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APPENDICE AL CAPITOLO II
Presentiamo la versione francese
del documento Gerstein secondo la stesura di Poliakov in Breviario
dell'odio, pp. 220-24 nel 1951, con questa precisazione: "Questo
racconto è stato direttamente redatto in un francese piuttosto
esitante: ne abbiamo in sostanza rispettato lo stile" e,
a undici anni di distanza, nel 1962, sempre dallo stesso Poliakov,
nel suo libro Il processo di Gerusalemme, secondo
la motivazione 124 della sentenza, con la precisazione: "Questo
documento è stato redatto da Gerstein direttamente in francese.
Lo pubblichiamo qui tale quale." Queste due versioni sono
disposte parallelamente, la prima nella pagina di sinistra, la
seconda in quella di destra per permettere al lettore di constatare
sino a che punto Poliakov si sia curato di "rispettarne nell'essenziale
lo stile". Sarei ben stupito se egli non vi trovasse anche
qualche enorme differenza rispetto alla sostanza. Che cosa si
può pensare di un documento che, a undici anni d'intervallo,
può essere presentato in due versioni contraddittorie?
Si noterà che il Tribunale di Gerusalemme non ha preso
in considerazione le possibilità di sterminio quotidiano
nei campi citati, né la visita di HitIer a Belzec. Ma che
pensare di un uomo come Poliakov che a undici anni d'intervallo
presenta queste due versioni dello stesso testo senza batter ciglio?
Aggiungo che, sempre ad opera di Poliakov, una terza versione
del documento Gerstein si trova in: Il III Reich e gli ebrei
(1955, p. 107-119), e una quarta in: La terra ritrovata
(1-4-64). Queste terza e quarta versione comprendono
interi paragrafi che non figurano nella prima e nella seconda.
Ne comprendono anche altri che sono in contraddizione in numerosi
punti tanto con l'una che con l'altra. E, come queste due, portano
l'osservazione: "riprodotto tale e quale" -- ma con
un'aggiunta:
"Secondo la rivista tedesca Vierteljahreshefte für Zeitge-
[82]
schichte, n. 2, aprile 1953". Nessun dubbio
che, a questo ritmo, Poliakov possa in breve divenire impresario
di una moltitudine di "documenti Gerstein", tutti differenti
e contradditori, ma tutti autentici!
Un'ultima osservazione: nessuna delle quattro cita una valutazione
che figura nell'originale, secondo la quale il numero delle vittime
ebree europee "ammonta a 25 milioni". Infine un libretto
pubblicato di recente in Germania col titolo Kurt Gerstein
(E.V.Z. Verlag, Zurigo) e la firma di un certo Helmut Franz
che, dice, fu amico di Gerstein, presenta una seconda versione
tedesca del documento, assai differente da quella che dobbiamo
a Rothfels.
Affinché tutte queste spaventose manifestazioni non perdano
minimamente il sale -- l'humor nero -- non manca d'interesse il
fare un po' di pubblicità gratuita all'ultimissima novità
che ci è pervenuta, concernente il documento. Presentando
la sua quarta versione in lingua francese in La terra ritrovata
(op. cit. p. 1/4/'64), Poliakov informa che la versione
originale (quale?) "è scomparsa dal deposito centrale
degli Archivi della Giustizia militare francese", come pure
"l'incartamento dell'istruzione aperta sull'uomo, nel 1949,
dalla Spruchkammer di Tubinga"; quindi, i "due elementi
essenziali" -- quanto! -- gli mancano, dice, per intraprendere
uno studio serio.
Lo strabiliante è che se ne accorga dopo averne date tre
versioni e che ciò non lo dissuada dal fornircene una quarta.
La conclusione è grave: mai più nessuno potrà
consultare quel documento definitivamente sottratto alla ricerca
degli storici. Domanda: chi aveva interesse a farlo sparire? E
propongo un'inchiesta sulla strana sparizione che assume le proporzioni
di un attentato criminale alla Verità storica.
