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IL DRAMMA DEGLI EBREI


Paul RASSINIER

 


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APPENDICE AL CAPITOLO II

LE DUE VERSIONI FRANCESI
DEL DOCUMENTO GERSTEIN



Presentiamo la versione francese del documento Gerstein secondo la stesura di Poliakov in Breviario dell'odio, pp. 220-24 nel 1951, con questa precisazione: "Questo racconto è stato direttamente redatto in un francese piuttosto esitante: ne abbiamo in sostanza rispettato lo stile" e, a undici anni di distanza, nel 1962, sempre dallo stesso Poliakov, nel suo libro Il processo di Gerusalemme, secondo la motivazione 124 della sentenza, con la precisazione: "Questo documento è stato redatto da Gerstein direttamente in francese. Lo pubblichiamo qui tale quale." Queste due versioni sono disposte parallelamente, la prima nella pagina di sinistra, la seconda in quella di destra per permettere al lettore di constatare sino a che punto Poliakov si sia curato di "rispettarne nell'essenziale lo stile". Sarei ben stupito se egli non vi trovasse anche qualche enorme differenza rispetto alla sostanza. Che cosa si può pensare di un documento che, a undici anni d'intervallo, può essere presentato in due versioni contraddittorie? Si noterà che il Tribunale di Gerusalemme non ha preso in considerazione le possibilità di sterminio quotidiano nei campi citati, né la visita di HitIer a Belzec. Ma che pensare di un uomo come Poliakov che a undici anni d'intervallo presenta queste due versioni dello stesso testo senza batter ciglio?
Aggiungo che, sempre ad opera di Poliakov, una terza versione del documento Gerstein si trova in: Il III Reich e gli ebrei (1955, p. 107-119), e una quarta in: La terra ritrovata (1-4-64). Queste terza e quarta versione comprendono interi paragrafi che non figurano nella prima e nella seconda. Ne comprendono anche altri che sono in contraddizione in numerosi punti tanto con l'una che con l'altra. E, come queste due, portano l'osservazione: "riprodotto tale e quale" -- ma con un'aggiunta:
"Secondo la rivista tedesca Vierteljahreshefte für Zeitge-
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schichte, n. 2, aprile 1953". Nessun dubbio che, a questo ritmo, Poliakov possa in breve divenire impresario di una moltitudine di "documenti Gerstein", tutti differenti e contradditori, ma tutti autentici!
Un'ultima osservazione: nessuna delle quattro cita una valutazione che figura nell'originale, secondo la quale il numero delle vittime ebree europee "ammonta a 25 milioni". Infine un libretto pubblicato di recente in Germania col titolo Kurt Gerstein (E.V.Z. Verlag, Zurigo) e la firma di un certo Helmut Franz che, dice, fu amico di Gerstein, presenta una seconda versione tedesca del documento, assai differente da quella che dobbiamo a Rothfels.
Affinché tutte queste spaventose manifestazioni non perdano minimamente il sale -- l'humor nero -- non manca d'interesse il fare un po' di pubblicità gratuita all'ultimissima novità che ci è pervenuta, concernente il documento. Presentando la sua quarta versione in lingua francese in La terra ritrovata (op. cit. p. 1/4/'64), Poliakov informa che la versione originale (quale?) "è scomparsa dal deposito centrale degli Archivi della Giustizia militare francese", come pure "l'incartamento dell'istruzione aperta sull'uomo, nel 1949, dalla Spruchkammer di Tubinga"; quindi, i "due elementi essenziali" -- quanto! -- gli mancano, dice, per intraprendere uno studio serio.
Lo strabiliante è che se ne accorga dopo averne date tre versioni e che ciò non lo dissuada dal fornircene una quarta.
La conclusione è grave: mai più nessuno potrà consultare quel documento definitivamente sottratto alla ricerca degli storici. Domanda: chi aveva interesse a farlo sparire? E propongo un'inchiesta sulla strana sparizione che assume le proporzioni di un attentato criminale alla Verità storica.

