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IL DRAMMA DEGLI EBREI


Paul RASSINIER


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CONCLUSIONE


La logica esigerebbe che questo studio demografico si concludesse almeno con una statistica generale divisa, per ciascuna delle nazioni europee che ho prese in esame, in quattro sezioni:
1. Il numero degli ebrei che vi vivevano alla vigilia dell'ascesa al potere del colonnello Beck in Polonia (1932) e di Hitler in Germania (1933).
2. Il numero di coloro che, per sfuggire alla persecuzione, hanno emigrato nel periodo compreso tra questi due avvenimenti e il 1945.
3. Il numero di coloro che furono ritrovati vivi nel 1945.
4. Infine, il numero dei morti.
Ma perché questa oscura storia fosse perfettamente messa in luce, questa statistica dovrebbe accompagnarsi a un'altra che desse la struttura della popolazione ebrea mondiale alla fine dell'anno 1962. In quattro sezioni, ugualmente, per ciascuna delle nazioni degli altri continenti:
1. Il numero degli ebrei che vi vivevano prima dell'ascesa al potere del colonnello Beck in Polonia e di Hitler in Germania.
2. L'aumento naturale della popolazione dal 1932 al 1962.
3. Il livello della popolazione ebrea alla fine del 1962.
4. Infine, il numero degli emigranti ebrei ottenuto dalla differenza tra i totali delle colonne 2 e 3: non vi è dubbio che la differenza sarebbe dell'ordine di 4.416.108.
Tale era la mia intenzione all'inizio. Al termine, questo lavoro si dimostra impossibile: la seconda statistica non può essere stabilita che a condizione che il Movimento Sionista internazionale accetti il principio di un censimento mondiale della popolazione ebraica e, si è visto (cfr. p. 104) come questo principio non era alla vigilia di essere accettato. Quanto alla prima statistica, la sua compilazione urta con tutta una serie di difficoltà, malgrado tutta la precisione che ci ha portato lo studio al quale mi sono accinto.
La più insormontabile di tutte queste difficoltà è la seguente: benché noi sappiamo, ora, che un minimo di 4.416.108 ebrei sono riusciti a lasciare l'Europa tra il 1931 e il 1945, siamo assai meno informati circa la nazionalità di ciascuno di essi. Non vi è problema per paesi come la Danimarca, la Norvegia, la Germania, l'Austria,
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la Bulgaria e ancora uno o due altri paesi, ad esempio i Paesi Baltici, la stessa Grecia. Non si trovavano sull'itinerario della migrazione ebrea, i tedeschi non vi hanno incontrato che ebrei di questi paesi e tutto, quindi, risulta chiaro. Ma non avviene lo stesso per altri: in Olanda, nel Belgio, in Francia, in Italia, in Ungheria, in Romania, che sono stati paesi di rifugio o di passaggio prima di essere occupati dalle truppe germaniche, gli ebrei sono stati arrestati e deportati alla rinfusa e siamo quindi nell'impossibilità di suddividerli per nazionalità, tanto quelli che lo sono stati, quanto quelli che sono riusciti a sfuggire. L'Ungheria è tipica per questa difficoltà: siamo, è vero, riusciti a stabilire che, degli 800.000 ebrei che vi esistevano al 19 marzo 1944, 543.000 non erano stati deportati; che circa 200.000 lo erano stati; che 57.000 erano probabilmente stati massacrati durante le operazioni di polizia e che 343.000 erano riusciti a emigrare, ma... Ma, in ognuna di queste categorie, chi era ungherese, chi era iugoslavo, chi era cecoslovacco, e chi polacco? Stesso problema per la Romania dove abbiamo trovato 147.650 massacrati e 652.350 superstiti dei quali 277.350 emigrati. Identico problema per Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia dove è risultato che solamente 83.000 ebrei, dell'una o dell'altra di queste quattro nazionalità, avevano potuto essere arrestati o deportati: qui sappiamo che non vi erano belgi tra loro; che il numero dei francesi si deve situare obbligatoriamente tra 6.000 e 11.999; quello dei lussemburghesi sotto i 2.000 (gli altri sono olandesi), ma queste sono, comunque, cifre troppo poco esatte per figurare in una statistica. Per la Polonia, sappiamo che 829.040 ebrei vi sono stati arrestati, sia in territorio nazionale, sia in via d'emigrazione per l'Ovest, ma dei 289.300 che avevano tentato di emigrare per la via danubiana, quanti ne sono stati arrestati in Ungheria, quanti in Romania? Tutte incognite alle quali è impossibile rispondere e che sono le stesse per i cecoslovacchi che sono fuggiti in Ungheria, per gli iugoslavi che sono fuggiti in Italia, ecc...
In ultima analisi, piuttosto che mettere in circolazione una statistica per nazionalità, i cui dati sarebbero stati discutibili e avrebbero aggiunto confusione a quella già creata dagli storici e dagli statisti del Movimento Sionista Internazionale, ho preferito stabilire questa statistica in base al solo piano sul quale abbiamo delle certezze, vale a dire, quello dell'Europa. Qui non vi sono discussioni possibili: possiamo affermare che un minimo di 4.416.108 ebrei europei sono riusciti a emigrare in tempo utile per non venire arrestati e deportati nei campi di concentramento e possiamo aggiungerli a quelli che gli storici e gli statisti del Movimento Sionista Internazionale hanno ritrovati viventi in Europa nel 1945.
Ecco allora, in base ai dati del Centro di documentazione ebraica ciò che diviene, su scala europea, la nostra statistica a quattro sezioni, integrandovi alla data del 1931 i 300.000 ebrei tedeschi + 130.000 ebrei austriaci dati come fuggiti dall'Europa per sottrarsi a Hitler + il milione di ebrei della zona russa che mai fu occupata
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dalle truppe tedesche e che il Centro aveva arbitrariamente tolti:

 1931  1945  Perdite ufficiali  Emigrati ritrovati  Perdite reali
  Totali della statistica a p. 109bis  8.297.500  2.288.100  6.009.400  --  --
 Emigranti tedeschi riconosciuti  300.000  300.00  -- --  --
Emigranti austriaci ricoinosciuti  180.000  180.000  --  --  --
 Ebrai russi salvati dalle autorità sovietiche  1.000.000 1.000.000  -- -- --
Totali reali del Centro mond. di doc. ebr. cont. al 1945  9.777.500 3.768.100 6.009.400  <-------I  
 Totali reali come risultano da questo studio  9.777.500  3.768.100   4.416.108 1.593.292

STESSA STATISTICA SUI DATI DI RAUL HILBERG
(Egli non ha separata la Russia in due zone, ma ha riconosciuto 300.000 ebrei emigranti tedeschi e 180.000 austriaci.)

   1931 1945 Perdite ufficiali Emigrati ritrovati Perdite reali
Totali p. 109 tris 9.190.000  3;770.000  5.419.500  --  --
 Emigrati tedeschi riconosciuti  300.000 300.000 --  --  --
 Emigrati austriaci riconosciuti  180.000 180.000  --  --  --
 Totali reali di Hilberg al 1945  9.670.000  4.250.000  5.419.500  <----------  -------
 Totali reali risultanti da questo studio  9.670.000  4.250.000    4.416.108 1.003.392