[83]
Nelle pagine che seguono, il cosiddetto "documento Gerstein"
è stato stampato nelle pag. 84, 86, 88 (e via di seguito)
per la versione attribuitagli da Poliakov nel 1951. E' stato stampato
invece a cominciare da pag. 85 (e avanti a pag. 87, 89 e via dicendo)
per la versione attribuitagli dal Tribunale di Gerusalemme nel
1961 e presentata al pubblico dallo stesso Poliakov. Consigliamo
al lettore di leggere per intero prima un testo e poi l'altro;
e successivamente di effettuare il "riscontro" tra i
due.
[84]
IL DOCUMENTO GERSTEIN
A. INTRODUZIONE DI POLIAKOV
Non ci sono più le vittime per testimoniare davanti
al mondo, e anche i loro carnefici sono scomparsi o si sono rintanati.
Tra le rare testimonianze che ci sono pervenute sul funzionamento
dei campi, eccone una, del tragico eroe della Resistenza tedesca,
l'ingegnere chimico Kurt Gerstein. Il suo racconto è stato
redatto direttamente in un francese esitante: ne abbiamo rispettato
nell'essenziale lo stile.
B. TESTO DEL DOCUMENTO
...Nel gennaio del 1942 fui nominato capo dei servizi tecnici
di disinfezione della Waffen-SS, comprendente anche una sezione
di gas rigorosamente tossici.
In tale qualità, l'otto giugno 1942 ricevetti la visita
dell'SS Sturmführer Günther del RSHA che vestiva abiti
civili. Non lo conoscevo. Mi diede ordine di procurargli immediatamente,
per una missione ultra-segreta, 100 kg. di acido prussico e di
portarglieli in un luogo conosciuto soltanto dall'autista del
camion.
Qualche settimana dopo partimmo per Praga. Potevo immaginare,
con approssimazione, a quale uso poteva servire l'acido prussico
e di che genere fosse l'ordine, ma accettai perché il caso
mi forniva l'occasione, da molto tempo attesa, di penetrare al
segue a pag. 86
[85]
IL DOCUMENTO GERSTEIN
A. INTRODUZIONE DEL TRIBUNALE
124. Ecco ora una descrizione, dovuta alla penna di un
tedesco, del processo di sterminio nel campo di Belzec che era
molto simile a quello di Treblinka. L'autore è un ufficiale
delle SS di nome Gerstein la cui coscienza non gli lasciava riposo
e che, dal 1942, tentò di svelare al mondo la verità
circa quanto accadeva nei campi di sterminio.
Immediatamente dopo la guerra, redasse il documento che stiamo
citando e lo consegnò ad alcuni ufficiali alleati. Torneremo
ulteriormente sulle comunicazioni di Gerstein a questo proposito.
Per il momento diremo solo che le dichiarazioni di Gerstein sono
estratte in ogni punto dalle deposizioni che abbiamo ascoltate,
di modo che queste prove si comprovano mutualmente. Consideriamo
la descrizione fatta da Gerstein come la descrizione di quello
che egli ha realmente visto.
Ecco quanto scrive (T/1309 - 1):
(N.B. Questo documento è stato direttamente redatto in
francese da Gerstein. Lo riproduciamo qui tale quale):
B. TESTO DEL DOCUMENTO
La parte del documento che figura nell'altra versione è
invece ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.
segue a pag. 87
[86]
seguito da pag. 84
fondo di queste cose. D'altronde possedevo, in qualità
di esperto per l'acido prussico, una tale autorità e competenza
da rendermi facile il dichiarare, con un pretesto qualsiasi, che
l'acido prussico era inutilizzabile perché decomposto e
per qualche motivo simile, ed impedirne così l'utilizzazione
a scopo criminale. Ci accompagnò, senza precedente determinazione,
il medico Pfannenstiel, Obersturmbannführer SS, titolare
della cattedra d'igiene all'Università di Marburgo s/Lahn.