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Nelle pagine che seguono, il cosiddetto "documento Gerstein" è stato stampato nelle pag. 84, 86, 88 (e via di seguito) per la versione attribuitagli da Poliakov nel 1951. E' stato stampato invece a cominciare da pag. 85 (e avanti a pag. 87, 89 e via dicendo) per la versione attribuitagli dal Tribunale di Gerusalemme nel 1961 e presentata al pubblico dallo stesso Poliakov. Consigliamo al lettore di leggere per intero prima un testo e poi l'altro; e successivamente di effettuare il "riscontro" tra i due.

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IL DOCUMENTO GERSTEIN

Prima versione francese attribuita a Gerstein da Poliakov, nel 1951,

nel Breviario dell'odio




A. INTRODUZIONE DI POLIAKOV

Non ci sono più le vittime per testimoniare davanti al mondo, e anche i loro carnefici sono scomparsi o si sono rintanati. Tra le rare testimonianze che ci sono pervenute sul funzionamento dei campi, eccone una, del tragico eroe della Resistenza tedesca, l'ingegnere chimico Kurt Gerstein. Il suo racconto è stato redatto direttamente in un francese esitante: ne abbiamo rispettato nell'essenziale lo stile.



B. TESTO DEL DOCUMENTO

...Nel gennaio del 1942 fui nominato capo dei servizi tecnici di disinfezione della Waffen-SS, comprendente anche una sezione di gas rigorosamente tossici.
In tale qualità, l'otto giugno 1942 ricevetti la visita dell'SS Sturmführer Günther del RSHA che vestiva abiti civili. Non lo conoscevo. Mi diede ordine di procurargli immediatamente, per una missione ultra-segreta, 100 kg. di acido prussico e di portarglieli in un luogo conosciuto soltanto dall'autista del camion.
Qualche settimana dopo partimmo per Praga. Potevo immaginare, con approssimazione, a quale uso poteva servire l'acido prussico e di che genere fosse l'ordine, ma accettai perché il caso mi forniva l'occasione, da molto tempo attesa, di penetrare al

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IL DOCUMENTO GERSTEIN

Seconda versione francese attribuita a Gerstein dal Tribunale di Gerusalemme nel 1961, presentata al pubblico dallo stesso Poliakov nel Processo di Gerusalemme



A. INTRODUZIONE DEL TRIBUNALE

124. Ecco ora una descrizione, dovuta alla penna di un tedesco, del processo di sterminio nel campo di Belzec che era molto simile a quello di Treblinka. L'autore è un ufficiale delle SS di nome Gerstein la cui coscienza non gli lasciava riposo e che, dal 1942, tentò di svelare al mondo la verità circa quanto accadeva nei campi di sterminio.
Immediatamente dopo la guerra, redasse il documento che stiamo citando e lo consegnò ad alcuni ufficiali alleati. Torneremo ulteriormente sulle comunicazioni di Gerstein a questo proposito. Per il momento diremo solo che le dichiarazioni di Gerstein sono estratte in ogni punto dalle deposizioni che abbiamo ascoltate, di modo che queste prove si comprovano mutualmente. Consideriamo la descrizione fatta da Gerstein come la descrizione di quello che egli ha realmente visto.
Ecco quanto scrive (T/1309 - 1):
(N.B. Questo documento è stato direttamente redatto in francese da Gerstein. Lo riproduciamo qui tale quale):


B. TESTO DEL DOCUMENTO

La parte del documento che figura nell'altra versione è invece ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.

