionale, è esemplare. Nell'ottobre 2004 egli ha dichiarato che l'esistenza delle camere a gas è questione che riguarda gli storici, cosa banalmente ovvia, ma non in Francia. Immediatamente egli è stato trasformato in un "negazionista" negatore del Sacro Dogma e sottoposto a una ignobile persecuzione ancora in atto.
E questo evidentemente è solo un monito per i membri della "comunità scientifica" che abbiano qualche recondito dubbio scientifico su ciò che è "storicamente corretto".
Per amore di esattezza e a costo di apparire "cavilloso, debordante, ostinatissimo", ricordo infine a Vincenzo Sciacca che i sostantivi, in tedesco, si scrivono con la iniziale maiuscola, che il "Wert Almanac" è il "World Almanac", che "Deghesch" si scrive "Degesch", che Le macchine dello sterminio non è stato pubblicato da "Il mulino", ma da "Feltrinelli". Carlo Mattogno, gennaio 2005
N.B.: chi intendesse riprodurre questo articolo è pregato di citarne la fonte, "Lettera d'Informazione", 20 gennaio 2005, e di riprodurlo per intero, comprese le note a piè di pagina.

 


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[1] Vedi i miei articoli: Da Francesco Germinario a Luigi Vianelli, ossia il tracollo dell'anti-"negazionismo" in Italia; Da Vianelli a Vianello, o il suicidio dell'antirevisionismo italiano, in: http://www.aaargh-international.org/ital/archimatto/articoli/oldil2/enigma.html
[2] http://www.astrattifurori.it/news.asp?id=154 [Ved. anche
Il resto del siclo, Gennaio 2005.]
[3] http://www.astrattifurori.it/news.asp?id=215
[4] C.F. Rüter, Justiz und NS-Verbrechen. Sammlung deutscher Strafurteile wegen nationalsozialisticher Tötungsverbrechen 1945- 1966. Amsterdam, 1968-1981, vol. XIII, p. 134.
[5] Storia illustrata. Numero speciale. Il processo di Norimberga, n. 156, novembre 1970, p. 78.
[6] Fred A. Leuchter, An engineering report on the alleged execution gas chambers at Auschwitz, Birkenau and Majdanek, Poland. Fred A. Leuchter, Associates, Boston, 5 aprile 1988.
[7] G. Rudolf, Das Rudolf Gutachten. Castle Hill Publishers, Hastings 2001.
[8] In: G. Rudolf (Ed.), Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of "Truth" and "Memory". Theses & Dissertations Press, Chicago 2003, pp. 373-412.
[9] Vedi al riguardo il mio studio La "Zentralbauleitung der Waffen- SS und Polizei Auschwitz". Edizioni di Ar, 1998.
[10] www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=10405
[11] Il rapporto Gerstein: Anatomia di un falso. Sentinella d'Italia, 1985; "Medico ad Auschwitz": Anatomia di un falso. La Sfinge, Parma 1988; Auschwitz: due false testimonianze. La Sfinge, Parma 1986; Auschwitz: un caso di plagio. La Sfinge, Parma1986.
[12] Vedi il mio articolo La "scoperta" del "Bunker 1" di Birkenau: vecchie e nuove imposture, in: «Olocausto: dilettanti a convegno». Effepi, Genova 2002, pp. 102-117.
[13] Theses & Dissertations Press, Chicago.
[14] I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico-tecnica di una "prova definitiva", in: «I Quaderni di Auschwitz», Effepi, Genova, n, 2, 2004
[15] Edizioni di Ar, Padova 2001
[16] Die Leichenkeller der Krematorien von Birkenau im Lichte der Dokumente, in: «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung»7. Jg., Heft 3 & 4, dicembre 2003, pp. 357-379.
[17] Anche riguardo a ciò rimando all'articolo menzionato nella nota precedente.
[18] Parte prima: 8. Jg., Heft 2, luglio 2004, pp. 134-150; Parte seconda: 8 jg., Heft 3, novembre 2004, pp. 291-310. La versione originale italiana è in corso di stampa per conto dell'Editore Effedieffe.
[19] Theses & Dissertations Press, Chicago 2004
[20] Idem, pp. 47-76.
[21] Vedi al riguardo il mio libro Belzec in Propaganda, Testimonies, Archeological Research, and History. Theses & Dissertations Press, 2004, pp. 9-34.