Partimmo con il camion per Lublino (Polonia). L'SS Gruppenführer
Globocnik era là ad attenderci. Alla fabbrica di Collin,
intenzionalmente lasciai capire che l'acido prussico era destinato
all'uccisione di esseri umani. Nel pomeriggio un uomo mostrò
molto interesse per il nostro camion, ma fuggì velocemente
appena si accorse di essere osservato. Globocnik ci disse: "Si
tratta di uno degli affari più segreti che vi siano, ed
è anzi il più segreto. Colui che ne parlerà,
sarà immediatamente fucilato. Proprio ieri sono stati fucilati
due chiacchieroni" e spiegò:
"Attualmente -- era il 17 agosto 1942 -- esistono tre installazioni:
1) Belzec, sulla via Lublino-Lwow. Massimo giornaliero 15.000
persone.
2) Sobibor (non so esattamente dove) 20.000 persone al giorno.
3) Treblinka, a 120 km. a NNE di Varsavia.
4) Maidanek, presso Lublino (in preparazione).é
Globocnik disse: "Sarete obbligati a fare la disinfezione
di una grandissima quantità di indumenti che provengono
da ebrei, polacchi, cechi, ecc... Altro vostro dovere sarà
di migliorare il servizio delle nostre camere a gas, che funzionano
con lo scappamento di un motore Diesel. Occorre un gas più
tossico e ad azione più rapida, come l'acido prussico.
Il Führer e Himmler -- sono stati qui l'altro ieri, 15 agosto
-- mi hanno ordinato di accompagnare personalmente tutti coloro
che devono vedere l'installazione."
Il prof. Pfannenstiel gli domandò: "Ma il Führer
che ne dice?" Globocnik rispose: "Il Führer ordina
di accelerare ogni azione". Il dr. Heibert Linden, che era
con noi ieri, mi ha chiesto: "Ma non sarebbe più prudente
bruciare i corpi, invece di interrarli? Un'altra generazione giudicherebbe
in modo diverso queste cose".
Replicai: "Signori, semmai dopo di noi ci fosse una generazione
così vile, così molle da non comprendere la nostra
opera tanto buona, tanto necessaria, allora, signori, il nazionalsocialismo
segue a pag. 88
[87]
seguito da pag. 85
La parte del documento che figura nell'altra versione è
invece ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.
segue a pag. 89
[88]
seguito da pag. 86
non avrebbe avuto ragione di essere. Bisognerebbe, al contrario,
interrare delle tavole di bronzo che ricordassero che fummo noi,
noi che avemmo il coraggio di realizzare questa opera gigantesca".
Il Führer, allora, disse: "Sì, mio bravo Globocnik,
avete ragione".
L'indomani, partimmo per Belzec. Globocnik mi presentò
l'SS... (17) che mi fece vedere le installazioni. Quel giorno
non si videro morti, ma un lezzo pestilenziale ammorbava tutta
la zona. Di fianco alla stazione, vi era una grande baracca "Guardaroba"
con uno sportello "Valori". Più lontano, una
stanza con un centinaio di seggiole: "Barbiere". Poi,
un corridoio di 150 metri all'aperto, con filo spinato ai lati
e dei cartelli: "Ai bagni e alle inalazioni". Di fronte,
una casa del tipo stabilimento di bagni; a destra e a sinistra,
grandi vasi di cemento con gerani e altri fiori. Sul tetto la
stella di Davide. Sulla casa: "Fondazione Heckenholt".
Il giorno dopo, un po' prima delle 7, mi si annuncia:
"Entro dieci minuti arriverà il primo treno!"
Infatti qualche minuto dopo, arrivò da Lemberg un treno:
45 vagoni contenenti oltre 6.000 persone.
segue a pag. 90
[89]
seguito da pag. 87
La parte del documento che figura nella pagina a sinistra è
ignorata dal Tribunale di Gerusalemme.
L'altro giorno, partimmo a Belzec. Una stazioncina speciale a
due marciapiedi s'inclina davanti la collina di sabbia gialla
immediatamente a nord della strada e della ferrovia. A sud, accostate
al selciato, alcune case per il servizio con il cartello "Posto
di servizio Belzec dell'armata SS". Globocnik mi presenta
al SS Hauptsturmführer Obermeyer de Pirmasens, che mi fa
vedere con molta discrezione le installazioni. Questo giorno,
non si videro morti, ma l'odore di tutta la regione, anche della
grande carreggiata era pestilenziale. Di fianco alla stazioncina,
c'era una grande baracca "Guardaroba" con uno sportello
"Valori". Quindi una camera di cento sedie: "Barbiere".