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seguito da pag. 84

fondo di queste cose. D'altronde possedevo, in qualità di esperto per l'acido prussico, una tale autorità e competenza da rendermi facile il dichiarare, con un pretesto qualsiasi, che l'acido prussico era inutilizzabile perché decomposto e per qualche motivo simile, ed impedirne così l'utilizzazione a scopo criminale. Ci accompagnò, senza precedente determinazione, il medico Pfannenstiel, Obersturmbannführer SS, titolare della cattedra d'igiene all'Università di Marburgo s/Lahn.
Partimmo con il camion per Lublino (Polonia). L'SS Gruppenführer Globocnik era là ad attenderci. Alla fabbrica di Collin, intenzionalmente lasciai capire che l'acido prussico era destinato all'uccisione di esseri umani. Nel pomeriggio un uomo mostrò molto interesse per il nostro camion, ma fuggì velocemente appena si accorse di essere osservato. Globocnik ci disse: "Si tratta di uno degli affari più segreti che vi siano, ed è anzi il più segreto. Colui che ne parlerà, sarà immediatamente fucilato. Proprio ieri sono stati fucilati due chiacchieroni" e spiegò:
"Attualmente -- era il 17 agosto 1942 -- esistono tre installazioni:
1) Belzec, sulla via Lublino-Lwow. Massimo giornaliero 15.000 persone.
2) Sobibor (non so esattamente dove) 20.000 persone al giorno.
3) Treblinka, a 120 km. a NNE di Varsavia.
4) Maidanek, presso Lublino (in preparazione).é
Globocnik disse: "Sarete obbligati a fare la disinfezione di una grandissima quantità di indumenti che provengono da ebrei, polacchi, cechi, ecc... Altro vostro dovere sarà di migliorare il servizio delle nostre camere a gas, che funzionano con lo scappamento di un motore Diesel. Occorre un gas più tossico e ad azione più rapida, come l'acido prussico. Il Führer e Himmler -- sono stati qui l'altro ieri, 15 agosto -- mi hanno ordinato di accompagnare personalmente tutti coloro che devono vedere l'installazione."
Il prof. Pfannenstiel gli domandò: "Ma il Führer che ne dice?" Globocnik rispose: "Il Führer ordina di accelerare ogni azione". Il dr. Heibert Linden, che era con noi ieri, mi ha chiesto: "Ma non sarebbe più prudente bruciare i corpi, invece di interrarli? Un'altra generazione giudicherebbe in modo diverso queste cose".
Replicai: "Signori, semmai dopo di noi ci fosse una generazione così vile, così molle da non comprendere la nostra opera tanto buona, tanto necessaria, allora, signori, il nazionalsocialismo

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La parte del documento che figura nell'altra versione è invece ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.


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non avrebbe avuto ragione di essere. Bisognerebbe, al contrario, interrare delle tavole di bronzo che ricordassero che fummo noi, noi che avemmo il coraggio di realizzare questa opera gigantesca". Il Führer, allora, disse: "Sì, mio bravo Globocnik, avete ragione".



L'indomani, partimmo per Belzec. Globocnik mi presentò l'SS... (17) che mi fece vedere le installazioni. Quel giorno non si videro morti, ma un lezzo pestilenziale ammorbava tutta la zona. Di fianco alla stazione, vi era una grande baracca "Guardaroba" con uno sportello "Valori". Più lontano, una stanza con un centinaio di seggiole: "Barbiere". Poi, un corridoio di 150 metri all'aperto, con filo spinato ai lati e dei cartelli: "Ai bagni e alle inalazioni". Di fronte, una casa del tipo stabilimento di bagni; a destra e a sinistra, grandi vasi di cemento con gerani e altri fiori. Sul tetto la stella di Davide. Sulla casa: "Fondazione Heckenholt".














Il giorno dopo, un po' prima delle 7, mi si annuncia:
"Entro dieci minuti arriverà il primo treno!" Infatti qualche minuto dopo, arrivò da Lemberg un treno: 45 vagoni contenenti oltre 6.000 persone.



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seguito da pag. 87

La parte del documento che figura nella pagina a sinistra è ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.