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Ne possiamo concludere che:
-- lo studio della statistica del Centro di documentazione ebraica basandosi sui propri dati fa apparive 1.593.292 ebrei europei morti a causa delle persecuzioni naziste, nei campi di concentramento o in altro modo;
-- lo studio di Raul Hilberg non ne fa risultare che 1.003.392.
Di questo problema, per due volte mi ero occupato in Ulisse tradito dai suoi, pubblicato in Francia nel 1960, e in una comunicazione alla rivista tedesca Deutsche Hochschullehrer-Zeitung (Tübingen n. 1/2, febbraio 1963). Ogni volta avevo scritto in funzione dei dati di fonte ebrea, resi pubblici a quell'epoca. Ma, la prima volta, la Sentenza del Processo di Gerusalemme, e a più forte ragione, lo studio di The Jewish Communities of the World del febbraio 1963 non erano stati messi in circolazione. Perciò, in funzione di quanto era conosciuto, la mia convinzione era stata che il numero degli ebrei europei morti per le persecuzioni naziste, in campo di concentramento o in diverso modo, doveva essere di circa un milione (1.000.000), più o meno. La seconda volta, ero in possesso della Sentenza di Gerusalemme e avevo seguito, giorno per giorno, i dibattiti del Processo, ma non ero ancora a conoscenza dello studio The Jewish Communities of the World, non ancora pubblicato: nella conclusione della mia comunicazione a Deutsche Hochschullehrer-Zeitung (op. cit. pp. 61-62) avevo sostenuto che se questo numero era superiore a 1.000.000, non poteva in nessun modo superare le 1.655.300 vittime. Oggi, avendo a disposizione tutti questi documenti che allora mancavano, si può dire che, calcolato in base alle precedenti notizie del Centro di documentazione ebraica, il numero delle vittime è 1.593.292, e calcolato in base a quello di Raul Hilberg: 1.003.392. Per raggiungere una maggiore precisione, bisogna attendere che nuovi "sommi ingegni" del tipo di Shalom Baron, Poliakov, Borewicz, ecc... si decidano a nuove confessioni o che un nuovo processo del tipo di quello di Gerusalemme ci dia nuovi lumi per il problema: tema di far ridere il lettore dicendogli che, conoscendo gli ambienti sionisti, non solamente l'una come l'altra di queste ipotesi non possono essere escluse, ma anche l'una come l'altra sono più che probabili. In quegli ambienti, non mancano, in effetti, né i chiacchieroni incoscienti e in fregola di pubblicità rumorosa, né -- purtroppo -- i giudici assetati di vendetta. E conto anche molto su due altri ordini di ragioni: i dissensi latenti e continui che esistono tra Ben Gurion e Nahoum Goldmann e lo screzio tra russi e cinesi.
Da molto tempo Nahoum Goldmann dà segni d'impazienza e di stanchezza per la politica di Ben Gurion nei confronti della Germania. Già si sapeva, egli l'aveva dichiarato pubblicamente, che non era entusiasta dell'arresto di Eichmann e del processo che ne era seguito. Indiscrezioni che trapelano di tanto in tanto ci fanno sapere che non apprezza molto tutti questi processi che vengono intentati
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in Germania ai vecchi membri dell'una o dell'altra organizzazione nazista dei tempi di Hitler. Nella stessa Israele, accese discussioni oppongono i due clans: quello di Ben Gurion a quello di Goldmann, ogni volta che quest'ultimo trova un ministro tedesco abbastanza stupido per accettare l'invito che egli gli manda al solo scopo di farlo pubblicamente ingiuriare in Israele dai suoi partigiani e di aver in tal modo una scusa per attirare l'attenzione del mondo intero sul debito che, collegandosi a Hitler nel 1933, la Germania ha contratto con Israele.