Quindi un corridoio di 150 metri all'aperto, filospinato ai due
lati e cartelli: "Ai bagni e inalazioni!"
Davanti a noi una casa come stabilimento di bagni; a destra e
a sinistra, grandi vasi di cemento con gerani o altri fiori. Dopo
aver salito una piccola scala, a destra e a sinistra, tre e tre
camere come di garages, 4 per 5 metri, 1,90 di altezza. Al ritorno,
non visibili, uscite di legno. Sul tetto, la stella di Davide
in rame. Davanti la costruzione, iscrizione: "Fondazione
Heckenholt".
Di più -- questo pomeriggio -- non ho scorto.
Un altromattino, qualche minuto prima delle sette, mi si annunciò:
"Fra dieci minuti, il treno arriverà!"
Veramente dopo qualche minuto, il primo treno arrivò da
Lemberg, 45 vagoni contenenti 6.700 persone, 1.450 già
morte al loro arrivo.
segue a pag. 91
[90]
segue da pag. 88
Duecento ucraini addetti a questo servizio strapparono
le portiere e, con scudisci di cuoio, scacciarono gli ebrei dall'interno
delle vetture. Un altoparlante diede le istruzioni: togliersi
i vestiti, anche le protesi e gli occhiali. Consegnare tutti i
valori e il denaro allo sportello "Valori". Le donne
e le ragazze si fanno tagliare i capelli nella baracca del "Parrucchiere".
(Un Unterführer SS di servizio mi dice: "Serve a fare
qualcosa di speciale per gli equipaggi dei sottomarini".)
Poi, cominciò la marcia. A destra e a sinistra le baracche,
dietro due dozzine di ucraini col fucile in mano. Si avvicinano.
Io stesso e Wirth ci troviamo davanti alle camere della morte.
Totalmente nudi, gli uomini, le donne , i bambini, i mutilati,
passano. Nell'angolo una SS dall'aspetto gigantesco, dice forte
ai disgraziati: "Non vi capiterà niente di penoso!
Bisogna solamente respirare molto profondamente, fortifica i polmoni,
è un mezzo per prevenire le malattie contagiose, è
una buona disinfezione!" Gli domandano quale sarebbe stata
la loro sorte. Lui risponde: "Gli uomini devono lavorare,
costruire delle case e delle strade. Le donne non vi saranno costrette:
si occuperanno della casa e della cucina."
Era, per alcuni di questi poveretti un'ultima speranza, sufficiente
a farli camminare senza resistenza verso le camere della morte.
La maggioranza sa; tutto l'odore lo indica! Salgono una scaletta
di legno e entrano nelle camere, la maggior parte in silenzio,
spinti da quelli che seguono. Un'ebrea di circa quarant'anni,
gli occhi fiammeggianti, maledice gli assassini, ricevendo qualche
colpo di scudiscio da parte del capitano Wirth stesso, poi sparisce
nella camera a gas. Molti dicono le loro preghiere, altri domandano:
"Chi ci darà l'acqua per la morte?" (rito israelita).
Nelle camere, qualche SS spinge gli uomini: "Riempire bene",
ha ordinato Wirth. 700-800 su 93 m3! Le porte si chiudono. In
questo
segue a pag. 92
[91]
segue da pag. 89
Dietro le finestrelle con fili spinati, bambini, gialli,
pieni di paura, donne, uomini.