L'altro giorno, partimmo a Belzec. Una stazioncina speciale a due marciapiedi s'inclina davanti la collina di sabbia gialla immediatamente a nord della strada e della ferrovia. A sud, accostate al selciato, alcune case per il servizio con il cartello "Posto di servizio Belzec dell'armata SS". Globocnik mi presenta al SS Hauptsturmführer Obermeyer de Pirmasens, che mi fa vedere con molta discrezione le installazioni. Questo giorno, non si videro morti, ma l'odore di tutta la regione, anche della grande carreggiata era pestilenziale. Di fianco alla stazioncina, c'era una grande baracca "Guardaroba" con uno sportello "Valori". Quindi una camera di cento sedie: "Barbiere". Quindi un corridoio di 150 metri all'aperto, filospinato ai due lati e cartelli: "Ai bagni e inalazioni!"
Davanti a noi una casa come stabilimento di bagni; a destra e a sinistra, grandi vasi di cemento con gerani o altri fiori. Dopo aver salito una piccola scala, a destra e a sinistra, tre e tre camere come di garages, 4 per 5 metri, 1,90 di altezza. Al ritorno, non visibili, uscite di legno. Sul tetto, la stella di Davide in rame. Davanti la costruzione, iscrizione: "Fondazione Heckenholt".
Di più -- questo pomeriggio -- non ho scorto.
Un altromattino, qualche minuto prima delle sette, mi si annunciò: "Fra dieci minuti, il treno arriverà!"
Veramente dopo qualche minuto, il primo treno arrivò da Lemberg, 45 vagoni contenenti 6.700 persone, 1.450 già morte al loro arrivo.



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Duecento ucraini addetti a questo servizio strapparono le portiere e, con scudisci di cuoio, scacciarono gli ebrei dall'interno delle vetture. Un altoparlante diede le istruzioni: togliersi i vestiti, anche le protesi e gli occhiali. Consegnare tutti i valori e il denaro allo sportello "Valori". Le donne e le ragazze si fanno tagliare i capelli nella baracca del "Parrucchiere". (Un Unterführer SS di servizio mi dice: "Serve a fare qualcosa di speciale per gli equipaggi dei sottomarini".)







Poi, cominciò la marcia. A destra e a sinistra le baracche, dietro due dozzine di ucraini col fucile in mano. Si avvicinano. Io stesso e Wirth ci troviamo davanti alle camere della morte. Totalmente nudi, gli uomini, le donne , i bambini, i mutilati, passano. Nell'angolo una SS dall'aspetto gigantesco, dice forte ai disgraziati: "Non vi capiterà niente di penoso! Bisogna solamente respirare molto profondamente, fortifica i polmoni, è un mezzo per prevenire le malattie contagiose, è una buona disinfezione!" Gli domandano quale sarebbe stata la loro sorte. Lui risponde: "Gli uomini devono lavorare, costruire delle case e delle strade. Le donne non vi saranno costrette: si occuperanno della casa e della cucina."
Era, per alcuni di questi poveretti un'ultima speranza, sufficiente a farli camminare senza resistenza verso le camere della morte. La maggioranza sa; tutto l'odore lo indica! Salgono una scaletta di legno e entrano nelle camere, la maggior parte in silenzio, spinti da quelli che seguono. Un'ebrea di circa quarant'anni, gli occhi fiammeggianti, maledice gli assassini, ricevendo qualche colpo di scudiscio da parte del capitano Wirth stesso, poi sparisce nella camera a gas. Molti dicono le loro preghiere, altri domandano: "Chi ci darà l'acqua per la morte?" (rito israelita). Nelle camere, qualche SS spinge gli uomini: "Riempire bene", ha ordinato Wirth. 700-800 su 93 m3! Le porte si chiudono. In questo



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Dietro le finestrelle con fili spinati, bambini, gialli, pieni di paura, donne, uomini.
Il treno arriva: 200 ucraini, costretti a questo servizio, strappano gli sportelli e con sferze di cuoio scacciano le persone fuori dalle vetture. Allora un grande altoparlante dà le istruzioni: "All'aperto, alcuni nella baracca, svestirsi di ogni indumento, anche protesi e occhiali. Con un piccolo pezzo di spago, offerto da un ragazzino ebreo di 4 anni, unire, insieme le scarpe. Consegnare ogni valore, tutto il denaro allo sportello." Valori senza buono, senza ricevuta. Quindi, le donne, le ragazze dal parrucchiere per farsi tagliare, uno o due colpi, i capelli che spariscono nei grandi sacchi per patate "per farne alcune cose speciali per i sottomarini, spessori, ecc." mi dice l'SS Unterscharführer del servizio.