Tutto avviene come se, non osando prendere pubblicamente posizione contro Ben Gurion a proposito della sua politica verso la Germania, Nahoum Goldmann si sforzasse, dietro le quinte, di mettere in sordina il suo tema centrale. E il fatto che, in materia di ebrei sterminati, le statistiche provenienti dal Movimento Sionista americano siano, generalmente, assai più moderate di quelle provenienti dalla sua filiale europea (è il caso di quella di Raul Hilberg paragonata a quella del Centro di documentazione ebraica) potrebbe essere il riflesso dei dissensi che esistono tra i due uomini. Sarebbero anche spiegate, così, le divergenze e le contraddizioni rilevate nelle fonti ebraiche in materia di statistica.
Quanto allo screzio profondo che oppone Krusciov a Mao-Tse-Tung, vi sono da temere delle conseguenze, in considerazione del fatto che la popolazione ebrea della Russia assieme a quella degli Stati Uniti, è l'altro dei due più grandi enigmi che pesano sulla soluzione del problema. L'Istituto degli Affari ebraici di Londra e The Jewish Communities of the World ci hanno detto che nel 1962 vi erano in Russia 2.300.000 ebrei, ma Raul Hilberg ci ha rivelato che ve ne erano 2.600.000 nel 1946, e questa stima, che può essere considerata confermata dal giornalista David Bergelson (Die Einheit, 5-12-1942, op. cit.), può anche essere ritenuta la più prossima alla verità. In questo caso, non si tratterebbe di 2.300.000 ebrei viventi in Russia nel 1962, ma 2.600.000 + 16% = 3.016.000. Se prendessimo in parola una nostra vecchia conoscenza, il professor Shalom Baron, allora avremmo: 2.600.000 + 20% = 3.120.000. Ma non lasciamoci tentare: 3.016.000. E non lasciamoci tanto meno tentare in quanto, in realtà, ve ne sono, in tutti i modi, molti più di 3.016.000, poiché il giornalista David Bergelson ci ha anche detto, non dimentichiamolo, che l'80% degli ebrei baltici, polacchi, romeni che si trovavano entro le linee russe, essendo fuggiti davanti alle truppe germaniche nel 1941-42, erano stati salvati e incamminati verso l'Asia centrale delle autorità sovietiche. Egli valutava, alla fine del 1942, a circa 5.200.000, di cui 3 milioni russi, il numero degli ebrei che si trovavano in territorio sovietico, e in questo era d'accordo con la statistica del tedesco Korherr, del 17 aprile 1943, già citata. Domanda: che è accaduto di questi 2.200.000 ebrei non russi? Risposta: una parte è riuscita a scappare e a raggiungere il continente americano o Israele, una parte non vi è ancora riuscita. Quanti da una parte e quanti dall'altra? Non si saprebbe dirlo. Ma, certo fino a