Il treno arriva: 200 ucraini, costretti a questo servizio, strappano
gli sportelli e con sferze di cuoio scacciano le persone fuori
dalle vetture. Allora un grande altoparlante dà le istruzioni:
"All'aperto, alcuni nella baracca, svestirsi di ogni indumento,
anche protesi e occhiali. Con un piccolo pezzo di spago, offerto
da un ragazzino ebreo di 4 anni, unire, insieme le scarpe. Consegnare
ogni valore, tutto il denaro allo sportello." Valori senza
buono, senza ricevuta. Quindi, le donne, le ragazze dal parrucchiere
per farsi tagliare, uno o due colpi, i capelli che spariscono
nei grandi sacchi per patate "per farne alcune cose speciali
per i sottomarini, spessori, ecc." mi dice l'SS Unterscharführer
del servizio.
Allora la marcia comincia: a destra, a sinistra il filo spinato,
quindi due dozzine di ucraini con filo. Guidato da una ragazza
straordinariamente bella si avvicinano. Io stesso ed il capitano
Wirth (polizia) ci troviamo davanti le camere della morte. Totalmente
nudi, gli uomini, le donne, le ragazze, i bambini, i neonati,
quelli con una gamba sola, tutti nudi passano. All'angolo un SS
forte che, con voce robusta, dice ai poveretti: "Vi capiterà
solo di respirare vivamente, questo fa forti i polmoni, questa
inalazione, è necessaria contro le malattie contagiose,
è una bella disinfezione!" -- A chi gli chiede quale
sarà la loro sorte, egli dice: "Veramente gli uomini
devono lavorare, costruire delle strade e delle case. Ma le donne
non sono obbligate, solamente se lo vogliono, possono aiutare
nei lavori di casa o nella cucina." -- Per qualcuno di questa
povera gente, è una piccola speranza ancora una volta,
abbastanza per farli camminare senza resistenza alle camere della
morte; la maggioranza sa tutto, l'odore indica loro la sorte!
-- Allora salgono la scaletta e, vedendo la verità, madri,
nutrici, i bebè al petto, nude, molti bambini di ogni età,
nudi, esitano, ma entrano nelle camere della morte, la maggior
parte senza dire parola, spinti da quelli dietro loro, colpiti
dalle sferze degli SS. Una ebrea, di quarant'anni circa, gli occhi
infiammati, invoca il sangue dei loro bambini sugli assassini.
Ricevendo cinque colpi di sferza sulla faccia da parte del capitano
di polizia Wirth stesso, essa sparisce nella camera a gas. Molti
dicono le loro preghiere, altri dicono: "Chi ci dà
l'acqua della morte?" (Rito israelita).
Nelle camere gli SS spingono gli uomini. "Riempire bene",
ha ordinato il capitano Wirth. Gli uomini nudi, sono dritti ai
piedi degli
segue a pag. 93
[92]
segue da pag. 90
momento comprendo la ragione dell'iscrizione: "Heckenholt".
Heckenholt è l'autista del Diesel, i cui gas di scappamento
sono destinati a uccidere gli infelici. L'SS Unterscharführer
Heckenholt si sforza di mettere in moto il motore. Ma quello non
marcia! Arriva il capitano Wirth. Lo si vede, ha paura, perché
io assisto al disastro. Sì vedo tutto e aspetto. Il mio
cronometro "stop" ha fissato tutto, 50 minuti, 70 minuti,
il Diesel non funziona! Gli uomini aspettano nelle camere a gas.
Invano. Li si sente piangere "come alla sinagoga", dice
il professore Pfannenstiel, l'occhio fissato a una finestra sistemata
nella porta di legno. Il capitano Wirth, furioso, assesta qualche
colpo di scudiscio all'ucraino che è l'aiuto di Heckenholt.
Dopo 2 ore 49 minuti -- l'orologio ha registrato tutto -- il Diesel
si mette in marcia. Passano 25 minuti. Molti sono già morti,
è quello che si vede dalla piccola finestra, perché
una lampada elettrica illumina a intervalli l'interno della camera.
Dopo 32 minuti, infine, tutti sono morti! Dall'altro lato, operai
ebrei aprono le porte di legno. Si è promesso loro -- per
il servizio terribile -- la vita salva, come pure una piccola
percentuale dei valori e del denaro trovati. Come colonne di basalto,
gli uomini sono ancora in piedi, non avendo il minimo spazio per
cadere o inclinarsi. Anche nella morte si riconoscono i congiunti
che si serrano le mani. Si fatica a separarli, nel vuotare le
camere per il prossimo carico. Si gettano i corpi blu, umidi di
sudore e di urina, le gambe piene di escrementi e di sangue periodico.