Allora la marcia comincia: a destra, a sinistra il filo spinato, quindi due dozzine di ucraini con filo. Guidato da una ragazza straordinariamente bella si avvicinano. Io stesso ed il capitano Wirth (polizia) ci troviamo davanti le camere della morte. Totalmente nudi, gli uomini, le donne, le ragazze, i bambini, i neonati, quelli con una gamba sola, tutti nudi passano. All'angolo un SS forte che, con voce robusta, dice ai poveretti: "Vi capiterà solo di respirare vivamente, questo fa forti i polmoni, questa inalazione, è necessaria contro le malattie contagiose, è una bella disinfezione!" -- A chi gli chiede quale sarà la loro sorte, egli dice: "Veramente gli uomini devono lavorare, costruire delle strade e delle case. Ma le donne non sono obbligate, solamente se lo vogliono, possono aiutare nei lavori di casa o nella cucina." -- Per qualcuno di questa povera gente, è una piccola speranza ancora una volta, abbastanza per farli camminare senza resistenza alle camere della morte; la maggioranza sa tutto, l'odore indica loro la sorte! -- Allora salgono la scaletta e, vedendo la verità, madri, nutrici, i bebè al petto, nude, molti bambini di ogni età, nudi, esitano, ma entrano nelle camere della morte, la maggior parte senza dire parola, spinti da quelli dietro loro, colpiti dalle sferze degli SS. Una ebrea, di quarant'anni circa, gli occhi infiammati, invoca il sangue dei loro bambini sugli assassini. Ricevendo cinque colpi di sferza sulla faccia da parte del capitano di polizia Wirth stesso, essa sparisce nella camera a gas. Molti dicono le loro preghiere, altri dicono: "Chi ci dà l'acqua della morte?" (Rito israelita).
Nelle camere gli SS spingono gli uomini. "Riempire bene", ha ordinato il capitano Wirth. Gli uomini nudi, sono dritti ai piedi degli
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momento comprendo la ragione dell'iscrizione: "Heckenholt". Heckenholt è l'autista del Diesel, i cui gas di scappamento sono destinati a uccidere gli infelici. L'SS Unterscharführer Heckenholt si sforza di mettere in moto il motore. Ma quello non marcia! Arriva il capitano Wirth. Lo si vede, ha paura, perché io assisto al disastro. Sì vedo tutto e aspetto. Il mio cronometro "stop" ha fissato tutto, 50 minuti, 70 minuti, il Diesel non funziona! Gli uomini aspettano nelle camere a gas. Invano. Li si sente piangere "come alla sinagoga", dice il professore Pfannenstiel, l'occhio fissato a una finestra sistemata nella porta di legno. Il capitano Wirth, furioso, assesta qualche colpo di scudiscio all'ucraino che è l'aiuto di Heckenholt. Dopo 2 ore 49 minuti -- l'orologio ha registrato tutto -- il Diesel si mette in marcia. Passano 25 minuti. Molti sono già morti, è quello che si vede dalla piccola finestra, perché una lampada elettrica illumina a intervalli l'interno della camera.
Dopo 32 minuti, infine, tutti sono morti! Dall'altro lato, operai ebrei aprono le porte di legno. Si è promesso loro -- per il servizio terribile -- la vita salva, come pure una piccola percentuale dei valori e del denaro trovati. Come colonne di basalto, gli uomini sono ancora in piedi, non avendo il minimo spazio per cadere o inclinarsi. Anche nella morte si riconoscono i congiunti che si serrano le mani. Si fatica a separarli, nel vuotare le camere per il prossimo carico. Si gettano i corpi blu, umidi di sudore e di urina, le gambe piene di escrementi e di sangue periodico. Due dozzine di lavoratori si occupano di controllare le