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quando Krusciov o Mao-Tse-Tung erano d'accordo, non deve sicuramente essere stato facile agli ebrei trasferiti in Asia centrale durante la guerra, raggiungere il continente americano via Cina, e coloro che vi sono riusciti, l'hanno fatto in tutta clandestinità. La divergenza tra russi e cinesi potrebbe nel futuro più o meno prossimo avere come conseguenza l'aiuto di Mao-Tse-Tung agli ebrei perché possano lasciare il territorio sovietico, come la Cina di Ciang-Kai-Chek li aveva aiutati per le stesse ragioni prima della seconda guerra mondiale. In questo caso, un giorno, la presenza di un numero molto rilevante di ebrei potrebbe improvvisamente rivelarsi in tutti i paesi del continente americano, e forse anche in Israele, e nella misura in cui l'avvenimento non potrebbe essere tenuto nascosto, gettando una luce nuova sulle ultime statistiche dei "sommi ingegni" del Movimento sionista internazionale. Anche questa ipotesi non è da escludere. E se gli Stati Uniti adottassero finalmente una politica razionale verso la Russia, prestissimo la verità trionferebbe.
Ma torniamo al nostro problema secondo i dati che attualmente sono a nostra disposizione: il numero degli ebrei europei che sono morti vittime delle persecuzioni naziste sono, sia 1.593.292 persone in base ai dati del Centro di documentazione ebraica confrontati con le motivazioni della Sentenza di Gerusalemme e con lo studio di The Jewish Communities of the World apparso nel febbraio del 1963; sia 1.003.392 in base a quelli da Raul Hilberg sottoposti allo stesso confronto. Rimane da stabilire come si sono distribuiti nelle altre parti del mondo i 4.416.109 ebrei che nel 1945 vi vivevano, e che, non figurando a questo titolo nelle statistiche europee di fonte ebraica, si è obbligati a ritenerli fuggiti dall'Europa dal 1931 al 1945. Questo è il problema della seconda statistica destinata nella mia mente a fornire la struttura per paese, della popolazione ebrea mondiale nel 1962. E come la precedente, anche questa statistica è impossibile da stabilire.
Lo studio della popolazione ebraica israeliana ci ha già rivelato che essa comprende 1.048.368 europei ebrei che hanno immigrato in Israele tra il 1931 e il 1962 (cfr. p. 138).
Restano da ripartire: 4.416.108 - 1.048.368 = 3.367.740 ebrei europei nel resto del mondo. E proprio su quest'ultimo aspetto del problema le fonti ebraiche sono le più discrete: sono estremamente rari, secondo lo studio di The Jewish Communities of the World e World Almanac del 1963, i paesi non europei nei quali la popolazione ebraica confessata è superiore, oltre al suo naturale aumento, a quella che era nel 1926-'27 o '28 (a seconda del caso) nella statistica di Arthur Ruppin. Vi sono persino paesi nei quali il tasso d'aumento nonnale non è raggiunto, ed è, come si è visto, il caso degli Stati Uniti, i quali, se dobbiamo credere a queste importanti pubblicazioni, non sarebbero passati che da 4.461.184 nel 1926 a 5.500.000 nel 1962. Come abbiamo visto, invece (p. 140) al tasso annuale medio di aumento naturale, non vi possono essere meno di 6.067.210 ebrei viventi negli Stati Uniti, e al tasso del professor Shalom Baron do-
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vrebbero essere 6.745.310 (esattamente: 6.745.312, contando i due emigrati, Hannah Arendt e Robert Kempner, ma senza contare gli altri che fanno assai meno rumore e sui quali possediamo ben minori notizie). Tra i paesi extra-europei nei quali il Movimento sionista internazionale ammette nel 1962 una popolazione ebraica superiore al suo accrescimento naturale in rapporto a quella che era nel 1926, ho notato soltanto l'Argentina, il Canadà, il Brasile e l'America del Sud; per questi quattro paesi, ecco la statistica che si potrebbe stabilire:


   1926  Aumento naturale 36%  1962
Normale
 1962
Ammesso
 Immigraz. compreso aumento naturale
 Argentina 240.000 86.400 326.400 450.000 123.600
Canadà 170.000 61.200 231.200 254.000 22.800
Brasile 40.000 14.400 54.400 140.000 85.600
Africa d. Nord  60.000 21.600 81.600 110.000 28.400
Totali 510.000 183.000 693.600 954.000 (1) 260.400
(1) Il totale permette di ammirare ancora una volta la serietà delle statistiche di fonte ebraica. Per l'Argentina, il Canadà, il Brasile, il totale è: 844.000. Ora, esistono anche altri ebrei negli altri paesi americani: Messico (70.000), Uruguay (60.000), Cile (15.000), ecc... Totale dunque per questi sei paesi: 844.000 + 70.000 + 60.000 + 15.000 = 989.000. E per tutto il continente americano, la stessa statistica dà un totale di 6.300.000 che il The Jerusalem Post Weekly (19-4-63 op. cit.) si compiace di mettere in evidenza. Se da questo totale per tutto il continente si detraggono questi 989.000, resta per gli Stati Uniti: 6.300.000 - 989.000 = 5.311.000 e non 5.500.000 come lo pretende il comunicato dell'Institute of Jewish Affairs di Londra e il World Almanac del 1963 (p. 140). A questo si arriva, a forza di voler nascondere il totale reale della popolazione ebrea negli S. U. e anche di scrivere senza riflettere!