Due dozzine di lavoratori si occupano di controllare le bocche,
che aprono a mezzo di un uncino di ferro. "Oro a sinistra,
niente oro a destra!" Altri controllano ani e organi genitali
cercandovi monete, diamanti, oro, ecc... Dentisti strappano per
mezzo di martelli i denti d'oro, ponti, corone. Tra loro il capitano
Wirth. E' nel suo elemento e me lo dice: "Guardate voi stesso
il peso dell'oro! E' solamente di ieri e dell'altro ieri! Non
potete immaginare quello che troviamo ogni giorno, dollari, diamanti,
oro! Vedrete voi stesso!" Mi guidò presso un gioielliere
che aveva la responsabilità di tutti questi valori. Mi
si fece vedere anche uno dei capi del grande negozio berlinese
"Kaufhaus des Westens" (Casa commerciale dell'Occidente)
e un ometto al quale i capi dei Kommando degli operai ebrei facevano
suonare il violino. "E' un capitano dell'esercito imperiale
austriaco, cavaliere della Croce di ferro tedesca!" mi disse
Wirth.
Poi i corpi furono gettati in grandi fossati di 100 x 20 x 12
metri circa, situati accanto alle camere a gas. Dopo qualche giorno,
i corpi si gonfiavano e tutto cresceva di due o tre metri a causa
del gas che si formava nei cadaveri. Finito il rigonfiamento,
i corpi si saldavano. In seguito, mi è stato detto, sulle
rotaie della ferrovia, si sono bruciati i cadaveri con l'aiuto
dell'olio Diesel, al fine di farli sparire...
segue a pag. 94
[93]
segue da pag. 91
altri. 700-800 per 25 metri quadrati e per 45 metri cubi!
Le porte si chiudono. Nel frattempo, gli altri del treno attendono
nudi. Mi si dice: "Anche in inverno nudi". -- "Ma
essi non possono portare con loro la morte!" -- "E'
per questo che sono qui", era la risposta! In quel momento
comprendo perché "Fondazione Heckenholt" -- Heckenholt
è l'autista del Diesel "gli scappamenti del quale
sono destinati a uccidere i poveretti". L'SS Unterscharführer
Heckenholt si dà da fare per mettere in moto il motore
Diesel. Ma quello non cammina! -- Il capitano Wirth arriva. Si
vede ha paura, perché io vedo il disastro. Sì, vedo
tutto e aspetto. Il mio cronometro "stop" ha fissato
tutto. 50 minuti, 70 minuti, il Diesel non marcia! Gli uomini
aspettano nelle loro camere a gas. Invano. Si sentono piangere
"come alla sinagoga", dice l'SS Sturmbannführer
professor dr. Pfannenstiel, ordinario di igiene dell'Università
di Marburgo s/Lahn, l'orecchio alla porta di legno. Il capitano
Wirth, furioso, assesta 11, 12 colpi di sferza al viso dell'ucraino
che è l'aiuto di Heckenholt. -- Dopo 2 ore 49 minuti --
l'orologio "stop" ha registrato tutto -- il Diesel comincia.
Fino a quel momento gli uomini nelle quattro stanze già
riempite, vivono, vivono 4 volte 750 persone per 4 volte 45 metri
cubi! -- Di nuovo passano 25 minuti. Molti, è vero, sono
morti. E' quello che si vede attraverso la piccola finestra per
la quale la lampada elettrica fa vedere per un momento l'interno
della camera. Dopo 28 minuti, ancora pochi sopravvivono. Dopo
32 minuti, infine tutto è finito! -- Dall'altro lato operai
ebrei aprono le porte di legno. Hanno promesso loro, per loro
servizio terribile, la libertà e qualche percentuale dell'insieme
dei valori e del denaro trovati. Come colonne di basalto, i morti
sono ancora in piedi, non essendoci il minimo spazio per cadere
o inclinarsi.