bocche, che aprono a mezzo di un uncino di ferro. "Oro a sinistra, niente oro a destra!" Altri controllano ani e organi genitali cercandovi monete, diamanti, oro, ecc... Dentisti strappano per mezzo di martelli i denti d'oro, ponti, corone. Tra loro il capitano Wirth. E' nel suo elemento e me lo dice: "Guardate voi stesso il peso dell'oro! E' solamente di ieri e dell'altro ieri! Non potete immaginare quello che troviamo ogni giorno, dollari, diamanti, oro! Vedrete voi stesso!" Mi guidò presso un gioielliere che aveva la responsabilità di tutti questi valori. Mi si fece vedere anche uno dei capi del grande negozio berlinese "Kaufhaus des Westens" (Casa commerciale dell'Occidente) e un ometto al quale i capi dei Kommando degli operai ebrei facevano suonare il violino. "E' un capitano dell'esercito imperiale austriaco, cavaliere della Croce di ferro tedesca!" mi disse Wirth.
Poi i corpi furono gettati in grandi fossati di 100 x 20 x 12 metri circa, situati accanto alle camere a gas. Dopo qualche giorno, i corpi si gonfiavano e tutto cresceva di due o tre metri a causa del gas che si formava nei cadaveri. Finito il rigonfiamento, i corpi si saldavano. In seguito, mi è stato detto, sulle rotaie della ferrovia, si sono bruciati i cadaveri con l'aiuto dell'olio Diesel, al fine di farli sparire...
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altri. 700-800 per 25 metri quadrati e per 45 metri cubi! Le porte si chiudono. Nel frattempo, gli altri del treno attendono nudi. Mi si dice: "Anche in inverno nudi". -- "Ma essi non possono portare con loro la morte!" -- "E' per questo che sono qui", era la risposta! In quel momento comprendo perché "Fondazione Heckenholt" -- Heckenholt è l'autista del Diesel "gli scappamenti del quale sono destinati a uccidere i poveretti". L'SS Unterscharführer Heckenholt si dà da fare per mettere in moto il motore Diesel. Ma quello non cammina! -- Il capitano Wirth arriva. Si vede ha paura, perché io vedo il disastro. Sì, vedo tutto e aspetto. Il mio cronometro "stop" ha fissato tutto. 50 minuti, 70 minuti, il Diesel non marcia! Gli uomini aspettano nelle loro camere a gas. Invano. Si sentono piangere "come alla sinagoga", dice l'SS Sturmbannführer professor dr. Pfannenstiel, ordinario di igiene dell'Università di Marburgo s/Lahn, l'orecchio alla porta di legno. Il capitano Wirth, furioso, assesta 11, 12 colpi di sferza al viso dell'ucraino che è l'aiuto di Heckenholt. -- Dopo 2 ore 49 minuti -- l'orologio "stop" ha registrato tutto -- il Diesel comincia. Fino a quel momento gli uomini nelle quattro stanze già riempite, vivono, vivono 4 volte 750 persone per 4 volte 45 metri cubi! -- Di nuovo passano 25 minuti. Molti, è vero, sono morti. E' quello che si vede attraverso la piccola finestra per la quale la lampada elettrica fa vedere per un momento l'interno della camera. Dopo 28 minuti, ancora pochi sopravvivono. Dopo 32 minuti, infine tutto è finito! -- Dall'altro lato operai ebrei aprono le porte di legno. Hanno promesso loro, per loro servizio terribile, la libertà e qualche percentuale dell'insieme dei valori e del denaro trovati. Come colonne di basalto, i morti sono ancora in piedi, non essendoci il minimo spazio per cadere o inclinarsi.
Anche morti, si conoscono i componenti di una stessa famiglia, che si stringono ancora le mani. Si fatica a separarli, per vuotare le camere per il prossimo carico.
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seguito da pag. 92