Defalcato l'aumento, non si deve esser lontani dai 200.000 emigranti di origine europea per questi quattro paesi. A condizione che le cifre rese pubbliche dal Movimento sionista internazionale siano esatte, per il 1962, e sarebbe sorprendente che lo fossero. Se lo sono, ci rimangono ancora: 3.367.740 - 200.000 = 3.167.740 da ripartire. Per riuscirvi, bisognerebbe fare, per tutti i paesi del mondo, gli stessi calcoli fatti per l'Argentina, il Canadà, il Brasile e l'America del Sud, ma non è possibile poiché questi sono i paesi a proposito dei quali il Movimento sionista internazionale fornisce delle cifre che accusano una immigrazione.
Ma se questi 3.167.140 ebrei che erano ben vivi nel 1945 non sono più in Europa, e non sono in Israele, devono pur essere da
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qualche altra parte, assieme a quelli di cui si sono naturalmente accresciuti, dopo.
Dove? Per poterlo dire bisogna qui, ancora, attendere le nuove rivelazioni che gli incoscienti chiacchieroni in vena di pubblicità del Movimento sionista internazionale non tarderanno a fare sbadatamente un giorno o l'altro. In questa attesa, non si possono fare che congetture, e questo non è il mio genere. Mi permetterò dunque di dire solamente quali sono i principi di base che definiscono l'orientamento secondo il quale proseguono le mie ricerche, alle quali continuo a dedicarmi, e che sono gli stessi che mi hanno guidato fino ad ora.
1. Non è probabile, ma è possibile, che nell'agosto 1945, data alla quale Poliakov ci dice (Il III Reich e gli ebrei, op. cit. p. 196) che le comunitá ebree avevano proceduto all'inventario delle loro perdite per conto del giudice Jackson si erano trovati solamente 3.768.100 superstiti (cfr. p. 182) secondo il Centro di documentazione ebraica, oppure 4.250.000 secondo R. Hilberg (cfr. p. 182). Se dico che è possibile, è per due ragioni: il caos delle displaced persons che a quell'epoca rappresentava l'Europa, e che rendeva impossibile ogni censimento serio; e il metodo usato dalle comunità ebraiche che, ovunque, censivano esclusivamente gli ebrei della nazionalità del rispettivo paese, rendendo i risultati davvero aberranti.
2. Anche ammettendo che questo risultato non sia aberrante (il che è da escludere), è certo che, se tutti gli ebrei che avevano abbandonato l'Europa dal 1931 al 1945 non vi erano rientrati nell'agosto del 1945, molti di loro vi sono ritornati posteriormente, almeno nell'Europa occidentale; per la parte dell'Europa oltre la Cortina di ferro, si può ritenere come certo che coloro che vi hanno fatto ritorno non costituiscono che l'eccezione. Tipico a questo proposito il caso della Francia: 300.000 ebrei nel 1939; da 450.000 a 500.000 alla fine del 1962 dopo che 130.000 ebrei algerini e circa 20.000 ebrei marocchini e tunisini vi furono venuti a cercare rifugio appena questi tre paesi hanno ottenuto l'indipendenza; quindi da 300.000 a 350.000 nazionali francesi nel 1962 è una cifra normale in rapporto alla sua popolazione del 1939. Ma la statistica del Centro di documentazione ebraica continua a sostenere di fronte a tutti: 180.000 nel 1945 + il tasso di aumento naturale del 16% = 208.800 (216.000 se si applica il tasso di aumento naturale di quella vecchia conoscenza del professore Shalom Baron... ). Con molte probabilità se ci si desse da fare, si potrebbero fare constatazioni dello stesso genere per il Belgio (dove sono ritornati, in più, da 20.000 a 25.000 ebrei del Congo), l'Olanda, l'Austria, ecc... e fors'anche la stessa Germania. Perciò tutti questi ebrei che sono tornati in Europa posteriormente al mese di agosto del 1945, dei quali non si potrà conoscere l'esatto numero fino a quando il Movimento sionista internazionale rifiuterà di comunicarcelo spontaneamente (poiché per non "provocare la collera di Dio" (sic) egli si oppone a ogni
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censimento ufficiale) sono certamente qualche centinaio di migliaia, che figurano nel numero di questi 3.268.471 che nessuna fonte ebraica ci permette di situare in qualche luogo.
3. Il problema degli ebrei polacchi, baltici e romeni che, durante gli anni 1941-42, sono stati evacuati verso l'Asia centrale e che, se si deve credere al giornalista ebreo David Bergelson, sarebbero stati da 2.000.000 a 2.200.000 nel 1942, essendovi 3 milioni di ebrei in Russia nel 1939, e che alla fine del 1942 erano arrivati -- secondo lui -- a circa 5.200.000. Quanti di costoro vivono ancora nell'Asia centrale (leggi: Siberia) con la progenitura? Dove sono andati? Tutto lascia credere che quelli che sono riusciti a scappare clandestinamente hanno raggiunto il continente americano, il più facile, per loro, da raggiungere. A loro riguardo, mi viene in mente un'ipotesi che vale quello che vale e che mi guarderei bene dal dare come certezza: è possibile che in 16 anni la metà di loro sia riuscita, a prezzo di difficoltà senza numero, a lasciare l'Asia centrale per il continente americano. In questo caso, dato che il Movimento sionista internazionale non li situa né in Argentina, né in Brasile, e nemmeno nel Canadà, né in alcun altro paese di questo continente, devono per forza essere negli Stati Uniti, e la statistica che potrebbe essere stabilita per la Russia e per gli Stati Uniti si presenterebbe nel modo seguente:

a) RUSSIA
--
Ritrovati vivi da R. Hilberg nel 1945 ..............................2.600.000
-- Vivi nell'Asia centrale secondo D. Bergelson ..............+ 2.200.000
.............................................................................................----------
..................................................Totale nel 1945 .................4.800.000
-- Sarebbero riusciti a lasciare l'Asia centrale per gli
Stati Uniti .......................................................................-- 1.100.000
..............................................................................................----------
-- Rimasti in Russia........................................................... 3.700.000
-- Aumento naturale del 16% dopo il 1947 ........................+ 592.000
...............................................................................................----------
....................Nel 1962: totale in Russia ..............................4.292.000


b) STATI UNITI
-- Statistica del 1926........................................................ 4.461.184
-- Aumento naturale del 36% dopo il 1926 ..................+ 1.606.026
............................................................................................----------
............................Totale nel 1962 .....................................6.067.210
-- Sarebbero venuti dall'Asia centrale
dopo il 1946 .....................................................................1.100.000
-- loro tasso di aumento naturale 16% .................................176.000
...............................................................................................----------
Totale: .......................................................................... + .1.276.000
..............................................................................................----------
........................................Totale nel 1962......................... 7.343.210

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Ma questo totale di 7.343.210 non comprende che l'immigrazione venuta dall'Asia centrale e non include coloro che come Hannah Arendt e Robert Kempner sono venuti da un'altra regione d'Europa, e dei quali si può affermare che sono comunque più di due... Quanti di questi ultimi non si sa, o meglio, non si sa ancora. Tutto ciò che si può dire, è che ci sono, e che la popolazione degli Stati Uniti è certamente superiore a 7.344.210 persone. Ma si può anche affermare con certezza che quando il National Observer (op. cit. 2-7-1962) sostiene che nel 1962 vi erano negli Stati Uniti 12.000.000 di ebrei, esagera nel senso opposto, evidentemente ispirato da un antisemitismo ugualmente sfrontato come il sionismo; ma non sarei però sorpreso se, un giorno, per inavvertenza, un "sommo genio" sionista venisse a mettere in evidenza che nel 1962 vi erano negli Stati Uniti circa 8 milioni di ebrei.
Ripeto: si tratta di congetture, non di certezze: una ipotesi di lavoro, di cui abbisognano tutti i ricercatori come base di partenza per le loro indagini e che orienta le mie. Per me è tanto più verosimile e esprime tanto più la mia profonda convinzione, perché fino ad ora, non solo non mi ha condotto in nessun vicolo cieco, e a nessun errore, ma mi ha permesso di annunciare con dieci anni di anticipo... le conclusioni che si possono dedurre dalla Sentenza di Gerusalemme e dallo studio di The Jewish Communities of the World.
4. Qui si tratta di una considerazione che è molto prossima alla certezza, per lo meno a livello dell'ordine di grandezza: la popolazione ebraica mondiale nel 1962. Servendosi di statistiche che datano per ogni paese del mondo sia al 1926, sia al 1927, sia al 1928, a seconda dei casi, Arthur Ruppin la stimava complessivamente a 15.800.000 persone. Abbiamo visto (p. 101) che il World Almanac del 1951 la valutava a 16.643.120 nel 1939: il tasso naturale di aumento degli ebrei europei essendosi considerevolmente abbassato nel periodo tra il 1925 e il 1939 (Poliakov dixit, cfr. qui sopra p. 176), confrontata con quella di A. Ruppin, questa valutazione è ammissibile. Ecco dunque lo stato della popolazione ebraica mondiale del 1962, se la si calcola in base ai dati corretti del Centro di documentazione ebraica:
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-- Popolazione ebraica mondiale nel 1939 .......................16.643.120
-- Vittime del nazismo ....................................................-- 1.593.292
..............................................................................................-----------
..............................Rimanevano nel 1945 (46) .................15.049.828
-- Aumento nat. del 16% dopo il 1946 ............................+ 2.407.972
..............................................................................................-----------
.................................Totale nel 1962 (47)........................ 17.457.800

Ed eccola calcolata sui dati corretti di Raul Hilberg:

-- Popolazione ebraica mondiale nel 1939 ..........................16.643.120
-- Vittime del nazismo ...........................................................1.003.392
...........................................................................................---------------
...................Rimanevano nel 1945 (46)............................... 15.049.828
-- Aumento naturale del 16% dopo il 1946 .........................+ 2.502.356
.................................................................................................-----------
.........................................Totale (47) ...................................18.142.084

Ed eccoci al termine dello studio. Non mi resta che presentare le mie scuse al lettore. Queste ricerche sono evidentemente lunghe e di lettura difficile da seguire: come tutto ciò che ha carattere tecnico. Ma uno studio demografico può avere solamente carattere tecnico. Ciò di cui il lettore mi deve scusare è di aver pensato che, fino ad ora, gli avversari (fra i quali annovero me stesso) delle tesi ufficiali sugli orrori della guerra erano stati capaci soltanto di opporre argomenti da giornalisti, spesso vaghi e pretestuosi, che questa era la causa principale dei loro insuccessi, che bisognava finirla con questo metodo e che, per finirla con qualche speranza di successo, il solo mezzo era di opporre loro degli argomenti da specialista.
Cosi è stato fatto.

Note
(46) "Dai 15 ai 18 milioni nel 1947", aveva detto Hanson W. Balwin.
(47) Non si deve dimenticare che questo totale è quello che risulta dallo studio delle statistiche di fonte ebraica, cioè, tali quali sono state rese pubbliche dal Movimento sionista internazionale e dal Rabbinato dopo un'inchiesta nelle sinagoghe. Ma se è vero, come sostiene Arthur Koestler (All'ombra de! Dinosauro, op. cit.) che non più di 2/3 degli ebrei del mondo è iscritto nelle sinagoghe, si può pensare che questa cifra deve essere corretta in aumento, nella stessa proporzione.

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Paul RASSINIER, Il Dramma degli ebrei, Edizioni Europa, Roma, 1967.
Edizione francese:
Le Drame des juifs européens, Paris, 1964, Sept Couleurs; rééd.: Paris, La Vielle Taupe, 1984.




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