Anche morti, si conoscono i componenti di una stessa famiglia,
che si stringono ancora le mani. Si fatica a separarli, per vuotare
le camere per il prossimo carico.
segue a pag. 95
[94]
seguito da pag. 92
C. CONCLUSIONE DI POLIAKOV
Non rimane molto da aggiungere a questa descrizione valevole
per Treblinka o Sobibor come pure per il campo di Belzec. Le installazioni
vi erano evidentemente concepite allo stesso modo, e l'ossido
di carbonio, prodotto da un motore Diesel, era il metodo adottato
per somministrare la morte. A Maïdanek, creato più
tardi e che esistette fino agli ultimi giorni dell'occupazione
tedesca, il procedimento d'asfissia con l'acido prussico (Ciclon
B) fu introdotto a imitazione di Auschwitz; abbiamo del resto
segnalato che Maïdanek non era un campo di sterminio immediato.
I lavori della Commissione dei crimini di guerra polacca hanno
stabilito che il numero totale delle vittime fu di quasi 600.000
a Belzec, di 250.000 a Sobibor, di oltre 700.000 a Treblinka e
di 300.000 a Chelmno. Più del 90% furono ebrei polacchi;
tuttavia non vi fu nazionalità europea che non fosse rappresentata
negli 8-10% restanti. In particolare, sui 110.000 ebrei deportati
dai Paesi Bassi almeno 34.000 furono sterminati a Sobibor.
Dopo nove mesi d'intensa attività, il campo di Belzec cessò
di funzionare nel dicembre 1942. Nell'autunno del 1943, ormai
completata praticamente la "soluzione finale" in Polonia,
Sobibor e Treblinka furono ugualmente soppressi, e le loro tracce
cancellate, nella misura del possibile, le costruzioni smontate
o distrutte, e il terreno accuratamente rimboschito. Solamente,
il campo di Chelmno, il primo in funzione, continuò senza
interruzione fino all'ottobre 1944 e non fu liquidato definitivamente
che nel gennaio 1945.
[95]
seguito da pag. 93
D. CONCLUSIONE DEL TRIBUNALE DI GERUSALEMME
Dal rapporto della Commissione polacca che ha fatto l'inchiesta
sul campo di Belzec (T. 1316) risulta che questo campo servì
soprattutto alla eliminazione degli ebrei del sud-est della Polonia;
ma anche ebrei di Cecoslovacchia, d'Austria, di Romania, di Ungheria
e di Germania vi furono uccisi. La commissione valuta ad almeno
600.000 il numero delle persone che trovarono la morte a Belzec.
125. - Le testimonianze sul campo di Sobibor ci hanno dato un'immagine
simile a quella dei campi di Treblinka e di Belzec. Gli ebrei
che vi furono eliminati provenivano dalla Polonia e dai territori
che i tedeschi occupavano nella Russia sovietica, come pure dalla
Cecoslovacchia, dalla Slovacchia, dall'Austria e dalla Germania.
Questo campo venne liquidato a seguito di una rivolta dei prigionieri
ebrei, che vi scoppiò nell'ottobre del 1943. Secondo la
stima della Commissione polacca, 250.000 persone almeno vi perirono.
126. - Il campo di Maïdanek, un grande campo di concentramento
situato nei paesi di Lublino, serviva ugualmente come luogo di
sterminio delgli ebrei che venivano uccisi a mezzo di fucilazione
e di gas. Il testimone Joseph Reznik ci ha fatto una relazione
(udienza 64) di un massacro di ebrei per fucilazione che ebbe
luogo nel novembre nel "V campo di Maïdanek". Si
trova nel rapporto della Commissione polacca il numero delle vittime
che furono uccise durante un solo giorno, il 3 novembre 1943:
18.000 ebrei. Camere a gas furono installate anche a Maïdanek.
Gli ebrei venivano deportati in questo campo, dalla Polonia, dalla
Slovacchia, dalla Cecoslovacchia e dall'Europa occidentale e meridionale.