C. CONCLUSIONE DI POLIAKOV

Non rimane molto da aggiungere a questa descrizione valevole per Treblinka o Sobibor come pure per il campo di Belzec. Le installazioni vi erano evidentemente concepite allo stesso modo, e l'ossido di carbonio, prodotto da un motore Diesel, era il metodo adottato per somministrare la morte. A Maïdanek, creato più tardi e che esistette fino agli ultimi giorni dell'occupazione tedesca, il procedimento d'asfissia con l'acido prussico (Ciclon B) fu introdotto a imitazione di Auschwitz; abbiamo del resto segnalato che Maïdanek non era un campo di sterminio immediato.
I lavori della Commissione dei crimini di guerra polacca hanno stabilito che il numero totale delle vittime fu di quasi 600.000 a Belzec, di 250.000 a Sobibor, di oltre 700.000 a Treblinka e di 300.000 a Chelmno. Più del 90% furono ebrei polacchi; tuttavia non vi fu nazionalità europea che non fosse rappresentata negli 8-10% restanti. In particolare, sui 110.000 ebrei deportati dai Paesi Bassi almeno 34.000 furono sterminati a Sobibor.
Dopo nove mesi d'intensa attività, il campo di Belzec cessò di funzionare nel dicembre 1942. Nell'autunno del 1943, ormai completata praticamente la "soluzione finale" in Polonia, Sobibor e Treblinka furono ugualmente soppressi, e le loro tracce cancellate, nella misura del possibile, le costruzioni smontate o distrutte, e il terreno accuratamente rimboschito. Solamente, il campo di Chelmno, il primo in funzione, continuò senza interruzione fino all'ottobre 1944 e non fu liquidato definitivamente che nel gennaio 1945.

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seguito da pag. 93

D. CONCLUSIONE DEL TRIBUNALE DI GERUSALEMME

Dal rapporto della Commissione polacca che ha fatto l'inchiesta sul campo di Belzec (T. 1316) risulta che questo campo servì soprattutto alla eliminazione degli ebrei del sud-est della Polonia; ma anche ebrei di Cecoslovacchia, d'Austria, di Romania, di Ungheria e di Germania vi furono uccisi. La commissione valuta ad almeno 600.000 il numero delle persone che trovarono la morte a Belzec.
125. - Le testimonianze sul campo di Sobibor ci hanno dato un'immagine simile a quella dei campi di Treblinka e di Belzec. Gli ebrei che vi furono eliminati provenivano dalla Polonia e dai territori che i tedeschi occupavano nella Russia sovietica, come pure dalla Cecoslovacchia, dalla Slovacchia, dall'Austria e dalla Germania. Questo campo venne liquidato a seguito di una rivolta dei prigionieri ebrei, che vi scoppiò nell'ottobre del 1943. Secondo la stima della Commissione polacca, 250.000 persone almeno vi perirono.
126. - Il campo di Maïdanek, un grande campo di concentramento situato nei paesi di Lublino, serviva ugualmente come luogo di sterminio delgli ebrei che venivano uccisi a mezzo di fucilazione e di gas. Il testimone Joseph Reznik ci ha fatto una relazione (udienza 64) di un massacro di ebrei per fucilazione che ebbe luogo nel novembre nel "V campo di Maïdanek". Si trova nel rapporto della Commissione polacca il numero delle vittime che furono uccise durante un solo giorno, il 3 novembre 1943: 18.000 ebrei. Camere a gas furono installate anche a Maïdanek. Gli ebrei venivano deportati in questo campo, dalla Polonia, dalla Slovacchia, dalla Cecoslovacchia e dall'Europa occidentale e meridionale. La commissione stima a 200.000 il numero degli ebrei deportati che vi perirono. Il campo di Maïdanek aveva succursali tra le quali il campo di Travniki, che è già stato menzionato come luogo di destinazione di convogli di ebrei di Germania.