[22] Atti del Processo di Norimberga, vol. I, p. 16 dell'edizione tedesca.
[23] Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf Höss. Einaudi, Torino 1985, pp. 158-159.
[24] J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941- 1945, cit., p. 149.
[25] F. Meyer, , Die Zahl der Opfer von Auschwitz. Neue Erkenntnisse durch neue Archivfunde, in «Osteuropa. Zeitschrift für Gegenwartsfragen des Ostens», n. 5, maggio 2002, p. 639.
[26] Chi si crede "coltissimo" è proprio Sciacca. Nella "discarica" summenzionata egli ha riversato una serie di brevi saggi sugli argomenti più disparati che brillano per la loro mediocrità conformistica. Valga per tutti il suo deprimente scritto su René Guénon, il cui pensiero Sciacca conosce ancor meno del revisionismo.
[27] L' "irritante questione" delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad... Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty. Graphos, Genova 1998.
[28] Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, Padova 1996; Olocausto: dilettanti a convegno. Effepi Edizioni, Genova 2002
[29] Vedi il mio Ricordo di Jean-Claude Pressac in: «I Quaderni di Auschwitz», n. 2, 2004, pp. 7-12.
[30] Castle Hill Publishers, Hastings, 1998.
[31] La critica di R. Faurisson al libro "KL Majdanek. Eine historische und technische Studie", in: http://vho.org/ITA/c/CM/faurisson.html
[32] Informazioni reperibili nel sito http://vho.org.
[33] "Schlüsseldokument" - eine alternative Interpretation. Zum Fälschungsverdacht des Briefes der Zentralbauleitung Auschwitz vom 28.6.1943 betreffs der Kapazität der Krematorien (4. Jg., Heft 1, Juni 2000, pp. 50-56); I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico- tecnica di una "prova definitiva", art. cit.
[34] http://vho.org/ITA/c/CM/niente.html.; Keine Löcher, keine Gaskammer(n)". Historisch-technische Studie zur Frage der Zyklon B- Einwurflöcher in der Decke des Leichenkellers 1 im Krematorium II von Birkenau, in: «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung», 6. Jg., Heft 3, settembre 2002, pp. 284-304;
[35] Come ho dimostrato ad abundantiam, queste aperture non hanno nulla a che vedere con le presunte aperture di introduzione dello Zyklon B, perché furono in parte causate dall'esplosione del locale, in parte realizzate dopo la fuga delle SS dal campo.
[36] Nel suo noto libro La distruzione degli Ebrei d'Europa (Einaudi, 1995), su oltre 1.300 pagine, Hilberg ha dedicato al processo di sterminio ad Auschwitz una mezza paginetta! (p. 1.038).
[37] Ma non ero un «propalatore di scempiaggini che gli stessi negazionisti trovano indigeribili»?
[38] R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial. Indiana University Press. Bloomington and Indianapolis 2002.
[39] Il già citato "No holes, no gas chamber(s)". Studio storico- tecnico sulle aperture di introduzione per lo Zyklon B sulla copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II di Birkenau.
[40] Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Parte 1: Die Decke der Leichenhalle von Krematorium I in Auschwitz. - Parte 2: Die Decke des Leichenkellers von Krematorium II in Birkenau, in: «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung», 8 jg., Heft 3, novembre 2004, pp. 267-290.
[41] Edizioni di Ar, 1992.
[42] Per informazioni: http://vho.org/GB/Books/HHS.html
[43] F. Piper, Die Gaskammern und die Krematorien, in: «Auschwitz 1940-1945. Studien zur Geschichte des Konzentrationslagers Auschwitz». Verlag des Staatlichen Museums Auschwitz-Birkenau, Oświęcim 1999, vol. III, pp. 137-169.
[44] R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit.
[45] Il titolo è : I forni crematori di Auschwitz. Studio storico- tecnico con la collaborazione del dott. ing. Franco Deana.


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