La commissione stima a 200.000 il numero degli ebrei deportati
che vi perirono. Il campo di Maïdanek aveva succursali tra
le quali il campo di Travniki, che è già stato menzionato
come luogo di destinazione di convogli di ebrei di Germania.
N.B. - Il manoscritto di questo studio era in tipografia quando
scoppiò a Parigi lo scandalo del Vicario. Al giornale
Le Monde che sosteneva la commedia, scrissi che il Documento
Gerstein era un falso storico, talmente falso che il Tribunale
di Norimberga stesso l'aveva respinto come non probante, il 30
gennaio 1946. Le Monde (26-12-1963) pubblicò l'informazione
che gli avevo data facendola seguire dalla seguente nota di redazione:
"E' esatto che durante il Processo di Norimberga il presidente
scartò questa pezza d'appoggio presentata dall'accusa francese.
Estratta dai documenti
[96]
della delegazione americana, non era ancora stata autenticata
sotto giuramento. Questo accadeva il 30 gennaio 1946 all'udienza
della mattina. Quando nel pomeriggio ripresero i dibattiti, l'avvocato
generale britannico Sir Maxwell-Fyfe, spiegò che questo
rapporto come tutti quelli della serie PS erano stati autenticati
da ufficiali americani. La Corte allora decise di prenderla in
considerazione."
Scrissi un'altra volta a Le Monde per precisare che "autenticato
da ufficiali americani" e "preso in considerazione dalla
Corte" non significava "considerato a carico".
E distinguevo:
1 - Che: alla seduta del pomeriggio, in parola, era stato soprattutto
deciso (C.R. dei dibattiti p. 337), di comune accordo del Presidente
del Tribunale e Dubost, che il Documento PS-1553 era composto
unicamente di 12 fatture di Ciclone B e che la dichiarazione di
Gerstein non ne faceva parte, e che vi era stata introdotta solamente
a causa della seguente frase di Dubost: "Al documento
PS-1553 è (sic) AGGIUNTA la deposizione di Gerstein."
2 - Che: tutti i documenti PS "autentificati dagli ufficiali
americani", non lo erano stati (al contrario!) anche dal
Tribunale e che non erano stati tutti considerati a carico; che
tutti quelli che invece lo erano stati, figuravano sia in uno
dei libri che rendevano conto dei dibattiti, sia nella lista (volume
24) dei documenti considerati, e nell'uno o nell'altro dei 18
volumi di documenti, il che non era il caso per la dichiarazione
di Gerstein. In effetti, ciò che del documento PS-1553
è stato considerato a carico dal Tribunale figura nel volume
27 pp. 340-42: non vi sono allegate che due fatture di Ciclone
B (su 12); della dichiarazione di Gerstein, non una parola.
3 - Che: infine, la presa in considerazione di un documento da
parte del Tribunale, imponendo la sua lettura all'udienza, non
avendo Dubost letto il documento Gerstein e non avendo citato
nessun passo, non si sarebbe nemmeno potuto dire che questo documento
era stato "preso in considerazione", ma al contrario
si poteva dire che, respinto al mattino, tale restava dopo l'udienza
del pomeriggio.
In data 30-12-1963, Jacques Fauvet mi rispose che in effetti la
dichiarazione Gerstein non era stata presa in considerazione ma
che lui... "esitava a prolungare la controversia".
Insomma, io avevo ragione, ma i lettori di Le Monde non
dovevano saperlo. Nelle colonne del giornale la controversia restò
aperta ma solamente a coloro che sostenevano la fondatezza dell'argomento
del documento.
Tale è il meccanismo che condiziona l'opinione pubblica.
Nessun commento.
Nota
(17) Il nome non è leggibile. Wirth? dice la nota di
Poliakov.
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Paul RASSINIER, Il Dramma degli ebrei, Edizioni Europa,
Roma, 1967.
Edizione francese: Le
Drame des juifs européens, Paris,
1964, Sept Couleurs; rééd.: Paris, La Vielle Taupe,
1984.
L'indirizzo elettronico (URL) di questo documento è: <http://aaargh-international.org/ital/arrass/PRdram4.html>