N.B. - Il manoscritto di questo studio era in tipografia quando scoppiò a Parigi lo scandalo del Vicario. Al giornale Le Monde che sosteneva la commedia, scrissi che il Documento Gerstein era un falso storico, talmente falso che il Tribunale di Norimberga stesso l'aveva respinto come non probante, il 30 gennaio 1946. Le Monde (26-12-1963) pubblicò l'informazione che gli avevo data facendola seguire dalla seguente nota di redazione:
"E' esatto che durante il Processo di Norimberga il presidente scartò questa pezza d'appoggio presentata dall'accusa francese. Estratta dai documenti
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della delegazione americana, non era ancora stata autenticata sotto giuramento. Questo accadeva il 30 gennaio 1946 all'udienza della mattina. Quando nel pomeriggio ripresero i dibattiti, l'avvocato generale britannico Sir Maxwell-Fyfe, spiegò che questo rapporto come tutti quelli della serie PS erano stati autenticati da ufficiali americani. La Corte allora decise di prenderla in considerazione."
Scrissi un'altra volta a Le Monde per precisare che "autenticato da ufficiali americani" e "preso in considerazione dalla Corte" non significava "considerato a carico". E distinguevo:
1 - Che: alla seduta del pomeriggio, in parola, era stato soprattutto deciso (C.R. dei dibattiti p. 337), di comune accordo del Presidente del Tribunale e Dubost, che il Documento PS-1553 era composto unicamente di 12 fatture di Ciclone B e che la dichiarazione di Gerstein non ne faceva parte, e che vi era stata introdotta solamente a causa della seguente frase di Dubost: "Al documento PS-1553 è (sic) AGGIUNTA la deposizione di Gerstein."
2 - Che: tutti i documenti PS "autentificati dagli ufficiali americani", non lo erano stati (al contrario!) anche dal Tribunale e che non erano stati tutti considerati a carico; che tutti quelli che invece lo erano stati, figuravano sia in uno dei libri che rendevano conto dei dibattiti, sia nella lista (volume 24) dei documenti considerati, e nell'uno o nell'altro dei 18 volumi di documenti, il che non era il caso per la dichiarazione di Gerstein. In effetti, ciò che del documento PS-1553 è stato considerato a carico dal Tribunale figura nel volume 27 pp. 340-42: non vi sono allegate che due fatture di Ciclone B (su 12); della dichiarazione di Gerstein, non una parola.
3 - Che: infine, la presa in considerazione di un documento da parte del Tribunale, imponendo la sua lettura all'udienza, non avendo Dubost letto il documento Gerstein e non avendo citato nessun passo, non si sarebbe nemmeno potuto dire che questo documento era stato "preso in considerazione", ma al contrario si poteva dire che, respinto al mattino, tale restava dopo l'udienza del pomeriggio.
In data 30-12-1963, Jacques Fauvet mi rispose che in effetti la dichiarazione Gerstein non era stata presa in considerazione ma che lui... "esitava a prolungare la controversia".
Insomma, io avevo ragione, ma i lettori di Le Monde non dovevano saperlo. Nelle colonne del giornale la controversia restò aperta ma solamente a coloro che sostenevano la fondatezza dell'argomento del documento.
Tale è il meccanismo che condiziona l'opinione pubblica.
Nessun commento.

Nota
(17) Il nome non è leggibile. Wirth? dice la nota di Poliakov.

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[ 1 ] [ 2 ] [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ] [ 6 ] [ 7 ]
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Paul RASSINIER, Il Dramma degli ebrei, Edizioni Europa, Roma, 1967.
Edizione francese:
Le Drame des juifs européens, Paris, 1964, Sept Couleurs; rééd.: Paris, La Vielle Taupe, 1984.




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